BASILEA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1973)

Vedi BASILEA dell'anno: 1973 - 1994

BASILEA

Red.

Museo di Antichità (Antikenmuseum). - Il museo, sistemato in un nobile edificio neoclassico costruito nel 1826 da Melchiorre Berri, è stato aperto al pubblico nel maggio del 1966 ed è rapidamente divenuto il maggiore centro di raccolta di antichità classiche della Svizzera.

Inizialmente le sue collezioni erano formate in gran parte da oggetti dati in deposito da privati, ma grazie all'energia del suo direttore Ernst Berger e ai notevoli fondi accordati dalle autorità cantonali, già ad un anno di distanza è stato possibile assicurare i tre quarti degli oggetti depositati in proprietà al museo.

Le collezioni di proprietà del museo sono essenzialmente di arte greca a partire dal I millennio a. C.; meno e non stabilmente rappresentate sono le civiltà artistiche preelleniche e quelle di età romana. La ceramica geometrica è scarsamente rappresentata; ma quella del VII sec. a. C. è documentata abbastanza bene. Notevole un pithos a rilievi con rappresentazione del mito del Minotauro, un pezzo che proviene forse da Tino e che si pone come parallelo al pithos col cavallo di Troia nel museo di Mykonos (v. vol. vii, s. v. tino). Proviene dalla collezione Käppelli. Qualche scultura del tardo arcaismo introduce, cronologicamente, alla raccolta dei vasi del VI e V sec. a. C., che formano la parte più sostanziale delle collezioni e che più agevolmente saranno integrate in futuro: due hydrìai del Pittore dei Niobidi (Beazley, Red-fig., 2 ed., 6o6, 67) e del Pittore di Audmachos (ibid., 532, 56); la lèkythos a fondo bianco del Pittore di Vonni, prossimo al Pittore di Timokrates (ibid., 744, 3) e la pisside a fondo bianco con Paride ed Elena (già Käppelli). Anche il Pittore di Achille vi si trova rappresentato. Un monumentale cratere a volute prossimo al Pittore dei Niobidi (Beazley, op. cit., 612, 2) con amazzonomachia che ricorda quella del noto cratere di Bologna (Pittore di Bologna 279), col quale salgono a tre i vasi derivanti nella loro decorazione da un'amazzonomachia dipinta e che si distaccano dall'opera del Pittore dei Niobidi. (Questo cratere è per ora solo concesso in deposito al museo).

Fra i più recenti acquisti di sculture sono da menzionare: la stele del fanciullo Eutherion del demo attico di Pallene, degli inizi del IV sec. a. C.; una testa di Apollo (?) già in Collezione Ortiz, con iscrizione votiva sopra l'occhio destro, lavoro greco-orientale del II sec. a. C.; frammento di un fregio con gigantomachia (in deposito), del II sec. a. C.; una testa femminile (dono G. Kuhn, già stata in possesso di Teodoro Mommsen), secondo K. Schefold copia di un'opera attribuibile ad Agorakritos (circa 420 a. C.) dalla quale deriverebbe anche la bellissima testa trovata a Velia nel 1955 e ritenuta, da altri, copia di un tipo di Musa classicistica.

Tra i pezzi di scultura più interessanti è senza dubbio una statua di "eroina" corrente, proveniente da collezione privata francese (già illustrata in Brunn-Bruckmann, tav. 761) che, secondo le più recenti ipotesi, potrebbe trovare la propria collocazione tra gli acroterî del tempio di Apollo a Bassae (Figalia) ed essere interpretata come Danaide. (Di questo originale esiste copia del torso al museo di Budapest). Un altro pezzo singolare (in questo caso una copia) è una statua di donna, mancante della testa e delle braccia, dal ricco ma ancora in parte severo panneggio, in atto di procedere con passo incerto flettendo entrambe le ginocchia. Questa tipologia del tutto insolita è stata interpretata come immagine di una donna vecchia ed è stato proposto di completarla con il calco della testa, nota in due repliche, nella quale si suppone il ritratto della sacerdotessa Lisymache opera di Demetrios di Alopeke (v. demetrios, I°).

Tra i pezzi di età romana, una testa in bronzo dorato ritratto virile, viene attribuita alla tarda età repubblicana; magnifico un sarcofago con storie di Medea, di tarda età antonina, e degno di menzione il frontone di un piccolo monumento sepolcrale romano con busto di fanciullo fra due eroti (inizî III sec. d. C.).

Bibl.: K. Schefold, Führer durch das Antikenmuseum Basel (s. d.); id., Basler Antiken im Bild, Basilea 1958; M. Schmidt, Der Basler Medea-Sarkophag, Würzburg 1967; E. Berger, Antikenmuseum Basel (rapporti), in Antike Kunst, 7, 1964, pp. 96-101; 10, 1967, pp. 136-140; 11, 1968, pp. 60-82; 121-141; id., in Das Altertum, XIII, 1967, pp. 227-240; E. Berger, H. A. Cahn, M. Schmidt, Kunstwerke d. Antike aus d. Sammlung Käppeli, Catalogo Mostra a Lucerna, 1963.