BASUTOLAND

Enciclopedia Italiana (1930)

BASUTOLAND (A. T., 120)

R. U. SAYCE

Colonia della corona britannica nell'Africa meridionale. Ha 30.340 kmq. di superficie e presenta una forma press'a poco ellittica. È circondata da territorî dell'Unione Sud-Africana.

Il terreno è formato da strati orizzontali di età incerta (Liassico o Triassico; strati del Karru). La parte inferiore della serie si compone di arenarie continentali, le quali, se si trovano in regioni collinose, formano dirupi a strapiombo; la parte superiore è costituita da lave che raggiungono uno spessore massimo da 1200 a 1370 m. Nel Basutoland occidentale le arenarie formano una stretta striscia di terreno relativamente poco elevata. Salvo qualche tratto della vallata dell'Orange, il resto del paese è costituito di lave; siccome queste resistono all'erosione, formano un terreno rialzato che raggiunge, nel M. aux Sources, m. 3280. L'area montuosa termina tanto ad est che ad ovest in ripide scarpate conosciute con i nomi di Monti dei Draghi e Maluti. Il Basutoland è attraversato dall'alto corso del fiume Orange o Singu e dai suoi affluenti, dei quali i più importanti sono il Semena, il Singunyane ed il Caledon; quest'ultimo forma il confine settentrionale del paese. Quanto al clima, sistematiche osservazioni metereologiche sono state fatte soltanto in pochi luoghi, e solo per periodi relativamente brevi. La media temperatura annuale è di circa 15° centigradi. Durante i mesi più caldi, in gennaio e febbraio, la temperatura può raggiungere i 33°. Nelle montagne il gelo capita generalmente fra la seconda metà di marzo ed i primi di novembre, ma giornate fredde, e perfino la neve, vengono anche in piena estate nelle regioni alte del paese. La precipitazione annua è di circa 760 mm.; il 70% di essa approssimativamente cade nei cinque mesi d'estate, da novembre a marzo. Le piogge cadono improvvise e violente; gravi danni cagionano anche le grandinate.

La vegetazione del Basutoland è essenzialmente erbosa: eccettuati i salici lungo i fiumi, nel paese vi sono pochi alberi, onde il legno da costruzione scarseggia, e il letame secco s'adopera in luogo di legno combustibile. In qualche regione montuosa abbonda l'erica. La fauna è povera.

Nel 1921 vi erano nel Basutoland 1603 Europei, quasi tutti funzionarî governativi, missionarî, commercianti e imprenditori. Secondo il censimento del 1921, la popolazione indigena ammontava a 497.178 ab., inclusi 172 asiatici e pochi individui di sangue misto. Fra il 1904 e il 1921 la popolazione indigena è cresciuta da 17 a 26 ab. per kmq. La maggior parte degli abitanti abita nel lato occidentale e più basso del paese, fra il piede del Maluta e il fiume Caledon. In seguito all'aumentata densità si è verificato negli ultimi anni un considerevole aumento nella popolazione che soggiorna permanentemente nella zona montuosa. Alla stessa causa è dovuta l'emigrazione temporanea: dai 70 agli 80 mila Basuto cercano impieghi nell'Unione Sud-Africana per lavori nelle cave, nelle campagne o nelle case.

La capitale del paese è Maseru, che contava nel 1921 una popolazione di 399 Europei, 1890 indigeni e 30 Negri. Altri centri amministrativi minori sono: Leribe, Mafeteng, Mohale's Hoek, Quthing e Qacha's Nek.

I principali prodotti dell'agricoltura sono il grano cafro, il granturco e il frumento. Il territorio è ricco di buoi, pecore e capre: e vi sono circa 150.000 cavalli. È importante l'esportazione della lana. Per quanto riguarda le comunicazioni, a ovest una strada nel senso dei meridiani corre da Leribe attraverso Maseru, fino a Quthing. Altre strade locali nella pianura sono praticabili per automobili e per i caratteristici carri tirati da buoi. Nelle montagne i trasporti si effettuano mediante animali da soma. Il paese possiede solo la piccola ferrovia che unisce Maseru alla rete dell'Unione S u d - A fri ca n a.

Il paese è sotto il controllo dell'alto commissario per l'Africa del Sud, che è rappresentato sul posto da un commissario residente; da quest'ultimo dipendono i sette commissarî assistenti, uno per ciascuno dei sette distretti: Maseru, Leribe, Berea, Mafeteng, Mohale's Hoek, Quthing e Qacha's Nek. Il personale amministrativo è di razza bianca. Sotto i funzionarî britannici i capi ereditarî con il loro capo supremo fungono da giudici in tutte le questioni fra indigeni e legge amministrativa. Le tribù indigene hanno il diritto d'appello ai commissarî, che si occupano anche di questioni nelle quali è coinvolta la popolazione bianca.

Per l'opera dei missionarî della Société des missions évangéliques (v. sotto) oggi vi sono 66.843 convertiti su 135.794 indigeni. Alcune scuole sono state fondate dalle varie società missionarie e ricevono sussidî dal governo. Nel 1923 esistevano 522 scuole elementari per indigeni con 39.100 iscritti. L'istruzione è fatta in lingua dei Basuto e in inglese. Una scuola industriale governativa è stata fondata presso Maseru.

Storia. - La tribù dei Basuto, di razza Bantu, ebbe nel sec. XIX una parte rilevante nella storia del Sud-Africa, perché possedette un suo capo di singolare ingegno e abilità e perché, servendo d'istrumento alla politica inglese verso i Boeri, fu causa determinante di avvenimenti di grande e generale importanza. Circa il 1818, Moshesh, capo dei Basuto, riunì attorno a sé i resti di numerose altre tribù che erano state sconfitte e cacciate dai loro territorî da Moselikatze, capo dei Matabele. Nel 1824, Moshesh si era stabilito sulla riva sinistra dell'alto Caledon; ma poi, attaccato successivamente dai Mantatis e da altri indigeni, si spostò verso il sud-ovest, occupando il grande altipiano posto fra i Monti dei Draghi e Maluti, nel quale torreggiano grandi massicci a vetta pianeggiante e pareti pressoché perpendicolari e inaccessibili. Su uno di questi, detto Thaba Bosigo, i Basuto costruirono le loro capanne, scendendo di tanto in tanto al piano per razziare le contrade circostanti.

Cresciuta, in seguito a queste spedizioni e rapine, la ricchezza e l'importanza politica dei Basuto, nonché la fama del loro capo, alcuni missionarî della Société des missions évangéliques de Paris chiesero nel 1833 e ottennero di stabilirsi presso di essi, come già avevano fatto presso altre tribù indigene. Avvenuta poi, fra il 1836 e il 1837, la grande emigrazione dei Boeri verso il nord, il Governo inglese, ma più specialmente sir George Napier, governatore della Colonia del Capo, ritenendo opportuno di estendere l'influenza britannica sugli stessi territorî che i Boeri andavano occupando, cominciò a costituirvi degli stati indigeni, per farsene eventualmente degli alleati contro gli emigranti. A tal fine, nel 1843, sir George Napier concluse un trattato con Moshesh, riconoscendolo sovrano di un vasto territorio fra i corsi superiori dell'Orange e del Caledon, al quale fu dato il nome di Basutoland. Da allora, l'astuto Moshesh, ben comprendendo i vantaggi che potevano derivargli dal fatto di trovarsi posto in mezzo fra Inglesi e Boeri, non fece che destreggiarsi tra gli uni e gli altri, appoggiando questi contro quelli e viceversa, a seconda di come volgeva la fortuna in quegli anni di lotte incessanti.

Nel 1849, il governatore della Colonia del Capo sir Harry Smith, seguendo la politica opposta a quella del suo predecessore Napier, cercò di ridurre l'estensione dei territorî da questo assegnati ai capi indigeni e ridusse, fra l'altro, anche il Basutoland, per avvantaggiare l'Orange River Sovereignity, che egli aveva costituito. Se non che Moshesh, malcontento dei nuovi confini del suo stato, si dette a violarli continuamente, razziando le fattorie dell'Orange. Per punirlo di tali misfatti, il nuovo governatore del Capo, sir George Cathcart, invase il Basutoland nel 1852 e il 20 dicembre attaccò i Basuto a Berea; questi peraltro erano assai più numerosi e meglio armati di ciò che gl'Inglesi credessero, onde la battaglia ebbe esito incerto. Peraltro Moshesh, la sera stessa, contento di aver dimostrato la sua forza e non volendo alienarsi gl'Inglesi, nei quali vedeva dei preziosi alleati contro la crescente potenza dei suoi vicini Boeri, chiese ed ottenne la pace.

L'episodio di Berea, per sé stesso insignificante, valse ad aprire gli occhi a sir George Cathcart. Egli si rese conto che, per poter mantenere sotto l'autorità inglese quei territorî dell'Orange, sarebbe occorso stanziarvi un forte nerbo di truppe e spendervi più assai che il governo non fosse disposto a spendere. Perciò, sostenne vigorosamente il proposito, già del resto manifestato da Londra, di abbandonare l'Orange ai Boeri e i Basuto alla loro sorte. In seguito a ciò, il 23 febbraio 1854, fu firmata a Bloemfontein, fra i delegati inglesi e quelli boeri, la convenzione con la quale l'Inghilterra riconosceva l'indipendenza dello Stato libero dell'Orange. Abbandonato a sé stesso, Moshēsh nel 1856 si pose in guerra col nuovo stato boero, col quale si rappacificò nel 1858 mercé il trattato di Aliwal. Nel 1865, ricominciarono le ostilità, alle quali pose fine nel 1866 il trattato di Thaba Bosigo. Con esso, il turbolento Moshesh accettò la sovranità dell'Orange. Ma due anni dopo, egli chiese e ottenne invece la protezione inglese. Nel 1871, il Basutoland fu annesso alla Colonia del Capo, al governo della quale si ribellò nel 1879-80, rifiutandosi gl'indigeni di sottostare ad alcune sue leggi. Sottomessi i ribelli, tanto questi quanto il governo del Capo chiesero nel 1883 l'arbitrato del governo inglese intorno al nuovo assetto da darsi al Basutoland. Ne risultò la disannessione della regione (Disannexation Act, 1883) e lo stabilirsi in essa, il 13 marzo 1884, del diretto governo inglese.

A. M. d. M.

Bibl.: E. Casalis, Les Bassutos ou vingt trois années de séjour et d'observations au sud de l'Afrique, Parigi 1859; E. Jacottet, in Bull. Soc. neuchâteloise de géographie, 1897; sir G. Lagden, The Basutos, voll. 2, Londra 1909; M. Martin, Basutoland, its legends and customs, Londra 1903; D. F. Ellenberger, History of the Basutoland, Londra 1912; R. U. Sayce, An ethno-geographical essay on Basutoland, in Geographical Teacher, XII, 1924.

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