AUTOGIRO

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1948)

AUTOGIRO

Giovanni P. CASIRAGHI

. Tipo particolare di giroplano o aerodina ad ali liberamente rotanti, costruito secondo i brevetti di J. de La Cierva. Il nome è stato genericamente adottato per indicare tutti i tipi di giroplani. L'autogiro ebbe notevole sviluppo nella decade del 1930, ma il progresso contemporaneo dell'elicottero e dell'aeroplano ne fece, poco per volta, abbandonare la costruzione. Ai tipi già descritti sotto la voce elicottero (XIII, p. 805), succedeva il tipo realizzato nel 1931 con l'avviameuto del rotore mediante trasmissione meccanica in derivazione dal motore e, infine, nel 1935, l'autogiro cosiddetto "saltante", capace di sollevarsi verticalmente ad una piccola altezza e, quindi, di decollare in minimo spazio come l'elicottero.

Il rotore innestato sul motore veniva fatto girare a forte velocità, con le pale calettate alla portanza nulla e alla resistenza minima; l'energia cinetica accumulata poteva essere restituita, variando bruscamente l'incidenza delle pale, sotto forma di portanza capace di sollevare l'apparecchio dal suolo. Innestata l'elica anteriore, iniziava la traslazione orizzontale sufficiente a mantenere il rotore in autorotazione, esaurito l'effetto di volano. Il dispositivo veniva a pesare dal 5 al 15% del peso totale dell'autogiro, diminuendone in conseguenza la capacità di carico.

Autogiri dei diversi tipi La Cierva e di tipi simili vennero costruiti e volarono con successo in America (Kellett, Pitcairn), in Gran Bretagna (La Cierva, Hafner, Kay), in Francia (Lioré Olivier). Nel 1939 un buon numero di autogiri Cierva C-40 vennero impiegati in Francia dal Corpo di spedizione britannico, per servizî di collegamento e di osservazione tattica. Nel 1941 l'aviazione militare britannica organizzò la squadriglia Rota con autogiri Cierva C-30, destinati alla ricognizione costiera e al controllo delle stazioni costiere radar. La squadriglia venne sciolta nel 1945 dopo aver reso ottimi servizî.

Un interessante autogiro senza motore, trainato da fune, fu costruito in Germania. Questo apparecchio Focke Achgelis FA-330 aveva un rotore tripala di 7,3 m. di diametro, pesava 73 kg. a vuoto (circa 150 kg. col pilota) e poteva essere facilmente smontato o montato in meno di 7 minuti. Aveva una velocità minima di sostentazione di 27 km./h. ed era impiegato per la ricognizione marittima da sommergibili, che lo trainavano per mezzo di una fune la cui lunghezza varia, a seconda del vento, da 60 a 150 metri.

Unico autogiro moderno del dopoguerra è quello francese SE-701 della Sociéte Nationale de Constructions Aéronautiques du Sud-Est. Provveduto di motore da 330 Cv, con un rotore tripala del diametro di 13,3 m., l'apparecchio pesa a pieno carico 2000 kg, con un carico utile di 600 kg. e la sistemazione per un pilota e due passeggeri. Può atterrare e decollare verticalmente e raggiunge la velocità massima di 262 km./h., con una autonomia di 450 km. alla velocità di crociera di 200 km./h. È un tentativo interessante per superare gli svantaggi dell'elicottero (bassa velocità di traslazione) e dell'aeroplano (velocità di atterraggio e decollo relativamente alte, che richiedono piste di discreta lunghezza).

Bibl.: J. A. J. Bennett, Über den Flug eines Autogiro mit grosser Geschwindigkeit, in Zeitschrift für Flugtechnik und Motorluftschiffahrt, 14 settembre 1933; J. de La Cierva, The evolution of the autogiro, in Aircraft Engineering, maggio 1934; G. Lepère, L'autogire: son passé, son présent, son avenir, in La Science Aérienne, gennaio 1935; J. de La Cierva, New developements of the autogiro, in Journal of the Royal Aeronautical Society, dicembre 1935; G. Ferrari, Alcune considerazioni sull'autogiro, nella rivista, L'Aerotecnica, maggio 1936; R. H. Prewitt, Possibilities of the jump-off autogiro, in Journal of Aeronautical Sciences, novembre 1938.

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