AUTUN

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1991)

AUTUN

E. Vergnolle

(lat. Augustodunensis pagus, Augustodunum, Aequorum o Aeduorum Civitas, Hedua, Eduense palatium, Augusta Francorum)

Città della Francia centro-orientale, nel dip. Saône-et-Loire, situata su un'altura dominante la riva sinistra del fiume Arroux.La A. medievale si sviluppò all'interno della città antica (km. 6 di perimetro, ca. 200 ha di superficie), senza mai occuparla interamente. La parte alta nel sec. 7° fu trasformata dal vescovo Léger in fortezza (castrum) e nel sec. 11° il duca di Borgogna creò intorno ai mercati la città bassa di Marchaux, fornita di una propria cinta muraria. Restano importanti vestigia di queste fortificazioni, più volte rimaneggiate nel corso del Medioevo, soprattutto a O del castrum. Il castello di Riveau, che dominava la fortezza, è quasi scomparso, salvo la torre detta delle Orsoline.Le numerose fondazioni dei primi secoli cristiani e dell'Alto Medioevo sono state demolite per la maggior parte durante il sec. 18° o dopo la Rivoluzione francese: Saint-Etienne, Saint-Symphorien, Saint-Martin, Saint-Racho, Saint-Jean-le-Grand furono totalmente distrutte; la cripta, forse carolingia, di Saint-Andoche, una piccola parte della navata laterale sud della cattedrale di Saint-Nazaire, datata al sec. 14°, e la navata di Saint-Pierre-l'Estrier (trasformata in granaio nel 1792 e da poco portata alla luce) furono invece risparmiate. Molti di questi edifici erano stati ricostruiti in epoca romanica (Saint-Jean-le-Grand) o gotica (Saint-Nazaire), ma A., ancora due secoli fa, era senza dubbio una delle rare città francesi ad aver conservato qualche vestigia delle basiliche edificate in età merovingia (per es. Saint-Racho, con le colonne e i capitelli corinzi in marmo e il mosaico absidale su fondo oro, noti solo grazie a una descrizione del 1690). A testimoniare la A. di quell'epoca non resta che qualche oggetto conservato al Mus. Rolin: una lastra marmorea incisa con la raffigurazione di un agnello, proveniente da Saint-Symphorien, la tomba in marmo nero della regina Brunilde, sepolta a Saint-Martin, alcuni capitelli in marmo.Attualmente A. è nota soprattutto per la cattedrale di Saint-Lazare, costruita nel sec. 12° e decorata con uno dei più notevoli complessi scultorei dell'epoca romanica, firmato da Gisleberto. Non si conoscono con esattezza né la data di fondazione dell'edifico, né quella dell'inizio della sua costruzione: si possono tuttavia situare ambedue le date tra il 1112 e il 1120. Infatti, dopo la sua nomina a vescovo nel 1112, Stefano di Baugé, invitò il duca Ugo II di Borgogna a restituire i beni del vescovado usurpati da suo padre, il duca Oddone; nel 1120, un accordo venne in parte raggiunto e, a suggello della sua riconciliazione con il vescovo, il duca gli concesse (con una donazione che venne poi confermata nel 1132), un terreno situato nel castrum, accanto alla cattedrale di Saint-Nazaire, per costruirvi una chiesa. È probabile che i lavori, cominciati forse già nel 1120, non fossero ancora conclusi quando l'edificio fu consacrato da papa Innocenzo II, di passaggio ad A. nel 1130; si può tuttavia ammettere che esso fosse terminato, a esclusione dell'atrio, nel 1146-1147, data della traslazione delle reliquie di s. Lazzaro. La chiesa era allora principalmente destinata all'accoglienza dei pellegrini che in gran numero venivano a venerare le reliquie dell'amicus Christi; solo nel 1195 alcuni uffici liturgici furono trasferiti dalla cattedrale di Saint-Nazaire alla nuova chiesa: i due edifici rimasero così uniti per il culto fino al 1770. Saint-Lazare divenne allora cattedrale a tutti gli effetti, mentre Saint-Nazaire venne demolita.In pianta, l'edificio si conclude in tre absidi precedute da un coro di due campate, un vasto transetto, un corpo longitudinale a tre navi di sette campate e un atrio a O. In alzato, il coro e la navata sono scanditi in tre piani: grandi arcate a sesto acuto, arcatelle cieche, cleristorio. L'alta navata centrale è coperta con una volta a botte spezzata su archi trasversi, le navate laterali da volte a crociera; una cupola su pennacchi a trombe sovrasta la crociera del transetto. Infine, nei pilastri delle grandi arcate, in quelli delle navate laterali e nelle arcatelle cieche, lesene scanalate sostituiscono le abituali semicolonne dell'architettura romanica.Il primo progetto subì in seguito poche modifiche, a eccezione dell'abside sopraelevata sul finire del sec. 15°, di cui è arduo ricostruire l'assetto originario; le cappelle laterali, aperte nelle navate minori, gli archi rampanti, la guglia sull'incrocio e la tribuna dell'organo risalgono alla stessa epoca.I restauri del sec. 19° non hanno alterato gli elementi essenziali dell'edifico medievale, a eccezione della campata di incrocio del transetto, dell'atrio e delle torri di facciata.L'alzato interno, con i suoi tre piani, i suoi archi acuti, le sue finestre aperte sotto le linee d'imposta della volta a botte e le sue lesene scanalate, riprende il modello della Cluny dell'abate Ugo, adeguandosi così alle soluzioni in voga in quel momento in Borgogna. A parte infatti alcune eccezioni, come la Sainte-Madeleine di Vézelay, la maggior parte dei grandi edifici iniziati in Borgogna nella prima metà del sec. 12° riflette, sia pure in misura diversa, l'alzato della grande abbazia cluniacense. Ad A. la ripresa del modello architettonico corrisponde d'altra parte agli stretti legami intercorrenti tra il vescovo Stefano di Baugé e Cluny, dove egli si ritirò a vita monastica nel 1136. E tuttavia l'influenza dell'architettura di Cluny sull'architetto di A. va ridimensionata: invece di adottare, come il maestro di Paray-le-Monial, un capocroce con deambulatorio e cappelle radiali, l'architetto di Saint-Lazare scelse una soluzione più semplice, nella quale la luce svolge un ruolo fondamentale, soprattutto mediante i due ordini di finestre dell'abside. Quest'ultima certamente più bassa del coro, doveva essere sormontata, come a Cluny, da un muro destinato a controbilanciare il dislivello e dotato di molte aperture. L'abbondanza di luce nel presbiterio che ospitava le reliquie di s. Lazzaro contrastava con la relativa penombra che regnava nel resto dell'edificio. In effetti, mentre l'architetto di Cluny era stato molto audace, aprendo nella parte alta della navata tre finestre per campata, quello di A. dimostrò una maggior prudenza - indotta forse dal crollo di una parte dell'abbaziale di Cluny, nel 1125 - limitandosi a una sola finestra per campata, di dimensioni peraltro modeste. L'architetto attivo per conto di Stefano di Baugé appartiene dunque a quella generazione di artisti dell'inizio del sec. 12° che subordinano la tecnica alla ricerca dell'effetto. In precedenza, infatti, raramente l'alzato era stato suddiviso in ordini con tanta energia e raffinatezza grazie al gioco delle linee orizzontali e verticali: le prime attenuano progressivamente il rilievo delle grandi arcate - dove una cornice continua cinghia i pilastri - fino al terzo ordine, in cui le lesene sono affiancate da colonne, mentre la cornice si interrompe. Le lesene scanalate svolgono un ruolo essenziale nella riquadratura della parete grazie al loro grafismo verticale: ispirate senza dubbio al modello cluniacense, ma forse anche alle porte romane di A., sono utilizzate in modo più sistematico che in altri monumenti. Così, sia per l'equilibrio delle proporzioni sia per la ricchezza della decorazione plastica, la chiesa di Saint-Lazare si impone, più che come copia, come reinterpretazione ragionata del modello cluniacense.La maggior parte delle sculture dell'edificio sono dovute a Gisleberto, la cui firma si trova sulla lunetta del portale occidentale: "Gislebertus hoc fecit". L'artista non arrivò comunque ad A. all'inizio dei lavori, dato che le parti basse dell'abside sono decorate con capitelli appartenenti ancora a modelli diffusi in Borgogna alla fine dell'11° e nei primi anni del 12° secolo.Le prime sculture eseguite da Gisleberto, situate nel secondo ordine dell'abside, corrispondono a un cambiamento nella modanatura, in particolare nel profilo delle lesene scanalate. Questa coincidenza apre il problema della parte avuta da Gisleberto durante i lavori: soltanto scultore o scultore e insieme architetto. Come per molti altri edifici romanici, questa questione resta priva di riposta, ma si deve sottolineare lo stretto rapporto che ad A. lega architettura e decorazione scultorea: in particolare si avverte la sottolineatura espressiva data alla forma dei capitelli delle lesene.L'opera di Gisleberto è in gran parte conservata. I capitelli danneggiati sono stati sostituiti da copie; all'interno soltanto i capitelli dell'abside sono stati parzialmente scalpellati nel 1766. Nello stesso anno veniva distrutto anche il portale della testata del transetto settentrionale a cui apparteneva la famosa Eva distesa, parte superstite dell'architrave, oggi conservata insieme ad altri frammenti al Mus. Rolin.I capitelli di Saint-Lazare sono in maggioranza figurati, tranne alcuni a grandi motivi vegetali. Come nel vicino cantiere di Vézelay, la rappresentazione della figura umana si impose tra il 1120 e il 1140, ma questa tematica presto scomparve dal repertorio della plastica borgognona. Anche ad A. la decorazione dei capitelli dell'atrio, aggiunto dopo la costruzione della chiesa, è esclusivamente fitomorfa, come quella dei grandi monumenti della generazione successiva (Notre-Dame di Beaune, cattedrale di Langres). Nonostante siano presenti all'interno di Saint-Lazare numerosi temi biblici (Storie di Noè, di Daniele, di Abramo, dell'Infanzia e dei Miracoli di Cristo, ecc.), vite di santi e di apostoli (s. Pietro, s. Stefano, ecc.), allegorie identificabili (Toni della musica, Virtù, ecc.), è difficile precisare il complessivo programma iconografico; i temi sono dispersi e a volte scene di uno stesso ciclo sono collocate in punti differenti della chiesa.Al contrario, il portale occidentale colpisce subito per la coerenza del suo programma. Gisleberto ha saputo sfruttare lo spazio fornito dalla lunetta, dall'architrave e dalle modanature degli archivolti per rappresentare le folle del Giudizio universale: al centro, Cristo dentro una mandorla, con le mani tese; alla sua sinistra, l'arcangelo Michele che pesa le anime, mentre gli angeli che suonano le trombe sono situati ai bordi della lunetta; ai lati di Cristo si sviluppano le scene dell'inferno e del paradiso, rappresentato da una chiesa davanti alla quale stanno gli apostoli. La Risurrezione dei morti, invece, è scolpita sull'architrave; il racconto è semplificato: Gisleberto rappresenta infatti i morti che escono dalle loro tombe già giudicati, discostandosi con ciò da Mt. 25, 31-46, onde ottenere una più immediata resa figurativa del Giudizio.Nel portale nord, infine, era raffigurata la Risurrezione di Lazzaro, immagine della redenzione opposta a quella della caduta, rappresentata dalla Tentazione di Adamo ed Eva. L'immagine di Eva, una delle più alte raffigurazioni di nudo dell'epoca romanica, permette di cogliere il grande talento di Gisleberto e in particolare l'acuta percezione dell'espressività del corpo umano; ne sono esempi lo slancio gioioso degli eletti, la disperazione dei dannati, la complessità psicologica di Eva, la dolcezza del gesto dell'angelo che sveglia i Magi, la tensione del corpo di Caino raggiunto dalla freccia e l'abbandono di quello di Giuda impiccato. Si tratta di un'arte mimica, in cui i volti appaiono spesso quasi assenti e i sentimenti si esprimono essenzialmente attraverso i gesti. Questa sensibilità, propria di Gisleberto, rende complessa l'indagine sulla sua formazione. Molti elementi stilistici si rifanno alla scultura di Cluny (per es. nel trattamento dei volti), ma né la foggia degli abiti, caratterizzata da un grafismo che abbonda di pieghe sottolineate da piccole nervature, né le proporzioni delle figure, dai morbidi profili, si ricollegano al cantiere cluniacense. La maniera di Gisleberto si ritrova invece in altre opere borgognone, come i capitelli di Moutiers-Saint-Jean (ora a Cambridge, MA, Fogg Art Mus.), senza dubbio dovuti ad allievi la cui presenza è rilevabile anche nell'esecuzione di alcuni particolari del Saint-Lazare.Il mausoleo di s. Lazzaro, la monumentale tomba che custodiva le reliquie del santo martire, era collocato fino al 1766 nell'abside della chiesa, dietro l'altare. Questo superbo insieme è conservato solo in parte. Tre delle grandi statue (i Ss. Andrea, Marta e Maddalena) che, all'interno del mausoleo, formavano in uno con la Risurrezione del santo una sorta di quadro vivente, sono conservate al Mus. Rolin; la testa di S. Pietro si trova a Parigi (Louvre). Sono al Mus. Rolin anche un certo numero di frammenti architettonici provenienti dal mausoleo: elementi di cornice, della copertura, di pilastri e capitelli in marmi di diverso colore; alcuni di questi frammenti sono scolpiti, altri decorati con incrostazioni di pasta vitrea rossa o nera. La forma di questo mausoleo (che doveva produrre un interessante effetto cromatico, con spunti di sapore addirittura 'esotico') è difficile da ricostruire. Una descrizione del 1482 permette di immaginare un monumento a forma di chiesa, con una navata, un transetto e un'abside; alcune iscrizioni - parzialmente conservate - consentono invece di identificare lo scultore, il monaco Martino, e il donatore, il vescovo Stefano. Rimane però incerto se si tratti di Stefano di Baugé (1112-1136) o di Stefano II (1170-1186) e se la tomba fosse già in loco al momento della traslazione delle reliquie nel 1146-1147. In proposito i pareri degli studiosi non sono concordi, anche perché le sculture del mausoleo si allontanano da quelle degli altri complessi borgognoni conosciuti. Le grandi statue sembrano costituire un'esperienza affatto originale, a margine di quella delle statue-colonna della prima arte gotica; i rilievi in marmo evocano la scultura della valle del Rodano nel secondo quarto e verso la metà del sec. 12° (per es. a Vienne, Saint-André-le-Bas e la cattedrale). L'esistenza di legami artistici tra A. e il contemporaneo ambiente del Rodano è attestata anche dall'insieme di sculture provenienti dal chiostro della cattedrale di Saint-Nazaire (Mus. Rolin, apostolo; castello di Montjeu, rappresentazioni della Geometria e dell'Astronomia).Nel sec. 15° A. conquistò l'autonomia municipale; tra le grandi famiglie borghesi che dominavano allora la città, la più celebre era quella dei Rolin, che ebbe un ruolo di rilievo nella vita artistica di Autun. In particolare a Nicolas Rolin (1380-1461), divenuto consigliere e in seguito cancelliere del duca di Borgogna Filippo il Buono, si deve il rinnovamento del palazzo di famiglia, situato accanto alla chiesa di Saint-Lazare e attualmente trasformato nel Mus. Rolin. Suo figlio, il cardinale Jean Rolin, vescovo di A. dal 1436 al 1483, commissionò numerose opere d'arte tra cui la tavola della Natività del Maestro di Moulins, con il ritratto del donatore (Mus. Rolin).

Bibl.:

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Letteratura critica. - H. de Fontenay, A. de Charmasse, Autun et ses monuments, Autun 1889 (rist. 1982); V. Terret, La sculpture bourguignonne aux XIIe et XIIIe siècles. Autun, Autun 1925; C. Oursel, L'art roman en Bourgogne, Dijon-Boston 1928, pp. 87-89; R.H.L. Hamann, Das Lazarusgrab in Autun, MarbJKw 8-9, 1936, pp. 182-328; D. Jalabert, L'Eve de la cathédrale d'Autun, sa place dans l'histoire de la sculpture romane, GBA 35, 1949, pp. 247-274; R. Oursel, A.M. Oursel, Les églises romanes de l'Autunois et du Brionnais, Mâcon 1953, pp. 158-168; Bourgogne romane, a cura di J. Baudry (La nuit des temps, 1), La Pierre-qui-Vire 19552; G. Zarnecki, D. Grivot, Gislebertus, sculpteur d'Autun, Paris 1960; F. Salet, La sculpture romane en Bourgogne. A propos d'un livre récent, BMon 119, 1961, pp. 325-345; P. Quarré, Les sculptures du tombeau de saint Lazare à Autun et leur place dans l'art roman, CahCM 5, 1962, pp. 164-174; P. Héliot, Remarques sur la cathédrale d'Autun et sur l'architecture romane de la région bourguignonne, BSNAF, n.s., 1963, pp. 182-199; M. Mathews, Gislebertus Hoc fecit, Gesta 1-2, 1964; W. Sauerländer, Gislebertus von Autun. Ein Beitrag zur Entstehung seines künstlerischen Stils, in Studien zur Geschichte der Europäischen Plastik. Festschrift Theodor Müller, München 1965, pp. 17-29; id., Über die Komposition des Weltgerichts-Tympanons in Autun, ZKg 29, 1966, pp. 261-294; O.K. Werckmeister, The lintel fragment representing Eve from Saint-Lazare Autun, JWCI 35, 1972, pp. 1-30; Autun, foyer d'art antique et médiéval, Les Dossier Histoire et Archeologie, 53, maggio 1981; D. Denny, The Last Judgement Tympanum at Autun. Its Sources and Meaning, Speculum 57, 1982, pp. 532-547; Le tombeau de saint Lazare, cat., Autun 1985; Le livre au siècle des Rolin, cat., Autun 1985; C. Sapin, La Bourgogne préromane, Paris 1986.E. Vergnolle

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