AUSTRIA

Enciclopedia Italiana - IX Appendice (2015)

AUSTRIA

Silvia Lilli
Ilenia Rossini
Sabrina Leone
Micaela Latini
Matteo Marelli

Demografia e geografia economica. Condizioni economiche. Storia. Architettura. Bibliografia. Letteratura. Bibliografia

Austria

Demografia e geografia economica di Silvia Lilli. – Stato dell’Europa centrale. Secondo una stima UNDESA (United Nations Department of Economicand Social Affairs), nel 2014 la popolazione era di 8.526.429 ab., con una densità di circa 102 ab. per km2. La capitale Vienna nel 2013 registrava una popolazione di 2.013.941 ab., nell’agglomerato (Grande Vienna); nel complesso, l’A. presenta un tasso di urbanizzazione del 67,9%, piuttosto basso per un Paese ad alta industrializzazione. Il tasso di incremento naturale è pari allo 0% e la crescita annua della popolazione (intorno allo 0,4%) risulta perciò derivante dai soli flussi di immigrazione. Di conseguenza, l’età mediana della popolazione è piuttosto alta (44,3 anni) e ammontano a più di 2 milioni gli individui al di sopra dei 60 anni di età. Nel complesso, il 12,5% della popolazione risulta di nazionalità non austriaca, con una prevalenza di immigrati tedeschi, turchi, serbi e bosniaci.

Condizioni economiche. – L’economia austriaca si fonda per una buona parte sul settore industriale, mentre, seppur maggioritario (72%), il settore dei servizi occupa uno spazio relativamente modesto a confronto con gli altri Paesi europei. Il settore primario registra un’alta produttività e contribuisce al 4% del PIL; con il 47% del territorio occupato da foreste l’A. si distingue specialmente per la produzione del legno a scopo edile e industriale e per la lavorazione artigianale. Nel 2012 il settore industriale impiegava circa il 29% della forza lavoro (contro l’1,6% del settore primario), coprendo il 53% del PIL e configurandosi quindi come trainante per l’economia austriaca. I comparti principali sono la chimica, la petrolchimica, la metallurgia, la meccanica, l’alimentare. Nel terziario, un altro settore di grande importanza è quello turistico-ricettivo: gli ingressi dei visitatori sono stati nel 2012 più di 24 milioni, con una netta prevalenza di flussi interni e dai Paesi limitrofi (Germania, Paesi Bassi, Svizzera, Italia).

L’andamento economico degli ultimi anni è stato caratterizzato da una certa stagnazione, in linea con la congiuntura economica internazionale; il PIL reale austriaco, pari secondo il FMI (Fondo Monetario Internazionale) a 436,1 miliardi di dollari nel 2014, è cresciuto dall’anno precedente dell’1%. L’A., tuttavia, si conferma come il Paese europeo con il più basso numero di disoccupati in rapporto alla popolazione attiva (5% nel 2014). In generale, la crisi del 2008 ha avuto sull’economia austriaca conseguenze di più breve durata, con una lenta ripresa registrata già nel 2010, grazie anche all’intervento statale nella stabilizzazione del sistema bancario. Nel marzo 2012 il parlamento austriaco ha inoltre varato un piano di austerità con l’obiettivo di raggiungere il pareggio di bilancio strutturale nel 2016. Altro provvedimento di rilievo è stato nel 2014 la revoca del veto alla normativa europea sulla tassazione del risparmio, che porrà restrizioni in termini di supervisione bancaria.

Indicatori economico-sociali

Storia di Ilenia Rossini. – L’ingresso della FPÖ (Freiheitliche Partei Österreichs), il partito xenofobo e antieuropeo guidato da Jörg Haider, nella coalizione di governo (2000), contribuì ad accendere il dibattito politico austriaco degli anni successivi su temi quali l’immigrazione e l’opposizione al possibile ingresso della Turchia (di cui si temevano, appunto, i flussi emigratori) nell’UE e a ogni ulteriore estensione dell’integrazione europea.

Durante la campagna elettorale del 2006, furono questi gli argomenti di maggiore attrito tra i partiti. Le urne premiarono i socialdemocratici della SPÖ (Sozialdemokratische Partei Österreichs), seguiti dai popolari della ÖVP (Österreichische Volkspartei), che formarono un governo di grande coalizione. Nonostante i disaccordi sulle politiche fiscali e sulle priorità di bilancio, i due partiti convennero sull’istituzione di un salario minimo nazionale e sull’aumento degli investimenti pubblici per l’istruzione e la ricerca scientifica.

Per arginare il crescente euroscetticismo dell’opinione pubblica, nel luglio 2008 la SPÖ propose di sottoporre a referendum ogni successiva modifica ai trattati europei:contraria alla proposta, l’ÖVP uscì dal governo e si andò a elezioni anticipate (sett. 2008). Esse videro un netto ridimensionamento sia della SPÖ sia della ÖVP, che pure restarono i due maggiori partiti austriaci, a vantaggio della destra populista e xenofoba della FPÖ e della BZÖ (Bündnis Zukunft Österreich) che Haider, in polemica con alcuni esponenti della Freiheitliche partei, aveva fondato nel 2005.

Nel nuovo governo di coalizione SPÖ-ÖVP, i due partiti assunsero un atteggiamento cooperativo, che consentì loro di far fronte alla crisi economica globale – avvertita meno in A. che in altri Paesi europei – e di approvare le misure di austerity necessarie a ricondurre il deficit austriaco all’interno dei limiti previsti dalla UE.

Le successive elezioni legislative (sett. 2013) videro un ulteriore spostamento verso destra della politica austriaca. I due maggiori partiti, considerati responsabili di politiche di austerity troppo rigide, registrarono un nuovo calo di consensi, a favore della FPÖ. Positivo, inoltre, l’esordio elettorale del Team Stronach, il nuovo partito di centrodestra fondato nel 2012 dal milionario imprenditore austro-canadese Frank Stronach: con il suo orientamento populista ed euro-scettico che lo poneva in sintonia con l’opinione pubblica austriaca, esso superava la soglia di sbarramento ed entrava inParlamento. L’obiettivo non fu centrato, invece, dalla BZÖ, in affanno dopo la morte prematura del leader Haider (ott. 2008) e penalizzata dalla concorrenza di Stronach. La grandecoalizione ÖVP-SPÖ veniva riconfermata al governo.

L’inizio del 21° sec. vedeva una maggiore presenza del-l’A., che si manteneva neutrale, sulla scena internazionale. Nel 2005 ratificò la Costituzione europea, non entrata tuttavia in vigore per il voto referendario contrario di Francia e Paesi Bassi, e nel biennio 2009-10 occupò un seggio non permanente al Consiglio di sicurezza dell’ONU.

Architettura di Sabrina Leone. – In A. l’architettura riveste un ruolo importante e, a partire dagli ultimi decenni del secolo scor so, sta riscuotendo un’attenzione sempre maggiore; questo dato è comprovato dalla consistente e diffusa produzione sul territorio nazionale, dal dibattito sviluppato nei forum dedicati e fuori dalle riviste specializzate, dalla capacità di coinvolgere in divulgazione e promozione nuove istituzioni e, infine, dalla quantità di riconoscimenti e premi assegnati in questo ambito. L’alta qualità delle opere risulta il dato di maggiore interesse di scala europea, a fronte di un numero circoscritto di progettisti che riesce a imporsi all’estero.

Nel Paese non si individuano tendenze architettoniche prevalenti, ma un quadro con più declinazioni nel quale si distinguono alcuni interessanti fenomeni localizzabili in aree geografiche precise e con ricadute a livello prevalentemente locale, un’influenza diffusa del portato internazionale, rilevabile soprattutto nel lavoro delle generazioni più giovani, e l’influenza esercitata dalle figure austriache di maggior rilievo nel settore disciplinare.

Rimane ineguagliato il ruolo di Coop Himmelb(l)au nella scena architettonica globale, mentre Günther Domenig (1934-2012) e Hans Hollein (1934-2014) lasciano un’eredità visibile soprattutto a livello nazionale in termini, rispettivamente, di avanguardia e di sperimentalismo; è in questo quadro che va letta la complessità e l’espressività formale dei contributi di Delugan Meissl associated architects (Festspielhaus, Erl, 2012), the next ENTERprisearchitects (Wolkenturm, Grafenegg, 2007), gaupenraub +/- (Eiermuseum Bertoni, Winden, 2010), SOMA (foyer della Building Academy, Salisburgo, 2012), Caramel Architekten (Science Park, Linz, 2012), BKK-3.

Nell’ultimo decennio l’Architekturzentrum di Vienna, con sede nel MuseumsQuartier (Ortner & Ortner, Manfred Wehdorn, 2001), ha svolto un ruolo centrale nel far emergere una nuova generazione di architetti fra cui: Weichlbauer Ortis architects (Bauernhaus surplus value, Frohnleiten 2009), Splitterwerk (Frog Queen, Graz, 2007), ARTEC Architekten, fasch&fuchs.architekten, feld72, nonconform architektur vor ort, propeller z, PPAG Architects.

La faconda attività di progettazione nazionale, dove rimangono significativi anche i contributi di Gustav Peichl, Klaus Kada, Heinz Tesar e Boris Podrecca, affianca quella internazionale variamente diffusa sul territorio – precedente emblematico è il progetto dei Gazometri di Vienna (2001) – affidata a figure quali: Peter Cook e Colin Fournier (Kunsthaus, Graz, 2003), Zaha Hadid Architects (Spittelau Viaducts housing, Vienna 2005, Bergisel Ski Jump e Nord park Railway stations, Innsbruck, 2002 e 2007), Steven Holl Architects (Loisium visitor center e hotel, Langenlois, 2003 e 2005), UnStudio (MUMUTH, Graz, 2008), David Chipperfield Architects (Kaufhaus Tyrol, Innsbruck, 2010), Ateliers Jean Nouvel (Sofitel, Vienna, 2010), Nieto Sobejano Arquitectos (Joanneum Museum extension, Graz, 2011, con eep Architekten), Dominique Perrault (DC Tower 1, Vienna, 2013).

La capitale austriaca costituisce un caso singolare per concentrazione di realizzazioni che continuamente trasformano e aggiornano l’immagine della città; esemplificazione di questo fenomeno sono sia gli interventi che coinvolgono più progettisti come quello della Donau-City (avviato nel 1996, si sta concludendo con la realizzazione delle DC Towers), della Stadtentwicklungsgebiet Nordbahnhof (avviato nel 2008) e del Campus WU (2013), sia gli interventi di dimensione più circoscritta come quello di Hollein per l’Albertina Museum (2004). Fra i fenomeni di carattere locale va segnalato il copioso contributo, tendenzialmente minimalista, dell’area del Vorarlberg dove operano fra gli altri: Dietrich Untertrifaller Architekten (Festspielhaus, Bregenz, 2006); Marte.Marte architects (Mountain cabin, Laterns, 2011); Bernardo Bader architects (Islamic cemetery, Altach, 2011); Baumschlager Eberle (2226, Lustenau, 2013); Cukrowicz Nachbaur Architekten (Vorarlberg Museum, Bregenz, 2013); Hermann Kaufmann Architekten (con DI Ralph Broger e Querformat, Sicherheitszentrum, Bezau, 2014).

Nel 2014 Linz, con la realtà dell’Ars Electronica center (Treusch architecture, 2009), è stata inserita dall’UNESCO nel Creative cities network, nell’ambito Media arts.

Ars Electronica Center

Bibliografia: Architekturzentrum Wien (AzW), Best of Austria. Architekture 2006-07, Wien 2008, 2008-09, Wien 2010, 2010-11, Wien 2012, 2012-13, Wien 2014.

Letteratura di Micaela Latini. – Il nuovo secolo si è aperto in A. con il successo ottenuto da Elfriede Jelinek (n. 1946), premio Nobel per la letteratura nel 2004, che si è confrontata nella sua vasta opera con i meccanismi di violenza, estendendo il suo raggio d’azione alla sfera globale e al pericolo del nucleare (Kein Licht, 2011, e Fukushima-Epilog, 2012). Alle sfide dell’era globale ha risposto anche Christoph Rans mayr (n. 1954), in particolare con Der fliegende Berg (2006; trad. it. La montagna volante, 2008) e Atlas eines ängstlichen Mannes (2012) in cui viene mostrato il disastro ecologico. Apocalittici sono gli scenari esplorati da Peter Handke (n. 1942) nel romanzo Kali. Eine Vorwintergeschichte (2007; trad. it. La montagna di sale. Una storia di inizio inverno, 2011) – dove presenta un paesaggio post moderno devastato dalla Terza guerra mondiale – e in Die morawische Nacht (2008; trad. it. La notte della Morava, 2012) sulla guerra nei Balcani. Il filone apocalittico è stato seguito anche da Robert Schneider (n. 1961) che, dopo il successo di Kristus nel 2004 (trad. it. 2006), si è riconfermato con Die Offenbarung (2007; trad. it. L’apocalisse, 2009). Dal mondo indiano riparte invece la scrittura del carinziano Josef Winkler (n. 1953), autore di Winnetou, Abel und ich (2014). Lungo il solco della letteratura Anti-Heimat si collocano Gerhard Roth (n. 1942) e Walter Kappacher (n. 1938), premio Büchner 2009 e autore di Selina (2005), Der Fliegenpalast (2009) e Schönheit des Vergehens (2009). Ma il maggiore esponente di questa tendenza è Robert Menasse (n. 1954), che incentra la sua vastissima opera sul tema della identità europea (come in Das war Österreich. Gesammelte Essays zum Land ohne Eigenschaften, 2005). Si è affermata sulla scena letteraria austriaca anche la sorella, Eva Menasse (n. 1970), autrice negli ultimi anni in particolare di Vienna (2005; trad. it. Tutto il resto è di primaria importanza, 2006) che rivisita gli eventi storici attraverso una saga familiare austriaca. Legato a R. Menasse è Robert Schindel (n. 1944), autore molto presente nel dibattito culturale e politico e attivo non solo nella produzione lirica (Fremd bei mir selbst. Die Gedichte (1965-2003), 2004; Wundwurzel, 2005; Mein mausklickendes Saeculum, 2008), ma anche nella prosa con Kassandra (1979-2004) e il romanzo Der Kalte (2013). Alla stessa figura mitologica ha dedicato un’opera dal titolo Kassandra im Fenster (2008) la famosa scrittrice Friederike Mayröcker (n. 1924), autrice anche della silloge Scardanelli (2009). Continua a riscuotere successo lo scrittore Josef Haslinger (n. 1955) che recentemente ha pubblicato la raccolta di racconti Zugvögel (2006), ma anche Phi Phi Island. Ein Bericht (2007) e Jáchymov (2011).

Nella rosa degli scrittori che riflettono sulle questioni legate ai traumi storici una posizione di riguardo spetta alla scrittrice austriaca naturalizzata americana sopravvissuta alla Shoah, Ruth Klüger (n. 1931), autrice tra l’altro negli ultimi anni di Gelesene Wirklichkeit (2006) e Gemalte Fensterscheiben (2007) sul rapporto dialettico tra vissuto e finzione. Sui temi storici insiste la penna della scrittrice Maja Haderlap (n. 1961), il cui romanzo d’esordio autobiografico Engel des Vergessens (2011; trad. it. L’angelo dell’oblio, 2014) racconta il suo vissuto nelle campagne slovene gravide di traumatiche memorie. Il passato dell’Austria è anche al centro di un romanzo di successo, vincitore del Deutscher Buch-Preis, come Es geht uns gut (2005, trad. it. Va tutto bene, 2008) di Arno Geiger (n. 1968), autore anche del pluripremiato Der alte König in seinem Exil (2011; trad. it. Il vecchio re e il suo esilio, 2012). Marlene Steeruwitz (n. 1950) – affermata e nota per Jessica, 30 (2004), Die Schmerz macherin (2011), Nachkommen (2014) – s’interroga in Morire in Levitate (2004) sulla ‘memoria della colpa’ nelle nuove generazioni. Il dramma dell’Olocausto è stato al centro del lavoro letterario dello scrittore israeliano naturalizzato austriaco Doron Rabinovici (n. 1961) che, dopo la fortuna del romanzo Suche nach M. (1997; trad. it. Alla ricerca di M., 2014), ha pubblicato Ohnehin (2004) e Andernorts (2010; trad. it. Altrove, 2014), recuperando la tradizione ebraica del romanzo familiare. Come Rabinovici e come l’autore russo di nascita Vladimir Vertlib (n. 1966; autore in particolare di Schimos Schweigen, 2012), anche lo scrittore e drammaturgo bulgaro (di lingua tedesca e viennese di adozione) Dimitré Dinev (n. 1968) è interessato al tema della emigrazione (cfr. Engelszungen, 2003; Ein Licht über dem Kopf, 2005).

A parte il successo riscosso da Wolf Haas (n. 1960) e da Daniel Glattauer (n. 1960), tra le fila della più recente generazione di scrittori si è rinnovata una crescente attenzione verso la società del benessere e la dimensione dei media. Questi i motivi ricorrenti nell’opera di Thomas Glavinic (n. 1972), autore del romanzo apocalittico Die Arbeit der Nacht (2006; trad. it. Le invenzioni della notte, 2007), seguito da Das bin doch ich (2007) e Lisa (2011). Oltre allo scrittore Franzobel (pseud. di Franz Stefan Griebl, n. 1967) e all’autore austro-tedesco Daniel Kehlmann (n. 1972), rientra in questa cornice Kathrin Röggla (n. 1971), autrice di testi narrativi e teatrali, ma nota soprattutto per un romanzo iperrealistico sulla generazione del mondo del lavoro precario: Wir schlafen nicht (2004; trad. it. Noi non dormiamo, 2005). Merita attenzione Clemens Setz (n. 1982) che in Söhne und Planeten (2007; trad. it. Figli e pianeti, 2012), ha criticato il perbenismo di facciata della società austriaca.

Bibliografia: F. Haas, H. Schlösser, K. Zeyringer, Blicke von aussen. Österreichische Literatur im internationalen Kontext, Innsbruck 2003; Felix Austria? Nuove tendenze nella letteratura austriaca, a cura di A. Schininà, Roma 2015.

Cinema di Matteo Marelli. – Il cinema austriaco contemporaneo, riaffacciatosi sulla scena cinematografica internazionale nell’ultimo decennio di fine millennio, è figlio delle tensioni sociali dell’anno 1977, che sfociarono nell’occupazione del macello Arena (filmata da Josef Aichholzer e Ruth Beckermann in Arena besetzt, 1977), a cui seguì, negli anni Ottanta, una stagione di rinnovamento culturale che, rifacendosi al modello tedesco, introdusse le infrastrutture necessarie per il consolidamento di una cinematografia nazionale.

Tra il 1989 e il 1990 due opere, nell’ordine Der siebente Kontinent (Il settimo continente) di Michael Haneke e il documentario Good news: Von Kolporteuren, toten Hundenund anderen Wienern di Ulrich Seidl, si imposero come pietre angolari di tutta la successiva produzione cinematografica austriaca che, al di là delle differenti sensibilità registiche, avrebbe dimostrato una certa continuità di tematiche riassumibili in un sentimento d’idiosincrasia per quelle dinamiche sociali incubanti nazismi vecchi e nuovi fascismi travestiti da democrazia, per il primato dell’economia, per la xenofobia che genera paura, senso d’accerchiamento, e giustifica l’autismo, l’endogamia. Quella che si profila è una genealogia di autori che ha i propri capostipiti in Karl Kraus (1874-1936), Thomas Bernhard (1931-1989) ed Elfriede Jelinek (n. 1946) da cui hanno ereditato un’immaginazione cupa e allucinata, furibonda e puntigliosa, di una minuzia quasi pedantesca, apocalittica e quotidiana.

Il cinema di Haneke (v.) è termine di riferimento per Jessica Hausner, particolarmente attenta nel reinterpretare la dialettica campo-fuori campo (Lovely Rita, 2001; Hotel, 2004; Lourdes, 2009; Amour fou, 2014), Götz Spielmann (Antares, 2004; Revanche, 2008; Oktober November, 2013) e Markus Schleinzer (Michael, 2011) che, dell’autore di Amour (2012), è stato collaboratore per La pianiste (2001; La pianista), Le temps du loup (2003; Il tempo dei lupi), Das weisse Band (2009; Il nastro bianco).

Das weiße Band

Sul fronte documentaristico lo ‘sguardo austriaco’ che insegue la presa di coscien za del reale, di cui, insieme a Seidl, Michael Glawog ger (Whores’ glory, 2011) è stato tra gli interpreti più radicali, conosce interessanti declinazioni al femminile con Nina Kusturica (Vienna’s lost daughters, 2007; Little alien, 2009) e Barbara Albert (Zur Lage: Österreich in sechs Kapiteln, 2002), confrontatasi poi anche con la fiction (Fallen, 2006; Die Lebenden, 2012). Di scuola seidliana sono Veronika Franz (Ich seh, Ich seh, 2014), moglie e collaboratrice di Seidl, e Daniel Hoesl (Soldate Jeannette, 2013), suo assistente dal 2007 al 2013. Ancora Haneke, con la sua riflessione attorno ai meccanismi dell’occultante esibizione mediatica, è al centro dei più recenti lavori di Nikolaus Geyrhalter (Abendland, 2011) e Remo Rauscher (The streets of the invisibles, 2011).

Bibliografia: Visions and visionaries in contemporary Austrian literature and film, ed. M. Lamb-Faffelberger, P.S. Saur, New York 2004; R. von Dassanowsky, O.C. Speck, New Austrian film, New York 2011; The concise Routledge Encyclopedia of the documentary film, ed. I. Aitken, London-New York 2013.

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