MOLOSSI, Baldassarre

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 75 (2011)

MOLOSSI, Baldassarre

Giuseppe Bertini

– Nacque nel 1466 da Giovanni (Giovannino, secondo Affò, 1789, p. 1) a Casalmaggiore (Cremona) o, più probabilmente, nella località vicina di Vicobellignano, dal M. indicata nei suoi carmi con il nome latino di «Vicus Veleiae», per cui si dichiarava «Veleiatis». La famiglia, denominata Malossi, occupava dagli inizi del secolo un ruolo di rilievo nella vita cittadina: secondo Romani (p. 143), il M. sarebbe stato il primo a mutare il cognome in Molossi. Assunse inoltre lo pseudonimo letterario di Tranquillo.

Fu educato a Cremona alla scuola di Nicolò Lucaro, dove apprese il latino e acquisì buone conoscenze di greco. In età giovanile divenne amico del parmigiano Giorgio Anselmi («Nepos», per distinguersi dall’avo omonimo), che gli dedicò la versione latina dell’Hecuba di Euripide (Parma 1506) e il primo dei suoi Epigrammaton libri septem (ibid. 1526); in una composizione poetica di Anselmi si fa riferimento anche a un’azione militare che il M. avrebbe condotto in sua compagnia (Epigrammata, libro VI, epigramma n.n.). Il M. entrò a far parte della cerchia di Ermolao Barbaro, patriarca di Aquileia, presso cui si trovava quando, nell’aprile 1493, ottenne un privilegio da Ludovico Sforza detto il Moro (Affò, 1789, p. 4). Nel 1494, dopo la morte del prelato veneziano avvenuta nel luglio dell’anno precedente, gli venne affidata l’educazione di Sforzino, figlio naturale di Francesco Sforza conte di Cotignola, e nipote di Bosio signore di Castell’Arquato. Perciò fissò la sua dimora a Parma e strinse rapporti di amicizia con i maggiori letterati della città: Francesco Mario Grapaldo, Taddeo Ugoleto, Antonio Carpesano, Bernardo Bergonzi, Marco Garbazza, Gianandrea Albio (de’ Bianchi), i cui nomi ricorrono nelle liriche del M. o che lo citano nei loro carmi.

In assenza di Francesco Sforza, che si trovava esule in Germania, il M. dovette abbandonare il ruolo di educatore di Sforzino a causa dell’ostilità della matrigna Orsina Torelli, la quale con il nome di Tuzia, divenne oggetto di feroci invettive nelle sue poesie. Tornato a vivere a Casalmaggiore, vi strinse amicizia con il governatore veneziano della città Luigi Bono, il quale lo stimolò a riprendere l’attività poetica (ibid., p. 12). Il cardinale Alessandro Farnese (futuro papa Paolo III), divenuto vescovo di Parma nel 1509, assunse il M. come precettore del figlio Pier Luigi, per cui egli si trasferì a Roma. Dopo qualche tempo ottenne di essere sostituito nel suo incarico dal nipote Stefano Negri, assumendo la carica di governatore del giovane Farnese. Nel gennaio 1514 assistette a una caccia organizzata dal cardinale Farnese nei boschi di Palieto, presso il suo feudo di Canino, in onore del pontefice Leone X e compose per l’occasione il poema Palietum, dedicato al letterato parmigiano Benedetto Albineo, anche lui al servizio del cardinale. Alla caccia presero parte i cardinali Ippolito d’Este, Marco Corner, Federico Sanseverino, Giulio de’ Medici, Innocenzo Cibo, Luigi d’Aragona, tutti nominati nel poema. Nei suoi versi il M. ricorda il coraggio dimostrato dal giovane Pier Luigi, la presenza alla battuta di due letterati parmigiani, Grapaldo e Bernardino Dardani, e la sua amicizia con Durante Duranti, prelato bresciano amministratore dei beni del cardinale, a cui dedicò anche alcuni epigrammi.

Nel 1518 il M. si ammalò di febbre quartana e avrebbe voluto allontanarsi dalla corte del cardinale, ma ne fu dissuaso da Albineo e dallo stesso Farnese (Affò, 1789, pp. 16 s.). Al 1519 risale un epitalamio per le nozze di Pier Luigi con Girolama Orsini; in un altro componimento ricorda di avere accompagnato lo sposo a Pitigliano nella visita ai suoceri. Il 27 marzo 1521 ricevette la tonsura in S. Giovanni in Laterano insieme con la dispensa dagli ordini sacri per due anni; il 7 aprile gli furono conferiti i benefici di S. Bartolomeo di Cozzano (Parma), S. Martino degli Zoppellari di Parma e S. Michele di Vairo Superiore presso Palanzano (Parma). Assicuratasi così l’indipendenza economica, il M. si licenziò dal servizio dei Farnese e si ritirò a Casalmaggiore (ibid., p. 20). Il 10 luglio 1522 Pier Luigi gli rilasciò un diploma nel quale esprimeva gratitudine per l’accurata educazione che gli aveva impartito. Con breve del papa Adriano VI del 18 marzo 1523 ottenne anche il beneficio della chiesa di S. Maria di Vicobellignano, località dove si concentravano i possedimenti della sua famiglia. In quello stesso anno, per celebrare la vittoria di Sforzino Sforza nel duello da lui combattuto a Novellara con Camillo Gambara, compose un poema di più di 500 versi, Monomachia, dedicato a Bernardo Bergonzi, stampato a Lione nel 1539, per S. Gryphe, insieme con i Basia dell’umanista olandese Jan Everaerts (Iohannes Secundus). Il 21 maggio 1524 gli furono conferiti dal suffraganeo del vescovo di Reggio Angelo Vertaria il subdiaconato e il successivo 24 settembre il diaconato (ibid., p. 21). A quegli anni risale anche il poema Christiana religio, dedicato al cardinale Farnese. Quando nel 1525 le vicende belliche minacciarono la città natale riparò a Roma con due giovani nipoti, uno dei quali era Giambattista, figlio del fratello Andrea. Assistette al sacco della città nel 1527, durante il quale, come si apprende da due componimenti, ottenne la protezione di Pier Luigi Farnese, che militava nelle truppe imperiali. Tornò quindi a Parma, probabilmente al seguito del cardinale Alessandro Farnese, che si rifugiò nella città con altri prelati, e alloggiò in casa del canonico Pascasio Beliardi.

Il M. morì a Parma negli ultimi giorni di dicembre 1527 o nei primi giorni del 1528, dopo aver rinunciato ai suoi benefici a favore di Bartolomeo Croti, un musico reggiano al servizio del cardinale Farnese, a lui legato da amicizia. Il successivo 21 marzo Croti avrebbe ceduto il beneficio a Matteo Molossi, forse un nipote, riservandosi una pensione. Il 30 apr. 1528 il M. fu sepolto, come da lui disposto, nella chiesa di Vicobellignano, in cui fu collocata un’epigrafe, scomparsa già al tempo in cui scriveva Affò.

Il M. è citato nel De poetis urbanis di Francesco Arsilli, composto intorno al 1520 e dedicato ai poeti presenti a Roma al tempo di papa Leone X; Lilio Gregorio Giraldi lo nomina nel primo dei due dialoghi De poetis nostrorum temporum (Firenze 1551, p. 53) e lo ricorda in una lettera in versi ad Antonio Tebaldeo fra i suoi amici poeti residenti a Roma prima del sacco. Nella Biblioteca nazionale di Napoli si conserva un codice (V.E. 44) con la produzione poetica del M.; il codice era entrato nella libreria di palazzo Farnese di Roma per volere del cardinale Alessandro nel 1566. Nel 1581 Girolamo Chiozzi di Casalmaggiore aveva invano cercato di ottenerlo per darlo alle stampe (Affò, 1789, p. 34). Alla fine del XVIII secolo il discendente del M., Clemente Molossi, ne possedeva, unitamente con una raccolta di documenti a lui relativi, una copia, tratta quando, fra gli ultimi decenni del Seicento e i primi del Settecento, la libreria Farnesiana si trovava nel palazzo della Pilotta di Parma. Il volume e i documenti furono consultati da Affò per scrivere la vita del M., ma se ne ignora l’attuale collocazione. Il Palietum si conserva anche nel Palatino 555 della Biblioteca Palatina di Parma (cc. 580-593). Sette composizioni del M., incluse in una lettera a Giovanni Tuilio, furono date alle stampe da Lorenzo Pignoria nel 1628 a Padova: questi versi mancano nel manoscritto della Biblioteca nazionale di Napoli. Nel 1816 J. Andrés pubblicò le composizioni del M. relative ai Farnese, tratte dal codice napoletano (Tranquilli Molossi Farnesiana ex tribus suorum carminum libri excerpta, in J. Andrés, Anecdota Graeca et Latina ex mss. codicibus Bibliothecae Regiae Neapolitanae deprompta, I, Napoli 1816, pp. CVII-CLXV).

Fonti e Bibl.: L. Pignoria, Symbolarum epistolicarum liber, Padova 1628, pp. 122-126; F. Arsilli, Poesie latine, a cura di R. Francolini, I, Senigallia 1837, p. 42; G. Maltraversi, Alcune cose più notabili di Casalmaggiore, Parma 1655, pp. 21 s.; F. Arisi, Cremona letteraria, II, Parma 1706, pp. 76 s.; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, VII, 3, Modena 1779, pp. 174-177, 424-442; I. Affò, Vita di B. M. da Casalmaggiore detto Tranquillo, eccellente poeta latino, Parma 1789; Id., Memorie degli scrittori e letterati parmigiani, III, Parma 1791, pp. 119 s., 174, 222, 226, 247, 254 s.; G. Romani, Storia di Casalmaggiore, X, Casalmaggiore 1830, pp. 142-159; Lettere di Girolamo Tiraboschi al padre Ireneo Affò, a cura di C. Frati, Modena 1895, pp. 100-102, 134, 198, 253; L. Dorez, La cour du pape Paul III d’après les registres de la trésorerie secrète, I, Paris 1932, p. 235; F. Rizzi, Figure dimenticate del Parnaso parmense, in Aurea Parma, XLI (1957), pp. 102-110; B. Michelotti-Pinotti, Sforzino Sforza e Pontremoli, in Archivio storico per le province parmensi, s. 4, XLIII (1991), pp. 401-417; R. Zapperi, La leggenda del papa Paolo III. Arte e censura nella Roma pontificia, Torino 1998, pp. 28 s., 33, 51; C. Cecchinelli, I benefici ecclesiastici nelle fonti parmensi al tempo del vescovo Alessandro Farnese: gli estimi del 1504 e 1525, in Archivio storico per le province parmensi, s. 4, LX (2008), pp. 381-405; V. Rizzi, Iter librorum. Le poesie latine di Tranquillo M. dal manoscritto alla stampa, in Cultura del territorio, Casalmaggiore 2009, pp. 19-25; P.O. Kristeller, Iter Italicum, I, pp. 401, 417; II, p. 36; V, p. 511; VI, pp. 61, 73.