Bakumatsu

Dizionario di Storia (2010)

bakumatsu


Termine giapponese (alla lettera «fine della tenda») che indica il periodo dal 1853 al 1868, durante il quale si verificò gradualmente il crollo del sistema feudale che aveva governato l’arcipelago dal 1603, sotto la dinastia dei Tokugawa, e, più latamente, dalla fine del 12° secolo. Esso si apre con lo sbarco del commodoro Perry e, al suo ritorno l’anno seguente, con la conclusione del Trattato di Kanagawa, col quale il Giappone accettava di aprire due porti e di ricevere un console americano, interrompendo così la regola dell’«isolamento» (sakoku) posta dalla prima metà del Seicento. Seguì un secondo trattato (1858), sempre con gli Stati Uniti, che fece da base ad altri con Stati europei, che contemplava l’obbligo di aprire porti aggiuntivi e limitazioni alla sovranità nipponica sotto la forma dell’extraterritorialità giudiziaria per gli stranieri e di un limite alle tariffe doganali, oltre alla concessione della clausola della «nazione più favorita». Alla firma di questo secondo trattato si giunse malgrado l’opposizione della corte imperiale e di alcuni han (feudi). La soluzione finale fu imposta da un colpo di Stato del primo ministro (tairo) Ii Naosuke, che decise anche per la candidatura a shogun di Tokugawa Iemochi. Dopo l’assassinio di Ii nel 1860, però, il cercò di accrescere l’autonomia degli han e di mitigare l’atteggiamento della corte di Kyoto. Seguì una fase segnata da gravi incidenti con le potenze straniere interessate, nel corso della quale si formò una coalizione, composta dai funzionari del bakufu e da alcuni han, favorevole ai trattati del 1858 e un’altra, rappresentata dal feudo di Choshu e da elementi della corte imperiale, che chiedeva di rinnegarli. Nel 1865 il primo gruppo assunse il controllo del palazzo imperiale a Kyoto e un suo esponente, Hitotsubashi Keiki, nel 1866 successe a Iemochi come shogun. Questi tentò di introdurre delle riforme per consolidare il regime, ma una coalizione di han, nella quale primeggiavano Satsuma e Choshu, con un colpo di Stato (1869) proclamò la fine del bakufu e la «restaurazione» Meiji, dal nome del nuovo imperatore salito al trono nel 1866.

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