BARNA di Turino

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 6 (1964)

BARNA di Turino

Margherita Lenzini Moriondo

Visse tra la fine del sec. XIV e l'inizio del XV a Siena. Appartenne a una famiglia di artigiani: figlio di Turino di Sano, furono suoi fratelli Lorenzo e Giovanni, quest'ultimo particolarmente dotato e attivo anche nel campo della scultura e dell'oreficeria.

Certamente non geniale, ma versatile e diligente, per quanto un documento del 1388 attesti che era analfabeta, seppe farsi largo nella schiera degli intagliatori artigiani operosi a Siena negli ultimi decenni del Trecento.

Fin dal 1375 è documentata la sua partecipazione ai lavori per la cupola del duomo senese, prima come semplice operaio addetto a riparazioni e poi fino a ricoprire la carica (1388) di capo maestro dell'Opera del Duomo con l'incombenza di sovrintendere ai lavori inerenti alla cattedrale stessa.

Nel 1379 la sua attività di "maestro di legniame" si svolge nell'Ambito della cappella della Madonna delle Grazie, sempre in duomo, dove esegue l'ornamento per la tavola dell'Altare. Verso il 1380 risulta collaboratore di Francesco del Tonghio, del figlio di lui Iacopo e di molti altri artigiani senesi, per il grandioso coro intagliato del duomo, la cui esecuzione si protrasse fino al 1397 ed oltre. Il complesso lavoro doveva risultare particolarmente ricco e imponente, ma di esso restano oggi solo 36 stalli privi delle parti figurative - già scolpite e policromate - che lo amavano, accolte in preziosi tabernacoletti. Né è possibile, oggi, individuare la mano dei singoli artisti.

Nello stesso periodo B. figura nei documenti che ci attestano il rifacimento della cappella della veneratissima Madonna delle Grazie, e poco dopo è incaricato dei lavori di falegnameria per il carro processionale che veniva esibito in occasione dell'offerta dei ceri. Nel 1388, nel corso di lavori di rinnovamento della cattedrale, compi "l'omamento di legname" per la tavola di S. Pietro e S. Paolo dipinta da Paolo di Giovanni Fei per l'Altare della Congregazione. E nel 1388 sembra eseguisse un fonte in legno per la benedizione dell'Acqua battesimale. Anche il Comune si servì dell'opera di B., la cui versatilità è attestata dall'impegno assunto nel 1398 di progettare ed eseguire una conduttura dell'Acqua da Mazzafonda a Fontebranda. E infine, tra il i408 e il 14Io, attese all'esecuzione della "residenza "per la sala di balìa in Palazzo pubblico, opera che attesta, se non l'originalità e la finezza dell'Artista, certamente l'Abilità e la serietà dell'Artigiano.

Di poche altre cose si ha notizia certa, e comunque ben poco resta - oltre quanto si è detto - a documentare la sua attività. là presumibile che questa avesse largo impiego anche nel campo dell'Arredamento e che egli abbia contribuito all'ingentilimento dei severi mobili trecentesciù, vanto delle case patrizie senesi.

Fonti e Bibl.: G. Milanesi, Docum. per la storia dell'Arte senese, Siena 1854, 1, PI). 306, 318, 335, 346, 354, 356, 361, 368, 375, 382; S. Borghesi-L. Banchi, Nuovi documenti senesi, Siena 1898, pp. 49, 50, 55, 62, 66; P. Martini, D'una relazione sopra industrie ed arti che servono agli edifizi, in Arch. stor. ital., X (1869), p. 178; V. Lusini, Dell'Arte del legname innanzi al suo Statuto del 1426, in Arte antica senese, 1 (1904), pp. 192, 202; A. Venturi, Storia dell'Arte ital., IV, Milano 1906, p. 882; V. Lusini, Il duomo di Siena, Siena 1911, pp. 231, 244, 260, 269, 312, 319; E. Carli, La scultura lignea senese, Milano-Firenze 195 1, pp. 64, 11 s; U. Thieme-F. Becker, KúnstlerLexikon, II, p. 507.

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