BEDA il Giovane, santo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 7 (1970)

BEDA il Giovane, santo

Paolo Delogu

Scarsissimi i dati attendibili della sua vita, desumibili esclusivamente da una biografia anonima redatta a Genova nella seconda metà del seb. XIV, forse sulla scorta di un testo anteriore. Probabilmente sassone di origine, sarebbe stato tra quei "pueri Teutonici" che Carlomagno portò con sé in Francia per farli istruire nelle lettere e nella fede cristiana. Alla corte si sarebbe distinto non solo nello studio delle Scritture, ma anche in quello della astrologia e della medicina, e sarebbe stato ordinato prete, guadagnandosi l'anunirazione universale per la prudenza dei consigli e per la santità, già da allora manifestata con un severo distacco dalle lusinghe mondane accompagnato da pratiche caritatevoli e ascetiche. Dopo quarantacinque anni di soggiorno a corte B., desideroso di fuggire completamente i "coenulenta contagia" del secolo, avrebbe chiesto all'imperatore Carlo licenza di abbandonare il palazzo, per ritirarsi. nel monastero italiano di Gavello, presso Adria, rifiutando l'offerta di un vescovato fatta dall'imperatore per trattenerlo presso di sé. A Gavello sarebbe vissuto almeno sette anni, sotto l'abbaziato di Guglielmo, ritirato in una cella con il compagno Venerio, cui à. avrebbe dettato le proprie opere. Colà avrebbe compiuto mirácolí, alcuni dei quali narrati dalla Vita, e colà sarebbe morto, a più di ottanta anni di età, cinque anni dopo la morte, dell'imperatore Carlo. Composto nella tomba dal fedele Venerio, s'arebbe stato presto oggetto di venerazione, confortata da numerosi -miracoli.

Difficile assegnare una data ai vari eventi. Basandosi sul fatto che deportazioni di Sassoni in Francia furono compiute, da Carlomagno nell'804, i Bollandisti pensarono che in quell'anno B. giungesse alla corte franca; negarono quindi che sopravvivesse di soli cinque anni a Carlomagno, in considerazione dei quarantacinque anni di permanenza a corte testimoniati dalla Vita, ed affermarono che l'imperatore, dalla morte del quale sarebbe databile la morte di B., sarebbe Carlo il Calvo (m. 877), confuso dal tardo agiografo con il più famoso omonimo. Il santo sarebbe dunque morto nell'883, il 10 aprile, giorno in cui si celebrava la sua festività. Ma la ricostruzione non è esente da dubbi. A prescindere dal fatto che le fonti del sec. IX, pur ricche di notizie sui circoli aulici dell'epoca di Carlomagno, ignorano completamente l'esistenz'a di un personaggio identificabile con B., i quarantacinque anni di permanenza a corte, più i sette di vita monastica, se contati dall'883, riportano all'830 circa, non all'805. Anche la scelta di un monastero romagnolo da parte di un ecclesiastico franco, è assai problematica, quando si pensi che la Romagna non faceva parte del regno carolingio d'Italia. Si potrebbe perciò ritenere come data di morte l'819, cioè cinque anni dopo la morte dj Carlomagno, portando al 774, quando le guerre contro i Sassoni erano agli inizi, la data di arrivo di B. alla corte. Restà però inspiegabile il silenzio assoluto su di lui di tutte le fonti dell'epoca. Le difficoltà derivano dal fatto che la vita anonima è fonte assai poco attendibile, tanto che, tra l'altro, confonde il B. del sec. IX coi più antico e illustre santo anglosassorie omonimo, attribuendo al primo lanazione, il titolo di venerabile e perfino le opere di erudizione dei secondo. Essa fu infatti composta, probabilmente nella seconda metà del sec. XIV (vi si parla di un altro santo morto nel 1342), da un monaco del monastero di S. Benigno di Capofaro presso, Genova, in conseguenza del culto che a Genova si cominciò a tributare, dalla metà del sec. XIII, al santo, confuso anche nella liturgia con Beda il Venerabile. Verso il 1230, infatti, Giovanni Beacqua, monaco di S. Benigno, transitando per Gavello, ove il monastero era caduto in abbandono per l'avanzare delle paludi, ebbe notizia del santo, di cui restava in evidenza il tumulo, e concepì il progetto di trafugare le ossa e portarle a Genova, precedendo nell'impresa altri monaci; né l'ostilità tra Genova e Venezia dové essere estranea al furto delle reliquie. Portate a Genova, le ossa di s. Beda furono collocate nel monastero di S. Benigno, ove si verificarono i miracoli narrati dalla Vita. Nel 1249 Innocenzo IV concesse un'indulgenza di 40 giorni per i visitatori della chiesa nella solennità del santo (10 aprile) e nell'ottava. Altra indulgenza fu concessa nel 1583 da Gregorio XIII. Nel 1586 Sisto V permise che le ossa del santo venissero trasportate sotto l'altare maggiore della chiesa, di S. Benigno.

Fonti e Bibl.: Acta Sanctorum, aprile 10, pp. 866-873; F. Ferrari, Catalogus Sanctorum Italiae in menses XII distributos, Mediolani 1613, p. 186; F. A. Bocchi, Della sede episc. di Adria Veneta, Adria 1859, p. 189; P. F. Kehr, Italia Pontificia, V, Aemilia, Berolini 1911, p. 197; D. G. Salvi O. S. B., La, Badia di S. Benigno di Capofaro a Genova nel Trecento, in Riv. stor., benedettina, IX (1914), pp. 225-247. 257 s.

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