BARILE

Enciclopedia Italiana (1930)

BARILE

Paolo De Grazia

. Comune albanese della Basilicata, in provincia di Potenza. Il centro capoluogo è situato alle falde orientali del Vulture, a 600 m. s. m. Il nome si deve al fatto che il posto era un barrelium (nel lat. med. "sbarra"), cioè un posto di esazione del passo delle greggi, che di lì salivano ai pascoli dell'Appennino. Lo stemma del paese è tuttavia un barile. Il luogo è già ricordato nel 1152 come casale; lo scarso numero di abitanti fu poi aumentato nel 1478 dall'immigrazione di Albanesi, profughi di Scutari e di Croia, e nel 1533 da Greci di Corone. Altri Albanesi nel 1597 emigrarono da Melfi non sentendosi sicuri in quel paese e altri Greci, i Mainotti, emigrati nel 1647 da Maina, l'antica Leuttra, furono pure ospitati a Barile, dove si stanziarono nella contrada del paese detto Pagliari, che ha la via Maina, come già gli Albanesi avevano la loro via Scuteriana.

I primi rifugi albanesi e greci in Barile furono grotte scavate nel tufo vulcanico compatto della collina Scescio, sulla quale s'adagia il paese nella parte orientale. Attualmente queste grotte sono adibite a pagliere, legnaie, cantine, stalle e magazzini davanti ai quali si sono costruite le case. La parte occidentale dei fabbricati degrada su un'altra collina dirimpetto, con ai fianchi profondi burroni.

Gli abitanti del casale Barilis, aumentati da queste colonie greco-albanesi, secondo i dati desunti dai "fuochi" ammontavano nel 1562 a 1200, nel 1627 a 1500, ai primi dell'800 erano 3000, nel 1861, 3763; nel 1901 diminuiscono dell'1% per l'emigrazione, nel 1921 (3829 ab.) aumentano del 4,44% rispetto al 1911. Gli abitanti del comune vivono tutti raccolti nel centro capoluogo, che è stato danneggiato dai terremoti (1694, 1731, 1851) ed è posto su due colline dalle quali si gode un ampio orizzonte fino all'Adriatico; il feracissimo territorio comunale (kmq. 24,64), con poche terre sative, è una selva di vigne (ora ridotte per effetto della filossera) e di castagneti, che dànno ottimo e abbondante prodotto, oggetto di esportazione.

Persistono ancora il tipo etnico albanese, fiero e bellicoso, il dialetto albanese e caratteristiche costumanze (vlame, festa campestre che si celebra dopo Pasqua; la festa della Madonna di Costantinopoli; la festa dei bambini per San Giovanni). Le donne usano accompagnare i funerali a capelli sciolti, improvvisando lamenti.

Bibl.: A. Bozza, Il Vulture, Rionero in Vulture 1889.

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