BÁTHORY, Sigmund, principe di Transilvania

Enciclopedia Italiana (1930)

BÁTHORY, Sigmund (Sigismondo), principe di Transilvania

Francesco Zsynka

Nacque nel 1572 dal principe Cristoforo Báthory. A nove anni, rimasto orfano di padre, fu assunto al principato di Transilvania. Per desiderio dello zio Stefano Báthory, re di Polonia, dapprima gli stette vicino un consiglio di reggenza, poi, come governatore, Giovanni Géczy. L'educazione di Sigismondo, affidata principalmente al gesuita Leleszi, non diede buoni frutti: l'adolescente invece dell'aspro dovere, conobbe i facili divertimenti, fra i musici e cantori italiani venuti alla sua corte. A sedici anni incominciò a governare da solo. Ben presto, contro la politica seguita dalla Transilvania, Sigismondo volle porsi contro i Turchi, ciò che il paese fino allora aveva evitato sempre, conscio della sua debolezza. I suoi consiglieri, fra i quali il più influente era il gesuita italiano Alfonso Carillo, lo convinsero a porsi dalla parte dell'imperatore Rodolfo contro i Turchi, e a partecipare all'unione della cristianità contro i barbari. Questa nuova politica trovò forte opposizione nel paese, ma egli soffocò nel sangue ogni intenzione ribelle. Fece imprigionare molti nobili, altri ne fece giustiziare, ad altri ancora sequestrò i beni. Il parlamento transilvano, terrorizzato, votò la guerra contro i Musulmani. Una deputazione si recò a Praga da Rodolfo, guidata da Stefano Baskay, zio del principe, a portare la lieta notizia. La deputazione chiese l'indipendenza della Transilvania sotto la dinastia dei Báthory, e una principessa austriaca per moglie di Sigismondo, accettando in mancanza di eredi quale successore l'imperatore Rodolfo. Infatti l'imperatore concesse a Sigismondo la mano dell'arciduchessa Maria Cristina. Il matrimonio (1595), dopo le accoglienze festose, non fu felice: Sigismondo ben presto trovò motivo in un difetto fisico della moglie per allontanarsi da lei e dichiararla inetta alla vita coniugale.

La cupa e morbosa inquietudine, che non gli dava tregua, non trovò conforto nella vittoria riportata sui Turchi presso Giurgevo. Nel 1596, debolmente aiutato dagli eserciti alleati, subì una grave sconfitta presso Mezökeresztes. Si decise allora a uno strano passo: rinunziò al trono in favore di Rodolfo alla condizione di avere da lui 100.000 fiorini d'indennità e i granducati di Oppeln e di Ratibor. Abbandonò la Transilvania, prese freddamente congedo dalla moglie, ma allorché i delegati di Rodolfo si preparavano a prendere in consegna la Transilvania, ritornò a Kolozsvár (Cluj), allegando il pretesto che Rodolfo era venuto meno ai patti e riprese il governo. Più tardi cercò un'altra volta di liberarsi dal peso del potere e con la sua incertezza non fece che aumentare la confusione. Chiamò improvvisamente in patria il cugino, cardinale Andrea Báthory, per affidargli il potere, ma nel frattempo mandò una seconda volta Baskay da Rodolfo per contrattare. Così in uno stesso tempo si ebbero in Transilvania Andrea Báthory e i due rappresentanti di Rodolfo, Basta, capitano di Kassa, e il voivoda Michele. Le truppe mercenarie dell'imperatore devastarono completamente il paese, mentre Sigismondo continuava la sua vita randagia: voleva stabilirsi in Inghilterra, ma poi rinunciò a tale intenzione, due altre volte ancora ritornò in patria a prender possesso del trono che poi abbandonò senza alcun motivo. Ad onta di ciò i Transilvani gli si serbarono fedeli; allorché si allontanò per l'ultima volta (1601), lasciò la Transilvania in pieno regime terroristico sotto il Basta. Morì a Praga nel 1613.

Bibl.: S. Szilágy, La storia della Transilvania, I, p. 415; J. Lenárt, Vita, carattere e politica di Sigismondo Báthory, principe di Transilvania, in Erdélyi Muzeum, 1880, p. 217; L. Szádeczky, Maria Cristina, moglie di Sigismondo Báthory.

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