DEL MONTE, Baldovino

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 38 (1990)

DEL MONTE (Ciocchi Del Monte), Baldovino

Giovanna Grenga

Nacque a Roma nel 1485 da Cristofora Saracini, senese, e da Vincenzo, giureconsulto in Roma, fratello del card. Antonio, legato di Perugia sotto Giulio II e Leone X.

Il D. sposò Giulia Mancini di Orvieto e da lei ebbe Fabiano che morì in Francia nella guerra di Piccardia, Giovanni Battista caduto nel 1552 nella guerra di Parma, Giulio e Leonardo scomparsi giovanetti, Cristofora, andata sposa ad Antonio Simoncelli, Orsola e Maria Maddalena che presero il velo. Intorno al 1540, per desiderio del fratello, card. Giovanni Maria, il D. adottò il fanciullo Santino cui diede nome Innocenzo, poi cardinale, e il 3 maggio 1552 legittimò il figlio naturale Fabiano di cinque anni.

Dallo zio, card. Antonio, il D. fu nominato luogotenente dell'Umbria; nel 1525 fu procuratore del Comune di Gualdo Tadino in una causa relativa alla linea di confine tra il territorio perugino di Casa Castalda e quello gualdese di Morano. Arbitro della vertenza fu nominato il fratello Giovanni Maria, allora arcivescovo di Manfredonia. Nel 1529 fu governatore di Montepulciano e nel 1537 militò contro Cosimo de' Medici assieme ai fuorusciti fiorentini. Il D. seguì da vicino la carriera ecclesiastica del più giovane fratello Giovanni Maria e si ha ragione di credere che fu suo agente in Curia mentre quello era legato al concilio. Nel luglio 1545 il D. raggiunse a Trento il fratello e lo seguì a Bologna quando assunse la legazione di quella città. Insignito di cariche politiche nella città di Forlì, compresa nel territorio della Legazione di Romagna, il D. ne organizzò, tra il 1547 e il 1548, la difesa militare perché si temeva l'invasione delle truppe del duca Cosimo. Nel settembre 1548 fece ritorno a Bologna (dove affetto da podagra fu ricoverato all'ospedale dei Pellegrini) e lasciò la città nel giugno del 1549, assieme al preposito Innocenzo ed al card. Del Monte, per recarsi a Monte San Savino.

Proveniva dalla Toscana quando giunse a Roma il 18 marzo 1550 dopo l'elevazione al pontificato del fratello, papa col nome di Giulio III, di cui divenne assiduo collaboratore negli affari di Stato. Il pontefice gli assegnò per abitazione l'appartamento Borgia e più tardi il palazzo dell'Aquila in piazza S. Pietro. Nell'intento di guadagnare l'appoggio del pontefice alla sua politica italiana, il 21 luglio 1551 Cosimo de' Medici eresse in contea il territorio di Monte San Savino, conferendolo al D. con diritto di successione e obbligo di prestare omaggio, prontamente reso a Roma dal D. nelle mani di Averardo Serristori, ambasciatore del duca. Al piccolo Fabiano fu promessa in sposa la terzogenita del duca, Isabella, e poi, più solennemente, Lucrezia, ma queste nozze, non essendosi effettuate vivente Giulio III, non avevano più ragione d'essere dopo la sua morte.

Il D. arricchì la città di Monte San Savino di un convento per i padri cappuccini e permise la creazione nel suo territorio di molte opere di pietà durante la guerra di Siena. Dal pontefice, con motu proprio del 20 marzo 1550, il D. ricevette il distretto di Spoleto, nel 1551 loStato di Camerino, di cui divenne governatore, e altre rendite.

Nel 1552 il D. succedette al figlio Giovanni Battista nel governatorato di Nepi e ricevette in concessione dalla Camera apostolica tutte le miniere conosciute e da scoprire dello Stato pontificio, riservando all'Erario la decima parte dei proventi. Frequenti furono le elargizioni in denaro accordate al D. per la cura della sua famiglia; le figlie ricevettero sussidi mensili, ma denaro fu concesso anche per assolvere debiti di imprecisata natura, contratti dal D. e da suo figlio Giovanni Battista. Nel 1553, essendo sorta una nuova questione territoriale nel Comune di Gualdo Tadino, il pontefice nominò il D. legato di quella città. Egli sostenne ancora una volta le ragioni dei Gualdesi contro la Legazione di Perugia e nei tre anni in cui tenne l'incarico curò il restauro delle mura del castello.

Il segno più alto della munificenza di papa Giulio verso la sua famiglia fu l'acquisto del palazzo Cardelli in piazza de' Ricci a Roma, per destinarlo ad abitazione del fratello e della sua discendenza. Giulio III, nell'interesse dei propri congiunti, aveva sempre sostenuto "di poter accomodare convenientemente da noi stessi, che haveremo da vivere se non da Prencepi almeno da Gentilhomini..." (Tesoroni, p. 80); tuttavia, per l'acquisto ed il restauro di palazzo Cardelli si attinse a piene mani al denaro pubblico della Camera apostolica. L'edificio fu restaurato in modo pregevole; i lavori di pittura vennero eseguiti dai bolognesi Prospero Fortuna e Francesco Primaticcio, mentre la parte architettonica fu curata dal Vignola, allora al servizio della Camera apostolica. Il 27 nov. 1553 il D. ricevette il palazzo con solenne donazione insieme alla vigna Giulia, sita in luogo poco distante da piazza del Popolo e già proprietà del card. Antonio Del Monte.

Mori verosimilmente a Roma nell'agosto del 1556.

Con un testamento segreto, redatto poco dopo la morte di Giulio III, il D. aveva nominato erede universale il figlio Fabiano. Prevedendo le persecuzioni alle quali dopo la sua morte si sarebbe trovato esposto, il D. gli aveva assegnato come tutori ed esecutori testamentari il card. Giovanni Ricci e Pietro Grossi di Gallese, uomini favoriti ed onorati da Giulio III. Dopo la morte senza eredi di Fabiano, caduto in Francia combattendo gli ugonotti con le truppe di Cosimo, la contea di Monte San Savino tornò ai signori di Firenze cui fu pure assegnato il palazzo Cardelli che da allora fu detto "palazzo di Firenze". Per volere del D. il nome Del Monte fu continuato dal nipote Simoncello Simoncelli, figlio di Cristofora, che pose al suo primogenito il nome Baldovino Del Monte Simoncelli.

Fonti e Bibl.: A. Fortunio, Cronichetta del Monte San Savino di Toscana, Firenze 1583, pp. 53 s., 56;M. Dandolo, Relaz. di Roma, 1551, in Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, s. 2, III, a cura di E. Alberi, Firenze 1846, pp. 331ss.; Lettere conservate nell'Archivio di Parma, a cura di G. Muzio, Parma 1864, pp. 165 ss.; Concilium Tridentinum, ed. Soc. Goerresiana, Diaria, I, II, XI, Friburgi Brisg. 1901-1937, ad Indices; Nuntiaturberichte aus Deutschland 1533-1599, a cura di G. Kupke, Berlin 1901 ad Indicem; Nuntiaturberichte aus Deutschland 1533-1599, a cura di H. Lutz, Tübingen 1959, ad Indicem;L. Cantini, Vita di Cosimo de' Medici, Firenze 1805, p. 54; G. De Leva, Storia documentata di Carlo V, V, Bologna 1894, p. 227; D. Tesoroni, Ilpalazzo di Firenze, Roma 1889, pp. 35, 38 ss., 88-89; R. Guerrieri, Storia civile ed ecclesiastica del Comune di Gualdo Tadino, Gubbio 1933, p. 200; A. Mercati, I costituti di Niccolò Franco (1568-1570).-., Città del Vaticano 1955, p. 194; R. Cantagalli, La guerra di Siena (1552-1559), Siena 1962, p. 226; L. v. Pastor, Storia dei papi, VI, Roma 1963, ad Indicem;P. Litta, Le famiglie cel. Ital., sub voce Monte (Del) di Montesansavino, tav. 119.

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