AZIO

Enciclopedia Italiana (1930)

AZIO ("Ακτιον, lat. Actium)

Aldo Ferrabino

Battaglia di conseguenze storiche capitali, combattuta fra Ottaviano e Antonio il 2 settembre 31 a. C., all'imboccatura del golfo di Ambracia (oggi golfo d'Arta). I racconti a noi pervenuti implicano molte difficoltà, sicché la ricostruzione critica della battaglia è tuttora controversa. Secondo la tradizione, la rotta di Antonio fu determinata dalla fuga di Cleopatra con 60 navi; Antonio non avrebbe saputo contenersi e l'avrebbe seguita con 40, abbandonando i suoi e causandone la sconfitta. Questa tesi è oggi concordemente respinta. Fra le due principali ricostruzioni moderne sussistono però profonde differenze: 1) la linea di Antonio è convessa per l'una, concava per l'altra; 2) la linea di Antonio è più corta di quella di Ottaviano per l'una, più lunga per l'altra; 3) l'attacco di Antonio è frontale per l'una, aggirante per l'altra, con manovra delle due ali; 4) la manovra (non fuga) di Cleopatra avvenne per l'una a tergo della linea di Ottaviano, per l'altra avvenne nel mezzo fra le due linee nemiche. È impossibile dare un racconto della battaglia prescindendo da differenze così gravi. Gli episodî essenziali, tuttavia, sono i seguenti. Le due armate si equivalevano per numero di unità (400 per parte); ma la situazione di Antonio era compromessa dalle numerose defezioni, non solo di truppe, ma di generali. Per troncare questo pericoloso movimento, Antonio si risolse a dar battaglia, contando sulla potenza delle sue grandi navi d'assalto, sulla manovra d'accerchiamento combinata con l'opera della brezza (la cui direzione e forza erano periodicamente costanti e perciò prevedibili) e infine sulla ristrettezza dello specchio d'acqua. Nel consiglio di guerra che deliberò la battaglia s'erano opposte due tesi: quella di chi voleva combattere sul continente con le legioni (Canidio) e quella di chi voleva combattere sul mare (Cleopatra). La seconda tesi era più risolutiva, perché la vittoria navale avrebbe fatto arrendere anche l'esercito di Ottaviano, il quale si sarebbe trovato come stretto d'assedio dentro un'isola: e però prevalse. La prima fase della battaglia si svolse secondo il piano d'Antonio e di Cleopatra. La sinistra e la destra della linea antoniana s'allargarono per avvolgere la linea cesariana; la quale dovette per reazione, distendersi e retrocedere. Poi, fra la destra e il centro di Antonio si aprì una breccia, per la quale avanzarono le 60 navi di Cleopatra, fin allora rimaste in seconda linea. Subito dopo avvenne che le 60 navi presero il largo verso S., abbandonando il campo, seguite da Antonio con parte della destra. Su questo movimento s'impernia: a) la tradizione antica, per asserire che Cleopatra fuggì; b) una teoria moderna, per asserire che Cleopatra e Antonio volevano soltanto rompere il blocco e che conseguirono lo scopo; c) un'altra teoria moderna, per asserire che l'allontanamento di Cleopatra si dovette al tradimento della sinistra di Antonio. Questa medesima incertezza dimostra che la soluzione della battaglia non fu tattica, ma dipese, comunque, da fattori d'ordine diverso; i quali si connettono con il complesso delle relazioni fra Antonio, Cleopatra e Ottaviano. Appunto per ciò gli effetti della battaglia si concretarono solo un anno dopo, ma sempre attraverso le ripetute defezioni degli antoniani.

Bibl.: J. Kromayer, in Hermes, XXXIV (1899), p. i segg.; J. Kromayer e G. Veith, Schlachtenatlas zur antiken Kriegsgeschichte, Röm. Abt., tav. 24, Lipsia 1924; A. Ferrabino, in Rivista di filologia classica, LII (1924), p. 433 segg., LIII (1925), p. 130 segg.

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