BAIA

Enciclopedia Italiana (1930)

BAIA (nell'antichità Baiae)

Amedeo Maiuri

Piccola località della Campania (ab. 922, comune di Bacoli), in una leggiera insenatura a sud-ovest del golfo di Pozzuoli, delimitata fra l'altura del Castello di Baia e la Punta dell'Epitaffio, chiusa ad ovest dalle colline. Oggi Baia è ridotta ad un piccolo borgo, ma è famosa per l'importanza che ebbe nei tempi passati. Non doveva essere in origine altro che uno dei porti della potente e ricca colonia greca di Cuma: a queste sue origini va riferita la leggenda che ne ricorda l'eroe Baios, uno dei compagni di Ulisse ivi sepolto ed onorato, come più tardi sarà il compagno di Enea, Miseno, a dar nome al vicino promontorio. Ma la celebrità e il favore che godé Baia nell'antichità si devon tutti alle acque termali che in gran numero scaturivano ai piedi delle colline, sulla spiaggia e sul mare stesso; alla dolcezza del suo clima, alla bellezza del lido che era più ampio di quanto non sia ai nostri giorni, in cui, per il fenomeno del bradisismo, parte dell'antico litorale con tutte le costruzioni viene a trovarsi a circa 4 metri al disotto del livello attuale della spiaggia.

La più antica testimonianza sull'uso terapeutico delle fonti termali di Baia ci è data per l'anno 176 a. C. (Livi0, XLI, 16), in cui il console Gneo Cornelio Scipione, malato a quanto pare di artrite, si sarebbe recato per cura alle Aquae Cumanae. Un secolo dopo, verso il tempo della guerra sociale, le colline e il litorale di Baia cominciarono rapidamente a coprirsi di ville sontuose del patriziato romano e dei cittadini più ricchi e il suo rapido incremento edilizio continuò incessante fino agli ultimi tempi della repubblica: Baia diventa il luogo prediletto climatico e balneare dell'ultimo periodo di Roma repubblicana e il più grande centro termale dell'Italia antica. Tuttavia essa non costituì un comune, e continuò sempre nell'antichità a far parte del territorio di Cuma.

Ebbero ville a Baia e lungo il vicino litorale dal Capo Miseno al Lucrino l'oratore Licinio Crasso, Gaio Mario e L. Lucullo, Cesare e Pompeo, gli Antonii, Varrone, Cicerone ed Ortensio.

Dopo la guerra civile, Baia diventa soprattutto un dominio e una residenza imperiale, e a grado a grado le antiche ville private entrano a far parte del demanio dei Cesari. Con le ville imperiali la fisionomia architettonica e monumentale di Baia assume un aspetto ancora più grandioso e lussuoso: tutto il litorale e le pendici dei colli sembrano quasi una sola grande villa con moli, insenature con vivai di pesci e coltivazioni di ostriche, stagni artificiali per natationes e per cure termali e marine; grandiosi edifici termali disposti dai piedi delle colline al mare, portici, giardini e una grande selva ombrosa che doveva coronare la cresta delle alture circostanti. Da Augusto ad Alessandro Severo troviamo tracce e ricordi del favore che Baia godé presso la casa imperiale: vì morì Marcello, prediletto nipote di Augusto, nell'anno 23 a. C.; Claudio nel 46 d. C. emanò un editto sulla città deglì Anauni dal palazzo imperiale di Baia (in praetorio Baiano). Nerone ideò ed eseguì in parte progetti grandiosi fra cui quello di un'immensa piscina tutta chiusa da portici che raccogliesse e contenesse tutte le acque scaturenti dal lido baiano: a Bauli presso Baia trovò la morte, nella sua villa, la madre di Nerone, Agrippina; Adriano muore nella vecchia villa dei Cesari il 17 luglio del 138; Alessandro Severo crea nuove grandiose costruzioni e nuove opere termali in onore della madre Mammea. I fenomeni eruttivi e bradisismici distrussero in gran parte i grandiosi monumenti di Baia, senza peraltro far cessare del tutto l'uso della terapeutica termale delle acque, che durò per tutto il Medioevo fino all'età moderna.

Oltre ad una schematica riproduzione della topografia dell'antica Baia in un vaso di vetro del Museo Borgiano di Propaganda Fide a Roma, restano grandiosi avanzi degli antichi edifici termali, ai quali la tradizione locale ha dato erroneamente il nome dì templi: il tempio di Diana, il tempio di Venere (v. Tav. CLXXXII), il tempio di Mercurio non sono che grandiose sale circolari sormontate da cupola, di cui quella detta di Mercurio è la più antica e la meglio conservata. Lo studio delle terme baiane è di sommo interesse per lo studio dell'architettura termale romana.

Recenti lavori di drenaggio lungo il lido (anni 1923-28) hanno messo in luce dal fondo del mare a poca profondità (da 3 a 4 metri circa) sculture, preziosi marmi di rivestimento di ponti, imponenti pezzi di trabeazione, appartenenti indubbiamente ad una delle ville imperiali che sorgevano lungo spiaggia e che per il fenomeno di bradisismo si trova ora sommersa con tutta la sua ricca decorazione marmorea e scultorea. Dai sudatorî di Tritoli (detti volgarmente Stufe di Nerone) proviene una statua colossale di Dioscuro, che ora si trova nel Museo nazionale di Napoli.

Sulla punta che chiude da mezzogiorno il seno di Baia si alza il Castello, che fu edificato da don Pedro de Toledo contro le incursioni dei corsari. Esso fu in seguito ampliato dal viceré Emanuele de Fonseca; fortezza sino al 1619, venne poi adibito a carcere. Ferdinando IV vi aggiunse i magazzini, e un lungo braccio di fabbrica con un piccolo faro (v. Tav. CLXXXI).

Bibl.: Friedländer, Sittengeschichte, Roms, 10ª ed., I, Lipsia 1922, pp. 407-10; Mommsen, Corp. Inscr. Lat., X, p. 351; Kaibel, Inscr. Gr., XIV, p. 229; Beloch, Campanien, 2ª ed., p. 180 seg.; Dubois, Pouzzoles antique, pp. 208, 360 segg., 396 segg.; G. Hulsen, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., II, col. 2774 seg.; E. De Ruggiero, in Dizionario epigrafico, I, p. 960; cfr. De Rossi, Topografia delle spiagge di Baia, in Boll. Arch. Nap., n. s., I, p. 133, e De Rossi, Di una epigrafe di Baia, in Not. Scavi 1888, p. 709; G. De Petra, Statua di Dioscuro, in Not. Scavi, 1887, p. 214; A. Levi, Ruderi di terme romane, in Monumenti ant., XXVIII, 1922; A. Sogliano, Di una statua di Amazzone rinvenuta nel porto di Baia, in Mouseion, II, i. Vedute di monumenti di Baia, in P. A. Paoli, Avanzi delle antichità esistenti in Pozzuoli, Cuma e Baia, Napoli 1768, tavv. XLIX, LI, LII, LIV, LV.

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