Baltimora

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Città degli USA (637.455 ab. nel 2007), nel Maryland, sull’estuario del fiume Patapsco. Inizialmente porto di smercio dei prodotti agricoli del Maryland, si sviluppò rapidamente anche come centro industriale, favorito dai vicini giacimenti carboniferi della Pennsylvania e della Virginia occidentale. È una delle città statunitensi più quotate per la qualità della vita; numerosi i parchi e i giardini; l’area centrale è stata rinnovata e la fascia periurbana gode di efficienti infrastrutture. L’economia continua a giovarsi della vicinanza a Washington, con molteplici attività di ricerca e sviluppo; sede di industrie attive nei settori siderurgico (Sparrows Point), meccanico, aeronautico, cantieristico, metallurgico, petrolchimico, tessile, dell’abbigliamento (uno dei principali centri americani), alimentare, editoriale e del tabacco. La crescita più recente ha interessato soprattutto il settore dei servizi avanzati e, in particolare, quello delle biotecnologie, soprattutto in ambito marino. Sempre molto intensa rimane, inoltre, l’attività portuale. Notevole la tradizione culturale di B., che è sede della Johns Hopkins University (fondata nel 1876), con la scuola di medicina e l’ospedale annessi che godono di fama mondiale.

Fondata (1729) per decisione del governo provinciale del Maryland, di cui doveva costituire il nuovo porto commerciale oltre Annapolis, derivò il nome da G.C. lord Baltimore). Nel 1814 si segnalò per l’eroica resistenza al blocco e al bombardamento navale degli Inglesi; durante la guerra di Secessione (1861-65) rimase ai federali, ma la maggioranza cattolica della popolazione tenne per i sudisti. Il cattolicesimo si fece promotore di una cultura letteraria liberale, e vi trovò altresì un’espressione eterodossa nel cosiddetto americanismo, condannato (1899) con lettera di papa Leone XIII indirizzata all’arcivescovo di Baltimora.

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