ORIANI, Barnaba

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 79 (2013)

ORIANI, Barnaba

Pasquale Tucci

ORIANI, Barnaba. – Nacque il 17 luglio 1752 a Garegnano, un piccolo borgo attualmente inglobato nella città di Milano, da Giorgio, lavandaio, e da Margherita Galli.

Fu avviato agli studi dai monaci della locale Certosa, per proseguire poi la sua formazione a Milano presso le scuole Arcimbolde, condotte dalla Congregazione dei barnabiti, dove padre Francesco Re, matematico e idraulico di vaglia, insegnava la matematica astratta. Allo studio della meccanica newtoniana fu introdotto da Paolo Frisi, lettore di filosofia alle Arcimbolde dal 1753. Presumibilmente nel 1775 ricevette gli ordini superiori di sacerdote ma non appartenne ad alcun ordine religioso. A partire dal 1776 iniziò la sua collaborazione con l’Osservatorio astronomico di Brera, prima come volontario e dal 1780 come astronomo soprannumerario.

Pur essendo un importante astronomo, lungi dal rinchiudersi nella sua attività specialistica, fu molto attivo nella società civile in un periodo di profondi e rapidi rivolgimenti sociali e politici, quali il passaggio di Milano dal dominio austriaco alla Repubblica Cisalpina e il ritorno degli austriaci, prima provvisorio, fra il 1799 e il 1800, poi definitivo, nel 1814. Divenne un personaggio pubblico dopo l’entrata a Milano, il 15 maggio 1796, di Bonaparte, al quale lo scienziato Lazare Carnot aveva raccomandato di aver riguardo per gli uomini d’ingegno italiani e, a Milano, particolarmente Oriani (C. Botta, Storia d’Italia continuata da quella del Guicciardini: dal 1789 al 1814, Torino 1871).

In mezzo agli sconvolgimenti della sua epoca, Oriani fu sempre apprezzato per la sua autorevolezza e gli furono assegnati importanti incarichi sia dagli austriaci sia dai francesi. Gli austriaci affidarono agli astronomi di Brera il rilievo della Carta della Lombardia, mentre il direttorio della Repubblica Cisalpina nel 1798 nominò Oriani membro della Commissione metrica e, dopo il ristabilimento della Repubblica, commissario organizzatore delle Università di Pavia e di Bologna. Rifiutò gli incarichi più politici, come quello di deputato della Cisalpina presso il primo console a Parigi, ma partecipò alla Consulta di Lione (il consesso che il 26 gennaio 1802 proclamò la Repubblica Italiana e ne elesse Bonaparte presidente), pur declinando l’offerta della nomina a ministro dell’Istruzione Pubblica e quella del vescovado di Vigevano. Ricevette dal nuovo Regno d’Italia il titolo di cavaliere della corona ferrea, quello di conte e la carica sostanzialmente onorifica di senatore.

La prima memoria di Oriani (De interpolatione longitudinum et latitudinum lunae) fu pubblicata sulle Effemeridi astronomiche di Milano per il 1778 e riguardava la Luna. Nel 1780 diede un contributo originale al problema dell’obliquità dell’eclittica, connesso con quello della precessione degli equinozi, deducendo da osservazioni fatte nel passato e da altre più recenti che la variazione dell’obliquità dell’eclittica non è proporzionale al tempo. La teoria che elaborò sarebbe stata ulteriormente perfettibile se fosse stato possibile avere delle osservazioni molto accurate delle posizioni delle stelle e del Sole, ma un ciclo di osservazioni adeguate poté essere iniziato solo quando l’Osservatorio acquistò il circolo moltiplicatore di Reichenbach, installato nel 1810.

Il suo contributo più importanti all’astronomia riguarda lo studio del pianeta Urano, che era stato osservato il 13 marzo 1781 da William Herschel. Urano fu il primo pianeta scoperto con l’ausilio di un telescopio (un riflettore costruito dallo stesso Herschel) e il primo individuato in epoca storica: in prima istanza fu ipotizzato essere una cometa, sebbene anomala e solo in seguito fu riconosciuto come pianeta e chiamato Urano. Oriani ne calcolò per primo l’orbita circolare, senza però pronunciarsi a favore di una sua natura planetaria. Nel 1783 pubblicò anche il calcolo dell’orbita ellittica.

L’altro importante risultato di Oriani in campo astronomico fu la teoria delle perturbazioni inflitte da Giove sui pianeti aventi orbite notevolmente inclinate, tema cui fu stimolato dall’incontro avuto a Parigi con Pierre-Simon Laplace, durante il lungo viaggio che intraprese nel 1786 e descrisse in un diario (Un viaggio in Europa..., 1994). Dopo aver raggiunto Londra, passando per la Svizzera, la Germania, i Paesi Bassi, sulla via del ritorno si fermò a Parigi e lì venne a conoscenza del lavoro che Laplace stava per presentare all’Académie des Sciences, in cui dava le equazioni necessarie per la correzione delle tavole di Giove e Saturno. Oltre ai moti di Urano, Oriani aveva allora già studiato anche quelli di altri pianeti, correggendone in vari punti le tavole esistenti, a cominciare da quelle di Giove e Saturno compilate da Edmond Halley. Informato da Laplace del suo recente lavoro ancora inedito, ne usò il metodo per costruire nuove tavole di Saturno.

Nella preparazione della Carta del territorio milanese e mantovano realizzata su incarico del governo austriaco dagli astronomi dell’Osservatorio milanese di Brera nel periodo 1788-96, un’impresa impegnativa dal punto di vista scientifico, nonché importante per scopi militari e catastali, a Oriani, in particolare, era spettato l’oneroso compito dell’elaborazione dei dati rilevati sul terreno. Il 25 dicembre 1802, a lui e ai suoi colleghi Francesco Reggio e Angelo Giovanni De Cesaris fu assegnato, da parte del vicepresidente della Repubblica Italiana, conte Francesco Melzi d’Eril, il compito di estendere la carta precedente a tutto il territorio del nuovo Stato. Tuttavia, per dissidi con i militari francesi, derivati per altro solo da ragioni pratiche e non da valutazioni di merito scientifico, nel 1807 gli astronomi furono esentati dal proseguimento del lavoro. Nel 1809, però, su suggerimento di Laplace, allora direttore del Bureau des longitudes, fu affidato a Oriani il compito di verificare le coordinate geografiche alle due estremità dell’arco di meridiano misurato nel 1750-52 dai padri gesuiti Ruggero Giuseppe Boscovich e Christopher Maire tra Roma e Rimini. I risultati del controllo evidenziarono una discrepanza tra i valori degli archi di meridiano misurati in Italia (anche da Oriani), e quelli ottenuti in Francia tra le stesse latitudini.

Nel 1817, all’età di 65 anni, chiese e ottenne di essere collocato a riposo. Morì a Milano il 12 novembre 1832.

Aveva disposto che una parte delle sue sostanze fosse destinata a opere pie, una parte allo sviluppo degli studi astronomici e una parte alla Biblioteca Ambrosiana. Aveva prescritto infine che le sue carte fossero distrutte, ma l’amico cui aveva affidato quell’incombenza, il lettore di calcolo sublime presso l’Università di Pavia Angelo Luigi Lottèri, non obbedì e le carte poterono essere recuperate dall’Osserva-torio di Brera, che le acquistò nel 1860 dagli eredi della famiglia Lottèri con un finanziamento concesso dal governo italiano.

Fonti e Bibl.: Le carte di Oriani, sia quelle vendute dagli eredi Lottèri, sia quelle di altra provenienza, si trovano a Milano, Arch. dell’Osserva-torio astronomico di Brera (cfr. A. Mandrino - G. Tagliaferri - P. Tucci, Inventario di archivio dell’Osservatorio astronomico di Brera 1726-1917, Milano 1987). Un elenco delle opere di Oriani si trova in appendice a Un viaggio in Europa nel 1786. Diario di B. O. astronomo milanese, a cura di A. Mandrino - G. Tagliaferri - P. Tucci, Firenze 1994. Parte dell’epistolario è edito: Corrispondenza astronomica fra Giuseppe Piazzi e B. O., a cura di G.V. Schiaparelli, Milano 1875; G. Tagliaferri - P. Tucci, Alcune lettere inedite di P.S. Laplace a B. O., in Quaderni di storia della fisica, I (1997), pp. 5-34. Notizie biografiche e scientifiche si trovano in: A. Gabba, Elogio di B. O., Milano 1834 (con elenco incompleto di opere); G. Celoria, Commemorazione dell’astronomo B. O., in Rivista di astronomia VI (1912), pp. 321-339; E. Bianchi, B. O., in Memorie della Società astronomica italiana, VI (1933), 3, pp. 421-440; P. Emanuelli, L’astronomo B. O. nel primo centenario della morte, in Rivista di fisica, matematica e scienze naturali, VII (1933), 6-7, pp. 3-26. Si vedano inoltre: G. Tagliaferri - P. Tucci, P.S. de Laplace e il grado di meridiano d’Italia, in Giornale di fisica, XXXIV (1993), 4, pp. 257-277; Id., The visit to the Low Countries in 1786 of the astronomer B. O., in Italian scientists in the Low Countries in the XVIIth and XVIIIth centuries, a cura di C.S. Maffioli - L.C. Palm, Amsterdam 1989, pp. 277-290; Id., Laplace, O., and the Italian meridian degree, in Proceedings of the 1st EPS Conference on history of physics in Europe in the 19th and 20th centuries...1992, a cura di F. Bevilacqua, Bologna 1993, pp. 93-100.

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