AUSTRALIA

Enciclopedia Italiana (1930)

AUSTRALIA

Griffith TAYLOR
Marjorie SHIELS
David George STEAD
Griffith TAYLOR
Carlo Emanuele GIARTOSIO * Luigi GRAMATICA

(A. T., 166-167).

Sommario. - Geografia: Generalità (p. 387); Storia dell'esplorazione (p. 388); Geologia (p. 393); Morfologia (p. 394); Clima (p. 399); Idrografia (p. 401); Flora (p. 404); Fauna (p. 406); Popolazione bianca (p. 409); Condizioni economiche (p. 411). - Ordinamento dello stato: Costituzione (p. 415); Organizzazione ecclesiastica (p. 415); Forze armate (p. 417); Finanze (p. 418); Istruzione pubblica (p. 419). - Storia (p. 419). - Letteratura (p. 432). - La popolazione indigena: Etnologia (p. 433); Credenze religiose (p. 442); Antropologia (p. 445). - Lingue indigene (p. 449).

Geografia.

Generalità. - Nei resoconti dei primi viaggi fatti nell'emisfero sud, compare anche l'epiteto di "australe": così il viaggio di Le Maire (1617) dal Capo Horn a Giava è descritto come "Australische Navigation". Nel 1606 de Quiros diede all'isola più grande delle Nuove Ebridi il nome di Austrialia del Espirito Santo in onore d'un principe austriaco, e il nome fu ripetuto poi erroneamente nella forma "Australia" e applicato, senza più alcuna relazione con l'Austria, al continente. Questo, al tempo della scoperta, fu chiamato dagli Olandesi Terra Australis e più tardi Nuova Olanda; e pare che solo nel 1788 sia stato per la prima volta usato da uno scrittore francese il termine Australia, caldeggiato poi da Flinders nel 1804 e dal governatore Macquarie nel 1817. Ma il governo britannico seguitò a far uso del termine Nuova Olanda fino al 1849. Sotto il nome Australia si comprendono generalmente l'isola principale e la minore Tasmania distante solo 260 km. L'isola di Lord Howe, 485 km. ad est, fa parte della circoscrizione elettorale della città di Sydney. L'isola Norfolk, a 1300 km. ad E., occupata nel 1788, fu per molti anni colonia della Corona e amministrata dalla Nuova Galles del Sud; ma dal 1914 è divenuta uno dei territorî della Federazione. Le isole Macquarie, 965 km. a S. della Nuova Zelanda, sono annesse alla Tasmania, ma eccetto che per gli approdi delle baleniere, sono del tutto disabitate.

Il 23 agosto 1770, il capitano Cook, in nome del re Giorgio III, prendeva possesso della costa orientale e nel 1788 tutta la porzione orientale del continente fino al 135° E. e l'isola di Tasmania, venivano dichiarate possesso britannico. Nel 1825 il confine fu esteso al 129°, il quale segna tuttora il confine dell'Australia Occidentale; due anni dopo, anche la restante porzione del continente veniva annessa alla Gran Bretagna. Anche la Nuova Zelanda fu più o meno unita all'Australia fino al 1841. Nel 1825 la Tasmania, che già nel 1798 era stata riconosciuta come un'isola, veniva dichiarata colonia separata col nome di Terra di Van Diemen, mutato nell'attuale nel 1856. L'Australia Occidentale fu costituita in colonia nel 1829, ma con il confine all'altezza del Head of Bight (la sommità della Gran Baia Australe), onde restava fra essa e l'Australia Meridionale un territorio di 181.000 kmq. chiamato No man's Land (Terra di nessuno), che venne incorporato nello stato solo nel 1861. Nel 1846 si fondò uno stato separato con la capitale (Gladstone) a nord di Brisbane, ma l'anno seguente l'ordine fu revocato e nessuna nuova colonia sorse nel nord fino al 1859, anno della fondazione del Queensland. Il confine di questo giungeva dapprima sino al 141° E. e solo nel 1862 fu esteso al 138°. Nel frattempo era stato separato lo stato di Victoria (1851), con il confine determinato per la maggior parte dal fiume Murray. I susseguenti cambiamenti politici concernono principalmente il Territorio del Nord. Fino al 1863 esso non fu altro che una porzione esterna, disabitata, della Nuova Galles del Sud; fu poi unito all'Australia Meridionale. Il 14 gennaio 1901 tutte le colonie vennero unite sotto il nome di Federazione Australiana (Australian Commonwealth); il 1° gennaio 1911 il Territorio del Nord fu ceduto dall'Australia Meridionale al governo della Federazione, e, con la stessa data, una regione di 2360 kmq. (Canberra), ceduta dalla Nuova Galles del Sud, venne dichiarata territorio della capitale federale. Nel 1927 il Territorio del Nord fu diviso, lungo il 20° parallelo, in due parti denominate Australia Settentrionale e Australia Centrale, indipendenti l'una dall'altra e amministrate dal governo federale.

Anche la Nuova Guinea britannica (Papua), annessa dal governo inglese nel 1884, e per varî anni amministrata dal Queensland, era passata, nel 1905, al governo federale. Nel settembre 1914 le truppe australiane occuparono la Nuova Guinea tedesca: il territorio rimase sotto governo militare fino al 1921, e passò poi alla Federazione come mandato per conto della Società delle Nazioni; esso comprende anche l'Arcipelago di Bismarck e le isole Salomone settentrionali.

La superficie degli stati federati e dei territorî risulta dallo specchietto seguente:

Storia dell'esplorazione. - Prescindendo dalle speculazioni teoriche, che possono riscontrarsi anche presso gli antichi, circa la possibilità d'una terra agli antipodi dell'abitabile nostra, e prescindendo egualmente dalla credenza nell'esistenza d'un ipotetico continente australe del quale parve essere primo segnale la terra misteriosa orlante a S. lo stretto scoperto da Magellano, è certo che d'una scoperta della terra australiana (ch'è ben altra cosa) non possiamo parlare con sicurezza prima del sec. XVII. Forse qualche eco dell'esistenza d'una così grande regione è già nei vaghi cenni di Marco Polo e del Varthema sulle isole a SE. dell'Asia; forse ebbero sentore o conoscenza di essa navigatori portoghesi od altri del secolo XVI, naviganti alle isole malesi; forse sono rivelazione di tali conoscenze alcune carte manoscritte francesi (di Oronce Finé, di Pierre Desceliers) che disegnano, tra il 1530 e il '53, una "Java grande" immediatamente a S. di Giava, e il chiaro accenno inserito dal fiammingo Wytfliet nel suo Augumentum descriptionis Ptolemaicae del 1598; ma certo, se scoperta vi fu, le rivalità tra Spagna e Portogallo, per cui ogni stato celava le proprie scoperte o ne segnalava longitudini "cautelosamente portate false" (come ricorda Juan Gaetan), fecero sì che nulla di sicuro ne trapelasse.

Ma, caduto col finire del sec. XVI l'effimero impero asiatico dei Portoghesi, la potenza olandese riprese nelle Indie Orientali tutte le attività marittime, e ben presto dalle isole della Sonda cominciano ad effettuarsi i primi avventurosi viaggi sulle coste settentrionali ed occidentali del nuovo continente. Mentre nel 1606 lo spagnolo Luis Vaez de Torres, provenendo dalle Luisiade, transitava per lo stretto che ebbe poi il suo nome e continuava il suo viaggio alle Molucche senza sapere di essere passato tra l'Australia e la Nuova Guinea, Willem Janszoon con la nave Duyfken, dall'isola Federico Enrico, adiacente al SO. della Nuova Guinea, scendeva nel Golfo di Carpentaria, senza sospettare l'esistenza dello Stretto di Torres, e costeggiava la costa O. della Penisola del Capo York sino a Capo Keerweer (prima scoperta australiana sicura), ritenendo però questa costa una prosecuzione della Nuova Guinea. Pochi anni dopo (1616) Dirk Hartogszoon, tenendo dal Capo di Buona Speranza a Giava una rotta più meridionale del solito, incontrava la costa occidentale australiana presso l'isola che ancora porta il suo nome e la seguiva verso N.; altri negli anni seguenti rifacevano lo stesso cammino, la nave Leeuwin riconosceva l'estrema punta dell'Australia a SO., Gerrit De Witt scopriva anche la costa a NO. che conserva il suo nome (1628), Pieter Nuyts e François Thijszoon, in un viaggio di cui troppo poco si sa (1627), percorrevano da O. la costiera meridionale scoprendo tutta intera la Gran Baia fino a 133° E. Così in soli dodici anni si scopriva gran parte del contorno occidentale, mentre qualche progresso si faceva pure nel N.: Jan Carstenszoon nel 1623 con le navi Pera ed Arnhem esplorava il Golfo di Carpentaria e lasciava il nome alla Terra di Arnhem, Pieter Pieterszoon nel 1636 scopriva più ad O. l'isola Melville e il tratto di costa adiacente.

L'aspetto delle nuove terre, scoperte a tratti qua e là, era ovunque desolato e inospitale; più d'uno dei navigatori era stato massacrato dai nativi durante le prime discese sulle coste. Tuttavia il governo delle colonie olandesi, per esplorare più compiutamente l'Oceano a S., e per definire i limiti della misteriosa terra e le sue connessioni con il supposto gran continente australe, nel 1642 mandava Abel Janszoon Tasman, già espertissimo navigante, con due vascelli nell'Oceano del Sud. La scoperta di quella ch'egli chiamò Terra di Van Diemen (Tasmania), alla quale egli pervenne dall'aperto Oceano Indiano, la susseguente scoperta della Nuova Zelanda e il ritorno avvenuto per lo Stretto di Torres dopo più di 5000 miglia navigate in acque del tutto ignote, condannarono del tutto l'idea d'un'immensa terra australe e delimitarono i mari entro cui si racchiudeva quella che già incominciava a denominarsi la Nuova Olanda. Una nuova navigazione del Tasman (1644), pur senza avvertire ancora la presenza dello Stretto di Torres, riconosce tutto il giro del Golfo di Carpentaria e le terre a O. di quello; varie ricognizioni posteriori perfezionano e completano la conoscenza delle coste già note a O. e NO., fra cui quella di Willem de Vlamingh che, seguendo accuratamente tutta la costa occidentale (1696), diede notizia, tra l'altro, del Fiume dei Cigni e dell'ampio seno della Shark Bay, e quella di Maarten van Delft all'isola Melville e all'adiacente Penisola di Coburgo (1705).

Poi il brillante periodo olandese finiva, mentre la marineria inglese invadeva il campo. Navi inglesi da qualche anno erano già comparse in quei mari orientali; memorabili gli approdi lungo la costa australiana del Mare di Timor (1688) e lungo la costa occidentale alla Shark Bay (1699) da parte di William Dampier, che anche di queste, come delle altre sue scoperte nei mari australi, lasciava relazioni ricche di notizie geografiche e naturalistiche. Fu però solo dopo la formazione della Compagnia inglese delle Indie Orientali che i viaggi s'intensificarono; principalmente A. Dalrymple, venuto in possesso di preziosi documenti nautici spagnoli circa l'esistenza dello Stretto di Torres, diventato segretario presso il governo di Madras, si faceva con i suoi studî e con le sue pubblicazioni energico propugnatore dell'espansione verso il Pacifico, segnando la via ai nuovi grandi esploratori. Ed eccoci, dopo la pace di Parigi, alle grandi navigazioni inglesi di scoperta nel Pacifico. Nel primo dei suoi celebri viaggi, il 19 aprile 1770 James Cook, provenendo dalla Nuova Zelanda, approdava presso l'estremo sud della costa orientale australiana, a Point Hicks, alquanto a ponente del Capo Howe, e di qui iniziava una minuta esplorazione seguendo la costa verso settentrione. Toccò terra nella Baia di Southerland, a Botany Bay, all'Hervey Bay incontrando pochi nativi e tutti ostili, mentre gli scienziati che accompagnavano la spedizione raccoglievano importanti notizie biologiche e geologiche. Al Capo Tribulation la nave incagliò paurosamente, e la necessità di ripararla impose al Cook una sosta alla foce del piccolo fiume, che egli chiamò Endeavour dal nome della nave (dove oggi è Cooktown). Finalmente il 21 di agosto il gran navigatore raggiungeva il Capo York e attraversava lo Stretto di Torres (così a lungo ignorato, nonostante la scoperta spagnola), dopo aver esplorato circa seicento miglia di coste, interamente sconosciute e in più luoghi pericolosissime, dove aveva dovuto scandagliare di continuo.

L'opera del Cook, che, oltre a stabilire finalmente il distacco della Nuova Guinea dall'Australia, rivelava tutta la sponda E. del continente, dando notizie preziose sui prodotti e sulle genti, ebbe una straordinaria ripercussione. Delle terre scoperte egli aveva preso possesso in nome della Gran Bretagna, e infatti, benché con ritardo di alcuni anni, il governo inglese decideva nel 1786 di costituire in Australia alcuni stabilimenti di pena per dare inizio alla colonizzazione. Nel gennaio del 1788 giungeva a Botany Bay la prima spedizione di coloni e di forzati sotto il comando del Phillip. Le navi di quel convoglio e quelle inviate per i successivi rifornimenti compivano notevoli rilievi sulle rotte seguite in quei paraggi, mentre altre scoperte si aggiungevano altrove, come quelle di W. Bligh, che, già compagno del Cook nella prima spedizione, riconosceva alcuni tratti delle coste meridionali della Tasmania nel 1788 e ancora nel 1792, precedendo di poco il D'Entrecasteaux. I viaggi di esplorazione scientifica diventavano intanto sempre più frequenti. Il MacCluer nel 1790-91 eseguiva nel settentrione varî rilievi per incarico del governo delle Indie; il Vancouver nel 1791 studiava la costa meridionale compiendo accurate osservazioni di longitudine, ma senza riuscire a penetrare nella Gran Baia. Le sue orme erano seguite l'anno seguente dal francese Bruni d'Entrecasteaux che, inviato alla ricerca del La Pérouse, perdutosi in una spedizione del 1788, esplorava prima minutamente la costa SE. della Tasmania e qualche mese più tardi seguiva la costiera australiana da Capo Leeuwin verso oriente, anch'egli però non riuscendo a percorrere la Gran Baia Australe per deficienza d'acqua e di viveri.

Nel 1795, insieme col nuovo governatore Hunter, giungevano a Sydney il medico di bordo, G. Bass, e M. Flinders, guardiamarina. Furono questi gli uomini che completarono la grande esplorazione dell'Australia. Nel dicembre 1797 il Bass con una baleniera scendeva lungo la costa della Nuova Galles del Sud fino ad oltrepassare l'estremo Capo Wilson, osservando in questo tratto più meridionale un accentuato moto ondoso da libeccio, ed arguendo perciò l'esistenza quivi di un aperto braccio di mare; l'anno seguente ne dava la prova, circumnavigando insieme con il Flinders, in una scialuppa, tutta la Tasmania, e percorrendo per intero lo Stretto oggi detto di Bass: veniva finalmente dimostrato il distacco, bene intuito dal D'Entrecasteaux, dell'isola dal continente. Il Flinders poi, nel 1801-2, al comando di una nave appositamente attrezzata, riconosceva parecchi tratti mal noti della costa meridionale, penetrando fino in fondo ai golfi di Spencer e di S. Vincenzo, e della settentrionale, seguendo tutto il Golfo di Carpentaria, e circumnavigava infine tutto il nuovo continente, a cui, pare, egli per primo diede il nome di Australia. Un disegno di ricognizione analogo attuava contemporaneamente un francese, il capitano Baudin, che soprattutto perfezionava il tracciato di qualche mal noto tratto della costa occidentale.

S'iniziava così, con il sec. XIX, l'esplorazione marittima particolareggiata. Tutte le nazioni marinare vi concorsero, e va particolarmente ricordata l'opera dei francesi Freycinet (1818) e Dumont d'Urville (1827) che compirono importanti lavori idrografici sulle coste occidentali e meridionali. Ma il primato in quest'opera rimase ancora all'Inghilterra, che all'interesse scientifico per quelle regioni univa ormai l'interesse politico. Tra gli esploratori inglesi conviene specialmente rammentare il comandante Grant, che nel 1800 esplorava un tratto di costa meridionale a O. del Capo Nelson, il comandante Murray, che, percorrendo lo Stretto di Bass, scopriva il vasto seno di Port Phillip (1802), e soprattutto Ph. Parker King, che, assistito dal botanico A. Cunningham e a volta a volta da altri scienziati ed ufficiali, dette il massimo impulso all'esplorazione particolare, e nei suoi quattro viaggi dal 1817 al 1824 rifece il rilievo di gran parte delle coste australiane, tracciando tra l'altro una nuova più sicura rotta interna alla Gran Barriera Corallina. I suoi preziosi lavori furono poi parzialmente ripetuti e completati fra il 1838 e il 1865 dal Wickham, dallo Stokes, da J. Evans, dal Blackwood, dallo Scoresby, dallo Stow. Nel 1867 la prima nave da guerra italiana, la corvetta Magenta, toccava i porti australiani; essa aveva a bordo il naturalista Enrico Giglioli, che compiva interessanti studî sulle regioni visitate.

L'esplorazione terrestre procedeva più lentamente. I primi navigatori, negli scarsi contatti con la terra, avevano trovato sempre ostacoli gravi, sia per l'ostilità degli indigeni, sia per l'impervio terreno. La fondazione degli stabilimenti di pena, nel 1788, diede incremento alle ricognizioni del terreno, ma limitatamente ai bisogni contingenti. I primi governatori del New South Wales (Nuova Galles del Sud), Phillip, Hunter, Paterson, King, Macquarie, favorirono le esplorazioni e furono esploratori essi stessi e i loro ufficiali, risalendo i corsi dei fiumi nei dintorni della Botany Bay e di Sydney; ma né il Dawes, che per il primo tentò nel 1789, né parecchi altri dipoi, riuscirono a superare l'alta e impervia barriera dei Monti Azzurri, che s'ergeva a sbarrare ogni cammino verso l'interno. Fu soltanto nel 1813 che i due coloni Blaxland e Wentworth, con il capitano Lawson, spinti dalla necessità di trovare nuovi pascoli essendo quelli costieri inariditi da una spaventosa siccità, riuscirono a sorpassare la difficile catena alpina, passando dal Nepean River alla verdeggiante vallata del Fish River, affluente del Macquarie. La leggenda dell'inviolabilità dei Monti Azzurri era così sfatata, e la scoperta del nuovo territorio apriva un'era immediata d'importanti esplorazioni verso l'interno, ispirate principalmente alla ricerca di pascoli e di zone agricole. Nello stesso anno 1813 l'ingegnere Evans, seguendo la nuova traccia, scopriva i due grandi fiumi volti a ponente, cui dava nome di Macquarie e di Lachlan. Nel 1817 l'ingeniere Oxley, con il botanico Allan Cunningham e con il mineralogo Parr, scendeva il Lachlan dirigendosi alla costa meridionale; arrestato dopo trecento miglia di cammino dalla deficienza dei viveri, ritornava verso il nord scoprendo la pianura di Wellington; di qui nell'anno seguente ripartiva verso N. per riconoscere gli altri fiumi dell'interno, ma fermato dalle paludi del Macquarie a 30°45' lat. S. e 147°10' long. E., si rivolgeva a levante, scoprendo il fiume che denominò Castlereagh, il M. Exmouth, la piana di Liverpool, il fiume Namoi, finché, riattraversata la catena montana, raggiungeva di nuovo la costa del Pacifico a Port Macquarie. L'Oxley concludeva i suoi lavori sostenendo l'esistenza di un mare interno in cui dovevano sfociare i grandi fiumi scoperti.

Per qualche anno l'eplorazione interna subì una sosta, poiché l'attenzione dei governi era attratta dalle nuove colonie che si tentava d'impiantare all'isola Melville ed alla Moreton Bay (dove oggi è Brisbane). Ma presto diventava importante il problema delle comunicazioni terrestri tra le colonie di nuova e quelle di vecchia istituzione; e mentre il Cunningham nel 1823 scopriva il Pandora Pass raggiungendo dal Goulburn River la piana di Liverpool e compiendo così un primo passo per stabilire il futuro allacciamento terrestre tra la Moreton Bay e Sydney, nel 1824 Hovell e Hume scoprivano e scendevano il fiume Murrumbidgee e da questo, attraversando la zona oggi appartenente alla provincia di Victoria, raggiungevano Port Phillip sullo Stretto di Bass, scoprendo nuovi fiumi e fertili regioni. Infine nel 1827 il Cunningham procedeva allo studio completo della regione compresa tra l'Hunter River e la Moreton Bay, e in due viaggi successivi portava a termine la missione affidatagli, scoprendo il distretto pastorale dei Darling Downs e rilevando duecento miglia di nuovi territorî.

L'idrografia dei grandi fiumi dell'interno rimaneva ancora una incognita. Il governatore Darling nel 1828 forniva al capitano Charles Sturt una carovana ben attrezzata per studiare il problema; e lo Sturt in gran parte lo risolveva, in una prima esplorazione, discendendo per intero il Macquarie e scoprendo il Darling; in una seconda, discendendo il Lachlan (1829) e scoprendone la confluenza con il Murrumbidgee, indi quella del Murrumbidgee e quella del Darling con il Murray, e la foce di questo nella Laguna Alexandrina. Di qui, avendo raggiunto la costa meridionale, lo Sturt ritornava animosamente per la stessa via risalendo il Murrumbidgee. Nel 1831 Th. Mitchell apportava nuova luce alle conoscenze idrografiche, esplorando i maggiori rami sorgentiferi del Darling e dimostrando che parecchi dei fiumi scoperti dal Cunningham erano affluenti del Darling stesso; in un secondo viaggio nel 1835 continuava le sue scoperte seguendo per intero il Bogan e poi per breve tratto il Darling, ma attacchi micidiali degl'indigeni gl'impedirono di proseguire; nel 1836 esplorava invece largamente da O. ad E. l'odierna Victoria. Soltanto nove anni più tardi gli studî sulla rete idrografica interna dovevano essere ripresi dal Leichhardt con il figlio del Mitchell.

Dalla Nuova Galles del Sud si distaccava intanto, costituendosi a sé, una nuova colonia, l'Australia Felix (1835), divenuta poi la Victoria, e un anno dopo ne sorgeva un'altra più a O., l'Australia Meridionale (South Australia). L'espansione rapida di queste colonie originò nuove importanti esplorazioni, di cui l'iniziatore fu il colonnello Light, fondatore dell'Australia Meridionale, e il maggiore esponente John Eyre. Questi nel 1837, spinto dalla preoccupazione della ricerca di nuovi terreni pascolativi nell'interno, tentava di stabilire un collegamento stradale tra Adelaide e la Nuova Galles del Sud; nel 1839 penetrava ripetutamente nella regione dei laghi meridionali, scoprendo dapprima il fiume Broughton versante nel Golfo di Spencer, poi a N. del golfo la catena dei M. Flinders e il lago Torrens; nel 1840, risalito a N., avvistava quello che si chiamò il lago Eyre, indi, per risolvere il problema delle comunicazioni con l'occidente, percorreva tra enormi difficoltà la desertica costiera meridionale lungo la Gran Baia Australe per milletrecento miglia, esplorando la zona tra Port Lincoln e il Golfo di Re Giorgio.

Analogamente la costituzione di una stazione militare alla Terra di Arnhem provocava lo studio di collegamenti terrestri, possibilmente per vie d'acqua navigabili, tra la costa settentrionale e le coste orientali e meridionali. Il tedesco naturalista dottor L. Leichhardt nel 1844, partito dalla Moreton Bay, seguendo i corsi del Dawson, del Mackenzie e del suo affluente Isaac, del Suttor e del Burdekin - tutti correnti più o meno paralleli alla costa del Queensland ma non navigabili - attraversava poi lungo il Lynd e il Mitchell la Penisola del Capo York e raggiungeva cosi le coste del Golfo di Carpentaria, e poi, girato il golfo e attraversata la Terra di Arnhem, giungeva fino all'estremo nord di essa, Port Essington, con un viaggio di 15 mesi. Nello stesso anno lo Sturt, partito da Adelaide per tentare l'intera traversata, riusciva a penetrare fra nudi piani e desolati deserti, fin oltre il Cooper Creek e l'Eyre Creek fin nel cuore del continente, toccando la latitudine di 24°25′ S. Nel 1846 il Mitchell, con E. Kennedy, ripeteva il tentativo dello Sturt dalla costa est; anch'esso fallì lo scopo di traversare il continente, ma scoperse varî fiumi dell'interno, tra cui il Warrego e il corso superiore del Barcoo. Nel 1847 rinnovava il tentativo l'arditissimo Leichhardt, con l'intento di traversare il continente da est a ovest; ma la spedizione, partita da Newcastle (costa est), dopo aver raggiunto il bacino del Barcoo nell'aprile del 1848, non diede più notizie di sé, né le intense ricerche condotte successivamente poterono mai svelare il mistero della sua tragica fine. Pure miseramente finiva in quello stesso anno un più ristretto tentativo del Kennedy, già ricordato, che, mentre tentava l'esplorazione della Penisola del Capo York fino all'estremo nord, fu ucciso dagl'indigeni.

Intanto le necessità d'espansione e di relazione dei centri più rigogliosi facevano moltiplicare le esplorazioni in ogni parte, aumentando rapidamente le conoscenze geografiche sulle varie regioni. Dall'Australia Occidentale, costituitasi in colonia dal 1829, movevano parecchie spedizioni verso l'interno: G. Grey ripeteva il tentativo due volte e, per quanto l'ostilità dei nativi l'obbligasse a desistere dal suo proposito, scopriva varî fiumi della regione del Kimberley e del Gascoyne; R. Austin, raggiunto il lago che porta il suo nome, esplorava la regione del Murchison. I tre fratelli Gregory dedicavano tutta la loro attività per quindici anni (1846-1861) ad importanti esplorazioni nell'Australia Occidentale, penetrando nel desolato interno a NE. di Perth, esplorando i fiumi costieri, specialmente il Murchison e poi il Gascoyne. Nel 1855 A. C. Gregory guidava una spedizione al fiume Victoria nel NO. del continente, attraversava alla base la penisola di Arnhem e, continuando a S. del Golfo di Carpentaria, ai limiti del deserto sabbioso, riusciva poi alla costa E., alla Moreton Bay. Nel 1858, partendo dalla stessa baia alla ricerca di Leichhardt, raggiungeva la regione del Warrego, indi il Barcoo ch'egli discendeva, mostrandolo identico al Cooper; perveniva infine lungo il Victoria River ad Adelaide. Intanto Warburton, Babbage, Parry, Burts, Geharty, esploravano la zona dei grandi laghi meridionali e Cadell rimontava per primo il Murray in battello a vapore, raggiungendo il Murrumbidgee; e l'anno dopo Randell con lo stesso mezzo arrivava a 120 miglia da Bourke sul Darling. Nel 1860 Mackay esplorava nel Queensland il retroterra del porto che oggi porta il suo nome.

Ma, nonostante questa intensa attività esplorativa, rimaneva ignorata la zona centrale del continente ed insoluto il problema delle comunicazioni tra nord e sud. Per suggerimento del botanico Müller, il governo dell'Australia Meridionale promise un premio di diecimila sterline a chi compisse la traversata del continente partendo da Adelaide. Lo scozzese J. MacDuall Stuart, che già nel 1858 e nel '59 aveva esplorato la contrada a O. del lago Eyre scoprendo la catena detta Monti Stuart e la Hanson Range, tentò una prima volta la difficilissima impresa nel 1860, giungendo sul 134° di long. fino a 400 km. dal Golfo di Carpentaria (lat. 18°17′), dopo aver individuato lo spartiacque tra i fiumi dell'interno e quelli settentrionali; un secondo tentativo egli rifaceva subito dopo, poco più a N., rigettato questa volta dal cespugliato impenetrabile, raggiungendo la lat. 17° S., ma anche questa volta rinunciando all'impresa per scarsità di viveri. Contemporaneamente e per lo stesso scopo dalla provincia di Victoria partiva la spedizione Burke, organizzata con l'aiuto di una sottoscrizione popolare. Partito il 20 agosto 1860 da Melbourne, Roberto Burke, irlandese, riuscì con i compagni Wills, Gray, King, ad attraversare tutto il deserto sabbioso, raggiunse il Flinders e lo discese fino a vedere il flusso della marea risalente dal Golfo di Carpentaria. La traversata del continente si poteva dire compiuta, onde i viaggiatori, rinunciando a continuare, affrettarono il ritorno. Morto il Gray per malattia nel deserto pietroso, i superstiti non trovarono al Barcoo la retroguardia della spedizione ivi lasciata con i rifornimenti; così che Burke e Wills, dopo lungo vagare, perirono di stenti e di fame, e solo King sopravvisse, salvato da una tribù di benevoli indigeni; fu rintracciato poi dalla spedizione di Howitt. Fra le numerose spedizioni inviate alla ricerca degli sperduti esploratori, quella di Howitt studiò gli elementi idrografici della zona compresa tra il lago Torrens ed il Barcoo, quella di MacKinlay (1861) rintracciò la salma di Gray al Cooper Creek, e proseguendo verso N., per la valle del Burke, raggiunse il versante del Golfo di Carpentaria compiendo la seconda traversata del continente; poi, dirigendosi a SE. e attraversando il Queensland, arrivò a Port Denison. Un'altra spedizione più complessa venne infine organizzata nel 1862, tenendo la nave Victoria come base alla foce del Flinders; fra gli altri W. Landsborough, risalito il Flinders e attraversata la displuviale, per il Barcoo ed il Darling raggiungeva la costa meridionale compiendo la prima traversata da nord a sud. Nello stesso anno lo Stuart faceva il suo terzo tentativo da S. e riusciva questa volta a raggiungere il versante del Golfo di Carpentaria, poi la displuviale tra questo e la Terra di Arnhem, giungendo a piantare alla Chambers Bay, sull'Oceano di fronte all'isola Melville, la bandiera che miss Chambers aveva donato alla spedizione. La via da lui seguita fu poi scelta per lo stendimento della linea telegrafica che oggi unisce i centri meridionali con la costa nord e con l'Inghilterra. Nel complesso queste esplorazioni avevano completata la conoscenza della zona a oriente del 140° meridiano, e ne avevano chiarito l'idrografia e l'orografia. I corpi di Burke e di Wills ritrovati e portati ad Adelaide, ebbero solenne sepoltura; un monumento ricorda oggi in quella città la loro ardita impresa.

Non meno importanti risultati continuavano a conseguire intanto le ricognizioni che nelle varie regioni litoranee venivano condotte con scopi agricoli, commerciali e scientifici, specialmente geologici. Morton nel 1860 esplorava la zona tra il Darling e il Lachlan; i fratelli Dempster con Clarkson e Harper percorrevano i distretti del SO.; G. E. Dalrymple studiava il bacino del Burdekin, Neilson quello del Paroo. Successivamente Lefroy nel 1863 e Hunt nel 1864 percorrevano i distretti meridionali; J. Martin scopriva una zona agricola tra Glenely e Camden; i fratelli Jardine nel 1865 da Port Denison risalivano a Capo York per stabilirvi vie di comunicazione; nel 1863 Farlane, nel 1865 Delisser e Hardwicke esploravano la regione di Eucla; Warburton nel 1864 studiava i bacini lacuali meridionali; Landsbourough e Douall Stuart nel 1865 svolgevano la loro attività esplorativa nel Queensland, mentre Litchfield operava nelle regioni settentrionali. Nell'anno seguente Hunt, Roe e Monger esploravano i distretti dell'O. mentre Sholl compiva un nuovo rilievo della costiera del NO. Mc Intyre, partito da Wiluna sul Darling, seguendo il 142° meridiano, raggiungeva il Golfo di Carpentaria, raccogliendo durante la traversata del continente importanti notizie metereologiche. Warburton infine, nel 1867, con i missionarî tedeschi Walder, Kramer e Meissel, insistendo nello studio dei laghi meridionali, scopriva l'estremo nord del lago Eyre e la vasta foce deltoide del Cooper Creek.

L'Australia era diventata in breve tempo la terra di tutte le meraviglie e, come tale, attirava l'attenzione di tutti i popoli. La sua fama si diffondeva, e a ciò concorrevano le relazioni di celebri viaggiatori e viaggiatrici, tra cui sono da ricordare l'austriaca Ida Pfeiffer, l'inglese Isabella Bishop che vi fu nel 1870, l'archeologo Désiré Charnay e la famosa pittrice di fiori Marianne North. Fra la linea dello Stuart e l'occidente noto, vi era, però, ancora una zona di circa quattordici gradi di longitudine del tutto inesplorata. Ad essa si rivolsero gli esploratori negli anni seguenti. W. Gosse nel 1873, partito dalla linea telegrafica cinquanta miglia a S. del Central Mount Stuart, s'inoltrava per seicento miglia nel paese povero e dunoso dell'O.; il colonnello Warburton (1873-74), con una spedizione organizzata mercé l'aiuto del mecenate T. Elder, partito da Alice Springs (lungo la linea telegrafica transcontinentale) raggiungeva con penosissima traversata il Grey River e la costa NO. dell'Australia, senza però trovare terreni atti allo sfruttamento agricolo; J. Forrest, che già si era segnalato nelle ricerche della spedizione Leichhardt e rinnovando da Perth a Adelaide (1870) la traversata lungo la Gran Baia Australe già compiuta inversamente dall'Eyre, compiva a sua volta la traversata della zona desertica lungo il 26° parallelo, allo scopo di chiarire i problemi idrografici del versante nord-occidentale. E. Giles infine compì tre esplorazioni per determinare l'estensione del deserto sabbioso: le prime due furono limitate alla regione del lago Amedeo; durante la terza, con Tietkins, compiva la doppia traversata del deserto, seguendo il 30° parallelo nel viaggio verso O. e mantenendosi tra il 24° e il 25° parallelo durante il ritorno.

Negli stessi anni il valore minerario del continente s'era andato rivelando anche nel N. e nell'O. Già nel 1873, studiando il bacino del Mitchell e dei suoi affluenti, si erano scoperte ricche risorse minerarie e campi auriferi: in poco tempo la ricerca degl'insospettati giacimenti diventò affannosa, e portò alla creazione di nuovi centri demografici e allo stabilimento di nuove comunicazioni. L'opera degli esploratori acquistò nuova importanza. Jack Logan nel 1881 scopriva che la regione occidentale del Queensland era un bacino artesiano; Favenc nel 1888 rintracciava alcuni grandi tributarî dell'Ashburton e la contrada ubertosa del fiume Cunningham. D. Lindsay, ancora sotto gli auspici di sir T. Elder, nel 1891 ripeteva l'esplorazione del deserto sabbioso attraversandolo prima da greco a libeccio, percorrendone poi il margine occidentale fino al Kimberley. L. A. Wells, mantenendosi circa sul 123° meridiano, risaliva al Fitzroy dal 25° parallelo, attraverso una difficile regione. Nel 1894 Horn, accompagnato dal Winnecke, il maggior topografo australiano di quell'epoca, esplorava la regione della James Range nell'Australia Centrale. G. Hubbe nel 1896 cercava vanamente di stabilire una comunicazione tra Oodnadatta e Coolgardie; D. Carnegie, nello stesso anno e con lo stesso scopo, dai distretti sud-occidentali risaliva fino ad Alexander Springs nel Kimberley, e tornava al punto di partenza con un percorso più occidentale, dimostrando l'impossibilità di tracciare una strada tra il Kimberley e Coolgardie, le regioni di maggior sfruttamento aurifero d'allora, e provando altresì che il deserto interno non conteneva tracce d'oro. Anche il Davidson, esplorando tra il 1898 e il 1900 il territorio a E. della linea telegrafica dal 19° al 22° parallelo, rilevava condizioni mineralogiche sfavorevoli.

Calmatasi alquanto la febbre dell'oro, tornavano in onore le ricerche di zone agricole verso l'interno e contemporaneamente si riaffacciava il problema delle comunicazioni occidentali tra il S. e il N. Nel 1902 Maurice e Murray attraversavano il continente lungo il 130° meridiano, rilevando le condizioni desertiche della zona percorsa. Canning nel 1906 compiva il viaggio da Wiluna (Perth) al Kimberley e viceversa e, sulle sue tracce, veniva poco dopo attuata l'arteria desiderata. Il ciclo delle grandi esplorazioni si può dir chiuso con i lunghi viaggi di T. Desiré, che nel 1915 e 1916, partendo da Oodnadatta, si spingeva prima per tremila leghe verso E., poi per tremila leghe verso O., studiando ancora la possibilità di sfruttamento delle vaste zone desertiche.

Bibl.: G. Collinridge, The discovery of Australia before the arrival of Cook, Sydney 1895; E. Heawood, A history of geographical discovery in the 16th and 17th centuries, Cambridge 1912; I. Lee (Mrs Charles-Bruce Marriot), Early Explorers in Australia, Londra 1925. Le relazioni delle varie esplorazioni terrestri si possono inoltre trovare nelle riviste geografiche della R. Geographical Society di Londra e nelle Mitteilungen del Petermann. Notizie sui più importanti esploratori si possono anche trovare nel Dictionary of National Biography.

Geologia. - Nell'Australia le principali regioni geologiche corrispondono all'incirca alle divisioni topografiche; quattro sono le maggiori del continente: a) il penepiano di rocce paleozoiche e arcaiche che occupa quasi tutta l'Australia Occidentale, l'Australia Settentrionale e Centrale e la parte nord-ovest dell'Australia Meridionale; b) i rilievi montuosi della parte orientale, costituiti principalmente di terreni paleozoici con piccole sinclinali di rocce triassiche, risultanti da un sollevamento con fratture e deboli pieghe; c) il grande Bacino Artesiano del Queensland occidentale, di età mesozoica; d) il Bacino del Murray, che occupa la Nuova Galles del Sud e lo stato di Victoria, costituito da depositi del Terziario superiore e più recenti.

Paleogeografia. - L'Australia non ha subito cambiamenti notevoli durante il Mesozoico e il Terziario, contrariamente a quanto è avvenuto per le regioni adiacenti della Nuova Guinea e Nuova Zelanda. Sir Edgeworth David così riassume la storia del continente.

L'ultimo ripiegamento dell'Australia risale al Carbonico. Le rocce permiche di Gympie nel Queensland sud-orientale sono fortemente inclinate ma non presentano mai pieghe strette. Grandi penepiani si formarono in seguito, poi il mare coprì un'ampia area ad est, da Sydney a Townsville, e nelle sinclinali furono depositate serie di acqua dolce includenti notevoli quantità di carbone. Nel Triassico e Giurassico, una serie di grandi laghi si estendeva dalla Tasmania al Queensland centrale, e forse fino al lago Eyre. Durante il Giurassico superiore s'ebbero enormi intrusioni di dolerite su tutta la terra, specialmente in Australia e in Tasmania, ed è possibile che durante questo stesso periodo sia avvenuta la sommersione della Terra di Gondwana, che già univa l'Australia all'India. Ulteriori grandi trasgressioni produssero un oceano epicontinentale dallo Stretto di Bass al Golfo di Carpentaria. I fossili di questo mare cretacico differiscono molto da quelli dei contemporanei depositi dell'estrema costa occidentale, simili a quelli dell'India; parrebbe, quindi, che una barriera di terra dividesse le acque australiane orientali e quelle dell'oceano occidentale. Durante il Cretacico superiore, circa la metà dell'Australia era coperta di laghi, ma la regione non doveva essere più sommersa, all'infuori di qualche lembo meridionale, invaso più volte dal mare terziario, come testimoniano i calcari marini della Gran Baia e della valle inferiore del Murray. La deformazione del grande penepiano formatosi nelle prime epoche del Terziario, sembra essere avvenuta principalmente durante il Pliocene e il Pleistocene: così i terreni miocenici di Adelaide sono stati portati all'altezza del M. Lofty (711 m.); si verificarono contemporaneamente grandi effusioni laviche. L'ultimo fenomeno interessante fu la glaciazione pleistocenica, quando la zona del M. Kosciusko, sopra i 1800 m., e nella Tasmania livelli anche più bassi furono invasi dai ghiacciai e ne subirono l'azione erosiva.

Stratigrafia. - Sistema Precambrico. - Questa formazione copre quasi un terzo dell'Australia, principalmente nell'occidente e nel centro. Gli scisti descritti da Gibb-Maitland occupano nell'Australia Occidentale una superficie di quasi 800.000 kmq. Nel Kimberley, rocce simili sottostanno a giacimenti fossiliferi del Cambrico inferiore, ma l'età esatta di tali scisti non è ben determinata; il Gibb-Maitland li divide in due gruppi: rocce gneissiche e granitoidi, e scisti cristallini. Tutte queste rocce sono state più o meno irregolarmente compresse e piegate da una spinta di direzione generale NO.-SE. Vi sono incluse rocce basiche e, associati con queste, s'incontrano i depositi auriferi (Kalgoorlie); sono pure comuni rocce anfibolitiche e andalusitiche, ed anche diaspri, dovuti forse all'alterazione di silici e calcari. Sopra alle rocce cristalline si estende una grande serie di strati sedimentarî che non presentano alcun fossile, ma pare appartengano anch'essi al Cambrico e che sono particolarmente estesi nelle regioni Pilbarra e Nullagine nell'estrema porzione occidentale: sono, per lo più, quarziti, argille scistose e conglomerati, traversati da importanti inclusioni di quarzo aurifero. A Nullagine abbondano calcari dolomitici con soglie di dolerite. Nel resto del continente le rocce precambriche non sono tanto diffuse. Pare che la Petermann Range e i M. Musgrave, nell'Australia Centrale, siano di questa età; nell'Australia Meridionale le rocce precambriche sono rappresentate più che altro da ardesie e scisti, che s'incontrano vicino a Port Lincoln, nei Monti Gawler ed anche nei Monti Flinders. Una serie di scisti considerati precambrici è nella Tasmania sud-occidentale.

Cambrico. - È molto ben sviluppato nell'Australia Meridionale. Secondo Howchin, i giacimenti del Cambrico sono stati deposti in una grande sinclinale e misurano da 5 a 6000 m. di spessore. Gli strati sono molto inclinati e quelli inferiori consistono in prevalenza di tilliti e calcari con una notevole serie di tilliti del Cambrico inferiore (letti glaciali) che appaiono in modo tipico al fiume Sturt, presso Adelaide: in alcuni punti esse formano uno strato di 450 m. di spessore, pieno di blocchi erratici. La tillite si ritrova su una distanza di 700 km. dal Capo Jervis fin quasi al lago Eyre. Negli strati del Cambrico superiore dei Monti Flinders sono da notare i calcari a Archeocyathinae, già scogli corallini nel mare cambrico; essi si estendono per tutta la catena, ma i fossili meglio conservati si trovano presso Beltana, nel nord. Nella regione del Kimberley e anche nel Barkley Tableland, nell'Australia Settentrionale, si trovano strati del precambrico con Olenellus. Gli altri depositi principali sono dati dalle rocce Heathcotiane del Victoria (una serie di argille scistose e silicee con Protospongia) e da una serie affiorante presso Broken Hill nella Nuova Galles del Sud.

Ordoviciano. - Questi terreni si trovano principalmente nell'Australia Centrale e Sud-orientale. Nei Monti Mac Donnell si presentano in scisti calcarei con Asaphus. Nel Victoria, i campi auriferi più produttivi, a Bendigo, Ballarat e altrove, s'incontrano nelle rocce ordoviciane, costituite principalmente di ardesie e arenarie. Esse si estendono anche nella parte meridionale della Nuova Galles del Sud, dove sono accompagnate da lave ardesitiche e contengono, a Cadia, buoni minerali di ferro. Ad Iron Knob, nell'Australia Meridionale, rocce di tipo simile costituiscono le principali risorse di minerali di ferro del continente. Fossili tipici sono le Graptoliti, quali Climacograptus e Diplograptus.

Silurico. - È diffuso soltanto negli stati orientali dell'Australia, specialmente nella parte meridionale della Nuova Galles del Sud, ove, a Yass, è la località più conosciuta per i fossili; Halysites, Favosites, Heliolites sono i coralli più comuni. I calcari sono ricchi di brachiopodi (Pentamerus) e trilobiti (Phacops). Nello stesso territorio si trovano molti altri terreni calcari simili che presentano, in varî luoghi, bellissime grotte (Jenolan, Wombeyan, Wellington); i giacimenti di rame di Cobar e dei distretti adiacenti, nel centro dello stato, sono associati a rocce di questa età. Rocce e fossili simili si trovano nella Tasmania occidentale. specialmente verso il fiume Gordon. Della stessa età sono anche i terreni delle adiacenze di Melbourne, e numerosi fossili si trovano a Lilydale. Nel Queensland, le rocce siluriche meglio conosciute s'incontrano nel NE., a Chillagoe, località i cui fossili rassomigliano molto a quelli trovati a Yass.

Devonico. - Anche questi terreni si trovano soprattutto nell'Australia Orientale, ma ve n'è pure una bella serie nel Kimberley, specialmente presso la Napier Range. Varie specie di Cyathophyllum, Pachipora, Atrypa, Loxonema e Proetus determinano l'età dei calcari. Nella parte orientale della Nuova Galles del Sud, e in particolare lungo il Murrumbidgee superiore (presso Burrinjuck) e anche più a nord, vicino a Tamworth, si estendono grandi aree di rocce del Devonico inferiore, delle quali Stromatopora, Syringopora, e Receptaculites sono i fossili caratteristici. Al Monte Lambie (112 km. ad ovest di Sydney) vi sono argille scistose contenenti brachiopodi del Devonico superiore, quali Spirifer e Lingula; non sono rari anche tronchi di Lepidodendron che costituiscono la flora più antica trovata in Australia. Nello stato di Victoria, le caverne Buchan sono scavate in calcari devonici. Nel Queensland, calcari compatti della serie di Burdekin, ricchi specialmente di coralli quali Pachypora e Stromatoporella, pare misurino 2000 m. di spessore.

Carbonico. - Nell'Australia non si trova affatto carbon fossile nei terreni di questa età, che si estendono nei tre stati orientali, e specialmente nel Queensland orientale presso Townsville (gli strati di Star con Lepidodendron), Rockhampton, Gympie e nella valle Belyando; e nella Nuova Galles del Sud, specie a nord del fiume Hunter. Sussmilch li dice di uno spessore di quasi 6000 m. e formati di sabbie, argille e tufi. Numerose colate di lava avvennero durante questo periodo; la flora è molto meglio conservata di quella delle rocce devoniche. La pianta più abbondante è la Rhacopteris, ma si conoscono anche molte specie di Lepidodendron. Il mare conteneva un'abbondante fauna d'invertebrati, specialmente di Brachiopodi quali Spirifer, Orthis, Productus, Chonetes. V'è anche qualche trilobite come la Phillipsia e un solo Blastoide trovato da G. Taylor. Gli strati di Mansfield nel Victoria e le sabbie dei Grampians sono in modo incerto collocati fra i terreni del Carbonico: vi si trovano molti pesei fossili, quali Gyracanthides, Acanthodes, Ctenodus.

Permo-Carbonico. - Questo sistema, come scrive David, è forse il più interessante dell'Australia, anzitutto per la mirabile evidenza d'una remota azione glaciale, in secondo luogo per il notevole sviluppo della flora a Glossopteris e a Gangamopteris che sostituì la flora a Lepidodendron; in terzo luogo, per la sua fauna marina appartenente a due tipi nettamente differenti, l'occidentale affine al permo-carbonico dell'India, e l'orientale a caratteri peculiari, per molti riguardi dissimile da ogni altra fauna contemporanea della terra.

A differenza del Carbonico, i cui strati sono piegati, questa formazione è dovunque orizzontale o quasi, eccetto presso Gympie. I terreni del sistema sono largamente diffusi in tutta l'Australia e una metà della Tasmania ne è ricoperta. A Wynyard nel NO. vi sono diversi orizzonti di tillite, che sembrano dimostrare l'esistenza di epoche glaciali e interglaciali alla base del periodo. Nel Victoria vi è la famosa località di Werribee (ad ovest di Melbourne) dove si osserva una bella serie di tilliti riempienti un'antica valle a forma di U; i graniti locali sono inoltre fortemente striati dal ghiaccio, indicando la sua provenienza dal sud. Simili superficie striate si vedono alla baia di Hallett, presso Adelaide, dove gli strati glaciali misurano 300 m. di spessore. Presso il fiume Inman grandi tratti dell'antico paesaggio glaciale sono stati messi allo scoperto dalla denudazione recente. Più ad ovest, gli strati glaciali ricompaiono nei giacimenti carbonici di Collie (angolo meridionale dell'Australia Occidentale), e si possono seguire verso il nord fin quasi al Tropico. Lungo tutta la costa nord-occidentale, dal fiume Irwin al Golfo di Carpentaria, si trovano rocce permo-carboniche con fossili di tipo indiano. I giacimenti di carbon fossile sono localizzati nei bacini orientali, dal Capo York (Little River) fino alla Tasmania: a Comet vi è lo strato più spesso che si sia incontrato in Australia (24 m. di spessore). Buona antracite si trova lungo il fiume Dawson, presso Baralaba. Nella Nuova Galles del Sud si hanno i terreni principali del periodo: nel nord, ad Ashford e Undercliffe, si trovano piccoli giacimenti di carbone e grafite; ma da Gunnedah il più importante giacimento dell'Australia si estende verso sud per 480 km., senza interruzione, fino al fiume Clyde (presso Ulladulla). Il distretto migliore è nelle vicinanze di Maitland e Newcastle.

Triassico. - Questi terreni si trovano principalmente nella Tasmania, nella quale comprendono anche gl'importanti depositi carboniferi di Fingal, e nella Nuova Galles del Sud, ove riempiono un'ampia sinclinale con argille scistose brune (la serie Narrabeen) e tufi con rame metallico. Estheria è un crostaceo fossile molto comune in essi. Alle argille succede una serie alta 300 m. di arenarie con felci fossili, quali Thinnfeldia e Phyllotheca. Una serie argillosa superiore (serie di Wianamatta) si presenta nel centro del bacino immediatamente ad ovest di Sydney; essa ha fornito resti di Labyrinthodon e molti pesci tra i quali Cleithrolepis. I depositi triassici di Sydney si sono probabilmente formati in un grande lago poco profondo in comunicazione col mare.

Giurassico. - Durante questo periodo si depositarono i sedimenti lacustri che costituiscono la sede delle falde artesiane in gran parte dell'Australia. Essi si estendono da Brisbane al Lago Phillipson e contengono importanti giacimenti carboniferi nel Queensland (Ipswich), nell'Australia Meridionale (Leighs Creek) e nel Victoria (Wonthaggi). Nella Nuova Galles del Sud, a Talbragar, vi sono bei strati a Leptolepis e qualche letto povero di carbone nel bacino di Clarence. Tra le piante sono caratteristiche Taeniopteris, Podozamites, tra gli animali Unio e Ceratodus.

Cretacico. - È rappresentato largamente, specie nel bacino artesiano dell'Australia Orientale. La serie inferiore è marina ed è ricoperta dai depositi d'acqua dolce che formano la cosiddetta arenaria del deserto, un tempo diffusa sopra un terzo del continente; contiene opali e arenarie opalinizzate. Maccoyella è una conchiglia comune, mentre grandi rettili (Ichthyosaurus, Plesiosaurus) si trovano negli strati inferiori.

Terziario. - È poco diffuso eccetto che nel bacino del Murray. Carboni miocenici di notevole spessore si trovano a Morwell nel Victoria. Nella Gran Baia Australe, e lungo la costa nord della Tasmania si presentano calcari del Miocene superiore. Seguono i già ricordati calcari pliocenici (Adelaide, Launceston). Di età pleistocenica sono i depositi argillosi di molti laghi salati contenenti resti di marsupiali estinti come il Diprotodon e il Nototherium.

Morfologia. - L'Australia è una delle regioni più uniformi del mondo, se si tien conto della sua grandezza: e ciò è tanto più sorprendente, in quanto essa è fiancheggiata a nord e ad est da due delle regioni più perturbate della crosta terrestre. Nella Nuova Guinea si trovano infatti due zone di vulcani attivi, numerose tracce di un forte sollevamento, alte catene montuose e alcune delle più grandi dislocazioni recenti del mondo; nella Nuova Zelanda s'incontra press'a poco la stessa topografia. La cima più alta dell'Australia arriva invece a soli 2230 m., e solo una ben piccola parte, circa il 5%, del territorio si trova al disopra dei 600 m. Ciò perché la grande "zona di mobilità" del Pacifico occidentale passa intorno a quella che è, appunto, una porzione molto resistente della crosta terrestre, uno "scudo" contro il quale i movimenti del letto del Pacifico si sono arrestati, esercitandovi un'azione assai debole, eccetto che lungo le attuali coste orientali. Il tratto più caratteristico della topografia australiana è perciò costituito da questo antico scudo, rappresentato ora dal Grande Penepiano. Probabilmente durante il Terziario medio l'intera Australia era di pochissimo elevata sul livello del mare e le coste si estendevano più a nord, a est e a sud-est delle attuali. Dall'epoca miocenica la metà occidentale del continente è stata sollevata in massa di circa 350 m., mentre una fascia larga 300 km. lungo la costa orientale è stata portata a varie altezze con una serie di grandi zolle contornate da fratture. Fra queste e il penepiano l'antica superficie si abbassò forse leggermente, ma le alluvioni trasportate dai fiumi hanno riempito la depressione e la maggior parte di essa si trova ora a circa 150 m. s. m. Nell'Australia si distinguono così tre divisioni topografiche maggiori, corrispondenti abbastanza esattamente alle divisioni geologiche trattate altrove. Esse possono essere alla lor volta suddivise in un certo numero di aree minori in relazione alla struttura. La classificazione delle regioni topografiche è riassunta nel quadro seguente:

A) Grande Penepiano:

Nell'Australia Occidentale: 1. altipiano di Kimberley; 2. deserto interno; 3. regione costiera nord-occidentale; 4. Terra dei Cigni; 5. regione dei Laghi Salati; 6. sinclinale di Nullarbor.

Nell'Australia Settentrionale, Centrale e Meridionale: 7. zona costiera; 8. zona interna; 9. Tavolato di Barkley; 10. Monti Mac Donnell e Musgrave.

B) Zona dei bassopiani:

11. gran bacino artesiano; 12. bacino Murray-Darling.

C) Altéterre orientali:

13. alture del Queensland; 14. Monti della Nuova Inghilterra; 15. Monti Azzurri; 16. altipiano Monaro; 17. Monti Flinders; 18. Tasmania.

Se si considera il rapporto fra la superficie topografica e la struttura geologica in una sezione attraversante l'Australia da Perth all'isola Kermadec (a nord della Nuova Zelanda), si scorge perché procedendo da oriente ad occidente il rilievo divenga sempre meno spiccato. Proprio a levante delle Kermadec vi è una delle aree più profonde dell'Oceano, in forma di una lunga fossa a direzione meridiana. Qui pare localizzato lo sprofondamento della crosta che deve aver dato origine alle pieghe e arricciature esistenti tra la fossa delle Kermadec e lo stabile e resistente scudo australiano: la più elevata è l'arricciatura più vicina alla fossa stessa che si alza per 6000 m. dal fondo dell'oceano a formare le isole Kermadec. Due altre pieghe più ad ovest emergono dall'oceano nelle isole Norfolk e di Lord Howe. Una quarta, di 5140 m., costituisce il margine dello zoccolo continentale e s'innalza sopra il livello del mare fino a un'altezza di circa 1200 m. nei Monti Azzurri. Più oltre, il movimento della crosta si perde gradatamente in onde leggiere, tre delle quali sono visibili: la piccola piega di Cobar, quella di Broken Hill e l'alquanto maggiore catena dei Flinders, che costituisce un'ondulazione di 600 m. d'altezza. Da qui, per più di 1600 km. verso l'Oceano Indiano, sino a Perth, il continente mantiene un'altezza di circa 300 m.: non v'è infatti alcun cambiamento nella topografia finché non si raggiunge la zolla di frattura di Darling presso Perth.

Il Penepiano. - Il Kimberley (o Terra di Tasman) forma la parte nord-occidentale del Grande Penepiano australiano. Differisce dalla maggior parte di questo soprattutto per avere una precipitazione annua al disopra di 500 mm.; consiste di terreni diversi erosi in vario grado. Il punto più alto è il Monte Hann (853 m.). Per la notevole piovosità il penepiano, già quasi livellato e poi risollevato, è stato scolpito in monti e valli. Alcune delle rocce più resistenti emergono come ripide balze che costituiscono in parte le cosiddette King Leopold, Geikie e Napier Range, attraversate in alcuni luoghi dai corsi d'acqua in profonde tortuose gole sovraimposte (antecedenti). È stato supposto che i fiumi scorressero originariamente verso sud-ovest (come oggi lo Sturt Creek) e che siano poi stati catturati dai corsi costieri scorrenti verso l'ovest. Il principale è il Fitzroy, lungo circa 563 km., il quale dopo le piogge estive porta al mare un enorme volume di acque. Esso scorre per vaste e basse pianure erbose, le quali a volte, come nel 1914, ne vengono inondate per una larghezza di oltre 30 km., mentre durante i mesi asciutti il fiume non scorre e mostra lungo il suo corso soltanto grandi tasche d'acqua. La costa del Kimberley è caratterizzata da un certo numero di golfi stretti e profondi (rias), dovuti a una trasgressione marina relativamente recente in larghe valli fluviali. La marea raggiunge in varî punti di questa costa l'altezza di 7 metri e mezzo.

La regione deserta comprende la grande area disabitata che si estende ad est di una linea condotta dal fiume De Grey a Laverton, e penetra largamente nell'Australia Meridionale, Centrale e Settentrionale. La sua topografia è conosciuta abbastanza bene per le relazioni fatte da Talbot, Clarke, Carnegie, Clapp ed altri. Il livello medio è di circa 450 m. e non vi sono particolarità topografiche notevoli all'infuori di laghi salati, di scarsa profondità, e di linee insignificanti di rillievo che i geologi considerano orli vallivi di una remota epoca umida (Gran Deserto Sabbioso e Gran Deserto Victoria).

La zona costiera nord-occidentale si estende dal fiume De Grey al Murchison: è un orlo sollevato del penepiano, che raggiunge i 1226 m. al M. Bruce, traversato da scarpate di piega o di frattura, e immergentesi nel deserto sabbioso orientale. La zona di maggior rilievo è costituita dall'altipiano detto Hamersley e Ophthalmia Range, limitato al nord da una marcata parete di frattura, lungo la quale scorre il Fortescue. Tutta la porzione interna della regione presenta ondulazioni in stato di avanzata maturità topografica, con grandi superficie piane traversate da piccoli rilievi. Lo spinifex (Triodia) forma la vegetazione comune degli alti bacini dell'Ashburton e del Fortescue, mentre al sud prevale la mulga (Acacia). Verso le sorgenti del Murchison, vi è un'altra grande estensione sopra i 600 m. che può prendere il nome di alteterre di Wiluna, costituita di rilievi rocciosi e pianure aride con pochissimi centri abitati.

Alla regione temperata sud-occidentale, dotata d'una precipitazione sufficiente all'agricoltura, e con insediamenti abbastanza fitti, è stato dato il nome di Terra dei Cigni (Swanland): è una parte del grande penepiano che ha subito per lungo tempo l'azione erosiva di molti fiumi e torrenti, perciò la sua topografia è assai diversa da quella del resto dell'Australia Occidentale. La frattura sollevata dei Monti Darling, una scarpata che si estende per circa 300 km. da Moora verso il sud, separa dall'interno il litorale, che è stato eroso in larghe vallate nelle quali i fiumi, di aspetto vecchio, scorrono a meandri. Un abbassamento, notevole specialmente presso Perth, ha prodotto l'estuario del Fiume dei Cigni. Ad un piccolo sollevamento locale pare invece si debba l'origine del rilievo prossimo al Capo Leeuwin. La catena del M. Stirling, lunga 80 km., è formata di quarziti, le quali sono state forse sospinte come un unico blocco a un'altezza di 900 m. Questo movimento pare sia avvenuto piuttosto recentemente, poiché piccoli laghi e valli pensili mostrano tuttora la perturbazione che interruppe l'antico efflusso. Il Golfo di Re Giorgio ad Albany è un bell'esempio di valle costiera sommersa.

Fra la Terra dei Cigni e il deserto si estende la regione dei laghi salati, che ha tra 200 e 250 mm. di pioggia annua. I numerosi laghi (playas) sono poco profondi, di forma allungata, taluni estesi in lunghezza sino a 80 km. e larghi circa 8. Occupano piccole cavità del penepiano, e molte teorie sono state avanzate per spiegare la loro origine: ma è probabile che siano residui di valli fluviali del periodo terziario. I laghi a nord di Kalgoorlie (Raeside, Darlot Salt e Carey) appaiono infatti porzioni di un fiume che una volta doveva scorrere dal sud-est al Goddard's Creek e quindi al gran golfo meridionale. Gregory crede che questi fiumi non potessero mantenere il loro corso sgombro dalle invadenti dune di sabbia durante il disseccamento post-miocenico. E, come Tutson ha mostrato, l'erosione desertica ha in seguito attaccato le conche lacustri svuotate, in modo che esse spesso presentano fondi piatti e rocciosi orlati da pareti quasi verticali. Anche isole rocciose a picco emergono dal piano livellato come un bigliardo. L'acqua di questi laghi evapora presto, ma se ne può ottenere dal sottosuolo facilmente, quasi dappertutto. Nel sud essa è spesso salata, ma nel nord è dolce, e la regione quindi è largamente occupata dall'allevamento.

La regione (sinclinale) di Nullarbor (o Nullabor), a sud del Gran Deserto, consta di un vasto altipiano di rocce calcari relativamente recenti, cretaciche nel nord, simili a quelle del bacino artesiano del Queensland, ricoperte nel sud da depositi terziarî (miocenici) che formano anche l'alta ripa costiera (60 m.) della Gran Baia o Bight. Da questa l'altipiano si alza gradatamente verso il nord fino a 350 metri. Il calcare cavernoso, che ha 250 m. di spessore, assorbe rapidamente le piogge; da ciò la mancanza di acqua superficiale, che ha impedito la colonizzazione.

Per una grande estensione il Territorio del Nord è parte del Gran Penepiano il quale, come si è visto, fu parzialmente sollevato durante il Terziario medio e superiore. Jensen crede che questo innalzamento sia continuato fino all'epoca attuale e che ciò sia indicato dalle spiaggie sollevate che si notano sulla maggior parte della linea costiera, e dai cañons dei fiumi Katherine e MacArthur. Nell'interno manca ogni traccia d'erosione fluviale. La porzione settentrionale o costiera dell'Australia Settentrionale sembra avere un'altezza dai 150 ai 300 m., ma una parte della Terra di Arnhem, non ancora completamente esplorata, raggiunge forse un'altezza maggiore. La maggior parte delle acque che scendono dal Tavolato di Barkley verso il sud si raccoglie in vasti bacini poco profondi che diventano veri laghi durante le stagioni più piovose. Così il lago De Burgh (presso Brunette Downs) può allargarsi a volte su uno spazio di circa 160 km., mentre generalmente si divide in una serie di aree paludose all'estremità inferiore dei creeks Playford, Creswell ed altri. Il lago Woods (presso Newcastle Waters) è un altro bacino simile, attualmente però quasi scomparso. La regione più meridionale del Territorio è più alta e più arida. Una grande area a sud del Creek Powell e del Tavolato di Barkley è poco conosciuta, per quanto la strada lungo il telegrafo transcontinentale sia spesso percorsa. A occidente essa tocca la periferia del Gran Deserto, fra Tanami e Barrow Creek, ad oriente l'area minore ma ugualmente spopolata, alla quale è stato assegnato il nome di deserto Arunta. Queste regioni inospitali hanno più o meno una vegetazione di arbusti di mulga o macchie di spinifex. Esse mostrano l'aspetto caratteristico dell'erosione desertica nella vasta, monotona successione di dune di sabbia, generalmente fissate dalla vegetazione, orientate all'incirca da nord-ovest a sud-est. Vi sono anche pianure petrose, qua e là valli sabbiose e nude tasche di argilla.

Il Tavolato di Barkley (350 m.), sul margine nord-est del penepiano, è costituito interamente di rocce antiche con varie notevoli miniere, come quelle di Cloncurry e di Mount Isa. Verso Cammooweal s'incontrano interessanti doline nel calcare poroso, e i fiumi del Golfo di Carpentaria sono nutriti da sorgenti che sgorgano alla base di calcari simili. Nella sua parte occidentale la regione si presenta come un piano lentamente inclinato con l'orlo più alto verso la costa e costituisce un paese erboso importante per l'allevamento del bestiame, che soffre però per la mancanza di acqua permanente alla superficie; pozzi profondi ne forniscono peraltro in abbondanza.

I Monti Mac Donnell, costituiti da alture dirette da est a ovest emergenti sul penepiano generale, s'innalzano a 1470 m. (v. mac donnell, monti). A 1585 m. in un massiccio granitico arrotondato (Monte Woodroffe) giungono i Monti Musgrave, a sud dei precedenti, sul margine dell'Australia Meridionale. I Monti Everard, a sud dei Musgrave, consistono di colline cupoliformi emergenti dal penepiano che è qui a circa 520 m. Nella parte più bassa della regione presso il centro dello stato, arenarie a strati quasi orizzontali, compattissime, hanno formato una specie di copertura molto resistente che è stata erosa in alture tabuliformi o mesas, mentre i frammenti di essa han dato origine ai tipici ciottoli desertici conosciuti col nome nativo di gibber. Dune mosse dal vento sono comuni presso il corso intermittente del fiume Alberga.

La zona dei bassopiani. - La superficie del gran bacino artesiano è un'ampia pianura quasi interamente sotto i 300 m., anzi, se si eccettua il margine orientale, quasi tutta sotto i 150 m.; solo presso Kynuna una serie di basse colline attraversa da est a ovest tutta la parte settentrionale del bacino. Altre piccole alture separano una dall'altra le larghe valli sopralluvionate dei fiumi Diamantina, Thom- son e Paroo. A sud il bacino artesiano include la conca del lago Eyre. Durante il Terziario inferiore dovette verificarsi un marcato abbassamento sull'orlo del gran bacino: esaminando la serie di laghi che si estende dalla sommità del Golfo di Spencer fino al lago Frome, si può vedere che una piccola sommersione estenderebbe il golfo fin quasi a Broken Hill; una serie di paludi e di lagune, il cui livello si alza solo di 30 m. in 64 km., si seguono fino alla vasta estensione salata del lago Torrens, il quale è lungo 241 km. ed è separato dalla depressione del lago Eyre da un'altura di soli 53 metri sul mare. Il lago Eyre è situato a 11 m. al disotto del livello marino ed è fiancheggiato da antiche terrazze lacustri. Tra il lago Eyre e il lago Gregory s'innalzano alture di soli 30 m. Al di là, colli arenacei separano il lago Gregory dal lago Blanche il quale talvolta, durante le inondazioni, s'unisce al lago Callabonna per mezzo del Creek Strzelecki. Un canale infine collega i laghi Frome e Callabonna, che sono praticamente allo stesso livello. Quasi certamente questa serie di laghi disposti a ferro di cavallo si è formata in una depressione semicircolare simultanea al sollevamento che originò la catena dei Flinders.

La topografia del bacino del Murray-Darling non si mostra molto diversa da quella della regione artesiana. Anch'esso presenta valli senili ostruite da materiali alluvionali e così livellate da rendere ogni spartiacque indistinto. Probabilmente le alluvioni sono in massima parte un residuo dei maggiori fiumi del periodo pleistocenico. Il suolo presso i fiumi è formato in prevalenza di černozem o terra nera, ricca di humus; le alluvioni più antiche tendono al colore rossiccio e sono meno compatte.

Il limite fra la regione artesiana e la regione del Murray non è del resto segnato da alcuna precisa linea topografica. Ma nella seconda troviamo gli effetti del ripiegamento già ricordato, attribuibile probabilmente all'epoca quaternaria (periodo di Kosciusko). Il Darling, che dal Gran Bacino Artesiano penetra in quello del Murray, mostra però uno scarso ringiovanimento come effetto di tale fenomeno tettonico, perché il suo letto scorre, a Wilcannia, a 10 m. appena di profondità nelle alluvioni, mentre il penepiano di Cobar, una distesa di circa 300 km. di rocce paleozoiche a 180 m. s. m. - e cioè poco più alta dei piani alluvionali circostanti - rappresenta ancora assai fedelmente la topografia anteriore al sollevamento dell'Australia Orientale. Il margine nord-occidentale del bacino del Murray è formato dal massiccio di Broken Hill (detto anche Barrier Range). È un horst lungo 160 km. e largo 50, situato a circa 150 m. sui piani alluvionali e a 300 sul mare; è traversato da creste che rappresentano le testate degli strati più resistenti e inciso da alcune profonde gole. Grandi conoidi deltizie depositate in precedenti epoche più umide si allargano ai suoi orli sui depositi alluvionali della pianura di Frome. La regione di Riverina, a nord della valle del Murray, è caratteristica perché estremamente livellata, tanto che i fiumi vi si comportano come i corsi d'acqua dei delta formando frequenti diramazioni e biforcazioni. Durante le piene l'acqua scorre talvolta a monte, in direzione contraria, cioè, alla normale. Canali di comunicazione (billabongs) vanno da fiume a fiume: così il Billabong Willandra in tempo di piena congiunge il Lachlan presso Hillston al Murray, a Euston. Così anche l'Yanco Creek collega il Murrumbidgee con il Murray, mediante un canale alternante, a sud dell'efflusso principale della regione che passa per Hay. Infine l'angolo nord-ovest del Victoria, che rappresenta la porzione terminale dei bassopiani, consiste di una vasta pianura in massima inferiore a 150 m. e coperta di materiali alluvionali depositati dai così detti affluenti del Murray; in realtà questi si perdono quasi sempre in un dedalo di colline di sabbia, poiché la precipitazione annuale è solo di 304 mm. A differenza del Murray che riceve contributi sufficienti a mantenerlo perenne, i fiumi Wimmera, Yarriambiack e Avoca hanno un bacino troppo piccolo e quindi regime torrenziale. Stagni e paludi si sono formati nei luoghi nei quali tali tributarî finiscono.

Le alteterre orientali. - Nella maggior parte delle carte dell'Australia è rappresentata in modo eminente la cosiddetta Gran Catena Divisoria. Le alteterre orientali dell'Australia determinano infatti lo spartiacque tra il versante costiero e quello che va ad ovest al lago Eyre e alla foce del Murray. Ma le alture, esaminate da vicino, mostrano di non costituire affatto una catena, bensì una serie di elementi separati di origine molto diversa. Lo spartiacque coincide con una linea orografica importante soltanto nella zona di effusioni basaltiche relativamente recenti del Queensland, nel massiccio granitico dei Monti Nuova Inghilterra e nella grande area di basalti pliocenici del Victoria, i quali hanno certamente riempito valli e bassure preesistenti, formando uno spartiacque d'origine affatto recente. Nei lunghi tratti intermedi a questi distretti orografici isolati lo spartiacque corre su linee di rilievo appena marcate sul livello generale: e in molti tratti il suo andamento estremamente irregolare e sinuoso sta ad indicare l'origine sua complessa e poco remota. Parallelamente all'attuale linea di displuvio, si estende una striscia di alteterre quasi coincidenti con la linea di costa, formata da una serie all'incirca continua di masse granitiche, che va dal Capo York sino alla Tasmania: con tutta probabilità esse costituivano lo spartiacque principale durante il Pliocene, prima del sollevamento che lo ha spostato ad occidente.

Nel Queensland settentrionale vi è una delle più interessanti regioni elevate dell'Australia: l'altipiano Atherton, l'unico, meritevole di tal nome, che si elevi nella zona climatica tropicale con notevoli precipitazioni. Esso è perciò fertile, con acque abbondanti e ricco anche di minerali utili, di modo che ha grande importanza per gl'insediamenti tropicali. La sua area sopra i 600 m. non supera tuttavia 39.000 kmq. L'altipiano s'innalza gradatamente verso est fino alla cima del M. Bartle Frère (1657 m.), che domina quasi a picco la costa ed è il punto culminante del Queensland. Le pioggie abbondanti, poiché l'altipiano si trova sul percorso degli alisei, e il contraccolpo del recente sollevamento hanno causato una forte erosione regressiva da parte di torrenti costieri quali il Barron, il Johnstone, il Mulgrave cosicché il paesaggio, che presenta frequenti cascate, è tra i più pittoreschi dell'Australia. In tempi recenti la costa ha subito molte oscillazioni: una serie di pianure costiere d'origine recentissima sta a indicare un sollevamento, del quale sono pure segni evidenti le grandi gole e le cascate. Ma la caratteristica prevalente è data da un movimento di abbassamento: i rilievi corallini della Gran Barriera probabilmente costituiscono solo la parte superficiale di un margine costiero sommerso; anche i festoni di isole, così comuni lungo la costa, indicano chiaramente l'abbassamento generale.

La Clarke Range presso Mackay s'innalza solo per una ristretta estensione sopra i 600 m. e alcuni dei tavolati basaltici lungo la cosiddetta Catena Divisoria raggiungono appena questo livello. Molti piccoli laghi presso il Tropico, Buchanan, Galilee (32 km. di lunghezza), Dunn, Mueller, pare siano resti di antichi fiumi scorrenti attraverso l'attuale spartiacque. Forse anche l'attuale Burdekin si dirigeva verso ovest nel fiume Thomson passando per queste depressioni. La regione collinosa del Darling è pure in prevalenza composta di basalti che presentano ad oriente ripidi pendii: una serie di coni vulcanici del Terziario superiore costituisce le Glass House Mountains. Coni simili si trovano più a nord nel Peak Range.

L'altipiano della Nuova Inghilterra costituisce la parte più settentrionale delle alte terre orientali nella Nuova Galles del Sud. Esso è il più esteso se non il più alto dell'Australia, presentando, sopra i 900 m., un territorio lungo circa 300 km., largo 65. Tre nodi montuosi fra Tenterfield e Armidale (Ben Lomond, Capoompeta e Chandler's Peak) s'innalzano a 1540 m., mentre un alto sperone chiamato lo Snowy, o Montagna Nevosa, e le Cime Barrington più a sud raggiungono circa la stessa altezza. Secondo lo Andrews, l'altipiano rappresenterebbe una superficie erosa fin quasi al livello del mare e sollevata poi inegualmente a formare l'attuale superficie fratturata e deformata. Vi sono tre livelli elevati dell'antica superficie: il penepiano Guyra a un'altezza di circa 1300 m., il penepiano Mole a 1200 m. e il penepiano Stannifer a circa 975. I fiumi costieri vi hanno scavato, a ritroso, gole o cañons (a monte del fiume Macleay) profonde circa 900 m. Tre gruppi vulcanici fanno parte dell'altipiano: i coni trachitici del gruppo detto Monti Nandewar Range tra Armidale e Narrabri; un gruppo simile a sud di Narrabri, che forma la Warrumbungle Range, la quale raggiunge i 914 m.; e la catena dei Monti Liverpool, incappucciata di basalti, che unisce tale gruppo al massiccio principale dell'altipiano. Una caratteristica topografica importante s'incontra a sud dei M. della Nuova Inghilterra nella Porta di Cassilis, un largo valico assai al disotto di 600 m.: è la depressione più notevole nei monti tra Brisbane e Melbourne, ma nessuna linea ferroviaria la utilizza; sembra dovuta in parte all'erosione e in parte a movimenti tettonici. A sud del passo si estende l'altipiano che porta il nome di Monti Azzurri, la cui vetta, M. Bindo, raggiunge 1360 m.

Una zona fratturata, chiamata Passo del Lago Giorgio, separa i Monti Azzurri dalle alteterre meridionali. A fratture con rigetto e alla conseguente ostruzione di corsi d'acqua devono l'origine due piccoli bacini lacustri: il lago Bathurst e il lago Giorgio, lungo 32 km., generalmente quasi asciutto. La presenza di pittoresche gole sul fiume Molonglo vicino a Canberra ed a Burrinjuck, sul fiume Murrumbidgee, mostra l'origine recente di queste valli fluviali. A sud del lago Giorgio una serie di horsts o zolle fratturate portate a varie altezze costituisce le Alpi Australiane (v.), culminanti nel M. Kosciusko. Ma i monti a nord e ad est di Cooma non sono generalmente considerati come parti delle Alpi Australiane. Dal lago artificiale di Burrinjuck alla testata del fiume Murrumbidgee si estende una zona montuosa che raggiunge i 1909 m. nel M. Bimberi ed ha le vette incappucciate di nevi durante i mesi invernali. Un horst parallelo verso sud-est forma i Monti Tindery (1400 m.): tra le due linee di alture, una pianura a circa 620 m. porta il nome di Monaro Range; essa è solcata dal fiume Snowy ed è limitata ad est da una scarpata piuttosto ripida (erroneamente denominata nelle carte catena Illawarra) che scende a circa 450 m. sulla stretta pianura costiera. Il carattere rettilineo della costa, parallela alla scarpata, tradisce l'intervento di fratture; origine simile si può assegnare anche alla costa che va dall'estuario del Shoalhaven River a Sydney.

La topografia del Victoria comprende tre elementi principali: le alteterre orientali, strutturalmente affini a quelle della Nuova Galles del Sud; le pianure settentrionali che fanno propriamente parte del bacino del Murray già considerato; e un'area piana e depressa, nella parte sud-occidentale dello stato, denominata la Gran Vallata.

Il notevole cambiamento di direzione nell'asse principale della cordigliera oltre il M. Kosciusko, non è dovuto a diversità di struttura. Anche le alteterre del Victoria appaiono formate di horsts, massicci paralleli, che si seguono da nord a sud attraverso lo stato. I più alti sono ad E. (Bogong, 1984 m., Hotham, 1860 m.), mentre il valico principale è la "Porta" di Omeo che separa le dipendenze meridionali del gruppo del Kosciusko dall'altipiano Bogong: le valli del Mitta e del Tambo River formano quivi una linea di depressione traverso le alteterre, nella quale è anche il lago Omeo. A sud del Bogong s'innalzano i piani elevati di Dargo (1370 m.) e verso il N. s'innalza il M. Buffalo (1720 m.), dominante con ripidi fianchi le pianure del Murray. Gli orli di questo penepiano sollevato sono stati profondamente erosi dai fiumi: specie il Goulburn si è scavato una valle assai larga e profonda. Verso occidente la montagna diviene in media più bassa, ma i monti Howitt, Wellington e Torbreck superano ancora i 1500 m.: più oltre essa scende rapidamente alla "Porta" di Kilmore a soli 300 m. s. m. Le alture del Victoria, ad ovest del passo, consistono di un penepiano degradante dal M. Macedon (1000 m.) verso sud-ovest: il livello è di circa 600 m. a Ballarat, 300 ad Ararat e 160 ad Hamilton. Balze di frattura simili per origine e direzione a quelle del Kosciusko determinano i Pirenei (987 m.) e i Grampiani (1166 m.). Tutto il complesso delle pianure occidentali a sud dello spartiacque è stato ricoperto da lave basaltiche che fanno parte della Gran Vallata del Victoria, a circa 150 m. s. m. Piccoli coni vulcanici sono comuni dappertutto (M. Elephant, 394 m.; M. Noorat e Tower Hill). Varî laghi sono pure sparsi nelle depressioni di questo piano di lave basaltiche, e forse anche Port Phillip si può considerare un lembo sommerso della Grande Vallata, che strutturalmente si estende ad oriente fino alle pianure dei Gessi (Gipps Land).

Delle alteterre orientali fa parte la Tasmania, la quale anzi si presenta in tutto il suo territorio come un alpestre frammento di esse. Consiste essenzialmente di sedimenti del Paleozoico inferiore riposanti su graniti, che nel centro e nell'est albergano importanti giacimenti carboniferi ricoperti a loro volta da rocce basiche eruttive. La caratteristica dominante nella topografia è l'altipiano centrale, inclinato da NO. a SE., nel quale si sviluppa il bacino del fiume Derwent. Questo altipiano pare sia un horst, mentre la regione più depressa a nord e ad est sembra aver subito un abbassamento a gradinate che ha lasciato evidenti ripide balze (tiers). Le maggiori cime sono date dai monti Cradle (1545 m.), Eldon (1459 m.), Field West (1439 m.) e Ironstone (1443 m.). La cima più alta dell'isola è, però, il Legge's Peak (1573 m.) nell'altipiano di Ben Lomond. Le profonde gole dei fiumi del versante occidentale (King, Franklin, e Denison), i grandi laghi dell'altipiano centrale (Great Lake, Arthur, Sorell), l'aspetto troncato delle coste orientali, sono tutte fattezze dimostranti che la presente topografia dell'isola ha avuto il suo compimento in età relativamente recente. Morene e altre tracce dell'epoca glaciale sono state descritte per i monti Cradle, Field West, Anna e varî altri.

Clima. - Estesa dal 10° al 45° parallelo, l'Australia presenta una notevole varietà di climi. Il Tropico del Capricorno l'attraversa e il 38% del suo territorio viene a trovarsi entro ai tropici: ma la successione del clima dal sud al nord corrisponde a quello che s'incontrerebbe in un viaggio da Parigi al Golfo di Guinea. La Tasmania ha infatti un clima non diverso da quello della Francia occidentale, mentre, riguardo alla temperatura e alle piogge, il clima di Darwin, nella Terra di Arnhem, rassomiglia esattamente a quello di Lagos nella Nigeria. Poco contribuisce invece alla varietà del clima la configurazione del suolo: il continente è così piatto che soltanto il 4% dell'area tropicale trae un sensibile beneficio dalla sua altitudine, nelle seguenti piccole e separate regioni:

Ma di queste aree solo il tavolato di Atherton, già ricordato, ha un certo valore economico. Nelle regioni più aride non è possibile alcun insediamento importante, qualunque sia l'altitudine. Un altro fattore che contribuisce all'uniformità del clima e la notevole regolarità della costa, rotta da due soli golfi, quello di Carpentaria nel nord e il grande ma piatto golfo meridionale. Ne risulta che il clima è assai più asciutto di quello, per esempio, dell'Europa, dove il Mediterraneo penetra proprio nel cuore del Mondo Antico. Un terzo fattore climatico, è la grande estensione, superata solo da quella dell'Africa Settentrionale, del continente sotto il Tropico, vale a dire della zona terrestre di maggiore aridità: onde l'Australia è la terra più arida del mondo, dopo il Sahara.

Essa è abbastanza distante dall'Equatore per avvertire l'avvicendarsi delle stagioni. Nella regione temperata, il luglio è il mese più freddo e il gennaio il più caldo; l'estate si ha nei mesi di dicembre, gennaio e febbraio, l'inverno nei mesi di giugno, luglio e agosto. Tali stagioni si fanno sentire abbastanza anche nella zona sub-tropicale e soltanto lungo la costa settentrionale sono sostituite da stagioni determinate dalle piogge. Tale secondo tipo di clima si estende da Broome a Darwin e a Cairns. A Darwin i forti alisei del sud-est cessano in settembre e l'aria si fa molto calda e calma: a dicembre comincia il periodo delle piogge, recate dal monsone di nord-ovest, che durano fino al marzo; calme e temporali si alternano fino alla fine di aprile, quando incomincia il periodo più fresco dell'anno. La stagione asciutta dura dal maggio al settembre.

Temperatura. - È noto che l'emisfero meridionale è alquanto più freddo del settentrionale a causa dei maggiori spazî oceanici australi. Ma nelle aree continentali le temperature sono piuttosto alte; così lungo il 135° meridiano; in Australia la temperatura media annua è press'a poco la seguente:

Poche regioni del mondo sono in realtà calde come il Kimberley settentrionale, dove infatti a Wyndham la temperatura media annua è di 29°,2, valore sorpassato solo nei bassopiani africani ai due lati dell'Abissinia. La temperatura media annua di tutta l'Australia è di 21°,1: circa la stessa di quella del Cairo e di Nuova Orleans. Lungo la costa meridionale la temperatura media è di 15°,5 come nell'Italia Settentrionale. In complesso la variazione della temperatura media in rapporto alla latitudine si presenta assai regolare, quando si eccettui l'angolo nord-occidentale del continente dove un'area eccezionalmente calda proprio sul tropico, in relazione con un'area all'incirca stabile di bassa pressione, ha una temperatura che si eleva sino ai 26°,6. Venti caldi provenienti dal nord-ovest sono attirati su tale area, rendendo Nullagine e Marble Bar due dei centri abitati più caldi del mondo: a Marble Bar nell'estate 1921-22, il termometro salì quasi ogni giorno per tre mesi e mezzo sopra 43°! La regione più fredda dell'Australia è invece nelle Alpi Australiane dove sono due stazioni a circa 1500 m. (Kiandra e Hôtel Kosciusko). Giornate di gelo sono state registrate finanche per un periodo di otto mesi nelle alteterre sud-orientali e nel luglio sono comuni in tutta la parte interna dell'Australia; sulle coste del nord e del nord-ovest non sono mai state osservate. Il decorso annuo della temperatura offre, per la successione delle stagioni, oscillazioni assai notevoli che si possono rilevare dall'andamento delle isoterme del mese più caldo e del più freddo. L'amplitudine, fra le medie dei mesi estremi, aumenta andando dalle coste verso l'interno. I lembi del continente che si protendono nelle acque australi hanno un'amplitudine inferiore a 8°,5 mentre in una zona centrale, tra Bourke e Marble Bar, la cifra sale sopra 18°. Quasi tutta la costa settentrionale presenta un'amplitudine inferiore a 8°,5 con un minimo di 3° all'isola Thursday.

Pressioni e venti. - Nella distribuzione della pressione media annua, una zona di alta pressione (sopra 772 mm.) con l'asse diretto da Capo Leeuwin a Brisbane copre la parte meridionale dell'Australia. Sul lato equatoriale della zona la pressione diminuisce regolamente verso il nord-ovest fino a 754 mm.; nella maggior parte di questa regione settentrionale soffiano gli alisei del sud-est. Al sud della zona di alta pressione, questa si abbassa rapidamente finché, presso le terre antartiche, si toccano le più basse pressioni terrestri: dal 30° al 70° S. si ha, quindi, il più ripido gradiente di pressione conosciuto.

Durante l'anno, il centro di alta pressione si sposta a nord e a sud (con il sole) per una distanza di 10° di latitudine; così nel luglio l'anticiclone è spostato ad est da Perth a Brisbane; nel gennaio esso è respinto molto a sud e giunge sopra Melbourne. Poiché le aree di alta pressione sono regioni asciutte, e quelle di bassa pressione sono invece umide, ne segue che i periodi umidi e asciutti sono in relazione con questo cammino dell'area anticiclonale. Nell'estate la regione settentrionale è sottoposta ai cicloni (bassa pressione) del monsone, che portano piogge temporalesche alle coste e all'interno; nell'inverno essi si dirigono molto più a nord e non toccano più il continente, ma questo è raggiunto dalla zona antartica di bassa pressione che movendosi dalle regioni polari porta la pioggia alle coste meridionali. Il fenomeno più notevole nella distribuzione della pressione è dato tuttavia dal carattere semi-permanente di una parte dei cicloni estivi che sembrano "ancorati" sull'Australia nord-occidentale, e dei quali si sono già notati gli effetti termici. Da quest'area di bassa pressione si formano cicloni migranti che si spingono verso l'est o il sud-est sull'Australia Centrale, ma non vi portano sempre la pioggia.

La metà settentrionale dell'Australia è sottoposta agli alisei che sono pure soggetti agli spostamenti stagionali del sole. Il margine settentrionale della zona dell'aliseo si sposta infatti dal 5° S. (aprile-ottobre) al 12°, lungo la costa orientale, e fino al 22° sull'occidentale (novembre-marzo), per la presenza, su quest'ultima, della ricordata area semi-permanente di bassa pressione. Il margine meridionale si sposta, negli stessi periodi, dal 22° al 28° S., ma raggiunge ad occidente la latitudine di Perth (32°) nel mezzo dell'estate; gli alisei soffiano dal sud-est e durante l'estate pare che siano semplicemente respinti in alto dal monsone, perché a Giava dominano a 1500 metri di altezza, anche quando il monsone soffia sulle basse terre.

Nell'inverno i mari meridionali sono invasi (con la zona antartica di bassa pressione) dai forti venti occidentali (Roaring Forties) assai meno costanti degli alisei; questi stessi venti su parte della Tasmania sono invece persistenti. Benché l'Australia sia soltanto un piccolo continente, un fenomeno analogo al monsone si presenta chiaramente nelle alteterre del sud-est. Così a Melbourne, nell'inverno, prevale un vento freddo proveniente dal nord che soffia dal continente gelato e si presenta a Sydney come vento occidentale. Nell'estate, a Melbourne il vento più frequente spira dal mezzogiorno verso le alteterre riscaldate, e a Sydney, per la stessa ragione, spira un vento di nord-est.

I turbini non sono molto frequenti in Australia, ma se ne hanno diversi esempî per l'Australia Orientale, ove si presentano per lo più durante i temporali che seguono a piogge abbondanti e in giornate calde. Gli uragani imperversano lungo le coste tropicali fra il 10° e il 30° S. Sul lato occidentale sono numerosi soprattutto in gennaio, ma frequenti sino a tutto l'aprile; sul lato orientale i mesi peggiori sono il febbraio e il marzo: gli uragani sono cioè limitati ai mesi più caldi e sempre associati ai cicloni tropicali eccezionalmente forti. Quasi sempre la loro rotta è parabolica, dirigendosi dal nord-est al sud e quindi al sud-est. Tra i più disastrosi, che arrecarono vittime e danni notevoli, sono i seguenti: Wallal (Australia Occ.), aprile del 1887 e del 1888; Onslow (Australia Occ.), dicembre 1897; La Grange (Australia Occ.), aprile 1908; Cossack (Australia Occ.), aprile 1898 e marzo 1918. Sulla costa orientale del Queensland uragani particolarmente forti avvennero nel gennaio 1896, marzo 1899, marzo 1911, dicembre 1916, gennaio-marzo 1918.

Piogge. - Si è già detto che la caratteristica saliente del clima australiano è la sua siccità. La carta delle precipitazioni annue mostra che le sole regioni discretamente piovose del continente sono le coste settentrionali e una fascia orientale e sud-orientale. L'area più umida è il ripido declivio dell'altipiano Atherton, dove Harvey Creek ha una media di 4180 mm. di pioggia all'anno. Sulla costa occidentale della Tasmania si ha una piovosità di 2000-2500 mm. D'altra parte in nessun luogo v'è una precipitazione annua minore di 100 mm.: il valore minimo si ha a Kanowana Station, con 106 mm., e a Oodnadatta, con 119 mm., presso il lago Eyre. Una zona molto asciutta, con appena 200 mm., si estende pure da Broken Hill a Carnarvon, sulla costa occidentale. Le stagioni di pioggia sono in relazione con i movimenti delle zone di pressione e dei venti. Nell'estate, la zona umida tropicale porta pioggia abbondante sulla costa settentrionale e piogge leggiere nelle regioni centro-settentrionali. Nell'inverno i cicloni antartici portano piogge moderate alla costa meridionale ma non penetrano molto nell'interno, eccetto che nel sud-est. Le alte terre orientali producono molta pioggia locale dovuta al raffreddamento di venti umidi deviati verso l'alto dalla montagna. Vi sono perciò quattro tipi di precipitazione: a) le piogge estive della costa settentrionale; b) le piogge invernali della costa meridionale; c) la regione arida o centrale, che comprende le scarse piogge della costa occidentale; d) le piogge a distribuzione annua, quasi uniforme, della fascia orientale. Quest'ultima regione ha un massimo estivo ben marcato nel nord, un massimo autunnale presso Sydney e un massimo invernale nel sud. Poiché il patrimonio principale dell'Australia è nelle sue regioni temperate umide, nelle quali è la chiave del problema della futura colonizzazione, può essere utile un prospetto delle regioni temperate, che hanno più di 500 mm. di pioggia media annua:

L'Australia sarà sempre un paese in gran parte a economia pastorale. Ora, a questo riguardo, non è tanto importante la quantità totale delle precipitazioni, quanto il grado della loro probabilità: fattore meno agevole a calcolarsi e che ha portato ad apprezzamenti molto diversi sul valore delle terre non ancora occupate dell'Australia. Ciò sarà meglio illustrato dai dati di piovosità in due anni successivi. Nel 1904 a Barrow Creek (Territorio del Nord) caddero 1010 mm. di pioggia, nel 1905 soltanto 101 mm.; a Wiluna (Australia Occ.) nel 1900 la precipitazione fu di 711 mm., nel 1901 di soli 203 mm.; a Charlotte Waters (Australia Merid:) caddero nel 1908 304 mm. di pioggia, e meno di 71 mm. l'anno seguente. Il Taylor (Australian Meteorology) ha costruito carte sulla probabilità delle piogge, dalle quali si rileva che la regione fra Onslow, Burketown e Windorah ha le piogge più malsicure, mentre la costa meridionale è la regione a piogge meno incerte. Nella regione arida centrale è molto forte l'evaporazione: a Boulia (Queensland) essa raggiunge i 3170 mm. all'anno e tale valore si mantiene probabilmente sino a Marble Bar. L'asse dell'area di maggiore evaporazione sta quindi 450 km. a nord dell'asse della minore piovosità, ed è questo il fatto che determina la localizzazione dei deserti: infatti, mentre il confine meridionale della regione desertica è dato all'incirca dalla linea di 200-220 mm. di pioggia, a nord, per l'intensa evaporazione, il margine è costituito all'incirca dalla linea di 380 mm.

Solo nell'Australia sud-orientale si ha caduta di neve in distretti abitati. Così nel maggio 1915 circa 15 cm. di neve caddero nella Tasmania centrale. Le nevi coprono, per la maggior parte dell'anno, le sommità delle Alpi Australiane, ma generalmente si sciolgono del tutto in marzo o aprile; lo stesso avviene nei monti della Tasmania. Rare volte si è avuta neve nei luoghi abitati del Queensland meridionale e nella Nuova Galles del Sud (Toowoomba a 600 m., Bathurst, ecc.); occasionalmente essa cade sui Monti Flinders e nel distretto di Albany (Australia occ.).

Idrografia. - L'idrografia fluviale del continente ha scarsa importanza. La maggior parte di esso è caratterizzata dalla mancanza di efflusso superficiale (regione areica secondo la nomenclatura del De Martonne) o da bacini a drenaggio interno (regione endoreica). Solo sul litorale settentrionale e orientale si ha un efflusso normale o, come il De Martonne lo definisce, exoreico. Poiché secondo il detto scrittore, i termini areico e deserto sono sinonimi, quasi metà dell'Australia può essere classificata come deserto. Tutti i fiumi abitualmente indicati dalle carte nella regione hanno corso intermittente. Il De Grey, l'Ashburton, il Gascoyne e il Murchison scorrono solo dopo piogge molto copiose, e per lunghi periodi sono fiumi soltanto di nome. Il Gascoyne è lungo 800 km., ma è generalmente un wadi asciutto con tasche d'acqua nei tratti rocciosi; anche il Fortescue ha, presso Millstream Station, un alveo roccioso dove l'acqua scorre per pochi chilometri, mentre altrove essa è sepolta sotto spessi ghiaieti. Press'a poco le stesse condizioni si presentano nei lunghi fiumi segnati sulla maggior parte delle carte come immissarî del lago Eyre. Il Finke, il Diamantina, e il Barcoo (o Cooper: 1620 km.) non sono generalmente altro che letti sabbiosi orlati da vegetazione un poco più folta dell'usuale; ma durante le rare inondazioni questi creeks possono diventare fiumi larghi una trentina di chilometri. Lo stesso lago Eyre non è mai stato osservato in condizioni di piena, e pochi mesi dopo che i fiumi hanno cessato di scorrere, dalla riva non si vede più acqua affatto. Halligan asserisce che l'area del lago nel periodo del massimo riempimento è di 10.360 kmq., ma l'area media coperta dalle acque non può essere superiore a 2500 kmq. L'evaporazione, secondo i calcoli di Halligan, consuma generalmente una quantità d'acqua maggiore di quella recata dai tributarî. Perciò questa vasta riserva di acqua salata va rapidamente prosciugandosi, e oggi il suo livello è di circa 12 m. sotto quello del mare. Poco minori per ampiezza, il lago Torrens e il Gairdner (a 110 m. s. m.) sono anch'essi piuttosto vasti stagni salati privi d'emissarî, con forti oscillazioni di livello e di superficie e non di rado ridotti, nei periodi aseiutti, a distese di fango e di croste saline pericolose per gli uomini e gli animali. Un analogo effimero lago, cui viene assegnata un'area di 9000 kmq., è il lago Amedeo, nel centro del deserto australiano. A questi laghi maggiori fanno corteo le numerose conche minori, già menzionate, che completano il quadro dei residui d'un antico regime più umido, quando, nel Terziario e durante l'epoca glaciale, l'interno dell'Australia aveva acque scorrenti e sulle rive dei suoi bacini lacustri si raccoglievano una folta vegetazione e una ricca fauna, della quale si trovano nel terreno i resti fossilizzati.

Nella parte sud-orientale della regione arida scorre l'ultimo tratto del maggiore fiume dell'Australia: il Murray (1790 km.). Pure anche questo, varie volte, come nel 1914 e nel 1923, ha cessato di scorrere. Il suo principale tributario, il Darling (2450 km.), attraversa per la maggior parte del suo corso la zona arida (areica), nella quale manca per. lo più ogni nuovo contributo di acque da parte di affluenti; la portata del fiume va anzi diminuendo per effetto dell'evaporazione. Tuttavia, il Murray riesce a mantenere una portata tale da consentire una certa navigabilità e piccoli piroscafi possono normalmente raggiungere Echuca durante il periodo luglio-gennaio; sul Darling invece la navigazione è molto incerta e durante gli ultimi anni ha subito lunghe interruzioni, fin'anche di diciotto mesi. Ma nel 1870 un battello poté passare dal Darling nel Paroo e risalire questo oltre il confine del Queensland per un tratto di 290 km.: le acque di piena si estendevano allora per una larghezza di 96 km.

I fiumi della costa orientale hanno tutti corso breve e forte pendenza. Nessuno di essi ha importanza per la navigazione. Solo il corso inferiore dei fiumi Hunter, Clarence e Richmond nella Nuova Galles del Sud può essere percorso da piccoli vapori per una trentina di chilometri. Per contro, a causa delle alture costiere, anche i fiumi più lunghi del Queensland, quali il Fitzroy e il Burdekin, sono senza valore per la navigazione: il loro corso inferiore ha infatti carattere montano; le più belle cascate dell'Australia sono quelle del Barron (Cairns) alte 180 m. Più navigabili sono i principali fiumi dell'Australia Settentrionale: piccole imbarcazioni possono risalire il Victoria per 160 km. e il Daly per 110 km.; il Roper può essere risalito per 150 km. da piroscafi che peschino sino a 4 m. Il Fitzroy, nel Kimberley, ha un corso di 640 km., ma è ostruito da banchi di sabbia e da tronchi d'albero.

Alle condizioni poco favorevoli della navigazione interna fanno riscontro l'uniformità della linea costiera, la mancanza su larghi tratti di buoni porti naturali, la scarsità di articolazioni. Le coste paludose, a mangrovie, del Golfo di Carpentaria e la ripa importuosa della Gran Baia Australe rendono quelle due insenature di poca utilità per gli approdi. Alle due estremità del continente, lo Stretto di Torres (80 km.) che lo separa dalla Nuova Guinea e quello di Bass (224 km.) che s'intercala fra esso e la Tasmania, hanno una antica pessima fama per la navigazione, a causa degl'innumerevoli, pericolosissimi scogli che affiorano dal fondo, testimoni dei distrutti ponti terrestri.

La costa occidentale è piatta e sabbiosa e soltanto nel nord ha qualche buon porto (Port Darwin). Lungo le coste nord-orientali si estendono le secche, i bassifondi, le scogliere della Gran Barriera Corallina, oggi resa più sicura dai fari e dai segnali. Le condizioni migliori di approdo si hanno nella costa sud-orientale ove s'insinuano i due grandi golfi di Spencer (con Port Pirie e Port Augusta) e di S. Vincenzo (con Port Adelaide) e molti altri golfi minori, dovuti a un fenomeno di abbassamento della costa, che ha portato il mare a invadere le porzioni inferiori delle vallate fluviali. Così Port Phillip (a Melbourne) è dovuto alla sommersione della valle del fiume Yarra e dei piani adiacenti; Port Jackson (con Sydney) e la Broken Bay, poco più a nord, sono tipiche rias, vale a dire vallate rocciose sommerse, che forniscono ottimi porti naturali.

Lo sviluppo complessivo insulare e costiero dell'Australia è limitatissimo. Tutte le isole insieme, con la Tasmania, non superano gli 85.000 kmq. di superficie; il perimetro costiero (19.700 km.) oltrepassa di poco il doppio di quello dell'Italia.

Acque artesiane. - Se è povera di acque perenni superficiali, l'Australia ha però una quantità di acque sotterranee salienti o artesiane. maggiore di qualsiasi altro paese. Vi sono sei bacini separati, i quali occupano complessivamente un'area di 2 ½ milioni di kmq. Di essi il Grande Bacino Artesiano, per la massima parte nel Queensland, ha un'area di oltre 1 ½ milioni di kmq.: esso è delimitato all'est dalla linea di displuvio principale delle alte terre orientali, mentre ad ovest include tutto il bacino idrografico del lago Eyre e una gran parì di quello del Darling. Questa enorme falda acquifera si trova in media alla profondità di 900 m., benché una perforazione, presso Longreach, oltrepassi i 2100 m. Il bacino è attraversato da due creste sepolte, una ad est di Cloncurry e un'altra che dal lago Eyre si sviluppa in direzione nord-est. Gli strati acquiferi sono dati principalmente da arenarie porose del periodo giurassico. L'acqua sembra derivi soprattutto dalle piogge che cadono sul margine orientale del bacino: essa filtra quindi lentamente verso l'ovest, per scaturire infine in centinaia di sorgenti lungo tutto il margine sud-occidentale del bacino artesiano; è piuttosto salata, contenendo il 0,0006 di residui salati, in gran parte carbonato di sodio. Vi sono presentemente circa 1350 pozzi nel Queensland e 530 nella Nuova Galles del Sud, di grandissimo valore per l'allevamento del bestiame. Le acque artesiane non sono usate però per coltivazioni. Il bacino artesiano del Murray ha importanza molto minore per la salsedine delle sue acque, eccetto che in alcuni distretti come presso Pinnaroo. Il bacino dell'Eucla e quello del deserto (Broome) sono poco sfruttati; la stretta fascia lungo la costa occidentale fornisce acqua alle aziende pastorali del nord e alla città di Perth. (V. Tavv. XCI-XCVII).

Bibl.: Vecchi lavori: G. Marinelli, La terra, VII, pp. 653-720 (P. Sensini); W. Sievers e W. Kükenthal, Australien, Oceanien und Polarländer, 2ª ed., Lipsia 1902; J. W. Gregory, The dead Heart of Australia, Londra 1906.

Opere generali più recenti: L. Zunini, L'Australia attuale, Torino 1910, R. Schachner, Australia, voll. 2, Jena e Lipsia 1912; Oxford Survey of British Empire, V (Australasia), Oxford 1914; The Commonwealth of Australia (Federal Handbook), Melbourne 1914 (contributi di G. Taylor, T. W. E. David, H. A. Hunt, ecc.); K. Hassert, Australien, Gotha 1924; Gr. Taylor, The Australian Environment, Melbourne 1918; id., Australia, physiographic and economical, 4ª ed., Oxford 1925; B. C. Wallis, A geography of Australia and New Zealand (Practical Modern Geographies), Londra 1924; Australian Encyclopaedia, Sydney 1925, pp. 504-528.

Geologia: La trattazione generale di T. W. E. David, nel Federal Handbook del 1914, già citato; inoltre, H. Herman, Geology of Victoria (Victorian Federal Handbook), Melbourne 1914; C. A. Sussmilch, Geology of New South Wales, Sydney 1914: W. Howchin, Geology of South Australia, Adelaide 1918; L. K. Ward, Geological Survey of S. Australia, Adelaide (relazioni annuali); A. G. Maitland, Geology of West Australia, in Mining Handbook, Perth 1919; H. I. Jensen, Geology of Northern Territory, pubbl. del Dept. of External Affairs, Melbourne 1914; R. Johnston, Geology of Tasmania, Hobart 1888.

Morfologia regionale: 1) Australia Occid.: J. T. Jutson, Physiography of Western Australia, Perth 1914; A. C. Clark, Natural Regions of West Australia, Perth 1926; 2) Territorio del Nord: H. I. Jensen, Tropical Australia, Brisbane 1917; L. K. Ward, Geology of Central Australia, Adelaide 1925; Gr. Taylor, Tropical Settlement, in Americ. Geog. Rev., New York 1919; 3) Australia Meridionale: W. Howchin, Physiographic Features, Melbourne 1913; R. Jack, Geology of Musgrave Ranges, Adelaide 1915; 4) Queensland: J. V. Daneš, Physiography of N. E. Australia, Praga 1911; H. I. Jensen, Physiography of Queensland, in Aust. Assoc. Adv. Sc., 1923; 5) Nuova Galles del S.: Jose, Taylor e Woolnough, New South Wales, Christchurch 1911; T. W. E. David, Tectonic Lines of Australia, Sydney 1911; E. C. Andrews, Unity of Eastern Australia, Sydney 1910; C. A. Sussmilch, Southern Tableland, Sydney 1909; G. Taylor, Eastern Australia, Melbourne 1911; 6) Victoria: J. W. Gregory, Victoria, Melbourne 1903; 7) Tasmania: G. Wood, Tasmanian Environment, Adelaide 1923.

Clima e idrografia: G. Taylor, Australian Meteorology, Oxford 1920-21; G. Taylor, Agricultural Climatology, Londra 1920; G. Taylor, Climatic Control of Australia Production, in Weather Bulletin, Melbourne 1915; Gibbons Cox, The artesian Water-supply of Australia, in Geographical Journal, 1902; J. W. Gregory, Flowing wells of Central A., ibid., 1911 (agosto).

Flora. - Il continente australiano, che copre 35 gradi di latitudine, ed è rimasto isolato da tutte le altre terre fino dal periodo Cretacico, presenta necessariamente molte particolarità di grande interesse nella sua flora. I primi botanici, forse guidati dalle caratteristiche della fauna, considerarono anche la flora australiana come prettamente primitiva e appartenente a un periodo della storia geologica diverso da quello a cui appartengono le altre piante che esistono oggi sulla terra. La presenza nella flora australiana di certe famiglie di piante che mostrano particolari caratteri arcaici, può aver favorito questa veduta. Tali piante si trovano specialmente fra le Pteridophyta e sono soprattutto Isoëtes e Phylloglossum (le più singolari fra le Lycopodiales viventi) e le Tmesipteris e Psilotum (i rappresentanti viventi più vicini alla famiglia paleozoica delle Sphenophyllales). Anche fra le Filicales un numero considerevole di forme antiche è ben rappresentato in Australia. Tuttavia, sebbene queste famiglie possano essere considerate come primitive, i loro membri australiani mostrano spesso curiose specializzazioni accanto ai caratteri arcaici.

La flora australiana, nel suo insieme, rivela un alto grado di specializzazione, che è soprattutto dimostrato da molte interessanti particolarità strutturali delle piante con fiori: come la caliptra dei fiori di Eucalyptus, il labello irritabile di alcune specie di Pterostylis, il gimnostemio dello Stylidium (la trigger plant) e le modificazioni xerofile che saranno enumerate in seguito.

La flora australiana tuttavia non è fondamentalmente diversa da quella degli altri continenti.

Stooker osservò fino dal 1860 che le proporzioni relative delle Dicotiledoni alle Monocotiledoni, dei generi agli ordini, delle specie ai generi, sono le stesse delle altre flore di eguale estensione. Egli osservò anche che le proporzioni relative delle Thalamiflorae, Calyciflorae e Corolliflorae sono le stesse delle altre flore; che la proporzione delle Gimnosperme alle Angiosperme è quasi la stessa, e inoltre che le reazioni della flora australiana ai cambiamenti topografici sono analoghe a quelle delle flore degli altri continenti. Una particolarità degna di nota della flora australiana, tuttavia, è la sua alta percentuale di endemismi. Nel confronto con qualsiasi altra regione d'uguale estensione, essa contiene il maggior numero di generi e specie caratteristici della sua area e il minor numero di piante che appartengono ad altre parti della terra.

Le piante australiane contano circa 11.000 specie distribuite in 150 famiglie. Le 12 famiglie più numerose stanno nell'ordine che segue:

Otto famiglie sono limitate solamente all'Australia: Goodeniacee, Candolleacee, Brunoniacee, Casuarinee, Tremandracee, Stackhousiacee, Filidracee, Pittosporacee (eccetto Pittosporum che si trova anche nella zona tropicale dell'antico continente). Fra queste le Goodeniacee, Candolleacee e Casuarinee mostrano affinità con le Campanulacee, Lobeliacee e Miricacee che sono distribuite largamente sul globo.

Andrews (p. 175; v. Bibl.) osserva che forse la particolarità più istruttiva nella distribuzione della flora australiana è data dal grande numero di generi e specie e dagl'innumerevoli individui di queste che si trovano nei vasti tratti arenosi, specialmente nella regione sud-occidentale del continente. Su queste lande deserte e sabbiose si possono vedere, non soltanto la maggior parte dei generi endemici, ma anche i grandi generi dell'Australia. Vi sono rappresentati anche alcuni generi tropicali cosmopoliti, ma così modificati da mostrare pochissima somiglianza coi loro parenti tropicali. Se ne hanno esempî nelle acacie fillodiniche: Phyllanthus e Cassia.

I due generi più numerosi sono Acacia con 412 specie e Eucalyptus con 230 specie. Delle 500 specie tropicali e subtropicali di Acacia, 300 formano le Phyllodineae e sono caratteristiche dell'Australia e della Polinesia. In queste le foglie pinnate sono sostituite da lamine semplici, a forma di foglia, derivate dall'appiattimento dei piccioli e delle nervature principali. Questi fillodî sono appiattiti in modo da disporre le loro superficie parallelamente ai raggi incidenti della luce e diminuire così la traspirazione.

La maggior parte delle acacie sono xerofile. Nelle parti aride o semiaride certe specie di acacia crescono insieme in gruppi cespugliosi e dànno un tipo di vegetazione che è conosciuto sotto il nome di scrub. Il mulga scrub (Acacia aneura) è caratteristico di grandi estensioni di terreno, in cui la precipitazione annua non supera i 380 mm.: esso forma parte della savana periferica dell'Australia semiarida ed è il principale componente della steppa cespugliosa (shrub-steppe) dell'Australia arida. Altri esempî di scrub sono il brigalow (Acacia harpophylla) e il gidgee (Acacia Cabbagei). Nella zona degli scrub si pratica soprattutto la pastorizia; anzi il mulga è di un grande valore nutritivo come foraggio.

Il genere Eucalyptus è quasi del tutto limitato al continente australiano, nel quale infatti ne sono state raccolte 230 specie mentre non più di due o tre provengono dall'Insulindia. È una delle più caratteristiche piante australiane, facilmente riconoscibile dall'opercolo del bottone fiorale. Gli Eucalyptus sono per la maggior parte alberi o alti arbusti, e alcune specie raggiungono enormi dimensioni. È ufficialmente stabilito che Eucalyptus regnans sul M. Bawbaw (Melbourne) raggiunge 99,4 m. di altezza e quasi 9 m. di circonferenza a 2 m. dal suolo: tale altezza è superiore a quella ricordata per la Sequoia gigantea, sebbene sia ancora inferiore a quella di Sequoia sempervirens, che raggiunge un'altezza di 104 m. (Willis, VII, p. 604).

Allo stato giovanile le foglie di Eucalyptus sono opposte e dorso-ventrali, ma più tardi divengono alterne e isolaterali, modificazione questa più adatta alle condizioni xerofile. La corteccia varia molto e questo variare è di valido aiuto nella classificazione: corteccia liscia (alberi da gomma) che si desquama a pezzi, corteccia scagliosa apRartenente ai bloodwoods, corteccia compatta con fibre longitudinali (stringybarks), corteccia dura e solcata che diventa nera con l'età (ironbarks). Per la loro rapida crescita e il loro spesso pregevole legno gli Eucalyptus sono coltivati ora in varie parti del mondo. Gli Eucalyptus costituiscono un genere xerofilo, che prospera bene e s'è diffuso in tutto il continente australiano: evita la boscaglia (brush-forest) della regione orientale ma si trova nelle flore xerofile vicine alle zone sabbiose; forma poi per conto proprio grandi foreste, una particolarità delle quali è il grande sviluppo di un sottobosco xerofilo. Gli Eucalyptus dominano anche nella savana periferica; ma nell'Australia deserta ed arida sono ristretti alle regioni in cui l'umidità è maggiore: come i letti arenosi dei corsi d'acqua e i terreni piani e argillosi soggetti all'inondazione dopo le piogge.

Un'interessante forma di sviluppo degli Eucalyptus è quella del mallee (Eucalyptus oleosa, E. dumosa, ecc.) che costituisce densi scrubs in varie parti del Victoria, dell'Australia Meridionale e della Nuova Galles del Sud. In esso si formano diversi tronchi invece di uno principale e la pianta sostiene un'ombrella compatta, caratteristico aspetto questo degli arbusti delle regioni aride. Il tessuto acquifero è sviluppato specialmente nelle radici rigonfiate che erano usate dagl'indigeni per bere in tempo di siccità. Ora il mallee scrub è scomparso da molte regioni meridionali e sostituito dalle bonifiche e dalle colture granarie.

Fra le specie forestali di Eucalyptus ve ne sono alcune che dànno legni molto duri e pregiati; primi fra questi sono gli Yarrah (E. marginata) e il Karri (E. diversicolor) caratteristici delle foreste dell'Australia Occidentale.

Origine e affinità. - Secondo Bentham la parte predominante della vegetazione australiana appare come strettamente indigena e le specie e i generi endemici devono essersi originati o differenziati in Australia senza mai uscirne. Vi sono poche eccezioni, come certe specie di Eucalyptus, Epacridacee e Acacie fillodiniche che si trovano in Malesia e poche piante annue o erbacee che sono state trovate nella Cina del sud.

"Il fenomeno più singolare, rappresentato da questa meravigliosa flora endemica australiana, dice l'Andrews (I, p. 231), è l'affluenza, la segregazione o l'aggregazione di tutti i tipi possibili di Fanerogame sui suoli sterili poco invitanti e sabbiosi durante le grandi differenziazioni climatiche del basso e post-cretacico". Mirtacee, Rutacee, Proteacee, Sterculiacee, Euforbiacee lasciarono la giungla per andare a formare nuovi generi e specie su terreni arenacei; orchidee che erano state epifite nella giungla formarono nuovi generi terrestri; Epacridacee, Verbenacee, Labiate e Ombrellifere, divenute nane, emigrarono verso i luoghi sterili e arenosi.

Questa flora secondaria raggiunse un alto grado di specializzazione. Si svilupparono mezzi numerosi per ridurre la traspirazione, come l'affondarsi degli stomi, il grande sviluppo dei tessuti legnosi, la riduzione degli spazî intercellulari, la secrezione della cera, della resina e degli olî volatili, la riduzione della superficie delle foglie. Questa vegetazione sembra essersi originata nelle regioni temperate dell'emisfero boreale e parzialmente ai tropici. Da questi ebbe luogo la migrazione verso la parte meridionale nell'Africa e nell'Australia, dove condizioni climatiche ed edafiche simili portarono alla formazione di flore analoghe, e nell'America del Sud, dove furono incontrate invece condizioni totalmente diverse. Nell'epoca cretacica e per gran parte del Terziario non v'era un continente australiano come lo conosciamo noi oggi. Wallace, nella sua Island Life, dice che la vegetazione odierna dell'Australia si è differenziata massimamente nella parte sud-ovest del continente. L'Australia consisteva in una grande isola occidentale quasi tutta extratropicale e in una lunga e stretta isola orientale che si estendeva dal Capo York fin oltre la Tasmania, separate da un largo mare con piccole isole. In tali epoche l'Australia meridionale e occidentale era la parte più estesa del continente, e nei suoi terreni sabbiosi e sterili poté differenziarsi una robusta flora xerofila. La scomparsa del mare cretacico rese possibile la migrazione di questa flora occidentale verso oriente: le piante xerofile divennero così invadenti e vigorose, che la loro diffusione fu più tardi arrestata soltanto dall'isolamento del continente e dall'impedimento opposto dalla flora della giungla che viveva nei terreni umidi e riparati della porzione orientale del continente stesso.

Attualmente la flora australiana mostra alcune interessanti affinità con altre flore. Un certo numero di generi dell'Asia tropicale si estendono nell'Australia orientale, tropicale e subtropicale; a volte con specie identiche, altre volte con specie più o meno diverse. Le piante costiere del Queensland hanno caratteri asiatico-orientali. L'elemento austro-malese è comune nelle foreste orientali del Queensland e della Nuova Galles del Sud, e si spinge lungo la costa est, fin dove l'umidità, la situazione riparata e le condizioni del suolo sono favorevoli. Esiste inoltre una certa affinità con la flora della Nuova Guinea, sebbene non così grande come ci si potrebbe aspettare. Le savane della regione del fiume Fly nella Nuova Guinea sono quasi identiche a quelle della Penisola del Capo York in Australia. Le erbe di queste savane sono Imperata arundinacea, Themeda, Andropogon, e con esse si trovano varie specie di Eucalyptus (E. alba, E. tereticornis, E. clavigera, E. terminalis) e altre Mirtacee, alcune specie di acacie (A. Simsii, A. notosericea) e alcune Proteacee.

Il reperto di rododendri epifiti a grandi altezze nella Nuova Guinea ci permette di riallacciare questa flora alpina con quella del Himālaya: Rhododendron è stato trovato anche sul Bellenden Ker Range nel Queensland nord-orientale. Questo rilievo montuoso è interessante in quanto vi sono state trovate anche specie di Agapetes e Dracophyllum. Di Agapetes si hanno 30 specie raccolte dal Himālaya e un numero più esiguo da Borneo, dalle Figi e dalla Nuova Guinea. Dracophyllum rappresenta invece un elemento antartico, e un genere comune nelle isole australi e nella Tasmania. Una specie si trova anche nella Nuova Galles del Sud, nell'isola di Lord Howe, nella Nuova Zelanda e nella Nuova Caledonia, specialmente nelle parti montagnose. Le flore alpine della Tasmania, del Victoria e della Nuova Galles del Sud mostrano molte somiglianze e possono essere connesse con quelle della regione montuosa temperata australe che si estende attraverso la Nuova Zelanda fino all'estremità meridionale dell'America e risale di qui per le Ande.

Sebbene vi sia una notevole somiglianza tra la flora dell'Africa meridionale e quella dell'Australia, tuttavia vi sono pochi generi e nessuna specie comune ai due continenti, all'infuori delle specie di piante cosmopolite che non sono limitate a queste due regioni.

Alcuni biologi sostengono che alla fine del periodo cretacico deve essere esistito un ponte di terra fra l'Africa meridionale e l'Australia sud-orientale: ciò in base alla presenza in tutti e due i paesi di generi di Composite come Helipterum, Helichrysum e Cassinia, di Restiacee come Restis, Hypolaena e Leptocarpus, di Liliacee come Caesia, Bulbine e Wurmbea e delle tribù Proteae e Persoonieae delle Proteacee, mentre la famiglia delle Ericacee è ben rappresentata nel Sud Africa e le affini Epacridacee si trovano soprattutto nell'Australia extra-tropicale. Ma, dato che fosse esistito un tale ponte terrestre, sembra strano che non se ne siano giovate le numerose Ericacee, delle quali Erica sola contiene 470 specie nell'Africa meridionale, e che i grandi e invadenti generi delle Epacridacee australiane non abbiano per esso trovato la loro strada verso l'Africa meridionale. Anche l'assenza assoluta in questa del genere Eucalyptus e di ogni specie delle invadenti tribù Leptospermeae e Chamaelaucieae che crescono accanto alle Proteacee e Epacridacee in Australia, induce a ritenere che non sia esistito un tale ponte. Questo fatto indica piuttosto che le Proteacee e altre famiglie comuni a tutti e due i paesi, prosperavano nell'emisfero boreale e furono spinte a sud nell'Africa e nell'Australia, dove, isolate e libere dalla concorrenza, svilupparono nuove tribù, sottotribù, generi e specie.

Tipi di vegetazione. - Il brush corrisponde alla foresta tropicale e subtropicale. Si trova in terreni umidi, riparati e ricchi, nella zona costiera e nei tavolieri dell'Australia orientale e raggiunge il suo maggiore sviluppo nel Queensland e nelle aree basaltiche della Nuova Galles del Sud. Contiene pochi tipi australiani ma molti malesi. È costituito da foreste formate da alberi vigorosi, da piante rampicanti e scandenti, comprese le liane, e da molti arbusti di sottobosco. Il genere Eucalyptus vi si trova di rado e gli alberi sono soprattutto Meliacee, Sapindacee, Saxifragacee, Cunoniacee, Lauracee, Monimiacee, Conifere e Taxacee. I fusti a pilastro sono una caratteristica; spesso lunghe radici aeree formano sostegno per i lunghi tronchi che corrono in alto verso la luce. Fra le essenze più notevoli sono i Ficus spp., Iloanea, Cryptocarya, Araucaria Cunninghamii (hoop pine), Cedrela toona (cedro rosso), Gmelina Leichardti (faggio), Doryphora sassafras, Melia azedarach (cedro bianco), Elaeocarpus grandis (blue fig) e molte altre. Alcuni fra i legnami più pregiati del mondo si trovano in queste foreste.

Il brush contiene un gran numero di epifite, comprendente varie felci (Platycerium alcicorne, Asplenium nidus) e orchidee (Dendrobium sarcochilus, Bulbophyllum). Nel sottobosco vi sono pure varietà di belle felci fra le quali risaltano Alsophila excelsa, A. australis e Dicksonia antartica. Nel nord il sottobosco è molto fitto, spesso impenetrabile a causa delle intricate masse di rampicanti, includenti alcune specie di Rubus spinosi. La Palma-avvocato (Calamus Muelleri) forma strati densi e impenetrabili con sottobosco più basso.

In forte contrasto con la vegetazione descritta sono le varie formazioni xerofile, tanto diffuse da dare un carattere particolare alla vegetazione australiana nel suo insieme. Sotto questo titolo va rammentata anzitutto la foresta a Eucalyptus che è sviluppata in estensione e densità specialmente. nell'Australia sud-orientale e sud-occidentale, dove la maggior parte delle piogge cade in inverno. La foresta a Eucalyptus è aperta, bene illuminata, sempre verde, composta di grandi alberi di Eucalyptus, Acacia, Casuarina, Grevillea, con sottobosco di arbusti xerofili (soprattutto di Leguminose, Proteacee, Myriacee, Rutacee).

La xerofilia aumenta naturalmente con l'accentuarsi del carattere continentale del clima e quindi procedendo verso l'interno. Un primo passaggio si ha, nel nord e nell'est, dalla foresta di Eucalyptus a vaste zone di savana (praterie alberate specialmente da acacie) e agli scrubs già descritti, caratterizzati da una vegetazione di acacie a tipo arbustivo. Altrove, specie nel mezzogiorno, si presenta invece una formazione arbustiva a base di Eucalyptus nano (mallee). In generale queste associazioni arbustive ricordano certi tratti della macchia mediterranea e californiana e come questa presentano notevoli variazioni in senso più o meno xerofilo, riducendosi in qualche caso a vere steppe con scarsa vegetazione legnosa, in altri a dense boscaglie relativamente mesofite. Un'ulteriore accentuazione della xerofilia conduce al tipo di mulga, superficie steppiche risultanti da graminacee (Andropogon, Sporobolus, Stipa, Aristida, Triodia) e da arbusti di acacie fillodiniche (mulga). Un ultimo progresso verso il deserto si può trovare sia nelle distese di dune fissate solo da una scarsa vegetazione erbacea, sia in coincidenza con le zone saline, ove si sviluppa il saltbush, una vegetazione di Atriplex e altre specie alofile.

Le foglie di tutta questa vegetazione xerofila sono dure, cuoiose e mostrano numerosi adattamenti per la riduzione della traspirazione: come l'arrotolamento dei margini, l'affondamento degli stomi, lo sviluppo di peli ricoprenti la superficie, l'ispessimento della cuticola, il grande sviluppo dello sclerenchima, la riduzione degli spazî intercellulari.

La spinescenza è una particolarità comune (vedi le acacie e, fra le piante erbacee, i diffusissimi Spinifex), e così lo sviluppo di peli glandolari che secernono in abbondanza resina e s'incontrano frequentemente nelle famiglie delle Sapindacee (Dodonaea) e delle Mioporinee (Eremophila) e da cui deriva il lisciamento della superficie nelle foglie più vecchie. Quanto alla forma, le foglie sono prevalentemente di tipo lungo e stretto come in Eucalyptus e nelle Acacie fillodiniche. Esse sono poi o verticali o pendenti e acquistano la posizione parallela ai raggi incidenti della luce, posizione che si trova comunemente nelle flore xerofile.

La riduzione delle foglie e la fillodinia si ritrovano in certe specie, mentre l'afillia si riscontra nei generi Viminaria, Exocarpus, Casuarina, Bossiaea, nella Tetratheca juncea, Daviesia alata, Amperaea spartioides, ecc.

La protezione delle gemme si effettua soprattutto con la copertura delle giovani foglie da parte di stipole che sono spesso secretorie. Peli lanosi si sviluppano in un numero notevole di generi, fra i quali Newcastlia, Dicrastylis e Lachnostachvs. Uno strato di gomma copre le giovani foglie in specie di Angophora e Eucalyptus. Le squame che rivestono le gemme mancano, ma spesso le giovani foglie sono incollate insieme e completamente inviluppate in uno strato di resina o di mucillagine.

La succulenza è una caratteristica della flora bassa nelle formazioni xerofile delle regioni aride dell'interno. Si trova soprattutto nelle Chenopodiacee, Zigofillacee, Ficoidee, Crassulacee, Portulacacee. Non vi sono piante gigantesche succulente come si trovano invece in America e in Africa.

Tessuti acquiferi si sviluppano anche in piante legnose, soprattutto nelle radici di Eucalyptus dumosa (mallee), E. oleosa, Hakea leucoptera e Casuarina Decaisneana: essi caratterizzano anche certi alberi singolari come il gouty stem del nord-ovest (Adansonia Gregorii) e varie Sterculiaceae come l'albero "bottiglia" (Brachychiton rupestris). (V. Tavv. XCVIII-CIII).

Bibl.: La maggior parte degli studi concernenti la flora australiana può essere consultata nei Proceedings of the Royal Societies of N. S. W., Victoria South Australia, Queensland e Western Australia, nei Proceedings of the Linnean Society of N. S. W., e nei varî manuali preparati nel 1914 per opera dei membri della Società Brit. per il Progresso delle Scienze. Per i problemi più generali, vedi: G. Bentham, Flora Australiensis, 1873; A. R. Wallace, Island Life, Londra 1892; E. C. Andrews, The geological History of the Australian Flowering Plants, in Am. Journ. Sc., XLII (1916); G. Taylor, The Australian environment, Melbourne 1918; J. C. Willis, A Dictionary of the Flowering Plants and Ferns, Cambridge 1919; W. A. Cannon, Plant Habits and Habitats in the arid portion of South Australia, in Carn. Inst. Wash. Publ., 308 (1921).

Fauna. - Il carattere più notevole della fauna australiana è questo: che buona parte dei mammiferi indigeni sono marsupiali. I quali, insieme con alcune specie arcaiche di altre classi animali, e di alcuni ordini di piante, hanno dato origine all'espressione "terra di fossili viventi" spesso usata dai naturalisti per indicare questa regione.

I mammiferi indigeni australiani sono compresi nei seguenti ordini: Monotremi, Marsupiali, Cetacei (balene e delfini), Sirenidi (dugongo), Carnivori, Pinnipedi, Roditori (topi acquatici e di macchia) e Chirotteri (pipistrelli e "volpi volanti"). Ungulati, Sdentati e Insettivori mancano alla fauna naturale australiana, e così pure i rappresentanti dei Primati, all'infuori dell'uomo.

Monotremi. - In quest'ordine sono compresi tre mammiferi ovipari che, sotto alcuni punti di vista, sono affini agli uccelli ed ai rettili: due di essi, l'ornitorinco o platipo (Ornithorhynchus anatinus) e l'echidna o porcospino formichiere (Tachyglossus aculeatus) sono indigeni dell'Australia; la proechidna (Proëchidna nigroaculeata) vive nella regione occidentale e nord-occidentale della Nuova Guinea. L'ornitorinco si trova nella Tasmania e nella parte dell'Australia che sta ad oriente del 138° E., eccettuata la Penisola del Capo York dove non è ancora stato osservato. Benché si procuri l'alimento solo nell'acqua, pure non può restare sommerso per più di due o tre minuti. L'echidna è invece un animale terrestre che si trova in tutta l'Australia (eccettuate alcune regioni desertiche), in Tasmania e in alcune parti della Nuova Guinea.

Marsupiali. - Notevoli, in questo grande gruppo di mammiferi tipicamente australiani, sono i canguri e i wallabies. Molte specie trascorrono tutta o parte della loro vita sugli alberi, e hanno anche sviluppati adattamenti alle condizioni di vita dei carnivori e insettivori europei. I canguri e i loro affini hanno le gambe posteriori molto sviluppate, cosicché avanzano a salti; per procedere lentamente usano le quattro zampe. Durante i loro salti i canguri mantengono l'equilibrio con la grossa coda, la quale non serve affatto ad avanzare, contrariamente a quanto è stato sostenuto da alcuni. Le specie più grandi, il canguro gigante grigio (Macropus robustus), il canguro rosso (M. rufus) abbondante specialmente nelle grandi distese di terreno rosso dell'Australia orientale interna, il wallaroo, una specie di montagna o collina, sono molto diffusi e con molte varietà. Fra queste è il canguro isabellino dell'isola di Barrow (Australia Occidentale) e l'antilopino (M. antilopinus) dalle forme più slanciate, dell'Australia Settentrionale. I tipi più piccoli di canguri sono generalmente conosciuti sotto il nome di wallabies: molti di essi abitano la boscaglia costiera e le foreste interne. Notevole è il rock-wallaby (Petrogale penicillata), che si trova nella regione montana orientale dal Queensland al Victoria: bellissima specie con pelo relativamente lungo e morbido, i piedi posteriori piccoli e prensili, e una coda morbida e flessibile terminata a spazzola. Esso percorre i terreni più difficili saltando da una roccia all'altra con l'agilità e la sicurezza di una capra. I canguri-topi abitano in terreni boscosi e sono animali notturni; sono rappresentati da molte varietà, ma la più numerosa è il Potorous tridactylus dell'Australia sud-orientale e Tasmania. Una delle forme di marsupiali che più interessa il naturalista per lo spiccato adattamento al particolare genere di vita, è anche il canguro arboricolo (Dendrolagus) del quale si trovano varie specie nel Queensland e nella Nuova Guinea. Le membra sono quasi uguali in lunghezza, benché la forma di canguro sia in complesso conservata.

Gli opossum sono marsupiali arboricoli (Phalangeridae) con arti e coda prensili. Ve ne sono diverse specie, e la più comune (Trichosurus vulpecula) si trova in tutta l'Australia abitabile, eccettuato l'estremo nord, ove invece è rappresentato un genere (Phalanger) dell'area malese. Forme aberranti di particolare interesse sono quelle a coda molto prensile (Pseudochirus), che costruiscono nidi globulari in fitti cespugli, simili a quelli di alcuni uccelli, e gli "scoiattoli volanti", provvisti di una piega cutanea, detta patagio, che si estende fra l'arto anteriore e quello posteriore, e a guisa di paracadute permette all'animale di librarsi nell'aria saltando dalla vetta ai piedi di un albero. Le specie più piccole sono molto belle, ma notturne e visibili perciò raramente: è fra queste il "topo-volante" dal corpo molto simile a quello di un topo, con piccolo patagio e una coda schiacciata che somiglia a una penna. Falangeridi pigmei o opossum-marmotte dalle code molto prensili vivono nelle foreste dell'Australia sud-orientale e della Tasmania. Ai Falangeridi appartiene anche il koala od orso d'Australia (Phascolarctos): tipo prettamente arboreo, perché si nutre di foglie di eucalipto, con zampe munite di unghioni ricurvi, adatte per tenersi ai rami anche durante i venti più forti. Benché sia un vero marsupiale, il nome di orso è giustificato dalla mancanza di coda, dal corpo corto e tozzo, dalle orecchie lanose, dal muso nudo, nero e tondeggiante, e dalla statura d'un piccolo orso europeo. La femmina partorisce un piccolo ogni anno (fra luglio e agosto), e, quando questo ha lasciato il marsupio, lo porta sulle spalle finché non è in grado di mantenersi da sé. I koala si trovano nel Queensland, nella Nuova Galles del Sud e nel Victoria. Negli ultimi anni è stata compiuta una gran distruzione di questa specie dagli indigeni per la carne, dai coloni per la pelliccia e ora si tenta di ripristinarla nel suo dominio originale. Simili agli orsi sono pure i vombati (Phascolomys), marsupiali pesanti, che vivono sul suolo in grandi tane, nell'estremo sud-est dell'Australia e nella Tasmania.

Tutti i marsupiali nominati appartengono al sottordine dei Diprotodontia, caratterizzati da due denti prominenti per ciascuna mascella, e che ricordano perciò lontanamente i Roditori. L'antico Diprotodon, trovato in Australia soltanto allo stato fossile, ne è rappresentante tipico. Molti altri marsupiali (specialmente carnivori e insettivori) appartengono al grande gruppo dei Polyprotodontia, dei quali un esempio è l'estinto leone marsupiale (Thylacoleo). Le forme viventi sono rappresentate dai "gatti" indigeni (Dasyurus), comuni in tutto il continente, dal "lupo" o "tigre" tasmaniano (Thylacinus cynocephalus) e dal "diavolo orsino" tasmaniano (Sarcophilus), un dasiuro tozzo e piccolo, ma forte e con grossa testa. Affini ai dasiuri, ma in generale assai piccoli e snelli, sono i "ratti", come il gerboa o "topo saltatore" (Antechinomys), che vive in alcune regioni desertiche dell'Australia centrale e il piccolo formichiere fasciato (Myrmecobius) delle regioni aride dell'Australia Meridionale e Occidentale. Molto diffusi i Peramelidi, con diversi generi sparsi in tutta l'Australia, che si cibano di radici e d'insetti, con una specie grande quasi come un coniglio europeo (ormai quasi estinta) nell'Australia Orientale. Una forma singolare e assai aberrante è la talpa-marsupiale (Notoryctes typhlops), che si trova nelle regioni sabbiose dell'Australia Meridionale; un'altra forma è stata trovata anche nell'Australia Nord-occidentale. Questi animali, nelle abitudini generali, somigliano alle talpe; non scavano però tane permanenti, ma solo si fanno strada fra gli strati superiori di sabbia, in cerca di formiche o di altri insetti.

Cetacei. - Balene e delfini, in gran numero di specie, abitano i mari australiani. Fra i Mystacoceti, le balene più comuni appartengono ai generi Megaptera e Balaenoptera: esse migrano verso il nord, dall'oceano australe verso le coste orientali e occidentali in giugno o luglio, e tornano a sud verso la fine dell'anno. Più rare ed errabonde sono la preziosa balena nera (Balaena australis) e la piccola Eubalaena marginata lunga circa 6 metri.

Fra gli Odontoceti viene in prima linea la grande balena spermaceti o cachalot (Physeter macrocephalus), che a volte giunge in grandi branchi sulle coste australiane, ma in generale non vi abbonda, eccetto che nelle vicinanze della Tasmania. Una specie affine, più piccola, lunga circa 3 metri, s'incontra invece tutto intorno al continente. Fra le altre specie è poi da ricordare la grande killer (orca), con l'aiuto della quale un'intensa pesca di balene si pratica da varî anni a Eden, nella Nuova Galles del Sud, perché le orche spingono le balene spermaceti nelle acque semichiuse della Baia Twofold, dove sono catturate dai pescatori.

Di delfini vi sono varie specie, non tutte ben conosciute. La principale è il delfino comune (Delphinus delphis).

Sirenidi. - In gran parte delle acque tropicali australiane si trova il curioso dugongo (Halicore dugong), sebbene in varî luoghi la caccia degl'indigeni e dei Bianchi lo abbia reso oramai molto scarso. A parte la sua interessante posizione sistematica, l'animale è associato alle vecchie storie di sirene portate in Europa dai navigatori del sec. XVI e XVII e persino del XVIII; storie favorite dalla strana somiglianza umana che la testa presenta a distanza, e dalla maniera nella quale la femmina allatta il piccolo.

Carnivori. - Quest'ordine ha un solo rappresentante in Australia: il cane selvatico o dingo (Canis dingo) che si trova in tutta l'Australia, anche in regioni assai povere d'acqua, eccettuate le più deserte. Ne esistono parecchie varietà o razze. Nelle alture e nelle foreste orientali sono grandi e simili a lupi, mentre quelli delle regioni aride e deserte sono più piccoli. Anche il colore del dingo armonizza spesso col terreno: nella grande pianura calcarea di Nullarbor, i dingo sono molto piccoli e quasi bianchi. Nei primi tempi della colonizzazione il dingo era una calamità per i pastori, e peggio fu, per la distruzione delle greggi, quando esso s'incrociò con cani domestici. Recentemente il loro numero è assai diminuito. In alcune regioni i dingo cacciano in branchi, come i lupi, ma più spesso sono soli, e allora più temibili. Avanzi fossili del dingo si sono trovati nelle grotte dell'Australia orientale insieme col Diprotodon e si ritiene generalmente, sebbene ne manchino le prove, che la sua comparsa in Australia abbia preceduto quella dell'uomo. Introdotti dai Bianchi, sono entrati a far parte dei carnivori australiani la volpe, che si è diffusa dovunque danneggiando purtroppo non solo le greggi ma anche l'avifauna e distruggendo anche un certo numero di conigli; e il gatto domestico il quale, rinselvatichito, si trova oggi sparso su tutto il continente, e anch'esso coopera alla distruzione di un certo numero di conigli, specialmente giovani.

Pinnipedi. - Sono rappresentati nelle acque australiane da diversi generi e specie di foche, essendo specialmente diffusi, sulle coste meridionali e orientali, l'orso marino comune (Arctocephalus) e il leopardo marino (Ogmorhinus), che ha un lungo corpo fusiforme con gli arti posteriori ridotti a pinne e, al contrario dell'orso marino, difficilmente lascia l'acqua. Sulle coste meridionali si trova pure il leone marino (Arctocephalus cinereus), che raggiunge grandi dimensioni, mentre l'elefante di mare (Macrorhinus), che si trovava un tempo sulle isole dello stretto di Bass, è ora sparito dall'Australia.

Roditori. - Le fomme indigene comprendono una cinquantina di specie di topi (Muridae). Notevoli sono specialmente i grandi topi acquatici (Hydromys) che si trovano dovunque è acqua dolce permanente, e anche sulle rive di parecchie baie ed estuari. Vi sono poi diverse specie di Rattus e di Pseudomys affini ai topi campagnoli europei. Alcuni dei generi endemici hanno gli arti posteriori più sviluppati, come nei canguri, e alcuni tipi camminano anche, in un certo qual modo, come i canguri o i gerboa. La trattazione dei roditori australiani non sarebbe completa senza un accenno al coniglio che è stato introdotto in Australia. Il coniglio europeo ha aggiunto un gran peso alla fatica del colono, agricoltore o allevatore, ed è responsabile anche, direttamente e indirettamente, della distruzione di molte piante ed animali. Nonostante la grande strage annua (circa 200 milioni di capi all'anno nella sola Nuova Galles del Sud) questo flagello persiste, causando ai proprietarî di terreni grandi perdite, non solo nelle misure di prevenzione e di distruzione, ma specialmente nella diminuzione della produttività. Abbonda, in alcuni luoghi, anche la lepre, ma è combattuta facilmente.

Chirotteri. - Si trovano in Australia molte specie di pipistrelli, insettivori e frugivori: le piccole specie insettivore vivono ovunque, ma specialmente nelle parti calde del nord. L'Eptesicus pumilus, di appena 40 mm. di lunghezza, è comune però fin nella Tasmania. Le specie frugivore o volpi volanti si trovano a volte in grande numero e sono molto dannose per i raccolti. Si conoscono inoltre quattro specie di pipistrelli del gruppo dei Fillostomi (Rhynolophidae), una forma che succhia il sangue, nel Queensland (Macroderma), un genere, Nyctophilus, che comprende diverse specie esclusive alla regione australiana.

Fra i mammiferi importati vanno ricordati il bufalo acquatico dell'India (Bubalus bufalus) che si è stabilito nell'Australia settentrionale e il maiale domestico che vive allo stato selvatico in molte regioni dell'Australia settentrionale e nord-orientale, specialmente in luoghi paludosi. Anche il dromedario sta diffondendosi, allo stato selvatico, nell'Australia interna.

Uccelli. - L'Australia possiede un'avifauna mirabile che comprende alcuni dei tipi più interessanti del mondo: uccelli dalle piume magnifiche e dal canto melodioso, uccelli dotati d'una sorprendente facoltà d'imitazione, altri che costruiscono vasti campi da giuoco, e una specie che appena nata corre e vola, sono esempî di questa mirabile varietà. Le specie conosciute sono 712 (con undici famiglie e 431 specie peculiari alla regione). Vi sono incluse 48 specie di visitatori regolari migranti da altre regioni: 18 provenienti dal sud e 30 dal lontano nord, fin dalla Siberia e dal Giappone.

Uno degli uccelli più interessanti, e certamente il più pittoresco, è l'emu (Dromaeus Novae-Hollandiae), abitante della pianura o dei luoghi aperti, che è considerato il più primitivo uccello esistente. Il casuario australiano (Casuarius australis) suo affine, con una specie di casco sul capo, si trova soltanto nel nord. Un'altra specie primitiva è il mallee fowl (Leipoa) che costruisce per nido un cumulo di foglie e frasche alto dai 60 ai 120 cm. e con una circonferenza dai 9 ai 12 m. Altri costruttori di simili nidi sono gli Alectura e i Megapodius: quest'ultimo, che è il più piccolo, erige le costruzioni più grandi (lavoro di numerosi individui per varie stagioni), alte fino a tre metri e con una circonferenza di 21.

Abbondanti e bellissime le specie di colombi, specialmente nelle regioni tropicali dell'est, e di uccelli acquatici, fra i quali sono il Gallinago Hardwicki che nidifica nel Giappone e arriva ogni anno in Australia sorvolando migliaia di miglia d'acqua, il Burhinus, grande uccello simile al piviere, la grande ottarda australiana (Eupodotis), ora quasi scomparsa, varie gru e ibis, il jabiru o cicogna dal collo nero, un bell'uccello lungo quasi m. 1,50, e aironi dalle piume bellissime (Egretta).

Il cigno nero (Chenopsis atrata) è uno dei più famosi uccelli australiani: si trova ancora dovunque, anche in luoghi molto abitati, ed è probabile, dati i criterî che si vanno diffondendo sulla conservazione degli animali, che non abbia a scomparire. Molte specie di anatre e qualche oca selvatica si trovano lungo i fiumi e laghi interni e in alcune regioni costiere; il loro numero varia secondo la stagione: in periodi di siccità si potrebbero credere sparite per sempre, poi, con la buona stagione riappaiono in gran numero. Sono abbondanti anche i pellicani (sui laghi interni) e i cormorani (Phalacrocorax). Affine a questi è il Plotus o uccello-serpente, così chiamato a causa del lungo collo che solo emerge dall'acqua. I rapaci si trovano in tutta l'Australia, dal piccolo gheppio (Cerchneis) lungo 29 cm., alla maestosa aquila (Uroaëtus) che misura ad ali spiegate m. 2.50 e può a volte portarsi via una pecora viva.

L'Australia è poi la patria dei pappagalli (Psittaciformes), che vi si incontrano in meravigliose specie e varietà, in parte esclusive della regione. Nelle grandi pianure abbondano i piccoli budgerigar (Melopsittacus) e il bellissimo cacatua rosato (Cacatua roseicapilla); nelle foreste, innumerevoli piccoli pappagalli e il grande cacatua bianco (Cacatua galerita) e i neri (Calyptorhynchus) chiamati "guardiani della foresta" perché distruggono i grandi tarli del legname.

Gli Alcedinidae, i Cypselidae e i Cuculidae sono rappresentati da varie specie. I magnifici uccelli-lira (Menura) si trovano nelle regioni umide dell'Australia sud-orientale e nella Tasmania: hanno straordinarie facoltà mimiche, potendo imitare a perfezione ogni rumore o grido della macchia, i latrati del cane, i colpi delle accette e il suono di voci umane. Gli acchiappa-mosche (Muscicapidae) sono rappresentati da oltre 350 specie quasi tutte esclusive della regione: i Sylviidae da oltre 80: i Meliphagidae o mangiatori di miele, anche caratteristici della regione, pure da un gran numero di specie. Il bellissimo rifle bird (Ptiloris), che è l'equivalente australiano dell'uccello del paradiso, si trova sulla metà settentrionale della costa orientale, mentre l'affine bower bird (Ptilonorhynchus) costruisce i suoi mirabili campi di giuoco, o pergolati, nelle regioni orientali e sud orientali. Il numerare solo alcuni dei numerosi uccelli marini occuperebbe molto spazio: procellarie (più di 20 specie), il grande albatro, sterne e gabbiani errano sulle coste australiane. Nello stretto di Bass e sulla vasta distesa della Gran Barriera Corallina si raccolgono enormi branchi di uccelli. Sulle coste meridionali si trovano piccoli pinguini: una specie (Eudyptula) vi si riproduce anche in gran numero, altre appaiono ogni tanto, provenienti dalle regioni antartiche.

Rettili e Anfibî. - Molti sono i rettili che vivono in Australia: abbondano serpenti, lucertole, coccodrilli, testuggini marine e tartarughe di acqua dolce. Molte specie di serpenti marini si trovano sulle coste tropicali, e alcune anche più a sud. Il maggiore fra i grandi serpenti è il Pitone del Queensland (Python amethystinus) che raggiunge la lunghezza di m. 6,50; affine a questo, ma più piccolo e più numeroso, è il carpet snake (P. spilotes) dell'Australia orientale; ambedue si cibano di marsupiali e di uccelli. Molte sono le specie velenose, ma alcune così piccole da non essere temibili per l'uomo; una delle specie più velenose è il serpente-tigre (Notechis), altra specie pure pericolosa è la corta e grossa "biscia della morte" (Acanthophis).

Nelle acque tropicali si trovano due specie di coccodrilli e le ben note testuggini marine. Nei corsi d'acqua, specialmente nel Murray e suoi affluenti, vivono diversi tipi di tartarughe d'acqua dolce, della famiglia Chelydidae. Grosse lucertole (Varanus) si trovano in tutta l'Australia e sono generalmente conosciute col nome di goanna, corruzione di iguana; una specie supera i 2 metri. Le specie più piccole variano molto di forma, comprendendo anche le forme senza gambe, lo straordinario "diavolo spinoso" (Moloch) delle regioni deserte, la lucertola mantellata (Chlamydosaurus) e varie specie di Geckonidae. In tutto se ne conoscono 200 specie.

Gli anfibî sono rappresentati da 60 specie di rane e rospi, mancando del tutto gli urodeli. Nessuno raggiunge la grandezza di alcune specie asiatiche o americane. Molte rane dànno prova di straordinaria vitalità in condizioni climatiche difficili, superando le siccità più terribili, che durano a volte degli anni, e riprendendo la vita attiva al primo riapparire della pioggia.

Pesci. - Si conoscono già, nelle acque australiane, più di 2000 specie di pesci, ed è probabile che il numero abbia ad aumentare in seguito a nuove esplorazioni. V'è naturalmente una grande varietà di forme, essendo le coste settentrionali vicine all'equatore e quelle meridionali bagnate dalle acque fredde dell'Oceano Australe. Come la fauna terrestre, così anche quell'acquatica è alquanto arcaica, come lo indicano i pescicani di Port Jackson (Heterodontus e Gyropleurodus), l'anguilliforme Chlamydoselachus, i Dipnoi, rappresentati nel Queensland dall'Epiceratodus, l'aringa d'acqua dolce (Potamalosa) dei fiumi orientali, e alcuni bericidi. Nell'insieme questa fauna mostra una grande affinità con quella malese e sudasiatica, con l'aggiunta di molti tipi meridionali e di qualche forma abissale.

Fra gli Elasmobranchi v'è un gran numero di pescicani grandi e piccoli e molte razze che comprendono le più grandi specie conosciute (fra le altre la Manta larga fino a 6 metri), e un gran numero di piccole razze pungenti. Dell'ordine degli Holocephali è la strana Chimaera. Un numero considerevole di pesci d'acqua dolce si trova nella parte orientale del continente, dal grande merluzzo del Murray (Oligorus) al piccolissimo Riverina, lungo 30 mm. Molte specie dell'interno sopportano periodi di siccità estremamente lunghi, seppellendosi nella mota secca, fino al ritorno delle piogge. L'industria peschereccia assai attiva fin d'ora, potrà avere nell'avvenire un grande sviluppo.

Invertebrati. - Secondo Hedley si sono gia contate in Australia 500 specie di Molluschi. È fra essi la gigantesca Tridacna, lunga 140 cm. e larga 70; come altri tipi tropicali, essa è molto diffusa, ma si trova specialmente nella Gran Barriera Corallina, il paradiso dei conchiliologi. Come altrove, i gasteropodi sono i più numerosi benché siano abbondanti anche molte specie di bivalvi, comprendenti le ostriche, di grande valore economico presente e futuro, i cefalopodi, che includono molte specie di Octopus, e i grandi calamari, dei quali si cibano le balene spermaceti. Nelle acque di Sydney, e anche altrove, si trova l'arcaica Trigonia. Madreperle (Pinctada) abbondano nelle acque tropicali e sono grandemente ricercate per fini commerciali.

I Crostacei sono numerosi e hanno anche un gran valore economico. Le varie famiglie di Decapodi Macruri forniscono molte forme di notevoli dimensioni. Gamberi del genere Penaeus (alcuni assai grandi) sono pure fonte di pesca lucrosa, eseguita specialmente da pescatori italiani. Un gambero d'acqua dolce chiamato yabbie (Parachaeraps) si trova in grandi quantità nelle acque interne, anche se queste vanno soggette al prosciugamento. Fra i Brachiuri si noverano molte specie di granchi, dai più piccoli al granchio gigante dell'Australia Sud-orientale (Pseudocarcinus), nel quale la sola parte piatta della chela maggiore può misurare fino a 57 cm. Bene rappresentati sono anche gli Anomuri o granchi-eremiti e, fra gli Artrostrachi, gli Anfipodi, alcuni dei quali vivono in acqua dolce, e almeno una specie (Talitrus sylvaticus) fra le foglie umide delle foreste. Gl'Isopodi sono rappresentati da molte specie marine, da altre parassite di pesci e da una forma aberrante (Phreatoicus) che si trova nell'acqua dolce in Australia e in Tasmania. Fra gli Entomostrachi probabilmente i Cladoceri e gli Ostracodi sono le specie più abbondanti nell'acqua dolce, ma quantità innumerevoli di Copepodi, Cladoceri e Ostracodi costituiscono principalmente la fauna planctonica del mare lungo le coste.

Ma dell'insuperabile ricchezza della fauna australiana di invertebrati marini è impossibile dare, in breve, un'idea adeguata. L'Australia è certamente la regione ove i coralli (madreporarî) hanno il loro maggiore sviluppo e a questo ambiente dei banchi madreporici corrisponde tutta un'intera e ricca fauna di altre forme di Celenterati, Echinodermi, Stelle e Anemoni di mare, Ascidie, Gorgonie, Spugne, Oloturie, Anellidi. Il grande anemone marino della Gran Barriera arriva ad una larghezza di 60 cm.

Secondo Tillyard, l'Australia possiede più di 37.000 specie di Insetti. L'ordine più ricco, come in genere altrove, è quello dei Coleotteri che conta più di 17.000 specie; vengono poi i Lepidotteri, gli Imenotteri (comprendenti anche una piccola ape indigena) e i Ditteri. L'ordine degli Embiotteri, con poche specie, comprende gli arcaici "tessitori" simili alle termiti. I soli ordini non rappresentati sono i Proturi e i Zorapteri, insetti rari scoperti da Silvestri. Le libellule sono numerose in Australia, in relazione con l'abbondanza di acque dolci più o meno stagnanti. Fra gli Ortotteri va ricordato il grande bacillo che misura 45 cm. Le termiti sono numerosissime, e le loro costruzioni possono essere molto grandi. La cosiddetta white ant dell'Australia settentrionale costruisce un nido a forma di muro orientato costantemente da nord a sud. Fra gli Emitteri vi sono molte specie di cicale e varie specie acquatiche, una delle quali arriva a 75 mm. Fra le 8000 specie di farfalle vi sono le più piccole e le più grandi del mondo, e alcune delle più belle.

Si conoscono in Australia oltre 2000 specie di Ragni. Fra i più interessanti sono i trap-door (Avicularidae) alcuni dei quali raggiungono considerevoli dimensioni e sono, nel mordere, assai velenosi. Anche una specie della famiglia delle Licose, che vive nelle regioni desertiche, costruisce un trabocchetto. Un ragno velenoso, dal dorso rosso (Latrodectus), è molto comune, anche nelle zone aride. Un Argiopide (Nephila) costruisce una tela di seta gialla forte abbastanza da imprigionarvi anche uccelli. Molte zecche (Ixodina) infestano gli animali indigeni e importati: un Ixodes attacca, con esito talora letale, il cane e l'uomo. La fatale zecca del bestiame (Boophilus) è però importata. Varî scorpioni abbondano nelle zone rocciose e boscose; sono in genere piccoli, i maggiori si trovano nei tropici.

I centopiedi (Chilopoda) e i millipiedi (Diplopoda) sono numerosi. Nelle zone tropicali i primi misurano fino a 20-22 cm. di lunghezza. Una specie di scolopendra abbonda in tutta l'Australia. I millepiedi, secondo Rainbow, contano 60 specie. Uno Spirobellus è numeroso nell'Australia orientale, mentre una specie più grande (Dinematocricus), lunga fino a 10 cm., si trova nel nord.

Bibl.: Mammiferi: Lydekker, Handbook to the Marsupialia and Monotremata; A. H. S. Lucas e W. H. D. Le Souef, The Animals of Australia, Melbourne 1909; Wood-Jones, The Mammals of South Australia, Adelaide 1923-25.

Uccelli: R. Gould, Birds of Australia, Londra 1848-69; Campbell, Nests and eggs of Australian Birds, Sheffield 1901; G. M. Matthews, Birds of Australia, Londra 1913; A. H. S. Lucas e W. H. D. Le Souef, Birds of Australia, Melbourne 1911; G. A. Leach, An Australian Birds Book, Londra 1923.

Rettili: Krefft, Snakes of Australia, Sydney 1865-69; E. R. Waite, Australian Snakes, Sydney 1898; Lucas e Le Souef, The Animals of Australia, op. cit.

Pesci: D. G. Stead, Fishes of Australia, Sydney 1906; id., Edible Fishes of New South Wales, Sydney 1908; T. C. Roughley, Fishes of Australia and their Technology, Sydney 1916.

Insetti: W. W. Froggatt, Australian Insects, Sydney 1907; R. J. Tillyard, Insects of Australia and New Zealand, Sydney 1926. È da consultare anche l'Australian Encyclopaedia, Sydney 1926, che contiene informazioni recenti su ogni gruppo della fauna australiana, fornite da specialisti.

Popolazione bianca. - Fin quasi alla fine del sec. XIX l'Australia fu abitata soltanto dalle popolazioni indigene (per le quali v., più sotto, i capitoli: Etnologia, Antropologia, Religione e Lingue) che contano ora, complessivamente, circa 59.000 individui. Nel 1788 la prima flotta arrivava a Sydney con un gruppo di soldati, di coloni e di deportati. In quell'anno la popolazione bianca raggiunse 859 ab.; nel 1800 era salita a 5217, nel 1850 a 405.356; nel 1900 a 4.425.000. L'ultimo censimento fu fatto il 4 aprile 1921, ma si hanno i dati anche di una valutazione compiuta nel 1928:

La scoperta dell'oro nel 1851 fu forse il fattore principale che promosse l'insediamento nel paese. Nei dieci anni precedenti l'aumento di popolazione era stato di soli 215.000 ab.; nel periodo 1851-60 fu di 740.000; ma, allorché nel 1861 la Nuova Zelanda rivelò un'uguale fonte di ricchezza, si verificò una forte diminuzione nell'immigrazione in Australia. Un forte aumento di popolazione si ebbe però nell'Australia Occidentale ancora come risultato della scoperta continuata di meravigliosi giacimenti auriferi dal 1886 al 1905. Durante tale periodo la popolazione vi aumentò del 10% all'anno, provenendo però in misura notevole da altre regioni dell'Australia. La pastorizia, invece, sebbene sia forse l'industria più importante dell'Australia, essendo di necessità associata a una bassa densità di popolazione, non è stata un grande fattore nel favorire lo sviluppo di fitti insediamenti, eccetto che nei distretti nei quali è sviluppata l'industria dei latticinî, come il Lismore (Nuova Galles del S.) e il Gippsland (Victoria). L'agricoltura pur essendosi largamente sviluppata, ha conservato carattere estensivo (colture granarie), e anche i distretti più coltivati sono lontani dal presentare densità di popolazione paragonabile a quella dei paesi agricoli europei. La densità media di tutto il continente (0,8 ab. per kmq. nel 1926) è la più piccola fra tutte le aree continentali, restando anche molto al di sotto di quelle dell'Africa e dell'America del Sud (4 circa). Ma nel computo dell'area entrano troppi spazî completamente disabitati. La carta delle densità dell'Australia indica in complesso assai bene quali siano le regioni più colonizzate, quali del tutto vuote od occupate da insediamento estremamente sparso. Le densità maggiori sono naturalmente localizzate nella fascia orientale e nell'angolo sud-occidentale, ove però superano in pochi distretti i 4 abitanti per kmq. e raggiungono al massimo i 10-15 abitanti. Si è calcolato tuttavia (Taylor) che, prendendo per base le condizioni demografiche e l'attuale livello di vita dell'Europa, l'Australia potrebbe mantenere sul suo suolo 62 milioni d'uomini. Una spiccata caratteristica della popolazione australiana è la sua concentrazione nelle città, tanto che il 62% di essa è urbana. Nel Victoria il 55% della popolazione dello stato vive a Melbourne; nell'Australia Meridionale il 56% in Adelaide; a Sydney è raccolto il 46% della popolazione dell'intero stato. Ne risulta che nel 1926 non meno del 46,6% della popolazione dell'Australia viveva in sei sole città.

La federazione conta attualmente due vaste metropoli: Sydney, che ha raggiunto, e Melbourne, che tende a toccare, il milione di abitanti; tre altre città con oltre 100.000 ab. (Brisbane, Adelaide e Perth), un grosso centro industriale (Newcastle) che si va accostando a quella cifra; e, infine, una cinquantina di centri fra 20 e 50.000 abitanti.

Vi sono in media, nella popolazione australiana, 51 uomini su 49 donne, ma nel Victoria e in Tasmania queste sono di poco in maggioranza. Nell'Australia Centrale e Settentrionale vi sono 2821 uomini su 1046 donne e nel Queensland gli uomini sono in eccedenza di 40.000. Nelle aree tropicali vi sono anche in proporzione meno donne vecchie e più giovani madri che nelle regioni temperate, il che potrebbe condurre a una interpretazione errata delle statistiche vitali e dei benefici di tali regioni per l'insediamento, mentre il fenomeno è dovuto semplicemente al fatto che esse sono ancora in fasi poco avanzate di colonizzazione, e con molta popolazione di arrivo recente. L'aumento naturale della popolazione è forte e va da un massimo di 15,8 in Tasmania al minimo di 12,1 nel Victoria, superando quello della maggior parte dei paesi europei e quello degli Stati Uniti.

Dal censimento del 1921 risulta che più del 99% della popolazione è di nazionalità britannica, vengono poi i Cinesi che ammontano a 14.000 e gl'Italiani al terzo posto con 5000 individui. Ma molti stranieri si sono naturalizzati. La lista seguente dà la ripartizione degli abitanti secondo il paese di nascita:

In un libro recente il Lyng ha tentato anche di spartire queste diverse nazionalità nei principali tipi raziali, trovando che l'82% della popolazione appartiene al tipo nord-europeo, il 13% al tipo mediterraneo e il 5% al tipo alpino. Il calcolo è fatto però per induzione, senza osservazioni dirette.

L'inglese è la lingua universalmente parlata in tutta l'Australia, per quanto piccole comunità che pubblicano giornali stranieri sieno sparse in tutta la Federazione. In seguito alla guerra, l'uso del tedesco è molto diminuito: vi sono però giornali tedeschi a Brisbane (Queensland) e a Tanunda (Australia Meridionale). Si pubblica inoltre un giornale scandinavo, il Norden, e l'Italo-Australia esce settimanalmente a Sydney, dove pure si trova Le Courrier Australien, il solo giornale francese. Vi sono poi due giornali ad uso della comunità ebraica. La chiesa presbiteriana di Melboume mantiene una scuola cinese, che è l'unica della Federazione.

La classificazione delle religioni professate (Feder. Yearbook. 1927) è data dal quadro seguente:

Immigrazione. - Nel 1920 il governo della Federazione assumeva la responsabilità dell'ingaggio degl'immigranti all'estero e del loro trasporto in Australia. I governi dei singoli stati australiani informano la Federazione del numero e delle categorie di immigranti che essi sono in grado di accogliere. Al presente v'è anche un accordo fra la Federazione ed il governo britannico, in base al quale il passaggio è gratuito per i bambini minori di 12 anni e per i domestici; ai giovani vengono forniti quasi 4/5 del prezzo di passaggio e agli adulti la metà. Dalle cifre seguenti si rileva il numero degli emigranti che hanno ricevuto tale sussidio:

Queste condizioni di favore offerte all'immigrazione britannica non sono estese ad altre nazionalità, le quali anzi incontrano non pochi ostacoli. Particolarmente ostile è la popolazione all'immigrazione della gente di colore. Nel 1906 furono rimpatriati gli ultimi Canachi (polinesiani e melanesiani) che lavoravano nelle piantagioni del Queensland. È stata inoltre limitata con leggi restrittive l'immigrazione cinese e provvedimenti simili sono stati presi verso le altre razze asiatiche (Giapponesi, Malesi, Indù). Immigranti di altre provenienze possono essere assoggettati ad una prova di dettato (cinquanta parole), in una delle lingue prescritte. A immigranti affetti da malattie o colpevoli di determinati delitti può essere negata l'entrata: ogni immigrante straniero inoltre deve mostrare di possedere 40 lire sterline, a meno che il mantenimento non venga garantito da qualche residente. Negli ultimi tempi il permesso di sbarco è stato rifiutato, in media, a 50 persone all'anno. Immigranti ammessi senza prova:

Il Lyng ha pubblicato un interessante studio sulla vita degli Italiani nel suo libro Non-Britishers in Australia. Molti Italiani si sparsero nei giacimenti auriferi nel 1851-1860 e nel 1880 essi ammontavano a 2000; nel 1911 erano saliti a 6719. Dopo la grande guerra gl'Italiani sono cresciuti assai e si calcola che nel 1926 ve ne fossero circa 25.000 nell'intera Federazione. Nel 1880 un certo numero d'Italiani fondò la Nuova Italia nel distretto di Lismore (nord-est della Nuova Galles del Sud); si formarono in seguito altre colonie assai fiorenti, i cui abitanti si dedicavano soprattutto alla viticoltura e alla frutticoltura. Ma è ormai nel Queensland che si trova il maggior numero d'Italiani. Quando i Polinesiani furono espulsi dalle piantagioni della canna da zucchero, e quest'industria si ritenne perduta, per la convinzione che il clima fosse inadatto a lavoratori bianchi, gl'Italiani cominciarono a sostituire i Canachi. Dapprima fornirono solo la mano d'opera, poi presero ad acquistare le piantagioni. Ora, in certi distretti, la maggioranza dei produttori è costituita da Italiani (sino al 60%), e l'estensione delle piantagioni e la produzione dello zucchero sono, negli ultimi vent'anni, grandemente aumentate (quest'ultima da 90.000 a 400.000 tonn.) per merito precipuo della colonizzazione italiana. Questa si estende nei piani alluvionali costieri tra il 17° e il 21° S., da Mackay per Townsville, Halifax, Mourilyan, Innisfail fino a Cairns. Il successo economico degl'Italiani ha portato a contrasti con la popolazione britannica e nel 1924 una commissione governativa ebbe l'incarico d'esaminare le condizioni della regione. Le conclusioni dell'inchiesta sono state favorevoli agl'Italiani dei quali hanno riconosciuto pienamente le ottime qualità colonizzatrici.

I Tedeschi in Australia hanno una certa importanza. Nel 1838-39 500 Prussiani condotti dal pastore Kavel approdarono ad Adelaide e formarono una larga parte del nuovo insediamento. Erano allevatori e agricoltori valenti e nel 1861 il loro numero era salito a 8863. A Barossa (presso Gawler) essi fondarono anche l'industria vinicola. In seguito alla guerra, 49 scuole tedesche nell'Australia Meridionale furono chiuse e molti nomi di citta cambiati: così Hergott diventò Marree. Nel 1849 molti Tedeschi si stabilivano presso Geelong (Victoria) e altri insediamenti si formarono nel nord-ovest dello stato. Nella Nuova Galles del Sud il loro centro principale è nel sud presso Albany. La chiesa luterana ha operato con successo tra gl'indigeni specialmente nell'Australia Centrale.

Gli Scandinavi non sono mai stati numerosi quanto i Tedeschi. Molti si diffusero nei giacimenti auriferi intorno al 1855 e si stabilirono in seguito nel Gippsland (Victoria). Essi hanno però una notevole parte in varie industrie: così gli Svedesi nei grandi frutteti della regione di Melbourne, i Danesi nelle coltivazioni di zucchero del Queensland e nelle fabbriche di burro del sud-est che devono molto alla loro organizzazione.

Cessato, nel 1840, l'invio dei deportati in Australia, s'introdussero lavoratori dalla Cina, ma questi si volsero ai giacimenti auriferi. Nel 1859, v'erano nei campi auriferi del Victoria più di 35.000 Cinesi, nonostante che già nel 1855 fossero emanate leggi per arrestare l'immigrazione nello stato: ma i Cinesi sbarcarono nell'Australia Meridionale e (nel 1857) 14.400 raggiunsero i giacimenti per questa via. Nel 1875 nei giacimenti auriferi di Palmer (Queensland sett.) vi erano 17.000 minatori cinesi e solo 1400 europei. Nel 1901 di fatto tutti gli asiatici cessarono di entrare in Australia. I Cinesi, che non vi andavano in ogni modo per stabilirvisi e non portavano quasi mai con sé le loro donne, erano (nel 1911) occupati all'incirca nella maniera seguente: giardinieri 7315, carpentieri 2000, negozianti 1700, commercianti in generi alimentari 1600, minatori 1600, lavandai 600, e domestici 600 (Lyng).

Condizioni economiche. - Allevamento del bestiame. - Il tenente inglese Macarthur, fu il primo a introdurre in modo pratico nell'Australia l'allevamento delle pecore, che è ora la maggior ricchezza del paese; egli ottenne nel 1797 pecore merinos dalla Colonia del Capo e alcune altre dalle greggi reali di Londra, e una vasta concessione di terreno gli fu data a Camden (60 km. a sud-ovest di Sydney), dove si possono ancora osservare discendenti diretti delle greggi originali. In seguito si constatò che la regione più asciutta a occidente delle alte terre era più adatta all'allevamento degli ovini e un secondo grande centro pastorale verso il 1830 si formò a Mudgee. La corsa all'oro del periodo 1850-60 condusse a uno sviluppo molto rapido dell'allevamento nei decennî successivi: ed è anzi probabile che, per il terreno allora disponibile, le greggi diventassero fin troppo numerose. Due fatti posero fine a questo periodo di prosperità. In primo luogo le terribili siccità del 1888, 1902 e 1914 nelle principali regioni pastorali dell'Australia sud-orientale; in secondo luogo il flagello dei conigli. Questi, verso il 1870, si diffusero dalle regioni centrali del Victoria e nel 1890 avevano invasa tutta la metà occidentale della Nuova Galles del Sud e le regioni colonizzate dell'Australia Meridionale. D'allora, essi hanno continuato a diffondersi a nord e a ovest, e presentemente si trovano in tutta la porzione temperata del continente. Nel Queensland i conigli giungono verso nord sino a Cammooweal. La loro diffusione è combattuta per mezzo del veleno, delle trappole e di costosi reticolati. Verso il 1900 l'introduzione dei sistemi refrigeranti rese possibile l'invio di grandi quantità di carne di montone all'estero e fu stimolo all'allevamento di animali robusti e di razze incrociate che dànno la lana buona dei merinos e carne migliore di questi. L'industria del resto si è, per molti riguardi, modificata dal 1800, quando il miglior vello non pesava più di 3 libbre e mezzo, mentre oggi se ne ottengono a volte di quelli che pesano anche più di 30 libbre di lana. La selezione è molto accurata: nuove razze sono importate da tutto il mondo, per quanto le inglesi (Lincoln, Romney-Marsh) siano tuttora le più numerose dopo le merinos. Un altro cambiamento operatosi di recente concerne la grandezza delle fattorie (stations): mentre nel 1891 v'erano 73 stazioni, ciascuna con più di 100.000 pecore, si è trovato più opportuno suddividere queste grandi tenute, e nel 1920 sola una stazione era rimasta con un numero così alto di pecore: Per numero di pecore l'Australia, con circa 100 milioni di capi, si trova alla testa della produzione mondiale: infatti la Repubblica dei Sovieti non ne ha che 67 milioni, gli Stati Uniti 41, la Gran Bretagna 24. Il quadro annesso dà la ripartizione delle pecore nei varî stati della Federazione, per il 1921 e il 1925, in cifre assolute (e per il 1925 anche in percentuali):

L'allevamento dei bovini ha importanza molto minore. L'Australia ha soltanto 13 milioni di capi e si trova al nono posto fra i paesi del mondo, essendo superata dall'India (119 milioni), dalla Repubblica dei Sovieti, dagli Stati Uniti, dall'Argentina, dal Brasile, dalla Germania, dalla Cina e dalla Francia. Gli animali da macello sono allevati principalmente nel Queensland e nell'Australia Settentrionale e Centrale, ma la maggior quantità di bestiame si trova lungo le coste sud-orientali da Rockhampton a Portland (Victoria), dove prevalgono le bestie da latte. Lo stato di Victoria prese l'iniziativa di questa industria e nel 1885 la macchina scrematrice cominciò ad essere largamente usata. Stabilimenti per la fabbricazione del burro si diffusero in tutto lo stato e, più tardi, in tutte le regioni temperate più umide dell'Australia. Le Jersey e le Ayrshire sono le principali razze da latte, mentre la Hereford è forse la migliore razza da macello. I bovini aumentarono rapidamente fino al 1894, nel quale anno il continente aveva gia 12 milioni di capi: ma negli anni seguenti la siccità e la malattia provocata da una zecca (tickfever) ne ridussero il numero a 7 milioni (1902). La malattia colpì dapprima le mandrie di Darwin nel nord, si diffuse poi a sud-est invadendo dal 1890 al 1899 tutto il Queensland e uccidendo a volte il 90% del bestiame. Ora, invece, è poco temibile per l'uso generale dei bagni disinfettanti al bestiame. La diminuzione del commercio delle carni congelate e la siccità del 1922-23 (che colpì specialmente le regionì orientali) hanno determinato negli ultimi anni una notevole riduzione dell'allevamento negli stati dell'est.

Agricoltura. - I primi coloni arrivati a Sydney nel 1788 cercarono invano di trapiantarvi le colture britanniche. Nel 1913, peraltro, si constatò che il versante occidentale dei Monti Azzurri è molto adatto alla coltura dei cereali. Le colture granarie si sono poi gradatamente estese nelle altre regioni adatte della zona temperata. La tabella seguente indica l'area (in decine di migliaia di acri) occupata dalle principali colture nei varî stati della Federazione (1923-24):

La maggior parte del fieno in Australia è dato da frumento e da avena che, per la scarsità di prati naturali, vengono tagliati prima della maturazione: ne risulta che l'80% delle colture è occupato da questi due cereali. Le colture tropicali consistono quasi unicamente nelle piantagioni di zucchero del Queensland. In questo stesso stato, nel 1924, vi erano 50.000 acri a cotone. Dal prospetto che segue si rileva quali colture, in ciascuno degli stati principali, abbiano maggior importanza (la cifra fra parentesi indica il posto occupato dallo stato per ciascuna delle colture citate):

Nelle principali regioni granarie i lavori si seguono in questo ordine: nella primavera (luglio e agosto) la terra è arata a una profondità da 8 a 20 cm; dopo ogni pioggia il terreno è erpicato per arrestare l'evaporazione, dopo le prime piogge autunnali (in aprile) si sparge il seme con una seminatrice e si aggiungono circa 60 libbre di iperfosfato per acro. Le piogge che cadono normalmente dal giugno ai primi di novembre sono quelle che decidono del raccolto. Le varietà di grano più precoci sono mietute in dicembre.

Produzione mineraria. - L'industria mineraria, i cui caratteri particolari si troveranno esposti negli articoli relativi ai singoli stati della Federazione, costituisce, dopo l'allevamento, la più notevole fonte di ricchezza. In certi periodi del sec. XIX sembrò anzi prendere il sopravvento su ogni altra e contribuì grandemente ad accelerare il popolamento del continente, la costruzione di vie di comunicazione, lo scavo di pozzi artesiani.

Il carbone, conosciuto fin dal 1797, è fornito in massima parte dalla Nuova Galles del Sud (11.1 milioni di tonnellate nel 1923) mentre il Victoria è ricco di ligniti. L'oro è raccolto in tutti gli stati, ma quasi 8/10 provengono ora dall'Australia Occidentale, il resto in gran parte dal Queensland e dal Victoria. Nel 1903 la produzione complessiva raggiunse il massimo: diminuì poi progressivamente e dal 27% della produzione mondiale è passata a rappresentarne appena il 5% (1923), ed è superata da quella dell'Africa meridionale e dell'America del Nord.

Molto notevole è anche la produzione dell'argento, del piombo e dello zinco spesso associati, come a Broken Hill (v.), uno dei più notevoli depositi argentiferi della terra. Lo stagno è fornito dalle alluvioni fluviali della Nuova Galles del Sud e della Tasmania; il rame, nel quale l'Australia fu dal 1865 al 1874 alla testa della produzione mondiale con le miniere dell'Australia Meridionale, è prodotto ora in misura notevole anche dal Queensland e dalla Tasmania. Dopo la guerra si è iniziato anche lo sfruttamento metodico dei numerosi minerali di ferro e si è intrapresa la ricerca del petrolio, per il quale vi sono buone promesse nelle regioni orientali e meridionali. Non trascurabile è, fra molti altri minerali, la produzione del radio (M. Flinders) e delle opali nobili (Queensland, Nuova Galles del Sud). I tesori minerarî dell'Australia sono lontani dall'essere tutti sfruttati e sembrano avere ancora un grande avvenire. Il prospetto seguente dà la produzione degli ultimi anni, per i principali metalli e il carbone:

Industrie. - Prima del 1851 tutte le regioni occupate erano dedite alla pastorizia; l'agricoltura aveva scarsa importanza e poche erano le manifatture: mulini (220 nel 1848), concerie e birrerie. Le principali esportazioni a quel tempo erano costituite da lana, grassi, pelli e carne salata; era importante anche l'olio di balena ma gradualmente questo commercio si è andato estinguendo. Il declinare dei giacimenti auriferi produsse un eccesso di mano d'opera che ebbe la tendenza a concentrarsi nelle capitali. La prima ferrovia funzionò nel 1854 e le prime comunicazioni regolari con l'Europa per mezzo di navi a vapore cominciarono nel 1856. Quanto cammino sia stato fatto nell'organizzazione industriale australiana si può desumere dalla tabella seguente che indica il numero delle fabbriche della Federazione nel 1925:

Di questi stabilimenti circa 8000 si trovano nella Nuova Galles del Sud e altrettanti nel Victoria; 2000 sia nel Queensland sia nell'Australia Meridionale; 1000 nell'Australia Occidentale e 1000 nella Tasmania. Vi sono impiegate circa 451.000 persone, cioè il 7,6% dell'intera popolazione. Probabilmente il maggior centro industriale è Newcastle (a nord di Sydney) che impiega 6000 uomini nelle acciaierie, mentre altre importanti officine sono nella vicina isola di Walsh. Un altro notevole centro metallurgico è a Port Kembla (65 km. a sud di Sydney). Le principali fabbriche del Victoria si trovano a Melbourne e a Geelong. Lo sfruttamento dell'energia idroelettrica della Tasmania ha portato a un grande sviluppo delle industrie chimiche e metallurgiche e delle fabbriche di cioccolata presso Hobart. I lanifici dovrebbero avere un grande avvenire, ma si sono sviluppati solo da pochi anni. Ve ne sono 13 nella Nuova Galles del Sud, 27 nel Victoria e alcuni in ciascuno degli altri stati, con un totale di 50 fabbriche e 8735 operai per l'intera Federazione. Molte industrie australiane hanno avuto un nuovo impulso dopo la guerra e il paese tende a produrre il suo fabbisogno in varie categorie di manufatti: la scarsità di mano d'opera e la limitatezza degli stessi mercati interni pongono però un ostacolo assai grande allo sviluppo dell'industria e l'Australia rimane sostanzialmente un paese produttore ed esportatore di materie prime. (V. Tavv. CIV-CVI).

Commercio. - Il rilevante rapido sviluppo della produzione si è fatto sentire nel traffico esterno, il quale è andato acquistando, negli ultimi lustri, un posto di grande importanza, specialmente per la madrepatria. Le cifre degli ultimi anni sono riportate (in migliaia di lire sterline) nel prospetto seguente:

Nell'esportazione, costituita nella quasi totalità da materie prime fornite dal regno vegetale e animale, figurano al primo posto i prodotti dell'allevamento (61%) e fra questi, la lana (47%), che va per un terzo alla Gran Bretagna, per una quantità poco minore alla Francia e, per il rimanente, ai varî paesi europei e al Giappone. I carichi di lana lasciano l'Australia insieme con i latticinî e il frumento, nei mesi di febbraio e marzo. Quelli della carne, diretta in gran parte agli Stati Uniti, ma ormai e in quantità crescenti anche in Europa, durante tutto l'anno. Si va accentuando anche l'esportazione della carne verso l'Arcipelago Indiano e l'Egitto, e non è improbabile che questo segni il principio d'un traffico importante con i paesi tropicali.

Nell'importazione prevalgono le macchine, i manulatti (stoffe), il petrolio, il ferro, il caucciù, il tabacco e la carta, forniti quasi per metà dalla madrepatria e per oltre un quarto dagli Stati Uniti; vengono poi, con varie specialità, altri paesi europei (Francia, Germania, Belgio, Italia) e asiatici (Giappone, India Britannica e Olandese). Fra le macchine il primo posto è preso dalle automobili, che costituiscono il mezzo di trasporto più diffuso, e vengono fornite in massima parte dall'America (Ford).

I prospetti seguenti indicano i generi principali (per il 1925-26) del commercio d'importazione e d'esportazione e i paesi di provenienza e di destinazione di esso (in migliaia di sterline):

Il commercio con l'Italia ha avuto, negli ultimi anni, qualche periodo di grande incremento, soprattutto (come nel 1924-25) per i nostri forti acquisti (lana, grano, carni congelate, pelli). Questi tendono ora a stabilizzarsi su una cifra minore, che supera però sempre in modo notevole quella delle nostre esportazioni (automobili, marmi, pelli lavorate). Le cifre ufficiali italiane per il 1925 sono di L. 1.244.895.000 per l'importazione dalla Federazione e di L. 120.008.000 per l'esportazione nostra. Una linea di navigazione italiana è mantenuta dal Lloyd Sabaudo e dalla Navigazione Generale Italiana, con partenze da Genova, in media, ogni 28 giorni: i piroscafi impiegano 50 giorni circa sino a Brisbane (Queensland) e fanno scalo a Fremantle (il porto di Perth), Adelaide, Melbourne e Sydney.

Questi ultimi sono i porti più attivi della Federazione, collegati con tutte le altre parti del mondo. Comunicazioni regolari sono mantenute con i porti occidentali dell'America, mediante linee che toccano i luoghi più importanti del Pacifico, e con la Nuova Zelanda. Il movimento marittimo totale fu per il 1925-26, di 1583 navi per oltre 5 milioni di tonnellate. La marina mercantile australiana novera, per suo conto (1926) 970 vapori (355.000 tonn.) e 1261 velieri (34.500 tonn.): navi, in media, di piccolo tonnellaggio e destinate alla navigazione costiera e alla pesca. (V. Tavv. CVII-CX).

Le comunicazioni interne riflettono le condizioni sfavorevoli di ambiente e di occupazione di una gran parte del continente. La rete ferroviaria (1925) misura 44.559 km.; si sviluppa con grandi linee periferiche e molti tronchi ciechi verso l'interno e verso i punti più avanzati della colonizzazione, specialmente nella porzione orientale, sud-orientale e sud-occidentale dell'Australia. Il collegamento trasversale Adelaide-Perth è recente; e all'avvenire è affidata la prosecuzione della transcontinentale Adelaide-Darwin, sulla via segnata dalla vecchia linea telegrafica (3200 km.), la quale trova a Darwin il cavo telegrafico sottomarino che congiunge l'Australia al mondo antico. La viabilità ordinaria interna è, fuori dei distretti più popolati e urbani, in complesso cattiva, e nell'Australia Occidentale anche il cammello ha assunto un posto importante fra i trasporti. Il traffico aereo si sta sviluppando su un vasto piano di linee periferiche e mantiene già comunicazioni regolari con i luoghi più isolati dell'interno e della costa occidentale.

Bibl.: Oltre alle opere generali citate nella bibliografia a p. 403 (specialmente: Sievers e Kükenthal, Schachner, Hassert, Wallis, Federal Handbook e Australian Encyclopaedia), vedi: L. Zunini, L'Australia attuale, Torino 1910; J. F. Fraser, L'Australia, Parigi 1911; G. Capra, Manuale dell'emigrante agricoltore che si reca in Australia, in L'Agricolt. Colon., 1911: id., L'Italiano in Australia e N. Zelanda, Ivrea 1914; P. Maistre, Le Commonwealth d'Australie, in Rev. de Géogr., 1913; G. Taylor, Settlement of Tropical Australia, in R. Geogr. Soc., Brisbane 1918; id., The Frontiers of Settlement in Australia, in Geogr. Rev., New York 1926; L. Barré, Les industries australiennes, in Annuaire de Géogr., XXX (1922); K. Hassert, Zur Wirtschaftsgeographie des australischen Staatenbundes, in Geogr. Zeits., 1924; T. A. Coghlan, Labour and Industry in Australia, Londra 1918; H. Heaton, Modern Economic History, Melbourne 1921; R. C. Mills e F. C. Benham, Principles of Banking in Australia, Sydney 1925; Lord e Lady Apsley, Amateur Settlers, Londra 1926.

Ordinamento dello stato.

Costituzione. - La Federazione australiana (Commonwealth of Australia) fu costituita il 1° gennaio 1901 per l'unione dei sei stati fondatori (original states: Australia Meridionale, Australia Occidentale, Nuova Galles del Sud, Queensland, Tasmania, Vittoria).

Il potere legislativo spetta al parlamento federale, composto del re d'Inghilterra (rappresentato da un governatore generale nominato per tempo indeterminato) e delle due camere, senato e camera dei rappresentanti (House of Representatives). Il potere del governatore è più che altro formale, limitandosi a fissare, entro certi limiti, l'epoca delle sessioni parlamentari, a convocare il parlamento, ad approvare le leggi passate nelle due Camere. Il senato è composto di 36 membri (6 per ogni stato), eletti direttamente dalla popolazione dello stato; essi durano in carica 6 anni, e sono rinnovati per la metà ogni triennio. La camera dei rappresentanti è composta d'un numero di membri possibilmente doppio di quello dei senatori, basato per ogni stato in proporzione della popolazione di esso (1927: 76 membri), in modo però che ogni stato originario abbia almeno 5 rappresentanti; essi durano in carica 3 anni e sono eletti con suffragio universale, maschile e femminile. Le attribuzioni del parlamento, elencate nella costituzione in 39 capitoli diversi, riguardano specialmente l'unità del diritto privato, la difesa la struttura economica dello stato. La camera dei rapprese11tanti prevale sull'altra nei casi di disaccordo in materia finanziaria.

Il potere esecutivo spetta al sovrano, che lo esercita per mezzo del governatore generale, assistito da un consiglio federale, composto di consiglieri esecutivi. Di esso fanno parte i ministri, nominati dal governatore, con la condizione che entro 3 mesi dalla nomina siano membri del parlamento.

Il potere giudiziario federale è esercitato dall'alta corte d'Australia, che giudica in ultimo appello delle decisioni delle corti dei singoli stati e delle altre corti giudiziarie federali. I singoli stati, all'infuori delle limitazioni fissate dalla costituzione federale, conservano le loro costituzioni e la loro capacità politica e giurisdizionale.

Dal 1911 dipende direttamente dalla federazione il Northern Territory, diviso di recente in Australia Settentrionale e Australia Centrale; per una legge del 1922 esso manda alla camera dei rappresentanti un deputato con solo voto consultivo. Fuori del continente dipendono inoltre dal 1 settembre 1906 (in seguito al Papua Act federale) il Territorio di Papua (Nuova Guinea Inglese) e le isole Norfolk. La Federazione esercita poi il mandato su parte della Nuova Guinea, l'arcipelago di Bismarck e le Salomone settentrionali.

Organizzazione ecclesiastica. - L'introduzione del cattolicismo in Australia ebbe luogo solo in seguito alla destinazione di quel nuovo possedimento inglese a luogo di deportazione di delinquenti, e soprattutto dopoché l'opinione pubblica insorse per ottenere dal governo maggiore umanità e minore intransigenza verso i deportati di fede cattolica, lasciati per lunghi anni privi di qualsiasi assistenza religiosa. A provocare tale reazione contribuì l'ingiusto trattamento fatto al padre Geremia Flynn monaco cisterciense, che era riuscito verso il 1817 ad ottenere l'autorizzazione di andare in qualità di prete cattolico nel lontano paese. In conseguenza di ciò nel 1821 il governo nominava a cappellani dei deportati e dei coloni cattolici i sacerdoti irlandesi Filippo Conolly e Giovanni Giuseppe Therry, i quali attraverso a molte angustie e gravi difficoltà riuscirono a fondare alcune cappelle e ad istituire alcune scuole. Più tardi li raggiunse, in qualità di vicario generale del vicario apostolico dell'isola Maurizio, anche il padre W. Ullathorne, il quale ottenne che l'Australia fosse eretta in vicariato apostolico con residenza a Sydney (1834). Fu poi tale il successo della sua operosità che nel 1842 il vicariato fu eretto in diocesi e questa fu dichiarata metropolitana rispetto all'altra diocesi di Hobart eretta pure in quell'anno, nella Terra di Van Diemen, oggi Tasmania. Da allora la gerarchia cattolica si venne continuamente accrescendo, fino al 1929, in cui è stata fondata la diocesi di Toowoomba nello stato di Que-nsland. Per facilitare poi i rapporti di quelle chiese lontane con la chiesa madre, venne fin dal 1914 istituita la delegazione apostolica dell'Australasia, con residenza a Sydney.

Presentemente nell'Australia si contano 20 diocesi e un'abbazia nullius, raggruppate in 5 provincie ecclesiastiche (Sydney, Adelaide, Melbourne, Brisbane e Perth). Hobart, pur essendo arcivescovado, non ha suffraganei; mentre la diocesi di Victoria e Palmerston è ridotta a una semplice denominazione, da quando gli Europei che si trovavano nella città residenziale abbandonarono in massa il territorio della diocesi (1849). Ora la vasta regione è aggregata a quella della prefettura apostolica del Northern Territory e i pochi fedeli che appartengono alla deserta diocesi sono affidati alle cure del superiore di quella missione.

Insieme con questa prefettura apostolica, specie nell'Australia del Nord si trovano altre circoscrizioni ecclesiastiche, con nome e governo prettamente missionario. Sono esse il vicariato apostolico di Cooktown con residenza a Cairns, quello di Kimberley con residenza a Broome e le missioni di Drysdale River e di Beagle Bay. Vi è pure il vicariato apoctolico del Queensland; esso tuttavia non ha territorio proprio, ma è stato istituito per i soli indigeni sparsi nello stato omonimo e precisamente nella provincia ecclesiastica di Brisbane, ossia nelle circoscrizioni di Brisbane, di Rockhampton, Toowoomba e del vicariato apostolico di Cooktown.

Ciononostante l'Australia rimane paese protestante e il protestantesimo, che vi penetrò assai prima della chiesa cattolica e vi si organizzò prima che questa potesse esercitarvi un'azione qualsiasi, continuò e continua ancora ad esservi in forte prevalenza.

Senza tener conto di tutte le associazioni missionarie, organi delle varie confessioni che lavorano nell'Australia e vi contano aderenti, basterà notare che la prima organizzazione della comunione anglicana in quelle contrade fu opera dell'arcidiacono Broughton giunto a Sydney nel 1829 e consacrato nel 1836 vescovo dell'intera contrada. Il rapido accrescersi poi della colonizzazione impose ben presto la costituzione di nuovi centri di attività religiosa, e sorsero così le diocesi di Tasmania (1842), di Adelaide, di Melbourne e di Newcastle (1844); nel 1848 Sydney fu elevata a metropoli. D'allora l'accrescimento del numero delle diocesi australiane fu continuo sino a raggiungere nell'Australia e Tasmania il numero di 24. Esse sono raggruppate in 4 provincie ecclesiastiche di cui si considerano metropoli Sydney, Brisbane, Melbourne e Perth. Fra le diocesi, però, quelle di Adelaide, della Tasmania e di Willochra non sono soggette ad alcun metropolita.

Forze armate. - Esercito e aviazione. - L'organizzazione militare dell'Australia ha caratteristiche proprie che la differenziano notevolmente da quella degli altri stati a coscrizione obbligatoria.

Essa, infatti, pur avendo alcuni punti di contatto con l'ordinamento di tipo svizzero, se ne distacca per il fatto che comprende anche un nucleo permanente organizzato in maniera da provvedere sia alle necessità amministrative, sia a quelle dell'istruzione.

L'amministrazione delle forze militari è affidata al Ministero della difesa, simile al Consiglio superiore di guerra inglese (v. gran bretagna: Esercito).

Le forze armate comprendono: l'esercito permanente e la milizia.

L'esercito permanente è costituito essenzialmente dello stato maggiore (ufficiali), di sottufficiali istruttori, di militari e graduati di truppa in numero ridottissimo, con i quali si provvede, oltreché alle esigenze amministrative e d'istruzione, anche a formare il nocciolo dei servizî tecnici necessarî (artiglieria, genio, servizî varî, ecc.). Il numero totale dei permanenti è di poco più di 1700. La ferma dell'esercito permanente è di 5 anni con facoltà di rafferme triennali. Al termine della ferma e delle rafferme i sottufficiali e gli uomini di truppa passano nella riserva.

La milizia si costituisce solo in caso di guerra. Gl'iscritti però, debbono compiere brevi periodi d'istruzione annuale.

Questa organizzazione militare è integrata da un'organizzazione premilitare molto progredita. Infatti tutti i giovanetti, appena raggiunto il 12° anno di età, debbono essere iscritti negli specchi di reclutamento e frequentare le scuole, dove ricevono l'istruzione come cadetti juniores. Nel mese di marzo dell'anno in cui compiono il 14° anno di età, devono essere reinscritti e continuare, raggruppati in battaglioni, il corso d'istruzione come cadetti seniores. All'età di 18 anni tutti i cadetti seniores, tranne i non idonei e quelli residenti fuori dei centri d'istruzione, vengono assegnati alle unità della milizia. Scopo della milizia è semplicemente di difendere il territorio nazionale; la legge consente, però, l'arruolamento volontario per il servizio oltremare. Dopo il 26° anno di età i cittadini-soldati passano dalla milizia nella riserva. L'obbligo di prestar servizio nella milizia, in tempo di guerra, è esteso fino al 60° anno di età e a tutti i cittadini dai 18 ai 20 anni sudditi britannici e che contino almeno 6 mesi di residenza in Australia.

L'organizzazione della milizia comprende due divisioni di cavalleria, 5 divisioni di fanteria e truppe di guarnigione.

Ogni divisione di cavalleria comprende: 3 brigate di cavalleria di 3 o 4 reggimenti ciascuna e un distaccamento di truppe divisionali. In totale si hanno 21 reggimenti di cavalleria.

Ogni distaccamento di truppe divisionali di cavalleria comprende: 3 batterie d'artiglieria da campagna; 1 squadrone del genio da campagna; 2 squadroni di collegamento della cavalleria divisionale; 4 compagnie treno della cavalleria divisionale; 3 ambulanze da campagna; 1 sezione sanitaria; 3 sezioni veterinarie.

Ogni divisione di fanteria comprende 3 brigate di fanteria e i distaccamento di truppe divisionali. Ogni brigata di fanteria è formata di 4 battaglioni (tranne 1 che ne ha solo 3, e 2 che ne hanno 5). In totale si hanno, perciò, 15 brigate e 61 battaglioni.

Ogni distaccamento di truppe divisionali comprende: 9 batterie d'artiglieria da campagna; 4 compagnie del genio; 3 compagnie di collegamento; 4 compagnie treno; 3 ambulanze da campagna; i sezione sanitaria; 1 sezione veterinaria.

La formazione della 5a divisione è un po' differente da quella delle altre.

Le truppe di guarnigione dell'esercito permanente e della milizia comprendono: esercito permanente: artiglieria da posizione (10 batterie da posizione e 1 batteria da campagna), servizî di sanità, intendenza, ecc.; milizia: 12 batterie da posizione; genio: 6 compagnie da fortezza.

L'organizzazione è territoriale e la circoscrizione è basata sulle unità di fanteria. Si hanno, perciò, 61 suddivisioni di battaglione, raggruppate in 15 di brigata. Ogni suddivisione fornisce un battaglione di fanteria e un'aliquota di altre truppe; ognuna comprende un numero press'a poco uguale di uomini in età militare.

Le truppe di guarnigione - permanenti e di milizia - sono suddivise in 6 distretti, corrispondenti ai 6 stati dell'Australia (Nuova Galles del Sud, Victoria, Australia Meridionale, Australia Occidentale, Queensland, Tasmania).

I componenti della milizia dai 18 ai 22 anni sono tenuti a compiere un periodo d'istruzione annua della durata di 25 giorni per l'artiglieria e il genio, di 16 giorni per le altre armi. Una parte di questo periodo dev'essere trascorsa presso i campi d'istruzione intensiva (17 giorni per l'artiglieria e il genio, 8 giorni per le altre armi). Ma, a seconda delle circostanze, la durata dei periodi d'istruzione può essere ridotta.

Il metodo normale d'istruzione si svolge sia mediante corsi per ufficiali e sottufficiali per le varie armi, tenuti nella capitale o nei luoghi più opportuni, sia mediante l'invio di piccoli nuclei di personale istruttore nei territorî d'istruzione (di brigata e di battaglione).

L'allenamento sistematico progressivo al tiro viene molto curato presso numerose società di tiro a segno.

Esistono in Australia le seguenti scuole militari: 1. collegio militare, per la formazione degli ufficiali, a Duntroon; 2. scuola d'istruzione per l'artiglieria a South Head (Nuova Galles del Sud) divisa in tre sezioni: scuola tecnica di artiglieria, scuola per l'istruzione pratica di tutte le artiglierie dell'esercito da campagna, scuola per l'artiglieria da costa; 3. scuola di tiro per fanteria a Randwick (Nuova Galles del Sud) che dovrà essere trasformata in scuola speciale di armi portatili.

In Australia esistono pochi stabilimenti militari. I più importanti sono: la fabbrica d'armi portatili di Lithgow; la fabbrica di cordite di Maribyrnon nello stato di Victoria.

In genere, però, molto del materiale occorrente all'esercito e quasi tutte le materie prime necessarie per la fabbricazione delle armi e delle munizioni affluiscono dall'Inghilterra.

Al 1° febbraio 1926 le forze armate australiane comprendevano all'incirca i seguenti effettivi: permanenti 1740, ufficiali di riserva 9660; varî 400, cittadini-soldati 43.200; totale 53.000.

Il bilancio militare si aggira sui 5 milioni e mezzo di lire sterline, pari cioè a circa mezzo miliardo di lire italiane.

L'aviazione è organizzata in due distinte branche: militare e navale. L'organizzazione della parte militare non è ancora completa.

Esiste un aerodromo militare a Point Cook (Victoria) capace di 60 apparecchi.

Negli stati di Nuova Galles del Sud, Victoria e Australia Occidentale esistono anche 12 aerodromi civili, ognuno dei quali può accogliere al massimo 6 apparecchi.

Marina. - La marina da guerra australiana fu costituita come a sé stante prima della grande guerra. In questa, le unità australiane presero parte segnalandosi nella scorta di convogli e di truppe e nella distruzione dell'Emden tedesco, dovuta all'incrociatore leggiero Sydney.

La flotta si compone presentemente di due incrociatorì leggieri (Australia e Canberra), di 10.000 tonnellate e 32 miglia di velocità; un incrociatore leggiero (Adelaide) di 5560 tonnellate e 25 miglia di velocità; un incrociatore leggiero (Brisbane) di 5400 tonnellate e 25 miglia e mezzo di velocità; un conduttore di flottiglia di 1660 tonnellate; cinque cacciatorpediniere di 1075 tonnellate e 36 miglia di velocità; sei cacciatorpediniere di 710 tonnellate; due sommergibili di 1420 tonnellate in emersione e 15 miglia di velocità; una nave porta-aeroplani di 6500 tonnellate e 20 miglia di velocità (portata: 10 velivoli); 3 dragamine di 1250 tonnellate. Inoltre, alcune navi ausiliarie (officine, idrografica, trasporto carbone e nafta, ecc.) per un totale di circa 29.000 tonnellate.

Gli effettivi della marina s'aggirano su 5000 uomini in servizio attivo e 6500 uomini di riserva.

Per la marina mercantile, v. gran bretagna.

Finanze. - Il Commonwealth e i singoli stati hanno bilanci separati; tutte le entrate però derivanti dalle dogane e dal servizio postale spettano solo al bilancio del Commonwealth e corrispondentemente tutte le spese connesse con le entrate suddette e tutte quelle relative alla difesa nazionale. I bilanci del Commonwealth e dei singoli stati comprendono i risultati di tre gestioni: la gestione delle entrate ordinarie e delle spese, cui si sopperisce con le entrate stesse (Consolidated Revenue Fund), la gestione fiduciaria (Trust Fund), la gestione dei prestiti (Loan Fund).

Il Consolidated Revenue Fund comprende tutte le entrate derivanti da imposte, tasse, servizî pubblici, prestiti concessi, depositi, ecc. e tutte le spese per i singoli dipartimenti, per il parlamento, per l'amministrazione in genere e per gl'interessi del debito pubblico (i sussidî che il Commonwealth paga agli stati rientrano anch'essi nel C. R. F., tra le spese per il bilancio del Commonwealth, tra le entrate per i bilanci degli stati). Il deficit eventuale del C. R. F. si salda generalmente o con fondi di cassa ricavati dal Trust Fund o con emissioni di Treasurybills.

Il Trust Fund si riferisce alla gestione delle somme affidate al governo, dei depositi cui sono obbligate le compagnie d'assicurazione, di altri depositi di crediti contestati, dei fondi pensione, ecc.

Il Loan Fund comprende le somme ricavate dai prestiti e le spese fronteggiate con tali somme, generalmente per lavori pubblici, (ferrovie, ponti, strade, miniere, costruzioni, anticipi a coloni, ecc.).

Il Loan Fund cominciò a figurare nei bilanci australiani nell'anno finanziario 1911-12, ma durante e dopo la guerra la sua importanza crebbe smisuratamente. L'ammontare del debito pubblico del Commonwealth al 30 giugno 1928 era di 494,1 milioni di lire sterline, di cui 293,4 in seguito a prestiti di guerra; mentre il debito pubblico degli stati al 30 giugno 1926 ammontava a 679,2 milioni di lire sterline. Al 30 giugno 1926 il debito pubblico dell'Australia complessivamente raggiungeva 1014 milioni di lire sterline, cioè circa 167 lire sterline per abitante. Come interessi dei debiti accesi all'estero dal Commonwealth e dai singoli stati si calcola che debbano pagarsi annualmente non meno di 30 milioni e mezzo di lire sterline.

Per facilitare i prestiti esteri e per rinforzare il credito dell'Australia sui mercati finanziarî del mondo sono stati presi recentemente alcuni importanti provvedimenti (States Grants Act 1927) che potranno eliminare le due maggiori difficoltà incontrate finora dall'Australia nell'assicurarsi le condizioni di credito più favorevoli: e cioè la mancanza di preventiva e reciproca conoscenza delle intenzioni dei governi dei singoli stati australiani in questa materia, e la critica estera, che si appuntava principalmente sulla deficienza di dati informatori e sulla scarsezza dei fondi di ammortamento.

Il Commonwealth ha stabilito infatti di prendere su di sé l'ammontare complessivo dei debiti pubblici dei singoli stati, esistenti al 30 giugno 1927; di stanziare in conto pagamento interessi lire sterline 7.584.912 all'anno delle sue entrate per 58 anni consecutivi e di versare annualmente ed effettivamente delle somme a un fondo di ammortamento, per estinguere in 58 anni i debiti esistenti e in 53 anni i debiti futuri. Come contro partita di questo maggior onere il Commonwealth si esonera dall'obbligo che gl'imponeva il Surplus Revenue Act 1910, di corrispondere cioè a ogni stato una parte delle sue entrate in ragione di 25 scellini per abitante. Si è stabilito inoltre che la gestione dei debiti pubblici esistenti e dei futuri indebitamenti, sia del Commonwealth sia degli stati, spetti all'australiano Loan Council, composto d'un rappresentante del Commonwealth e di un rappresentante di ciascuno stato.

Gli effetti di questi provvedimenti avranno senza dubbio una larga e benefica ripercussione sulla vita economica dell'Australia, paese nuovo che ha necessità assoluta di capitale estero per mettere in valore le sue risorse.

Può essere di notevole interesse esaminare i risultati finanziarî del bilancio del Commonwealth per gli ultimi esercizî, espressi in milioni di lire sterline:

I dati finanziarî dei singoli stati non sono tra loro esattamente comparabili, sia perché alcune imposte che in certi stati spettano al governo locale sono in altri di competenza del governo centrale; sia perché analogamente non tutti gli stati si sono riservati le stesse funzioni; sia ancora perché assai diverse sono le condizioni dei varî territorî, cosicché per alcuni di essi s'impone l'aumento del debito pubblico per lavori non solo economicamente utili ma assolutamente improrogabili. Ecco tuttavia le cifre relative alle entrate e alle spese incluse nel conto del Consolidated Revenue Fund, per i sei stati e per l'Australia Settentrionale e Centrale:

e al debito pubblico dei singoli stati, espresso in milioni di lire sterline:

Al 31 dicembre 1927 la circolazione complessiva dell'Australia era di 48,4 milioni di lire sterline (biglietti di stato e di banca); le riserve della Banca del Commonwealth ammontavano a 20,7 milioni di lire sterline in oro e 55,0 in divise estere; le riserve d'oro delle banche commerciali ammontavano a 26,9 milioni di lire sterline.

Bibl.: Official Year-Book of the Commonwealth of Australia, Melbourne 1925; The Stateman's Year-Book 1298, Londra 1928; R. W. Dalton, Report on the economic and commercial Situation of Australia to June 1927, pubblicazione del Department of overseas Trade, Londra 1927; Société des Nations, Annuaire statistique international, Ginevra 1927; Statesman's Year-Book 1929, Londra 1929.

Istruzione pubblica. - In questi ultimi anni la scuola ha avuto in Australia un grande sviluppo e nuovi metodi sono stati introdotti, specialmente nei primi gradi di educazione. Nei giardini d'infanzia e nelle istituzioni prescolastiche in genere, i principî della Montessori hanno avuto larga diffusione e si è iniziato l'esperimento del sistema Dalton e della cosiddetta scuola attiva. L'istruzione elementare è obbligatoria in tutti i sei stati e l'obbligo dura in generale fino ai 14 anni. Dopo le sei classi elementari, l'istruzione si continua in varie specie di scuole (intermediate education): alcune, corrispondenti ai nostri corsi integrativi, hanno lo scopo di completare l'educazione elementare, in tre classi indicate coi numeri VII, VIII e IX, di tipo commerciale o tecnico o, per le donne, domestico; altre, anch'esse di tre anni e corrispondenti alla nostra scuola media inferiore, hanno il compito di preparare alla scuola media superiore; altre, infine, di tipo misto (composite schools e district schools) rispondono insieme ai due scopi.

La scuola secondaria vera e propria (high sclool) si compone di cinque classi: nelle prime tre le materie d'insegnamento sono pressoché uguali per tutti, nelle ultime due, invece, l'alunno ha grande libertà di scelta. Le materie del primo triennio sono: inglese, storia, geografia, matematica, una lingua straniera, una scienza, e, a scelta, musica, arti figurative, corsi tecnici e commerciali, lavori domestici. Nell'ultimo biennio l'alunno può scegliere tra il gruppo inglese (inglese, storia e geografia), il gruppo matematico (aritmetica, algebra, geometria, trigonometria e meccanica), il gruppo linguistico (francese, tedesco, latino, greco e storia antica), il gruppo scientifico (chimica, fisica, botanica, geologia, fisiologia e igiene, zoologia e scienze agricole), il gruppo commerciale e il gruppo vario (arti e lavori domestici). Oltre le high schools vi sono le scuole tecniche, commerciali e professionali.

Secondo le statistiche del 1926 pubblicate in The Official Year-Book of the Commonwealth (n. 21, 1928), le scuole pubbliche (public schools o state schools), escluse le tecniche e le professionali, raggiungevano il numero di 10.203 con 29.633 insegnanti e 883.925 iscritti. Le scuole private nello stesso anno erano 1761 con 9512 insegnanti e 233.566 iscritti.

L'analfabetismo è diminuito rapidamente in questi ultimi decennî. Su 10.000 persone erano analfabeti, nel 1871, 2693, e 1068 sapevano soltanto leggere: nel 1921 (data dell'ultimo censimento) il numero degli analfabeti era sceso a 1491 e quello di coloro che sapevano soltanto leggere, a 28. Nel numero degli analfabeti erano compresi i bambini al di sotto dei cinque anni. Il numero degli sposi incapaci di firmare l'atto di matrimonio è sceso da 24,60% nel 1861 a 0,17 nel 1921.

L'istruzione superiore è impartita nelle sei università che sono nelle capitali di ciascuno stato. Pur non essendo istituti statali le università sono sovvenzionate dagli stati, che tendono a esercitare un controllo sempre maggiore sul loro funzionamento.

Le università australiane hanno programmi di studio del tutto diversi dai nostri; manca, p. es., ogni divisione in facoltà, e il numero e la combinazione delle materie d'insegnamento presentano variazioni notevoli da luogo a luogo. La più antica è l'università di stato di Sydney (1850), con qualche cattedra d'ingegneria; è ben frequentata (circa 2620 studenti, media degli ultimi anni). Di poco inferiore è la frequenza dell'università di Melbourne (1853) di carattere prevalentemente scientifico-letterario; ma pure con qualche cattedra d'ingegneria e di scienze commerciali. Organizzazione speciale hanno le università della Nuova Zelanda: a Wellington c'è la sede amministrativa e il centro d'esami, ma non viene impartito insegnamento: qui fanno capo le minuscole e incomplete università di Auckland, Dunedin, Christchurch e Victoria. Altre tre università, indipendenti, stanno a Hobart con 8 cattedre e poco più di 200 studenti, a Brisbane (410 iscritti) con 12 cattedre, fra cui una d'ingegneria e una di legge, e ad Adelaide (1872) con 19 cattedre, fra cui 3 di medicina, 1 di giurisprudenza, i di agricoltura e 1 di musica. Lingua d'istruzione è naturalmente l'inglese; di lingue moderne l'unica, o quasi, insegnata come materia di ruolo, e neppure in tutte le università, è il francese; delle lingue classiche, quasi senza eccezione, l'unica insegnata è il latino.

Nei maggiori centri vi sono società scientifiche di cui le meno recenti e più importanti hanno il titolo di Royal Society; esse hanno tutte caratteristiche regionali con la missione dello studio complessivo, prevalentemente geografico-naturalistico, delle rispettive regioni. Per l'Australia Meridionale il centro è Adelaide, con la R. Society of South Australia; per il Queensland, Brisbane con la R. S. of Queensland, suddivisa in tre sezioni (filosofia, geografia e storia); per la Nuova Zelanda, Wellington col New Zealand Institute che concentra tutte le società scientifiche di quella regione; per il Victoria, Melbourne con la R. S. of Victoria (sezioni: generale, storica, zoologica e ornitologica); per la Tasmania, Hobart con la R. S. of Tasmania, dedita specialmente allo studio fisico-geografico-naturalistico regionale.

Biblioteche. - Le biblioteche australiane sono, in via generale, di due tipi: universitarie e pubbliche: tutte recenti (in maggioranza fondate dopo il 1870), uniformi nel loro organismo, nessuna realmente importante, molte mediocri. Fra le università ha i maggiori fondi librarî quella di Sydney, che arriva a circa 100.000 voll.; seguono quelle di Melbourne (55.000), Hobart (30.000) e Brisbane (25.000); ancora minori sono quelle di Adelaide e di Perth. A Perth l'universitaria è fiancheggiata da una discreta biblioteca pubblica (135.000 voll.). Fra le Public Libraries la più notevole è quella di Melbourne (1855) con quasi 400.000 voll., cui segue per importanza la biblioteca di Adelaide (1856) con 121.000 voll.; deboli quella di Brisbane, dove però la biblioteca del parlamento supera i 50.000 voll. e dove è pure la biblioteca della corte suprema di giustizia (30.000 voll.), e quella di Hobart.

Storia.

La colonizzazione penale (1788-1830). - L'Australia, per vastità, posizione geografica, importanza politica e sociale, è la parte essenziale di quel complesso di terre che nella colonizzazione inglese passa sotto il nome di Australasia (Australia, Tasmania, Nuova Zelanda e isolette adiacenti). I suoi mari cominciarono, con tutta probabilità, ad essere solcati casualmente da Portoghesi e Spagnuoli provenienti da direzioni opposte sino dalla prima metà del sec. XVI (1530): ma la scoperta definitiva del continente novissimo può assegnarsi solo al 1606, per merito della crociera, lungo la costa settentrionale dell'Australia, del piccolo vascello olandese Duyphen per un migliaio di miglia. Negli anni successivi, altri vascelli olandesi costeggiavano qua e là alcuni tratti delle coste occidentali e settentrionali del continente, senza tuttavia approfondirne la conoscenza, nonché dell'interno, neppure della zona litoranea. Tale compito fu assolto (per incarico delle autorità olandesi di Batavia) dai due vascelli guidati dal capitano Abele Jansen Tasman, nella spedizione famosa del 1642-43. Con questa comincia la conoscenza meno indeterminata del paese da parte degli Europei, nelle cui mappe esso appare col nome di Nuova Olanda.

Dovevano però passare altri 127 anni ancora, prima che un'altra spedizione oceanica memoranda, quella del capitano Cook (1769-70), ponesse nei suoi termini geografici come in quelli pratici il problema dell'occupazione coloniale del mondo novissimo. Costeggiata allora la parte orientale del continente e scoperta Botany Bay, l'intero paese veniva ribattezzato col nome di Nuova Galles del Sud per le riscontrate o credute somiglianze con la vecchia Galles d'Inghilterra, mentre s'iniziavano le prime relazioni con gl'indigeni e si richiamava l'attenzione del governo e del pubblico inglese sulla grande terra australe degli antipodi, attraverso ai rapporti soddisfacenti del Banks e degli altri dotti che accompagnavano il Cook. Parrà strano che, nel fervore mirabile dell'epoca delle grandi scoperte geografiche, durante la spartizione dei nuovi mondi in virtù della raya famosa, mentre si combatteva fra Spagnoli e Portoghesi il lungo duello diplomatico, militare e scientifico per il possesso delle Molucche, il continente australiano sia rimasto completamente fuori dell'orbita, nonché delle grandi competizioni coloniali dell'epoca, persino delle conoscenze geografiche e delle occupazioni nominali e fittizie; più strano ancora, che i galeoni spagnoli abbiano tragittato per oltre due secoli (XVI-XVIII) dall'America del Sud alle Filippine e viceversa, senza che sulle coste australiane si fondasse alcuno stabilimento coloniale o commerciale; stranissimo infine che gli Olandesi, succeduti ai Portoghesi nell'Estremo Oriente, non gettassero essi in Australia le basi della colonizzazione europea.

Ma la meraviglia cessa quando si pensi, da una parte, alle condizioni fisiche del continente australiano; dall'altra ai moventi della colonizzazione europea anteriore al sec. XIX. Più assai dei venti sfavorevoli e dei caratteri della costa australiana (aridissima a occidente, malarica a settentrione, scogliosa a oriente, preceduta da una formidabile barriera corallina a nord-ovest), teneva lontano il colonizzatore europeo la povertà apparente del paese. Appariva questo un continente dalla flora scarsissima e dalla fauna ancora più scarsa, privo delle piante e degli animali più utili; un deserto abitato da tribù nomadi (si calcola che gl'indigeni sommassero a circa 200 mila soltanto nel continente intero, alla fine ancora del sec. XVIII), rimaste all'ultimo gradino della scala umana, non ancora emancipate dal capriccio delle forze naturali per il soddisfacimento dei bisogni più elementari della vita. Nonché le droghe tanto ricercate dagli Europei nelle estreme terre australi dell'Asia, nulla coltivavano questi indigeni; mentre l'oro, l'altro grande movente delle occupazioni coloniali dell'epoca, nel continente americano, era una ricchezza ancora ignota dell'Australia.

Per una favorevole coincidenza storica, i viaggi sopraccennati del Cook facevano uscire dall'ombra il continente australiano, proprio nel momento in cui l'Inghilterra stava per perdere, con le Tredici colonie unite d'America, la parte allora migliore del suo dominio coloniale e si trovava di fronte, fra l'altro, a un grave problema d'amministrazione carceraria: quello delle due migliaia circa di condannati, che tutti gli anni - a sfollare le patrie prigioni - essa inviava nelle colonie meridionali dell'America del Nord. Qui s'era venuto costituendo da tempo un vero mercato di deportati, al prezzo medio di 10 sterline per un maschio e 8-9 per una femmina, e un sistema speciale di assegnazione dei deportati ai liberi coloni bisognosi di mano d'opera. Il condannato (convict) assegnato (assigned) al colono, rimaneva legalmente servo di questo, finché non avesse potuto riscattarsi. Interrotto con la rivoluzione americana tale commercio, sorgeva in Inghilterra una viva propaganda contro il sistema delle galere (hulks); e, dopo un'inchiesta del 1779, una legge del 1783 autorizzava il governo a stabilire luoghi lontani di deportazione, proponendosi a tal fine Gibilterra in Europa e la Gambia in Africa. Nell'anno stesso, tuttavia, certo Mr. Matra presentava un memoriale per la colonizzazione della Nuova Galles del Sud, adducendo la convenienza di dare un rifugio ai lealisti americani e facendo ardite previsioni sull'importanza della futura colonia, contrariamente al Bentham, il quale in una sua lettera a lord Pelham, scritta nel 1802, proclamava del tutto inutili quelle colonie nascenti: le solite profezie anticoloniali! Altri ancora pensavano all'Australia come compenso alla perdita delle colonie americane. La deportazione fu il prezzo dell'accoglimento da parte del governo inglese dei piani di colonizzazione escogitati per la Nuova Olanda, da Giorgio Young in ispecie; e la Nuova Olanda fu dichiarata nel 1786 luogo di deportazione, quantunque i primi sostenitori di tale colonizzazione avessero di mira piuttosto una free immigration and settlement, cioè una colonia agricola. Botany Bay apparve quindi al parlamento inglese, nel 1786, il paese più indicato alla bisogna, tanto più che l'Inghilterra temeva di vedersi soppiantare dai Francesi nel continente novissimo, ancora non occupato. Il capitano Arturo Phillip veniva mandato nel 1787 ad occuparla con un carico di condannati. L'infelice condizione fisica di Botany Bay, sulla quale il Cook s'era ingannato, lo induceva a mutarla con un'altra baia, da lui scoperta, Port Jackson, dove sbarcava definitivamente il 26 gennaio 1788 con 443 tra ufficiali, marinai e uomini liberi, e con 1163 condannati, a iniziare la colonizzazione inglese dell'Australia. Qui appunto sorgeva in seguito Sydney (dal nome del segretario di stato per le colonie dell'epoca), la capitale della prima colonia australiana, della colonia-madre, la Nuova Galles del Sud. Nella storia di questa colonia si riassume l'intera storia, non soltanto dell'Australia ma dell'Australasia, per quasi tutto il periodo 1788-1830, che è caratterizzato dalla colonizzazione penale.

Gl'inizî della Nuova Galles del Sud, creazione puramente artificiale, furono quanto mai dolorosi. Negletta dalla metropoli, la quale, nella lotta senza quartiere impegnata ben presto contro la Francia, si limitava a considerarla come il deposito lontano dei rifiuti carcerarî, la nuova colonia, costituita di soldati e di condannati, priva d'un elemento operaio e agricolo volenteroso, senza un territorio fertile e facilmente dissodabile a portata di mano, si trovava, per la stessa sussistenza, alla mercé dei vascelli inglesi che arrivavano ogni mese dall'Inghilterra, quando non venivano per viaggio catturati. Dopo un primo tentativo fatto per incoraggiare l'immigrazione libera nella colonia, mediante la concessione d'un appezzamento di terra e dei mezzi necessarî per metterlo in coltura, si adottò il sistema, dopo la partenza dell'illuminato governatore Phillip (1792), di assegnare le terre ai deportati stessi, per la maggior parte inetti e viziosi: donde l'estrema lentezza del progresso dell'agricoltura locale, procedente appena di pari passo con l'aumento dei deportati. Questi crescevano da 2 a 3 mila per anno, e venivano impiegati prevalentemente nei lavori pubblici preparatorî della colonizzazione. Allo spirare del termine della pena, ricevevano, con la libertà personale, un piccolo appezzamento di terra (da 30 a 45 acri di estensione, cioè da 12 a 18 ettari) e pochi strumenti di lavoro. Solo più tardi, con l'aumentare della popolazione libera, i condannati verranno ripartiti fra i coloni. Non meno gravi delle condizioni materiali, furono quelle morali e politiche della nascente colonia. Puramente militare, come era logico, il governo e l'amministrazione di essa, essendo il governatore investito di tutti i poteri (non escluso quello di vita e di morte) non solo sui deportati, ma anche su l'intera attività economica della colonia. Tutto era regolato a suo arbitrio, dalla determinazione degli orarî di lavoro e dei salarî per gli stessi liberi, alla sorveglianza anche economica degli expired sentence men cioè degli emancipati. Procurare ai settlers cioè ai coloni autentici (ancora per lo più ufficiali o soldati), lavoro a buon mercato, era allora lo scopo ufficialmente dichiarato del regime economico d'impero.

Gli effetti di questo sistema di colonizzazione sono facili a immaginarsi: abusi non di rado e crudeltà, in alto; sedizioni e pervertimento, in basso, in una popolazione prevalentemente maschile passata da una vita in molti casi di delinquenza ad una di lotta asperrima con le necessità prime dell'esistenza, senza che alcuno sforzo venisse fatto dal governo per migliorarla. Il governatore William Bligh, incaricato nel 1806 di mettere un po' d'ordine nella sciagurata colonia, lungi dal riuscire con la sua severità nell'intento, vi provocava una fiera ribellione, che lo costringeva a ritornarsene in Inghilterra dopo essere stato tenuto prigioniero dagl'insorti. Solo col governo del colonnello Lachlan Macquarie (1809-1821), uomo umano ed energico al tempo stesso, può dirsi che si ponesse fine all'arbitrio fino allora imperante, si richiamasse più benevolmente sulla colonia l'attenzione del governo metropolitano, si adottassero misure più umane e si rivolgessero cure più gelose a deportati ed emancipati, si promovesse la viabilità, ecc. La colonia usciva, così, dallo stadio penoso dell'infanzia, per entrare in quello meno aspro e assai più promettente dell'adolescenza. Se, tuttavia, le sorti della Nuova Galles del Sud e con essa dell'Australia intera avessero dovuto dipendere essenzialmente dalla colonizzazione agricola, lento quanto mai, laborioso e molto problematico sarebbe stato, per lunga epoca almeno, lo sviluppo storico del mondo novissimo. A differenza del continente nord-americano dalle pingui terre e dalle felici condizioni climatiche, il continente australiano si presenta per due terzi almeno come un vasto piano sabbioso, un deserto pressoché incoltivabile per la sua aridità. Nel rimanente, eccettuati pochi lembi irrigati e fertili sulla costa orientale e, più ancora, sud-orientale, esso non si presta troppo facilmente alla coltivazione, nemmeno là dove il suolo è eccellente, per le pessime condizioni climatiche. In verità, tolto breve tratto della costa orientale, nel resto del continente le piogge sono rare e irregolari quanto mai. In certe parti non piove per un anno di seguito: quasi dappertutto, poi, l'alternarsi senza misura delle piogge torrenziali, dei venti impetuosi, delle siccità prolungate, oppone un ostacolo formidabile all'agricoltura. Tuttavia, se a questa il paese è disadatto, esso fornisce, coi suoi immensi pascoli naturali e col suo clima dolce anche d'inverno, l'ambiente più adatto all'allevamento del bestiame.

Ciò per loro fortuna poterono constatare fin dai primi tempi i coloni inglesi. Il giorno stesso dello sbarco del Phillip, un toro e sei vacche erano fuggite nei boschi; e nove anni dopo, alcuni coloni avevano avuto la grata sorpresa d'imbattersi in una mandria selvaggia di un 170 capi, che salivano a circa 230 nel 1798, a 500 o 600 nel 1801. Il moltiplicarsi del bestiame grosso era tuttavia un nulla di fronte a quanto fu osservato per il bestiame minuto, per i montoni, dal capitano MacArthur; il quale per di più constatava come la qualità della lana andasse gradualmente migliorando nel nuovo ambiente: con circa 80 montoni, comprati dai vascelli di passaggio tra il 1793 e il 1797, egli costituiva un gregge selezionato che in 6 anni arrivava già a 4000 capi. Si rivolse perciò al Consiglio Privato inglese, per ottenere alcuni esemplari di merinos spagnuoli, varietà di pecore che in Inghilterra era posseduta soltanto dalla Corona, mentre d'altra parte il provvedersene in Spagna era cosa passibile di condanna a morte! Il MacArthur non solo ottenne quanto chiedeva, ma anche i vasti tratti di terra vacante, con la facoltà di scegliersi tra i deportati i custodi delle greggi. Nel 1803, l'intraprendente ufficiale poteva offrire al governo inglese il primo campione di lana australiana di qualità superiore, affermando nel suo rapporto che, al termine di 20 anni, l'Australia sarebbe stato in grado di fornire all'Inghilterra tanta lana quanta tutti gli altri paesi del mondo riuniti insieme, la Spagna non esclusa. Le profezie del sagace uomo erano destinate ad avverarsi. Il suo esempio veniva presto imitato da funzionarî, da ufficiali, da coloni e l'allevamento del bestiame diventava l'industria quasi esclusiva e la ricchezza del paese; mentre l'impiego dei deportati nei lavori pubblici e l'assegnazione di essi ai coloni, nonostante gl'inconvenienti inevitabili, favorivano quanto mai il rapido sviluppo della colonia, fornendo a buon mercato la scarsa mano d'opera necessaria all'industria armentizia. Questa, d'altra parte, trovava la ragione del suo sviluppo nella sempre crescente domanda di lana da parte dell'Inghilterra. Qui l'industria laniera instauratasi su basi capitalistiche sin dal 1555 e rimasta fiorente fino a che le era bastata la materia prima prodotta all'interno, era più tardi declinata col venir meno di quella in seguito alla retroversione dei pascoli a terre arate. Ma ora la produzione di lana grezza nel proprio dominio coloniale preparava nuovi trionfi all'industria inglese.

La siccità spingeva gli allevatori in cerca di nuovi pascoli; e nel 1813, minacciata la colonia di perdere il suo stock animale per deficienza di pasture, si varcavano i Monti Azzurri costruendo attraverso di esse una strada di 130 miglia. Più ancora spingeva verso l'interno lo spirito intraprendente degli squatters, cioè degli antichi deportati, fuggiti con le mandrie loro affidate. Si andavano così allargando rapidamente i confini effettivi della colonia: al punto che gli stessi allevatori rimasti entro i limiti ufficiali di essa, danneggiati dalla concorrenza degli squatters, occupavano essi pure, senza autozizzazione alcuna, le terre della Corona; e l'esempio degli squatters, dalla vita indipendente in seno alla natura, veniva imitato dai figli dei più vecchi coloni, da laureati perfino di Oxford e di Cambridge.

La colonia penitenziaria della Nuova Galles del Sud cominciava infatti, con la facilità di arricchimento che essa offriva mediante la pastorizia, ad attrarre anche l'emigrazione libera della metropoli, dove gli antichi pregiudizî contro il lontano possesso andavano cadendo. La popolazione dell'intera colonia, durante il governatorato del Macquarie, si quadruplicava, arrivando nel 1821 a 35 mila abitanti, nel tempo stesso che l'area da essa occupata diventava venti volte maggiore; e Sydney, in via di diventare una piccola capitale, si organizzava in municipalità. Al Macquarie succedeva nel 1821 sir Tommaso Brisbane. Eccettuata l'opposizione inflessibile a qualsiasi tentativo d'introdurre un governo meno autoritario del dispotismo militare esistente, responsabile solo verso la troppo lontana Inghilterra, e la eccessiva prodigalità nel concedere le terre pubbliche agli emancipati che il più delle volte le rivendevano, favorendo così il primo accentramento delle terre della colonia nelle mani di pochi, il Macquarie era stato largamente benemerito del paese. Sotto il Brisbane, il governo praticamente assoluto della colonia subiva un primo temperamento, con la creazione d'un corpo di consulenza per il governatore, il cosiddetto Consiglio legislativo composto di sei persone nominate direttamente dalla Corona. Al tempo stesso, abbandonata la tendenza fino allora prevalsa di elevare sulla base pressoché esclusiva della deportazione la colonizzazione del paese, si tendeva ormai in duplice modo a favorire la colonizzazione libera. Da una parte si permetteva l'isolamento in località remote dei condannati recidivi e si legalizzava la pratica dell'indentured service, cioè del servizio obbligatorio per sette anni dell'immigrato libero in compenso dell'anticipo delle spese di trasporto in Australia: dall'altra, si limitavano le concessioni fondiarie a favore di chi possedesse 500 sterline per lo meno di capitale, ma si davano a costui gratuitamente la terra e la mano d'opera dei condannati, ridotti così alla condizione di veri schiavi a tempo. Chi assumeva come servi (servants) venti deportati, otteneva subito una concessione gratuita di 2000 acri di terra (800 ettari circa). In tal modo la generalizzazione del sistema degli assigned convicts, adottato sulle prime a scopo essenzialmente finanziario, terminava col trasformare la deportazione australiana da misura amministrativa e politica in strumento necessario della colonizzazione, data la scarsezza estrema, per non dire la mancanza assoluta, di lavoratori liberi ma privi di capitale, disposti ad immigrare in Australia per farvi la vita del salariato agricolo o pastorale. E la colonizzazione australiana dell'epoca, pur conservandosi - nel suo tipo - penale, si svolgeva anche, e più, secondo un tipo capitalistico.

Questa prevalenza del capitale sul lavoro cospirava così con la natura del paese per il trionfo della pastorizia come industria primaria, anzi prevalente e quasi esclusiva, dell'Australia, nella prima metà del sec. XIX; giacché essa sola permetteva di mettere in valore il suolo, concesso per estensioni immense a titolo gratuito o per canoni annui irrisorî a capitalisti singoli o a compagnie capitalistiche. Per citare qualche esempio, la Australian Agricultural Company otteneva un milione di acri, a scelta dei suoi agenti, nel territorio della Nuova Galles del Sud; la Van Diemen Land Company ne otteneva in Tasmania 400 mila della terra migliore, e così via. Due sole classi sociali vere e proprie esistono pertanto in Australia, sin verso e oltre il 1830: i free emigrant gentlemen settlers, cioè i coloni capitalisti d'origine magari penale, con i loro latifondi pastorali, coi loro greggi, coi loro convicts servants; gli ex-coatti emancipati, raccolti soprattutto nei pochi centri urbani come operai. Invano il legislatore coloniale si sforza di impedire lo sviluppo quasi esclusivo della pastorizia e di associarla con l'agricoltura; ché i suoi tentativi si spuntano di fronte alle esigenze economiche dell'ambiente. Le stesse restrizioni fondiarie e l'aumento di valore della terra nelle parti più popolate della colonia, lungi dal favorire l'agricoltura a scapito della pastorizia, porgono a questa indirettamente un impulso anche maggiore, spingendola, grazie allo squatting, sempre più verso l'interno. Di mano in mano che la terra viene a mancare o si fa troppo cara, i pastori si trasformano in squatters, cioè in occupatori abusivi della terra libera più lontana, spingendosi verso l'interno coi loro armenti e i loro convicts ad allargare così ogni giorno più i confini effettivi se non legali del territorio colonizzato. Il governatore Darling (1825-1831), successo al Brisbane, emanava nel 1825 alcune rigide norme fondiarie (le famose Land Regulations), con l'intento chimerico di valutare tutta quanta la terra disponibile, ripartirla sul modello inglese in contee, distretti, parrocchie (counties, hundreds, parishes) e fissare un tenue prezzo medio per la vendita delle terre pubbliche; ma inutilmente. E inutilmente gli squatters vengono dichiarati trespassers, cioè violatori della legge. Alla teoria della assoluta proprietà dello stato sulle Crown lands (terre della Corona), gli squatters oppongono quella della no man's land (terra di nessuno), cioè il diritto del primo occupante sulle terre vacanti; finché il governo, per far rientrare nella legge il fatto illegale ma non impedibile, sanciva il possesso temporaneo del suolo a scopo pastorale dietro pagamento d'un canone annuo di 20 scellini per ogni 100 acri.

L'abolizione poi completa, dopo il 1831, di quel sistema delle concessioni gratuite di terre, che aveva dato luogo ad abusi senza nome e permesso il rapido costituirsi di immense proprietà nelle parti migliori della colonia della Nuova Galles del Sud, sprigionava da questa un più largo movimento d'espansione. Di fronte alle dichiarazioni del governo che l'occupazione del suolo non conferiva loro alcun diritto di proprietà, e alle intimazioni di rientrare nei confini ufficiali della colonia, gli squatters, per fortuna dell'economia australiana, si riparavano coi loro greggi oltre le montagne e i mari: cioè verso nord-est, dove il Brisbane aveva fondato nel 1824, a Moreton Bay, lo stabilimento penitenziario che diventava più tardi, col nome del suo fondatore, la capitale del Queensland; verso sud-ovest, dove già dal 1803 era sorta a Port Phillip una colonia penale, e dove, ricopertesi di greggi le eccellenti pasture nonostante i divieti del governatore, sorgerà nel 1837, col nome del primo ministro inglese, Melbourne, la futura capitale di Victoria, che nel 1850 sarà costituita in colonia a sé, staccata dalla Nuova Galles del Sud; nella Tasmania, infine, allora detta ancora Terra di Van Diemen, dove pure erano stati inviati convogli di deportati e a cui già nel 1824 s'era data, sempre sotto l'autorità della colonia madre (la Nuova Galles del Sud), una distinta organizzazione mediante consigli speciali e un luogotenente-governatore.

Mentre così, mediante l'allevamento, si estendeva la colonizzazione nelle future colonie del Queensland e del Victoria, l'Inghilterra, nel timore di vedere metter piede sul continente australiano un'altra potenza, la Francia, la quale accennava allora a risorgere dal suo letargo coloniale, occupava nel 1829 il distretto dello Swan River nell'Australia Occidentale. Ad attirarvi l'immigrazione inglese, il governo offriva agli emigranti che sbarcassero prima del 1° gennaio 1831, concessioni gratuite di terre, proporzionalmente al valore dei capitali introdotti dai coloni nel paese.

Ciò nondimeno anche qui le origini della colonizzazione furon0 stentate, a causa della deficienza nei concessionarî di capitali adeguati alle vaste terre ottenute e della mano d'opera necessaria ad intraprenderne la coltivazione, dell'aridità del suolo, dell'ostilità degl'indigeni, qui più fieri che altrove. Tuttavia, nonostante i ripetuti insuccessi dei primi pionieri, anche l'Australia Occidentale, organizzata in colonia col 1° giugno 1829, vedeva sorgere stabilimenti duraturi in Freemantle e Perth; nell'attesa che la parziale adozione anche in essa d'un nuovo metodo di colonizzazione, la cosiddetta colonizzazione sistematica, e, ancor più, il riversarsi su di essa dopo il 1850 della corrente criminale dei deportati, ripudiati ormai dalle altre colonie australasiane, venisse a rinsanguarla dal punto di vista demografico ed economico. Anzi, le vicende coloniali dell'Australia Occidentale, dove appariva più eloquente e suggestiva che mai la difficoltà di far procedere se non di pari passo, almeno in rapporto sufficientemente adeguato occupazione e coltivazione del suolo, accreditavano il nuovo sistema di colonizzazione, escogitato dal Wakefield, che in Inghilterra stava allora diventando il dogma d'una scuola coloniale. Mentre così alle origini della Nuova Galles del Sud, del Queensland, della Tasmania, aveva presieduto la deportazione penale, seguita, a più o meno lunga scadenza e su scala più o meno vasta, da una libera immigrazione individuale di carattere prevalentemente capitalistico; alla colonizzazione dell'Australia Occidentale parzialmente e più largameme assai, se non del tutto esclusivamente, a quella dell'Australia Meridionale, come anche della Nuova Zelanda, presiederà la colonizzazione sistematica.

Dopo il 1830, per tal modo, la colonizzazione australiana perde il suo carattere di colonizzazione essenzialmente penale. Quanto più, anzi, cresce di numero e di forza la classe dei veri settlers, cioè coloni coltivatori del suolo, tanto più vivace si fa il movimento contro il Convict system, nelle stesse colonie in cui aveva gettato più larghe radici, sia per l'antagonismo storico fra lavoro libero e lavoro servile, sia per il bisogno d'instaurare in colonia un sistema più produttivo di lavoro, col rapido crescere dopo il 1830 della popolazione australiana. L'agitazione trionfa infatti rapidamente nella Nuova Galles del Sud, dove col 1838 cessa la servitù dei deportati e col 1840 la deportazione addirittura; mentre raggiunge più tardi il suo fine là dove meno numerosa era ancora la classe dei settlers: nel Queensland col 1850; nella Tasmania col 1853. Nell'Australia Occidentale, invece, dove il Convict system era gradito e sollecitato dagli squatters, esso continua sino al 1868. Nella vita storica del continente australiano preso nel suo complesso, la deportazione penale cessava col 1830 di compiere la sua funzione coloniale. Nonostante tutti i suoi inconvenienti materiali e più ancora morali e sociali, nonostante la tara originaria lasciata da essa nel primitivo corpo sociale australiano, nella sua stessa aristocrazia pastorale, costituita in parte non piccola di ex-galeotti, la deportazione coloniale australiana non solo aveva sfollato le prigioni della metropoli e alleviato le spese carcerarie di essa, ma anche redento socialmente e perfino moralmente una parte non piccola dei delinquenti colà deportati e dato il primo impulso demografico ed economico alla colonizzazione europea del più spopolato e remoto dei continenti nuovi, in un'epoca in cui gli stimoli coloniali europei erano ancora pigri e latenti. Calcolava il Merivale che, fino al 1836, gl'individui liberamente immigrati in Australia e Tasmania non avessero superato ancora i 45.000, di fronte ai 103.000 fino allora deportati. Rivelatosi in Australia, come altrove, incapace di assicurare con le sole sue forze la colonizzazione definitiva del paese, quel sistema offrì nel mondo novissimo la prova storica più luminosa della sua capacità d'iniziare per lo meno con successo la colonizzazione dei paesi ai quali non affluisce naturalmente l'emigrazione spontanea delle forze lavoratrici. La stessa riluttanza, dopo il 1830, della società nuova, da esso promossa, a mantenerlo più lungamente in vigore, perché ormai da propulsore divenuto remora della colonizzazione, era la prova migliore del grado relativamente avanzato di sviluppo, cui esso aveva portato quella società coloniale nascente, nella sua sede più antica, la Nuova Galles del Sud, la colonia-madre australiana. Verso il 1830, questa colonia che abbracciava ancora politicamente l'intero continente australiano (eccettuata la nuova colonia dell'Australia Occidentale) e l'isola stessa di Tasmania, pur distinta nella sua organizzazione amministrativa, comprendeva una popolazione di circa 50 mila abitanti. Dominata ancora economicamente e socialmente dal capitalismo pastorale, la Nuova Galles del Sud aveva allora ricevuto politicamente, con una carta regia del 1829, un governo più largo, costituito dal governatore, da un consiglio legislativo di 15 membri di nomina regia, presieduto dal governatore, e da un consiglio esecutivo di tre membri, scelti pure dalla Corona fra i componenti del consiglio legislativo. Era appunto questo riorganizzato consiglio legislativo, che ancora nel 1829 istituiva nella sua prima sessione il giudizio per giuria, ad offrire ai nuovi venuti quelle garanzie giuridiche tanto care all'elemento anglosassone e a facilitare l'immil'immigrazione spontanea nel mondo novissimo.

La colonizzazione sistematica e le origini dell'Australia Meridionale (1830-1850). - La deficienza del sistema della deportazione penale, combinato con la politica fondiaria delle concessioni gratuite delle terre, per promuovere rapidamente la colonizzazione australiana, suggeriva sino dal terzo decennio del secolo XIX alcune misure legislative e amministrative intese a favorire quest'ultima per altre vie. Mentre infatti già nella costituzione della Nuova Galles del Sud, entrata in vigore nel 1824, si era legalizzata (come vedemmo) la pratica dell'indentured service, o servizio vincolato per contratto, e qualche anno dopo si adottava il metodo dell'assisted immigration of desiderable colonist, ossia dell'immigrazione dei coloni desiderabili sussidiata a spese del bilancio pubblico; le Land Regulations del 1825, già ricordate, miravano a sostituire la vendita alla concessione gratuita delle terre, e tale vendita, fatta dapprima a prezzi fissi, col 1828 già si operava, vicino ai centri abitati, all'incanto, tanto era ivi intensa la richiesta di terre. Era, dunque, una duplice evoluzione, sia nel campo del lavoro sia in quello della politica fondiaria: evoluzione slegata e frammentaria, se si vuole, ma non esclusiva dell'Australia soltanto in quell'epoca. Si trattava di elementi varî e ancora dissociati d'un sistema nuovo di colonizzazione, allora appunto elaborantesi nell'impero coloniale britannico, sotto la spinta, da un canto, del bisogno di capitale e di mano d'opera da parte delle grandi colonie di popolamento anglosassone (l'Australasia e il Canada in prima linea); dall'altro, dai bisogni interni della madrepatria. L'Inghilterra, infatti, stava allora attraversando quel periodo agitatissimo della sua storia economica e sociale, che precederà l'adozione del libero scambio; periodo di crisi economiche a ripetizione, dovute principalmente al protezionismo agrario, le quali, coi bruschi ristagni dell'attività industriale e commerciale, mettevano fuori d'impiego in copia crescente uomini e capitali. Mentre così l'emigrazione inglese, che si fa ogni giorno più copiosa dopo il 1815 e soprattutto dopo il 1824 (anno di rimozione degli ultimi divieti che ancora la ostacolavano), salendo dai 23 mila emigranti annui del periodo 1815-1830 ai 70 mila di quello 1831-40, va in buona parte perduta per l'Inghilterra, poiché attirata dal mercato di lavoro ad alti salarî degli Stati Uniti più che dalle terre spopolate dell'immenso Impero britannico, i capitali inglesi, esuberanti ai bisogni interno, si trovano davanti al dilemma d'impaludare nella speculazione malsana o di trovare anch'essi un collocamento all'estero, sia nei paesi stranieri indipendenti, sia nelle colonie, dove tuttavia sono del pari condannati all'ozio infecondo, quando non possano disporre d'una sufficiente mano d'opera.

Un triplice interesse viene così, in quell'epoca, a richiamare più viva l'attenzione dell'Inghilterra sulle sue colonie, e in particolare sulla più vasta e più remota di esse, il continente australiano; e a sollecitare una soluzione coloniale, che tutti e tre quegli interessi conciliasse. Essi sono: l'interesse nazionale di conservare al mondo britannico, nella maggior parte possibile, la massa degli emigranti; quello capitalistico, di assicurare nelle colonie un investimento proficuo e politicamente sicuro al capitale esuberante in patria; quello coloniale, infine, di estendere sulle nuove terre il popolamento e la coltura, facendovi affluire ad un tempo capitale e lavoro. Tale soluzione, proposta teoricamente da un acuto pensatore e filantropo, Edoardo Gibbon Wakefield, diventava il fine pratico d'una società sorta in Inghilterra nel 1830 sotto l'ispirazione di lui, la Colonization Society, mirante a sostituire una colonizzazione sistematica a quella puramente empirica sino allora praticata. Dei tre elementi fondamentali della produzione - terra, capitale e lavoro - le colonie inglesi più remote, quella degli antipodi in particolare, possedevano largamente il primo, ma non riuscivano ad attrarre in misura adeguata gli altri due: non il lavoro, perché attratto da paesi nuovi più vicini e più progrediti; non il capitale, perché si vedeva condannato all'improduttività se non poteva contare su un afflusso corrispondente di braccia. Bisognava quindi deviare le correnti emigratorie dal loro corso spontaneo, per dirigerle artificialmente verso tali colonie, e ciò con un mezzo semplicissimo: pagando il viaggio agli emigranti. E poiché l'onere a tal fine gravante sul bilancio della metropoli o, peggio, delle colonie sarebbe stato enorme, per alleggerirlo doveva utilizzarsi appunto quel capitale fondiario, praticamente inesauribile, che le colonie possedevano. Ma l'unione dei capitali e dei lavoratori, con tal mezzo artificialmente raggiunta, non poteva essere se non precaria, finché il basso prezzo delle terre poste in vendita avesse acconsentito ai lavoratori immigrati di accumulare in breve tempo coi salarî relativamente elevati la somma necessaria ad acquistare un appezzamento di terra sufficiente al loro mantenimento. Di qui la necessità d'un elevato prezzo di vendita delle terre pubbliche, ma non tanto elevato da ostacolare per ciò stesso la vendita delle terre e con esse la formazione dell'Emigration fund (Fondo per sussidiare l'emigrazione), cioè in ultima analisi l'afflusso stesso degl'immigranti. Il sufficient price (prezzo sufficiente) - come il teorico della colonizzazione sistematica chiamava il prezzo sufficiente a impedire il trasferimento del lavoratore salariato sulla terra in qualità di libero proprietario, prima che un altro lavoratore portato in colonia col sussidio dell'Emigration fund potesse prendere il suo posto - diventava quindi la chiave di volta di tutto il sistema ingegnosamente ideato: chiave di volta, per forza di cose, non determinabile astrattamente per tutte le colonie, ma solo praticamente, colonia per colonia, con un metodo empirico di approssimazione successiva, in base alle condizioni peculiari di ciascuna di esse.

L'Australia (e con essa e più ancora la Nuova Zelanda) era in quegli anni il campo prediletto d'applicazione della nuova teoria, germinata dall'esperienza coloniale e svolta via via negli scritti del Wakefield e del suo più entusiastico sostenitore teorico e collaboratore pratico, il colonnello Roberto Riccardo Torrens, il creatore del sistema australiano di registrazione della proprietà fondiaria, che da lui appunto s'intitola (il Torrens Act dell'Australia Meridionale 1858). L'intero periodo della colonizzazione australasiana, che va dal 1830 al 1850, prende nome anzi e carattere dalla colonizzazione sistematica, come il precedente dalla colonizzazione penale; giacché essa non presiede solo alle origini delle colonie australasiane di nuova fondazione, ma si applica più o meno largamente e integralmente anche alle altre. La colonia australiana, dove tale colonizzazione sistematica veniva applicata fin dalle origini in tutto il suo rigore teorico e mostrava così, coi suoi pregi, anche i suoi difetti, era l'Australia Meridionale, della cui fondazione veniva incaricata una compagnia coloniale. Il bill costitutivo di essa, approvato dal parlamento inglese nel 1834, realizzava infatti sostanzialmente le teorie del Wakefield, contemplando per la costituenda colonia, oltre al governatore e a un consiglio investito del potere esecutivo e legislativo, un corpo di amministratori (uno dei quali doveva risiedere nella colonia stessa) incaricati di controllare l'impiego delle terre pubbliche e di promuovere l'immigrazione. In armonia col principio fondamentale della colonizzazione sistematica, applicato alla lettera, il nuovo stabilimento coloniale doveva bastare sino dal primo momento a sé stesso (teoria del self-supporting coloniale, molto comoda in tal caso ai capitalisti della South Australia Company, fondatrice della costituenda colonia); facendosi assegnamento sulla vendita delle terre, per il servizio dello stesso debito iniziale contratto per il trasporto dei primi emigranti (1836), e sullo sviluppo demografico ed economico della colonia nascente, per le spese stesse richieste dai lavori preparatorî della colonizzazione, a non dire dall'amministrazione di essa. L'esagerazione del sistema non tardava a ricevere la più dura sanzione. Già era apparsa la speculazione fondiaria agl'inizî della nascente colonia, quando l'area della futura capitale, Adelaide, fissata al prezzo di 15 franchi all'acre, era tre giorni dopo venduta già a 150 franchi, che salivano tre anni dopo, nel 1839, a 25 e perfino 50 mila, in un paese nuovo d'un continente pressoché inoccupato. Ma nel 1840 scoppiava la crisi, trascinando nel baratro, con i malcauti che si erano lasciati sedurre, la popolazione tutta. La colonia, costretta a far sempre nuovi debiti, senza disporre di risorse adeguate neppure al pagamento degli interessi, terminava col far bancarotta. L'aiuto generoso del governo metropolitano, che anticipava le somme all'uopo necessarie, garantiva la vita politica all'Australia Meridionale; mentre ne assicuravano l'avvenire economico in sulle prime la coltivazione delle terre circostanti alla capitale, fertili e adatte alla granicoltura, in seguito la scoperta di miniere di rame a Kapunda e Burra Burra (1843 e 1845), e infine e soprattutto l'iniziativa dei rudi overlanders, classe di allevatori analoga a quella degli squatters, i quali in parte per mare dalla Tasmania, in parte attraverso al deserto stepposo dalle colonie confinanti, si riversavano coi loro greggi sugli ottimi pascoli della foce del Murray. Fallito d'altra parte il piano originario di colonizzazione, l'Australia Meridionale veniva sottratta alla compagnia coloniale incaricata della sua fondazione, e posta ancora nel 1841 sotto il governo diretto dell'Inghilterra come "colonia della Corona", al pari delle altre due colonie australiane dell'epoca, la Nuova Galles del Sud (con l'annessa Tasmania) e l'Australia Occidentale. Nel 1842, accanto al governatore, vi si creava un consiglio legislativo di nomina della Corona, il quale già nel 1850 veniva allargato e fatto parzialmente elettivo.

Se nell'Australia Meridionale la colonizzazione sistematica veniva in sulle prime applicata nel modo più eccessivo, i principî fondamentali di essa, vale a dire la vendita delle terre a prezzo relativamente alto e l'impiego dei fondi raccolti in sussidî all'immigrazione, furono, dove più dove meno, estesi a tutte le colonie australiane nel periodo dal 1830 al 1850. Anzi all'immigrazione sussidiata si dovettero principalmente, mercé il popolamento e la messa in valore del distretto di Port Phillip, le origini sociali d'una quarta colonia australiana nascitura, la colonia di Victoria. Mentre così l'immigrazione in Australia, dal 1825 al 1829, non era stata se non di 5175 individui, nel solo decennio successivo fu di 53.274, con una media annua di 5300 individui, saliti per l'intera Australasia (Australia, Tasmania e Nuova Zelanda) a 12.700 nel decennio successivo. Nell'intero ventennio, dal 1830 al 1850, gl'immigrati sussidiati in Australia salirono a 220.000. E mentre la deportazione aveva dato in gran prevalenza all'Australia le braccia dei maschi soltanto, strumento di ricchezza; l'immigrazione sussidiata dava all'Australasia tutta non solo i maschi adulti, ma anche proporzionatamente ad essi, le donne e i bambini, strumenti di propagazione della specie, dava la famiglia, stimolo all'accumulazione del capitale, oltre che fonte di moralità e strumento di civile progresso. Fattore precipuo dello sviluppo demografico del paese in quel ventennio, essa nonostante le sue tare numerose e non indifferenti, fu anche corrente benefica che purificò del suo lavacro l'elemento criminale australiano, prima che dal 1850 in poi non dilagasse in quelle colonie, a cancellarlo completamente, la fiumana dell'immigrazione spontanea attirata dal miraggio dell'oro.

Se i risultati demografici e morali della colonizzazione sistematica erano in Australasia, tutto sommato, quali il teorico di essa si riprometteva; non altrettanto può dirsi di quelli economici e più particolarmente agricoli. Più che la coltivazione del suolo, il sistema del Wakefield favorì l'accaparramento di esso e la speculazione fondiaria; più che l'agricoltura, la grande agricoltura capitalistica in ispecie, dal Wakefield vaticinata e vagheggiata, esso favorì (cosa a prima vista ben strana) la pastorizia. Proprietarî locali e capitalisti inglesi, speculatori e land sharks (pescicani di terra) monopolizzarono ben presto le terre migliori o acquistarono all'incanto quanto più potevano di terreno, per rivenderlo a suo tempo al più alto prezzo possibile ai futuri immigranti, senza che la coltivazione seguisse nemmeno lontanamente l'appropriazione del suolo. Per darne un solo esempio, proprio nel Victoria, dove pure l'agricoltura fece in quell'epoca i maggiori progressi, ancora nel 1850 gli acri di terra coltivati erano 52.341 soltanto, di fronte ai 354.561 alienati; nel 1860 i primi oltrepasseranno di poco i 350.000, mentre i secondi saranno già vicini ai 4 milioni! Conseguenza sociale di ciò era che, ben presto, gl'immigranti, cui l'alto prezzo delle terre vicine ai centri abitati impediva di stanziarsi per proprio conto sul suolo in qualità di proprietarî agricoltori, finivano per non trovare lavoro agricolo neppure come salariati; donde l'accentramento della mano d'opera nelle città, in misura superiore alla domanda di essa, e il fenomeno, quanto mai strano e disumano (per un paese nuovo in ispecie, spopolato e dalla terra vacante e sterminata) della disoccupazione, fenomeno che parrebbe dolorosa caratteristica dei paesi vecchi soltanto, dal suolo tutto assorbito dalla proprietà privata e dalla popolazione densissima. Comincia infatti in Australia, già nel ventennio in esame, accanto alla elargizione di sussidî ai disoccupati, l'impiego di questi in lavori pubblici, a tal fine appositamente decretati.

Di tutto ciò si avvantaggiava, direttamente o indirettamente, la pastorizia, già tanto favorita dal suolo e dal clima australiano e stimolata dalla richiesta, ogni giorno crescente, di lana da parte della metropoli. Il prezzo invero elevato delle terre (una legge inglese del 1842, il Crown land sales, applicato a tutte le colonie dell'Australasia, stabiliva un sistema uniforme di vendita delle terre all'incanto, al prezzo minimo iniziale di una lira sterlina per acre) promuove ulteriormente lo squatting, cioè la diffusione abusiva della pastorizia, oltre i limiti ufficialmente aperti alla colonizzazione, nelle terre ancora vacanti, su scala più vasta di quanto era avvenuto per il passato. In secondo luogo, i proprietarî delle immense estensioni di terre acquistate a solo scopo di speculazione trovano nella pastorizia, in attesa della vendita di quelle terre, il modo più economico e più redditizio per utilizzarle con profitto, con relativamente esiguo impiego di capitale e ancor meno di mano d'opera. Nella pastorizia, infine, trovano impiego, in certe epoche dell'anno, cioè nel periodo della tosatura, le forze lavoratrici escluse dalla piccola proprietà lavoratrice e non richieste adeguatamente dalla grande proprietà agricola capitalistica; la quale mancava ancora in Australasia, a quell'epoca, del pungolo che su essa (come sulla pastorizia) avrebbe provocato una rapida espansione, cioè la richiesta dei prodotti da parte del mercato internazionale. Il sistema del Wakefield, così, promovendo in Australasia, sia pure senza volerlo, la pastorizia, promoveva nel modo più efficace la forma di colonizzazione più appropriata in quell'ambiente ed in quell'epoca: la colonizzazione pastorale, colonizzazione capitalistica ed aristocratica di cui gli squatters saranno allora e per molti anni ancora gli arbitri e i signori indiscussi. La legislazione fondiaria del paese si plasmerà sulle loro esigenze, assicurando ad essi il monopolio d'un continente. Invano i governatori cercano di ostacolare o impedire lo squatting, invano s'incaricano i Commissarî delle terre della Corona d'impedire ogni occupazione di terra non venduta o formalmente affittata; ché l'interesse individuale è in quelle condizioni territoriali più forte d'ogni imposizione legale. Nel 1836, aboliti i commissarî rivelatisi impotenti alla bisogna, il governo della Nuova Galles del Sud, cioè della colonia-madre abbracciante ancora la massima parte dell'Australia, cominciava a scendere a patti con gli squatters. Il territorio coloniale veniva diviso in tanti pastoral districts e si concedevano, dietro pagamento d'una tenuissima tassa, licenze temporanee di pascolo, che non davano alcun diritto sulla terra, ma legittimavano lo sconfinamento (trespass) del pastore oltre i confini del suo possesso. Tale pratica venne poi legalizzata da un Colonial Statute del 1839, il quale apriva legalmente ai pastori l'interno della colonia, stabilendo che essi potessero ottenere licenza di occupare coi loro greggi l'interno senza limite di estensione: licenza annuale rinnovabile, soggetta al pagamento d'una tassa fissa di 10 sterline. Vi fu un energico e illuminato governatore, il Gipps, che cercò nel 1844 di mettere un fermo all'impressionante procedere del monopolio pastorale, con una tassazione più gravosa per gli affitti e con l'obbligo fatto agli holders, o possessori di fatto, di acquistare in proprietà una minima parte dei loro runs o tenute pastorali. Ma gli squatters, coprendo il privilegio col manto ortodosso di una questione costituzionale di carattere tributario, per illudere il popolo ed averne (come ne ebbero) l'appoggio, recalcitrarono a sostegno della teoria del diritto del primo occupante (la No man's land theory), contrapposta a quella della piena disponibilità delle terre da parte della Corona (la Crown's land theory). L'Atto fondiario del 1847, applicato dal governo inglese alla colonia della Nuova Galles del Sud, pure segnando una transazione fra le due teorie diede causa vinta al capitalismo pastorale e ne consacrò, entro i limiti della legge, il monopolio fondiario mediante un nuovo sistema di affitti pastorali. Il territorio della colonia venne diviso in tre categorie di distretti (i colonizzati, gl'intermedî, i non colonizzati); e in tutte e tre le categorie fu permesso ai pastori di ottenere terre pubbliche in affitto a scopo pastorale, mediante corresponsione d'un tenuissimo canone annuo. Ma, mentre per i distretti colonizzati l'affitto fu mantenuto annuale, come sino allora era stato per tutto il territorio della colonia, per i distretti intermedî fu portato a 8 anni, e per i non colonizzati, cioè per la massima parte ancora del paese, a ben 14 anni. Più ancora: la legge del 1847 stabilì che le terre per tal modo affittate non potessero vendersi ad altri se non agli affittuarî medesimi, durante il periodo di affitto; e che, anche spirato il termine di questo, rimanesse ai medesimi un diritto di preempzione su tutta o su una parte qualunque del fondo, al prezzo fisso d'una sterlina per acre! Il monopolio fondiario, assicurato da questa legge agli squatters a danno del colono (free selector), rimarrà legalmente in vigore nella Nuova Galles del Sud e nelle colonie, quell'anno ancora comprese in essa (Victoria e Queensland), fino al 1860. Ma anche nelle altre colonie australasiane, il capitalismo pastorale, grazie al sistema ad esso quanto mai propizio degli affitti e ad altre disposizioni fondiarie di favore, rimarrà in quei decennî il dominatore della società, nonché australiana, australasiana; alla stessa stregua che l'industria dell'allevamento sarà, più che la nota dominante, la base praticamente esclusiva dell'economia australasiana dell'epoca.

Proprietarî o possessori di runs smisurati (in molti casi centinaia di migliaia o addirittura milioni di acri); proprietarî dell'unica ricchezza del paese, il bestiame (qualche run contava perfino 30.000 pecore oltre a parecchie migliaia di bovini); gli squatters, veri re della regione, vedevano gravitare intorno a sé tutta la società australiana: dai tosatori di montoni eternamente in giro da run a run, ai carrettieri che portavano a Sydney o a Melbourne la lana dall'interno lungo migliaia di miglia di strade, costruite dagli squatters senz'alcun aiuto governativo, agli operai e negozianti dei centri urbani, agli stessi agricoltori che arrotondavano il magro frutto delle loro terre impiegandosi parte dell'anno nella pastorizia, dove pure trovavano un rifugio quando la siccità, uno dei flagelli tipici dell'agricoltura australiana, li gettava sul lastrico. Il predominio economico avrebbe certo condotto anche a quello politico l'aristocrazia pastorale, se un fatto inatteso, la scoperta dell'oro, non fosse venuto ad imprimere un altro indirizzo, non solo economico-sociale, ma anche politico alla società australiana e ciò proprio nell'epoca in cui le colonie australiane, mature in gran parte per l'autonomia politica, stavano conseguendola. Poiché coronamento dell'epoca della colonizzazione sistematica, non solo dal punto di vista cronologico ma anche da quello politico, per gl'intimi nessi fra la teoria della colonizzazione sistematica e la concessione dell'autonomia alle colonie inglesi di razza (il Wakefield per primo era un fervente sostenitore dell'auto-governo, con relativo self-supporting finanziario, di tali colonie), è la concessione dell'autonomia coloniale, ossia del governo responsabile, alle colonie australiane. Già nel 1842 il governo inglese, volendo dare una qualche soddisfazione allo spirito pubblico della colonia-madre australiana, la Nuova Galles del Sud, malcontenta ed irrequieta per la mancanza ancora di qualsiasi elemento elettivo nella sua amministrazione, aveva creato in essa un corpo legislativo, composto per due terzi di membri elettivi, con suffragio elettorale però molto ristretto e basato sul censo; mentre in quello stesso anno si istituiva, con ampî poteri locali, la municipalità di Sydney e l'anno dopo quelle di Melbourne e di altri centri. L'agitazione contro la deportazione penale costituiva un primo caposaldo politico del nuovo consiglio, in maggioranza elettivo, e la prima manifestazione ormai indubitabile di quella coscienza politica del paese che, se era sviluppata nella classe dominante degli squatters in ragione della stessa sua importanza economico-sociale, non lo era meno nella classe inferiore, per l'origine stessa di questa e per l'accentramento urbano già rilevantissimo. L'esempio del Canada, che, primo fra le colonie, otteneva in quegli anni l'autonomia coloniale, e il nuovo indirizzo, liberista in economia e liberale in politica, prevalente ormai nella metropoli dove la politica economica e amministrativa del patto coloniale aveva fatto il suo tempo, affrettavano anche per le colonie, nonché dell'Australia, dell'Australasia intera, l'avvento di quell'autonomia coloniale per la quale erano, dove più dove meno, mature. Fu merito di lord John Russell l'avere ascoltato a tempo la voce di quelle colonie, promovendo l'atto parlamentare del 1850 che apriva la via all'indipendenza legislativa e al governo responsabile di esse. La legge del 1850, relativa all'Australasia, tagliava fuori dal corpo territoriale della Nuova Galles del Sud due nuove colonie (Victoria, costituita dell'antico distretto di Port Phillip, e Tasmania, cioè l'isola già denominata Terra di Van Diemen), in aggiunta alle quattro colonie allora esistenti ufficialmente in Australasia (Nuova Galles del Sud, Australia Meridionale, Australia Occidentale e Nuova Zelanda), e stabiliva le condizioni in virtù delle quali se ne potesse formare una settima con la parte settentrionale della Nuova Galles del Sud (il Queensland, costituito infatti nel 1859); concedendo nello stesso tempo ai coloni delle quattro colonie, cioè Nuova Galles del Sud, Victoria, Australia Meridionale e Tasmania, la facoltà di riorganizzare le loro amministrazioni secondo norme da essi stessi deliberate e di modificare le costituzioni delle loro rispettive colonie. Tale facoltà verrà data nel 1852 anche alla Nuova Zelanda, e nel 1859, con la legge medesima che lo costituiva in colonia, al Queensland. Il governo responsabile, il self-government, trionfava in tal maniera nelle colonie dell'intera Australasia, dove nel corso del sesto decennio del sec. XIX, si instaurarono governi costituiti di regola d'un governatore regio, rappresentante in tutto e per tutto la Corona e da questa nominato, d'un consiglio esecutivo o ministero responsabile davanti al potere legislativo delle colonie, e infine di due camere legislative, dove elettive ambedue (Victoria e Tasmania), dove elettiva l'una e di nomina governatoriale l'altra. Così ordinata politicamente era, intorno alla metà del sec. XIX l'Australia: la quale, dopo un sessantennio soltanto di colonizzazione, e nonostante le penose difficoltà degl'inizî, albergava già una società florida e progressiva. Vi era, nel 1851, mezzo milione di abitanti, così distribuiti: Nuova Galles del Sud, 265.503; Victoria, 76.162; Australia Meridionale, 63.039; Australia Occidentale 5886; Tasmania, 68.809 (la Nuova Zelanda ne contava, allora, 26.707). La sua ricchezza, ancora tutta pastorale, era rappresentata dai 17 milioni e più di pecore, dai quasi 2 milioni di capi bovini, oltre ai 166.421 cavalli e 121.035 suini, che l'Australia, comprendendovi anche la Nuova Zelanda, possedeva nel 1851. Tale ricchezza permetteva a quel mezzo milione di individui d'importare dal di fuori, già allora, per lire sterline 4.358.892 di merci di fronte ad una esportazione di lana elevantesi a ben 4.598.718 sterline. Le maggiori città, Sydney, Adelaide, Melbourne, nelle quali gli squatters, segregati gran parte dell'anno nei loro runs, andavano a profondere dopo la tosatura le loro ricchezze, si avviavano già al grado di piccole metropoli del Pacifico.

La colonizzazione spontanea e la trasformazione della società australiana in seguito alle scoperte aurifere (1851-1900). - L'assetto politico-sociale dell'Australia o, per meglio dire, dell'Australasia intera, or ora esposto, veniva radicalmente a mutare nella seconda metà del sec. XIX, grazie a un fatto inatteso, le scoperte aurifere, che mutavano in pochi decennî l'aristocratica società pastorale in una delle più avanzate democrazie operaie del mondo, e, pur non soppiantando le basi pastorali dell'economia del continente, le slargavano in quelle della pastorizia e dell'industria mineraria in un primo tempo, di queste e dell'agricoltura in seguito.

La voce delle prime scoperte si spargeva per Sydney ai primi di maggio del 1851. Il prezioso metallo era stato rinvenuto sulle rive del Summer Hill Creek, nelle vicinanze di Bathurst, da un certo Hargraves, il quale, emigrato in California e colpito dalla somiglianza fra i terreni auriferi di essa e quelli conosciuti in Australia, era ritornato in questa nella speranza di trovarvi dell'oro. Tre settimane dopo, più di 1000 prospecters (cercatori d'oro) si affollavano in quella località e in breve il loro numero saliva a 20.000, accorsi da ogni parte del continente. La febbre dell'oro invadeva d'un subito tutta quella mobilissima società; mentre torme di avventurieri e di illusi d'ogni razza e d'ogni fede si precipitavano da ogni parte del mondo sull'Australia e ben presto, per la stessa ragione, sulla Nuova Zelanda. Stazioni d'allevamento e tenute agricole venivano abbandonate, nonostante le proteste di agricoltori e di squatters, i quali ultimi chiedevano addirittura al governatore lo stato d'assedio e la proibizione di sfruttare i campi d'oro; città intere si spopolavano e altre, fatte di tende, ne sorgevano come per incanto, in mezzo al deserto, magari per sfumare poco dopo come nebbia al sole; spostamenti repentini di grandi masse di coloni si operavano da colonia a colonia, a seconda della scoperta o dell'esaurimento dei giacimenti auriferi. La Tasmania, che nel 1842 contava 40.000 maschi, non ne aveva più di 22.261 nel 1854; la Nuova Galles del Sud vedeva 30.000 dei suoi coloni passare il Murray per riversarsi nel Victoria, mentre questo da 176.162 abitanti del 1850 passava ai 364.300 del 1855, ai 541.800 del 1861, cioe quasi 200.000 di più della colonia madre alla stessa epoca; Melbourne, divenuta d'un tratto la prima città australiana, per essere il centro d'irradiazione dei cercatori d'oro, vedeva in un mese soltanto arrivare 82 vascelli contenenti 12 mila immigranti; il solo Regno Unito dava in dieci anni (1851-1861) all'Australasia ben 508.802 emigranti; i Cinesi si precipitavano anch'essi sulle orme dei bianchi, nonostante le proteste e le minacciose accoglienze di questi, arrivando a 18.000 nel 1856, ad oltre 54.000 nel 1862. E il flutto dell'oro saliva di anno in anno a sommergere l'antica società australiana: oltre mezzo milione di sterline di valore era l'esportazione netta dell'oro dal solo Victoria nel 1851, stando solo alle denunce ufficiali; quasi 7 milioni nel 1852; oltre 11 nel 1853 ed anni successivi; quasi 97 milioni e mezzo di sterline l'esportazione dall'Australia intera nel primo decennio della scoperta aurifera (1851-60); quasi 98 milioni di sterline fra Australia (78 circa) e Nuova Zelanda (entrata anch'essa in lizza con un 20 milioni circa) nel secondo decennio (1861-1870); meno della metà nei due decennî successivi; quasi 70 milioni di sterline nell'ultimo decennio del secolo, in seguito alla scoperta nell'Australia Occidentale di quei ricchissimi giacimenti d'oro, che negli ultimi anni dell'Ottocento permettevano il rapido sviluppo d'una colonia rimasta fino allora tanto indietro demograficamente ed economicamente. All'oro si aggiungeranno anche, ben presto, altre ricchezze del sottosuolo, come l'argento, la gomma di kauri, il rame e, più prezioso ancora per l'avvenire industriale del paese, lo stesso carbon fossile: cosicché la produzione mineraria annuale nell'intera Australasia si avvicinerà ormai, nel 1901, ai 30 milioni di lire sterline.

Se il primo effetto dell'inesauribile fiume d'oro scoperto nel deserto australiano prima, australasiano in seguito, fu uno sconvolgimento economico e sociale, materiale e morale più facile a concepirsi che a descriversi (elevazione subitanea dei prezzi, dei salarî, degli onorarî; speculazione forsennata e gazzarra generale; sorgere improvviso e crollo non meno rapido di fortune, ecc.), gli effetti duraturi della scoperta dell'oro, a differenza dei risultati immediati in gran parte torbidi ed effimeri, ebbero la più benefica influenza sulla società dell'intera Australasia, di cui mutarono radicalmente aspetto e tendenze. Innanzi tutto il popolamento del paese, che la deportazione e l'immigrazione sussidiaria avevano soltanto iniziato, riceveva dall'immigrazione spontanea, sollecitata dall'oro, un impulso neppure sognato: da 430.596 abitanti per l'intera Australasia nel 1850, si passava a 1.202.994 nel 1861; a 1.924.770 nel 1871; a 4.546.434 nel 1901. Ridotte invece a poco più di 150.000 negroidi, nell'Australia Occidentale soprattutto, erano le razze native del continente, nomadi, abbrutite e (a differenza dei 40 mila Maori neozelandesi, capaci di assimilarsi la civiltà anglosassone) refrattarie alla civiltà bianca. E anche questi residui erano destinati a scomparire, sotto la pressione disumana e feroce dei bianchi. Scomparsa del tutto ormai da un pezzo era la razza nativa anche nell'isola di Tasmania; e pressoché estinta nella colonia di Victoria. In secondo luogo, l'agricoltura, che aveva rappresentato una parte pressoché insignificante nell'economia australiana della prima metà del secolo, sbollita la febbre acuta dell'oro, che l'aveva fatta in un primo momento ancor più trascurare, riprendeva con nuovo inusitato vigore. La stimolavano lo sviluppo demografico e la domanda ogni giorno crescente di prodotti agricoli; la disponibilità di mano d'opera disoccupata, oppure desiderosa di stanziarsi sul suolo in qualità di proprietaria, coi guadagni fatti nell'industria aurifera; l'abbondanza di capitali in cerca d'impiego remuneratore non troppo aleatorio; le stesse leggi agrarie imposte dalla nuova democrazia operaia all'antica intrattabile plutocrazia pastorale, anche se talora tali leggi si risolvevano indirettamente in un nuovo incremento del latifondo pastorale anziché dell'agricoltura. La superficie coltivata nell'intera Australasia (Australia, Tasmania, Nuova Zelanda), che non raggiungeva ancora un milione e 100 mila acri nel 1861, ne comprendeva quasi 10 milioni nel 1901; quantunque solo una minima parte dell'area alienata fosse stata messa a coltura e alcune colonie non fossero uscite ancora dallo stadio pastorale di vita. Victoria, la colonia più invasa dalla febbre dell'oro, in sei anni soltanto - fra il 1852 e il 1858 - passava da 34 mila a 419 mila acri di terra coltivata, sorpassando di colpo nell'agricoltura la stessa colonia-madre (la Nuova Galles del Sud) che non poteva nemmeno in seguito riguadagnare il terreno perduto sulla rivale. Il valore della produzione agraria, che ancora nel 1871 era inferiore a quello della produzione mineraria, nonché della pastorale, nei decennî seguenti non solo lo superava, ma andava avvicinandosi a quello della stessa produzione pastorale: nel 1901, esso oltrepasserà per l'intera Australasia, i 31 milioni e un terzo di lire sterline, cioè i 2/3 all'incirca del valore della produzione pastorale in quell'anno e quasi un milione e mezzo di più della produzione mineraria. Le stesse industrie secondarie o manifatturiere, nonostante la giovinezza del paese e la presenza di campi d'impiego ben più remunerativi per il capitale e per il lavoro, si avvantaggiavano in breve del nuovo stato di cose, dopo il 1855 in ispecie, quando i campi d'oro erano diventati città prosperose e la richiesta di manufatti veniva da grandi masse di consumatori anziché da una cerchia ristretta di ricchi soltanto. Nel 1862, il numero delle persone impiegate nelle industrie manifatturiere poteva valutarsi per l'Australia e la Tasmania in 32 mila o poco più: nel 1901, per l'intera Australasia, era di 241.750, occupate in 14.227 stabilimenti a trasformarvi una materia grezza del valore di oltre 46 milioni di sterline, in materia lavorata del valore di 80 e mezzo, con un guadagno industriale netto d'oltre 34 milioni di sterline fra salarî (oltre 18 milioni) e profitti (quasi 16).

Né gli sviluppi economici nuovi dell'agricoltura e delle industrie andavano a detrimento dell'antica pressoché esclusiva produzione dell'Australasia, la pastorale. Se non più esclusiva, la pastorizia rimaneva pur sempre, per tutto il sec. XIX, la base di gran lunga prevalente dell'intera economia australasiana. La stessa scoperta dell'oro, che sembrava per un momento colpirla al cuore col toglierle il minimo indispensabile di mano d'opera necessaria, finiva col diventare direttamente o indirettamente la causa di una ulteriore espansione. Non solo infatti veniva a crescere, con l'aumento della popolazione, la richiesta locale di carni da macello (nell'attesa che l'industria frigorifera aprisse anche per essa, nel secolo successivo, il mercato mondiale); ma, fattosi più costoso l'allevamento per il maggior prezzo della mano d'opera pastorale, gli allevatori si rifacevano col dargli un carattere ancora più estensivo, abbandonando quasi i greggi a sé stessi su territorî sempre più vasti, organizzando spedizioni geografico-economiche per la scoperta e l'esplorazione di sempre nuovi pascoli da sud a nord, da est ad ovest, attraverso un continente intero. Si scoprivano così, nell'interno remoto, quei pascoli salati (salt-bush), che furono provvidenziali per il miglioramento oltre che per la riproduzione dei montoni; e, mentre il presunto gran deserto australiano si restringeva agli effetti economici ogni giorno più, i montoni ricoprivano in pochi decennî tutta l'Australia Orientale e una parte notevole della Tasmania (oltre che della Nuova Zelanda). Da 17 milioni crescenti, che erano nell'intera Australasia al 1851, i montoni salivano nel 1901 a oltre 92; il bestiame grosso, da 2 milioni scarsi di capi bovini nel 1851, a quasi 10 nel 1901, senza contare gli equini, di poco inferiori al milione e un quinto nel 1901. L'allevamento in genere, tra lana, carni, latticinî, cavalli, miele, ecc., dava all'Australasia nel 1901 una produzione annua complessiva del valore di quasi 47 milioni di lire sterline: reddito d'una proprietà pastorale valutata (terra esclusa) a circa 241 milioni e mezzo di sterline. La produziorie totale dell'intera Australasia, a mezzo secolo soltanto di distanza dalla prima scoperta dell'oro, superava nel 1901 i 141 milioni di lire sterline, per una popolazione complessiva inferiore ai 5 milioni di abitanti; ossia 30 sterline per testa, cifra maggiore senza confronti di quella d'ogni paese più progredito del mondo alla stessa epoca. Il commercio, sintesi ed esponente di uno sviluppo economico che non trova riscontri nella storia degli stessi paesi nuovi, per la rapidità e grandiosità sua, relativamente al numero della popolazione, saliva nel 1901, nell'intera Australasia, a quasi 167 milioni e due terzi di lire sterline, di cui oltre 58 di commercio interno interstatale ed oltre 109 e mezzo di commercio con l'estero: un movimento commerciale, cioè, in cui l'Australasia era superata, relativamente alla popolazione, dal Belgio soltanto, e anche da questo più in apparenza che in sostanza, essendo la metà del commercio belga commercio di transito dal NO. all'Europa Centrale.

Tanta rapidità e grandiosità di progresso trova in parte non piccola la sua spiegazione nell'esuberanza di capitale disponibile, capitale risparmiato e accumulato sul luogo, capitale più ancora affluente dall'estero, dalla madre-patria in massima parte, attratto dal miraggio di interessi e profitti strabilianti (al pari dei salarî e degli onorarî), in quel nuovo Eldorado degli antipodi dalla prosperità leggendaria. L'esuberanza di capitale si faceva tale, da produrre ben presto ingorghi pericolosi, e da alimentare, nello squilibrio fra capitale disponibile e sano impiego normale di esso, un movimento generale di speculazione bancaria, mineraria, soprattutto fondiaria, promosso dalle banche depositarie dell'oro disoccupato, che sboccò, dopo il boom o turgidezza economica culminata nell'anno 1891, nella crisi formidabile di sopracapitalizzazione del 1892-93, che avvolse nelle sue spire un intero continente. Un vento di follia passò un'altra volta sull'Australasia, sulla colonia di Victoria in ispecie, quando ogni metro quadrato di terra, nel centro di Melbourne, aveva raggiunto il prezzo vertiginoso di 1500 e perfino 2000 sterline. Così si ebbero a profusione lutti e rovine economiche in tutta la popolazione, dai più alti ai più bassi strati sociali, ma questa lezione non rimase sterile d'insegnamenti benefici per l'avvenire dell'economia e della società australiana; la quale imparava così a guadagnarsi con la produzione, anziché con la speculazione, la sua prosperità e sulla base di quella procedeva alla più rapida delle ricostruzioni economiche.

Meno appariscenti dei risultati conseguiti in breve dalla scoperta dell'oro nel campo demografico e in quello economico della produzione, del commercio, della vita tutta del paese, materiale e morale (sviluppo straordinario delle ferrovie, dei telegrafi, dei telefoni; aumento dei consumi e dei risparmî popolari; diffusione del giornalismo; diminuzione dell'analfabetismo, della mortalità e morbilità, ecc.), ma più ancora interessanti e degni di studio, per quanto non traducibili in cifre, furono i risultati conseguiti nel campo politico e in quello sociale, culminanti, dopo un mezzo secolo soltanto dalla scoperta dell'oro, nella costituzione di un Commonwealth australiano, di cui assumeva il potere una democrazia operaia ancora ignota al mondo. Invano l'aristocrazia pastorale aveva cercato, nel momento in cui si elaboravano le nuove costituzioni delle colonie autonome australasiane, di consolidare, con un potere politico ereditario, la sua preminenza economico-sociale; ché la fiumana operaia dei cercatori d'oro, riversatasi in quegli anni appunto sul paese, aveva mandato a vuoto il tentativo di creare una nobiltà ereditaria, imprimendo invece, dove più dove meno profondamente, la sua impronta democratica sulle varie costituzioni coloniali. Rinforzati in un modo tanto efficace quanto inopinato dalla copiosissima immigrazione spontanea della seconda metà del secolo, i germi iniziali della democrazia operaia australasiana trovavano nell'altissimo tenore di vita delle classi operaie, e più ancora nell'accentramento urbano di queste, l'ambiente migliore in cui svolgersi. Con il calmarsi invero della prima febbre dell'oro, col rapido esaurirsi, successivamente, dei giacimenti e il conseguiente sfasciarsi delle città sorte come per incanto in mezzo ai campi auriferi, ma non situate in posizione geografica o topografica abbastanza felice per sopravvivere all'esaurimento di essi, il sovrappiù dell'immigrazione, che non poteva essere assorbito né dalla ristretta agricoltura né tanto meno dalle incipienti manifatture, doveva fatalmente gravitare sulle poche città della costa, nei cui porti, per la configurazione stessa del paese, si concentravano le operazioni economiche degli allevatori, degli agricoltori, dei commercianti, degli industriali di un'intera regione: Sydney, Melbourne, Adelaide in prima linea. Melbourne, che nel 1841 non raggiungeva i 3500 abitanti, nel 1872 superava i 200.000 e nel 1901 toccava il mezzo milione; Sydney, che nel 1872 non superava i 137.000, nel 1901 era di ben poco inferiore a Melbourne; Adelaide, che nel 1840 non toccava gli 8000 abitanti, nel 1901 passava i 150.000 e così via. Insomma, dal 1871 al 1891, la popolazione delle capitali coloniali dell'Australasia, prese insieme, si faceva più di tre volte maggiore, mentre la popolazione complessiva dell'Australasia raddoppiava soltanto: di guisa che, già nel 1891, il 50% degli abitanti si addensava nelle città. Queste masse urbane, superiori di gran lunga alla richiesta di braccia e destinate quindi, sotto il semplice impero delle leggi economiche, alla disoccupazione, se di tratto in tratto, nei momenti di crisi in ispecie, chiedevano minacciosamente terre su cui stanziarsi, nei tempi normali trovavano più comodo, più conveniente ai loro gusti, alle loro abitudini, alle loro esigenze di alti salarî, farsi occupare dallo stato; e con la preponderanza del numero e con l'arma del suffragio, ottenevano facilmente in un paese dai poteri politici e amministrativi quanto mai accentrati, dalle attribuzioni dello stato quanto mai illimitate, lo stanziamento in bilancio di sempre nuove somme, attinte mediante prestiti pubblici dalla metropoli, per costruire strade, canali, ferrovie, porti, palazzi di governo, opere pubbliche in genere, necessarie o no, pur che servissero ad impiegare i disoccupati e trattenere nella colonia la popolazione fluttuante, disposta altrimenti ad emigrare altrove. Il tasso dei salarî, per quanto disceso dall'altezza favolosa determinata, al primo momento delle scoperte aurifere, dalla scarsità estrema della mano d'opera, poteva così anche in seguito mantenersi più elevato che in alcun altro paese del mondo e concorrere con altre circostanze (leggerissima pressione tributaria, costo bassissimo della vita, mobilità estrema dell'elemento operaio) ad assicurare alle classi operaie dell'Australasia intera un tenore di vita ignoto, nonché ai più ricchi fra i vecchi, agli stessi paesi nuovi.

Su questa splendida base economica, con forme costituzionali molto democratiche, prive di tradizioni inceppanti, coi poteri pubblici centrali alla mercé di città capitali dove l'elemento operaio era di gran lunga preponderante, non era difficile alle classi operaie fondare la loro potenza politica, appena esse si fossero organizzate e avessero raggiunto una coscienza politica di classe. Questo appunto avvenne negli ultimi anni dei sec. XIX, attraverso alle vicende dolorose che precedettero e seguirono la grande crisi ricordata del 1893, in mezzo agli aspri conflitti allora scoppiati fra capitale e lavoro, nel crogiuolo ardente della resistenza disperata opposta dalla classe operaia a quella riduzione dei salarî con cui la classe capitalista alla vigilia della crisi cercava di evitare la riduzione dei suoi profitti, falcidiati dal ribasso dei prezzi dei prodotti specifici australasiani sul mercato mondiale. Organizzatasi qua e là in sindacati locali di mestiere sino dal quinto e sesto decennio del secolo, per la conquista delle otto ore di lavoro, allora appunto raggiunta, la classe operaia passava più tardi, con l'ottavo e nono decennio del secolo, dall'organizzazione per categoria a quella generale di classe su basi federative e dalla organizzazione locale a quella più vasta territoriale e poi addirittura australiana, anzi australasiana, mentre una concentrazione analoga si determinava per contraccolpo nel campo padronale, auspice in ciò la colonia di Victoria, con la sua Unione degli imprenditori di Victoria. Nel 1886, si vedeva il primo urto fra capitale e lavoro d'un continente intero, occasionato da uno sciopero di scaricatori di carbone di Melbourne e terminato con un arbitrato che dava causa vinta al lavoro in tutti i punti, meno che nella richiesta di escludere dal lavoro gli scaricatori non sindacati: nel 1890-91 si combatteva la gigantesca battaglia, imperniata appunto sul monopolio sindacale del lavoro, tra le federazioni padronali, capeggiate e collegate fra loro dalla Federazione degli armatori, e le federazioni operaie dell'Australasia intera, guidate dalla Federazione australiana del lavoro. Provocato nel 1890 da un incidente tra armatori e ufficiali di marina mentre si stava preparando da parte dall'Unione dei tosatori il cosiddetto blocco della lana (nel viaggio dall'interno alla costa e da questa all'Inghilterra), lo sciopero generale si estendeva all'Australasia intera in tutti i rami dell'industria, del commercio, dei trasporti terrestri e marittimi e dopo violenze e stati d'assedio terminava con la resa a discrezione delle classi operaie di fronte alla resistenza padronale, più ricca di mezzi e soprattutto più disciplinata, perché concentrata nelle mani di pochi. Spezzati i sindacati marittimi e indebolite le federazioni operaie, i sindacati padronali pensavano allora di dare il colpo di grazia a quell'Unione dei tosatori, la quale, dopo la rovina delle unioni marittime, rappresentava il più saldo baluardo rimasto alla classe operaia. E imposero nel 1891 ai tosatori, sindacati o no, di firmare un contratto individuale di lavoro. L'Unione rispondeva con lo sciopero dei tosatori, estesosi dal Queensland a tutte le colonie; ma, dopo cinque mesi di lotta accanita, doveva riconoscere la libertà del lavoro nel senso voluto dagli squatters. La fortezza più solida dell'organizzazione operaia era, così, smantellata, e i sindacati padronali al gelido soffio della crisi imminente (1893), potevano, nonostante nuovi scioperi parziali scoppiati qua e là, ridurre i salarî in tutta l'Australasia.

La disfatta della classe operaia nel campo economico veniva in buon punto ad accreditare e generalizzare un movimento il quale, col diffondersi dei principî del nuovo unionismo apportati dagli ultimi immigranti venuti d'Inghilterra, col propagarsi dell'idea marxista in tutto il mondo civile, aveva fatto da qualche anno il suo ingresso anche in Australasia, ma vi si trovava ancora agli inizî: la partecipazione cioè del ceto operaio alla vita politica, con un programma di classe. La nuova tattica d'integrare la resistenza economica con l'azione politica veniva dapprima sporadicamente e tumultuariamente, poi sistematicamente, inaugurata; le organizzazioni economiche divenivano altrettante leghe elettorali; i seggi conquistati da operai o loro rappresentanti ai parlamenti coloniali si moltiplicavano e il laburismo o partito del lavoro, come fu chiamata la nuova corrente politica, incuneandosi tra liberalismo libero scambista e conservatorismo protezionista (paragonabili al radicalismo e al liberalismo europei), diveniva ben presto l'arbitro della situazione politica in quasi tutte le colonie dell'Australasia e poteva imprimere alla legislazione sociale degli antipodi uno slancio ignoto fino allora al mondo intero. Il buttgang system o sistema dei lavori cooperativi, cioè cooperazione obbligatoria fra gli operai raccolti in squadre da 3 a 20 sotto un capo di loro scelta, responsabile dell'esecuzione del lavoro; le pensioni operaie di stato per la vecchiaia; le pensioni d'invalidità; il contributo di maternità; la conciliazione e poi lo stesso arbitrato obbligatorio nei conflitti fra capitale e lavoro; i minimi legali di salario e i massimi orarî di lavoro, e così via, erano conquiste operaie già legalmente consolidate nell'Australasia tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento. La legislazione sociale australasiana (la Grandmotherly legislation o "legislazione della nonna", come fu chiamata per disprezzo dagli avversarî individualisti, a cagione della sua eccessiva regolamentazione) arrivava così a un vero e proprio socialismo rudimentale di stato; pur essendo alieno da essa ogni preconcetto dottrinario socialista, e tanto meno marxista: tanto che un illustratore europeo della medesima, il Métin, poteva intitolare nel 1901 un suo libro, ad essa dedicato, Socialismo senza dottrine. Ma dove questa legislazione sociale toccava, teoricamente almeno, il culmine dell'ardimento sociale, scotendo il principio stesso fondamentale del diritto di proprietà individuale, era nel campo della legislazione agraria, in corrispondenza appunto con la vastità e gravità del problema fondiario dell'Australasia. Col diminuire infatti della produttività dei gold-fields, con l'esaurirsi dei placers o depositi d'oro di più facile lavorazione, col trasformarsi in ispecie dello sfruttamento individuale e primitivo delle miniere d'oro, a tutti accessibile, in una grande industria organizzata, accaparrata e condotta con ben altri mezzi, da poderose compagnie sostituitesi ai piccoli e medî proprietarî dissociati; l'agricoltura richiamava su di sé, come mai per il passato, gli occhi e le aspirazioni delle popolazioni. La questione agraria veniva così riposta sul tappeto col cessare della febbre dell'oro, non più questa volta a vantaggio degli squatters, ma degli strati sociali inferiori, padroni delle capitali coloniali; e la domanda di terre pubbliche si trasformava, già prima del settimo decennio del secolo, in una vera agitazione agraria il cui primo postulato fondamentale fu la libera scelta sulle terre pubbliche. Il Robertson's Land Act del 1861, promosso nella Nuova Galles del Sud da quel sir John Robertson, sotto la cui guida il nuovo partito democratico aveva dato la scalata al potere con la bandiera della riforma agraria, schiudeva al popolo della colonia-madre l'accesso alle terre pubbliche. Per esso, pure non abolendosi il sistema delle vendite all'asta, ogni colono aveva il diritto di scegliere (donde i termini di selection alla terra scelta e selector all'acquirente) un appezzamento di terra dell'estensione da un minimo di 40 ad un massimo di 320 acri, prima ancora che ne fosse compiuta la catastazione, e di acquistarlo al prezzo di una lira sterlina per acre, con facoltà di sborsare un quarto del prezzo subito e il rimanente entro tre anni senza interesse, ma con l'obbligo d'altra parte di risiedere sul fondo per tre anni e di compiervi lavori per il valore d'una sterlina per acre. Soddisfatti i suoi impegni, il selector diventava proprietario definitivo del fondo; mentre, nel caso di mancato pagamento, al termine del triennio egli rimaneva in possesso della terra a tempo indeterminato, mediante la semplice corresponsione d'un interesse annuo del 5% sulle somme non pagate. In compenso poi degli obblighi di residenza e miglioria, l'acquirente aveva diritto all'occupazione temporanea, per uso di pascolo, d'una estensione di terre tre volte maggiore di quella da lui acquistata, finché tale lotto supplementare non fosse richiesto da altri per l'acquisto. Un'altra legge della Nuova Galles del Sud regolava l'affitto delle terre ad uso di pascolo, contro gl'interessi degli squatters. Con essa, le terre pubbliche della colonia venivano divise in tre grandi zone, a seconda del grado di penetrazione in esse della colonizzazione: nella prima, i runs si concedevano solo in affitto annuale, a due lire sterline per ogni miglio quadrato; nelle altre due, i runs, di area variante da 25 a 100 miglia quadrate per ciascuno, erano affittati per 5 anni ad un canone da stabilirsi per via di licitazione pubblica. Sullo stampo del Robertson's Act del 1861, si modellarono le leggi fondiarie di altre colonie australiane (Victoria, in ispecie); mentre in tutte le colonie dell'Australasia, trionfasse o no il principio della "libera scelta" delle terre pubbliche non ancora alienate, la legislazione fondiaria mirava nei decennî successivi a favorire le classi inferiori, ad agevolare sempre più l'acquisto della terra alla gente priva di mezzi che desiderasse coltivarla, contro la pretesa di monopolio fondiario d'un intero continente fino allora fatto trionfare anche formalmente, nelle leggi, dagli squatters. L'Australia Meridionale nel continente e, fuori di esso, la Nuova Zelanda, cioè la più democratica di tutte le colonie australiane, erano le due colonie dove ancora nel sec. XIX la legislazione fondiaria andava più avanti e tentava gli esperimenti più arditi in materia, con l'intervento più largo dello stato. Famoso, fra gli altri, quello sudaustraliano della creazione di village settlements o village associations, associazioni cooperative di operai per la valorizzazione d'un fondo, mediante il lavoro collettivo, con le somme erogate dallo stato e la spartizione del fondo stesso in tante proprietà individuali fra i membri della collettività, una volta rimborsate allo stato le somme ricevute. La concezione stessa del diritto di proprietà veniva a mutare nella legislazione fondiaria di alcune delle colonie australasiane, perdendo esso, proprio nel paese della colonizzazione capitalistica per eccellenza, il suo carattere assoluto, per assumerne uno relativo, cioè subordinato alle esigenze generali della collettività, sulla base teorica che la terra è proprietà comune della collettività nazionale, la quale, se ne cede l'uso all'individuo, ne conserva pur sempre l'alta proprietà e rimane arbitra di fare e modificare quelle leggi positive che creano i diritti degl'individui sulla terra. L'evoluzione economico-sociale, iniziatasi nelle colonie australasiane con la scoperta dell'oro, portava insomma tali colonie, almeno teoricamente, sulla via della nazionalizzazione del suolo, prima ancora che si chiudesse il XIX secolo.

Pur tuttavia, nemmeno la più ardita legislazione fondiaria del sec. XIX riusciva ad impedire quel processo di accentramento fondiario che le esigenze economiche del paese avevano iniziato fino dalla prima metà del secolo; ché anzi, provocando più acuto che mai il dissidio fra capitalismo pastorale e proprietà coltivatrice, promoveva indirettamente lo sviluppo ulteriore del latifondo ed accelerava l'accaparramento in poche mani non del possesso soltanto, ma addirittura della proprietà del suolo. Fra i selectors, che compravano a buone condizioni un pezzo ristretto di terra dove loro piacesse, e gli squatters, che prendevano in affitto superficie immense, di cui non potevano comperare in proprietà assoluta che una porzione limitatissima e su cui il primo venuto poteva fare la sua brava scelta, svalorizzando l'intera tenuta e impoverendone l'allevamento, la lotta non doveva tardare. I primi cercano naturalmente le terre più fertili, senza riguardo al danno dei secondi. Questi, alla loro volta, cercano di prevenirli, facendo comprare da un prestanome qualunque (il famoso dummying, ossia acquisto fatto da persona muta o da uomo di paglia, come suol dirsi) i punti economicamente strategici del suolo occupato, ad esempio le terre lungo i corsi d'acqua, comperando all'asta altri tratti sotto pretesto minerario, facendosene consegnare altri ancora in esecuzione della legge sulla difesa nazionale, e così via; mentre il fallimento delle speculazioni dei grandi e più ancora dei piccoli speculatori fondiarî, le angustie finanziarie e le liquidazioni forzate delle piccole proprietà rovinate dalla siccità o da altro flagello, e così via, sono altrettante spinte al latifondo pastorale, che si va ampliando ogni giorno più. Così, alla fine del secolo XIX, la grande tenuta pastorale rappresentava, sul continente australiano in particolare, la parte senza confronti maggiore del suolo pubblico ormai alienato (nella Nuova Galles del Sud, ad es., la metà delle terre alienate apparteneva a 703 persone od enti soltanto); mentre l'agricoltura, nonostante i progressi notevolissimi operatisi, nell'ultimo decennio in particolare, nonostante il sopravvento ormai definitivo in alcune zone di più antica colonizzazione del selector sullo squatter, si estendeva ancora ad una minima parte soltanto del suolo alienato. Nel 1899, erano agricoli 3 milioni e 600 mila ettari, su circa 360 milioni di ettari venduti od alienati in tutta l'Australasia, ossia press'a poco la centesima parte. La stessa proporzione, del resto, fra area venduta ed area affittata era l'indice più eloquente del rapporto fra agricoltura e pastorizia: ancora nel 1901, il 7% soltanto dell'area totale dell'intera Australasia era venduto; mentre già il 37,09%, a fini esclusivamente pastorali, era affittato.

Il Commonwealth of Australia. - Il mezzo secolo seguito alla scoperta dell'oro non solo gettava nell'emisfero meridionale le basi etnico-demografiche, economiche, sociali d'un popolo nuovo uscito dal grembo fecondo della gran madre britannica, ma anche le basi politiche della sua costituzione nazionale, con la creazione nel 1900 d'una Federazione australiana, il Commonwealth of Australia. Coeva alla stessa introduzione delle istituzioni rappresentative e del governo responsabile nelle colonie australasiane, poco oltre la metà del sec. XIX, l'idea federale era stata ostacolata più che favorita dalla stessa uniformità di suolo, di clima, di razza, di lingua, di prodotti delle colonie australiane; le quali, gelose della loro autonomia politica ed economica nei riguardi delle colonie sorelle, non meno che della madre patria, avevano plasmato la loro vita sullo stampo del più gretto provincialismo perfino economico, oltre che politico. Le ferrovie stesse erano a scartamento diverso, da colonia a colonia. Soltanto un principio di attuazione, e anche questo più formale che sostanziale, l'idea federale aveva trovato nella creazione d'un Consiglio federale dell'Australasia, promosso dal premier della Nuova Galles del Sud, Enrico Parkes, progettato a Sydney nel 1883 da una convenzione di delegati coloniali, approvato dalle legislature di quattro. sulle sette colonie australasiane (si astenevano la Nuova Galles del Sud, il Victoria e la Nuova Zelanda) e votato dal Parlamento inglese nel 1885 col Federal Council Australasia Act (48 e 49 Vict. C. 60). L'entrata della Germania nell'arringo coloniale dopo il 1880, coi suoi primi progetti di costituzione d'un impero mondiale, di cui l'eredità olandese avrebbe dovuto essere la base più larga e l'Oceano Pacifico il teatro prediletto; e, più particolarmente, l'occupazione tedesca della Nuova Guinea nord-orientale nel 1884, fu, nella mancanza ancora di stimoli interni, il primo stimolo esterno sulla via della nuova federazione coloniale, dall'Inghilterra favorita anziché ostacolata in quegli anni di risveglio imperialista britannico. Non per nulla, infatti, alle prime voci di meditata occupazione tedesca della Nuova Guinea, la colonia del Queensland, per forzare la mano al governo imperiale, aveva preso possesso dell'isola "in nome di Sua Maestà ed attendendo la decisione definitiva di questa"; e quella stessa convenzione coloniale di Sydney del 1883, che redigeva il primo progetto di Consiglio federale dell'Australasia, aveva formulato una specie di dottrina di Monroe per l'Australasia inglese, alla cui sicurezza era dichiarato pericoloso ogni nuovo acquisto straniero nei mari australi. Tuttavia, corpo esclusivamente deliberativo, e con partecipazione facoltativa anziché obbligatoria da parte delle colonie australasiane, alcune delle quali non vi si fecero rappresentare, il Consiglio federale australasiano, nonostante le otto sessioni tenute tra il 1886 e il 1899 e l'importanza talora degli argomenti d'interesse intercoloniale trattati, non esercitò alcuna influenza rilevante sul processo ulteriore dell'idea federale. Questa fece invece passi notevoli dopo il 1890 sotto l'influenza specialmente della già ricordata grande crisi economica del 1893, la quale mostrò agli Australiani la solidarietà economica che stringeva tutte le colonie fra loro al di sopra delle barriere politiche e doganali, delle rivalità regionali, delle gelosie politiche coloniali ed individuali, della diversità d'interessi e di vedute locali. Nel 1893, infatti, un congresso di leghe locali pro federazione, tenuto a Corowa, proponeva che la vagheggiata costituzione federale fosse redatta da una convenzione australasiana eletta direttamente a tal fine dalla popolazione delle singole colonie. Avanzata nella forma più accetta alle democrazie operaie imperanti nelle singole colonie e nel momento più opportuno, la proposta di Corowa riusciva negli anni seguenti a trionfare pienamente. All'interno si sentiva ormai la convenienza se non la necessità, di riorganizzare su basi più larghe l'intera economia australiana, con l'abbattimento delle barriere esistenti fra colonia e colonia e con la costituzione d'un mercato unico; mentre all'esterno, la questione della federazione imperiale veniva posta allora, per dir così, all'ordine del giorno dell'immenso Impero britannico, e gli statisti inglesi più autorevoli spronavano i loro colleghi degli antipodi, lusingandone l'amor proprio, ad una federazione intercoloniale australiana. La relativa costituzione, divenuta piattaforma personale di un politico accorto e ambizioso, il Reid, allora primo ministro della Nuova Galles del Sud (quello stesso Reid che quattro anni prima aveva combattuto i progetti del Parkes suo predecessore nel governo); elaborata nella stessa Australia e Tasmania (la Nuova Zelanda si teneva fuori del movimento) nel corso di tre anni, attraverso una serie di progetti e controprogetti; passata due volte per il vaglio delle legislature coloniali e del referendum popolare; presentata al governo imperiale e fatta oggetto di lunghe controversie fra questo (era allora ministro per le colonie nel gabinetto unionista di lord Salisbury quel Chamberlain, che incarnava in sé l'ideale imperialista) e i delegati australiani, a fine di trovare la formula che conciliasse, in una finzione costituzionale ammissibile, l'indipendenza sostanziale della proposta federazione intercoloniale con la dipendenza formale di essa dalla corona britannica; veniva finalmente approvata dal re il 9 luglio 1900, riunendo in un sol corpo politico tutte e sei le colonie di Australia e Tasmania. Ne rimaneva fuori solo la Nuova Zelanda che pochi anni dopo, nel 1907, riceveva il titolo di Dominion e veniva posta così essa pure, di fronte al governo imperiale britannico, politicamente e giuridicamente sullo stesso piede in cui si trovava il Commonwealth australiano. Il 15 dicembre dello stesso anno, arrivava a Sydney, capitale provvisoria di esso, il primo governatore generale del Commonwealth of Australia, lord Hopetown, già governatore di Victoria; e col nuovo secolo, il 1° gennaio del 1901, la seconda in ordine di tempo fra le grandi federazioni coloniali autonome dell'Impero britannico inaugurava la sua esistenza.

La sua costituzione politica era la seguente. Il potere esecutivo spetta al sovrano inglese, la cui rappresentanza viene esercitata da un governatore generale nominato dalla corona a tempo indefinito e stipendiato da essa, ma a spese del bilancio australiano. Il governatore è all'uopo assistito da un Consiglio esecutivo federale composto di consiglieri esecutivi scelti dal governatore e che durano in carica a suo piacimento: di tale consiglio fanno parte i ministri federali nominati dal governatore (alla condizione però che entro tre mesi dalla nomina siano membri del parlamento) e dal governatore revocabili. Dallo stesso governatore generale in Consiglio sono nominati e revocati tutti gli altri ufficiali del potere esecutivo federale. Del potere legislativo federale è investito un parlamento, costituito del sovrano inglese (rappresentato all'uopo dal governatore generale) e di due camere, una più ristretta o Senato, e una più numerosa o camera dei rappresentanti. Il senato è composto di senatori eletti dallo stesso corpo elettorale che elegge i rappresentanti, e con le stesse norme in vigore nei singoli stati per le elezioni alla Camera, in numero eguale per ogni stato originario della federazione o comunque non inferiore a 6, per la durata di 6 anni, ma con rinnovamento per la metà ad ogni triennio. La camera dei rappresentanti è composta d'un numero di membri possibilmente doppio di quello dei senatori, eletti per tre anni, in numero proporzionale alla popolazione di ogni singolo stato, ma con la clausola che ogni stato originario abbia almeno 5 rappresentanti. Sono materie di competenza legislativa della federazione quelle soltanto tassativamente elencate nella costituzione e raggruppabili in tre categorie; difesa comune, unione economica, unità di diritto privato. Quanto ai poteri delle due assemblee federali, la camera dei rappresentanti ha la preminenza sull'altra: non solo per il diritto suo esclusivo d'iniziativa in materia finanziaria e tributaria (in materia tributaria, anzi, il senato nonché diritto di iniziativa, non ha nemmeno quello di emendamento); ma perché in caso di conflitto fra camera bassa e camera alta la costituzione assicura il trionfo della prima. Basterebbe questo rapporto costituzionale fra le due camere, anche prescindendo dai lavori preparatorî della costituzione stessa, per lumeggiare la concezione di governo prettamente parlamentare (di pura origine inglese) della costituente australiana. È un genuino governo di gabinetto, nominato dal governatore generale, ma responsabile davanti al parlamento, anzi davanti alla camera bassa di esso. Le leggi, passate in ambedue le camere, vengono sottoposte all'approvazione, in nome del sovrano, del governatore generale, tranne che si tratti di leggi da approvarsi direttamente dal sovrano per tassativa disposizione costituzionale. Il governatore generale può approvarle o rimandarle alle camere con emendamenti o riservarle all'approvazione diretta del sovrano. A questo ultimo è riservato sempre, tuttavia, il diritto di respingere la legge entro un anno dall'approvazione del governatore generale, oppure di render nulla la legge riservata alla sua approvazione reale col non annunciare questa entro il biennio. Del potere giudiziario federale è investita una corte federale suprema denominata Alta Corte d'Australia oltre alle eventuali corti federali di creazione del parlamento e a quelle investite da esso di giurisdizione federale. L'Alta Corte conosce e giudica in ultimo appello di tutte le decisioni delle altre corti giudiziarie federali e delle corti supreme dei singoli stati, nei casi per i quali, prima della creazione della federazione, era ammesso l'appello da tali corti supreme coloniali al sovrano in Consiglio. È salva in linea di massima, anche nella costituzione federale australiana, la prerogativa regia d'uno speciale permesso d'appello dall'Alta Corte a Sua Maestà in Consiglio; salvo sempre, però, il diritto del parlamento australiano di limitare con legge (da riservarsi questa all'assenso regio) la materia in cui tale permesso può essere richiesto; e fatta eccezione anche per la materia costituzionale, quando la stessa Alta Corte non attesti che la questione per ragioni speciali sia tale da decidersi da Sua Maestà in Consiglio. Era stata questa clausola l'ultima via d'uscita trovata nell'urto fra costituente australiana e governo imperiale britannico, relativamente al punto più delicato dei rapporti politici fra Commonwealth of Australia e Impero britannico: cioè l'appello dall'Alta Corte federale a Sua Maestà in Consiglio in materia costituzionale; ultima trincea e riconoscimento formale del potere imperiale sulle colonie autonome. Escluso nel progetto definitivo di costituzione federale, presentato dalle colonie australiane, tale appello era stato invece sino all'ultimo rivendicato tenacemente dal governo imperiale; il quale pure aveva ceduto, dopo qualche lotta, sugli altri due delicatissimi, quello della facoltà del parlamento federale australiano di legiferare riguardo agli stessi affari esteri della Federazione australiana e ai rapporti di questa con le isole del Pacifico, e quello della facoltà dello stesso parlamento di estendere ulteriormente, sulla domanda degli stati, i suoi poteri legislativi a materie precedentemente riservate, per le colonie australiane come per le altre colonie autonome, al potere imperiale.

Degno di rilievo oltre ai tre poteri - legislativo, esecutivo, giudiziario - è, nella costituzione federale australiana, un quarto potere, inteso a mantenere l'eguaglianza fra stato e stato e a conciliare, per quanto è possibile, l'indipendenza dei singoli stati in materia economica con l'unificazione politica del continente intero. È affidato tale potere a una Commissione commerciale interstatale composta di membri nominati per sette anni dal governatore generale e non revocabili prima del termine, senza un indirizzo d'ambedue le camere federali nella stessa sessione parlamentare. Portate dalla cura gelosa della propria autonomia, anzi addirittura della propria sovranità effettiva, ad un tipo federale perfetto, sul modello degli Stati Uniti d'America; le colonie australiane d'altro lato, spinte dalla tradizione democratica parlamentare ereditata dalla metropoli e rafforzatasi nel nuovo ambiente sociale, e più ancora dalla riluttanza ad affidare i più estesi poteri politici a un governatore nominato agli antipodi dal governo inglese, tendevano a un regime parlamentare come quello prevalso nella costituzione della Federazione canadese, cioè ad un regime più unitario in sostanza che federale, per la necessità di rendere il governo responsabile davanti ad una sola camera legislativa. Impossibile infatti sarebbe stato il farlo responsabile contemporaneamente davanti a due camere dotate degli stessi poteri ma scaturenti da due fonti elettorali diverse e rappresentanti due cose diverse, la Federazione nel suo complesso e i singoli stati. La costituzione federale australiana cercava, sia pure attraverso misure di compromesso, la conciliazione o almeno la coesistenza fra i due principî ritenuti fin allora antitetici, il parlamentare e il federale; donde il nuovo tipo di stato, nonché di federazione coloniale, da essa creato nel mondo contemporaneo: lo stato federale con governo parlamentare. Certo, il Commonwealth non rappresentava se non un minimum di federazione. Questa, come gli Stati Uniti e a differenza del Canada, non doveva avere altri poteri se non quelli espressamente attribuiti a essa dalla costituzione, avendo le preesistenti colonie, innalzate a "stati originarî", conservato in tutto e per tutto la loro autonomia, salvo per le materie affidate al governo federale: essenzialmente, la comunione di difesa, l'unione economica, l'unità di diritto privato. Cosicché, mentre nel Dominion del Canada i poteri dei governi principali derivavano per delegazione dal Dominion, che solo veniva a godere infatti di fronte alla metropoli la piena autonomia coloniale e solo rappresentava di fronte ad essa le varie provincie federate; nel Commonwealth, per converso, i poteri della federazione derivavano da una delegazione degli stati contraenti, i quali rimanevano a tal punto indipendenti dal governo federale, da continuare a mantenere le loro relazioni dirette con l'Inghilterra. La competenza legislativa della federazione, esclusiva per alcune materie, è in altri concorrente con quella dei singoli stati, laddove cioè la costituzione ha accordato poteri legislativi anche al parlamento federale senza toglierli ai parlamenti di stato (questioni ad es. di immigrazione, di banche, di assicurazioni, fallimenti, ecc.). Al parlamento federale esclusivamente spetta, invece, il potere di costituire od ammettere nuovi stati in seno alla Federazione australiana, come di regolare il governo dei territorî comunque pervenuti al Commonwealth e la loro eventuale rappresentanza in seno al parlamento stesso. Da questi rapporti tra Commonwealth e stato, nel campo legislativo, derivavano quelli tra i due enti nel campo esecutivo: il potere esecutivo federale, cioè, non ha altre attribuzioni che quelle corrispondenti alla competenza del parlamento federale. L'organizzazione politica federale, in altre parole, veniva a procedere essenzialmente per via di divisione, senza cioè che si avesse alcuna sovrapposizione degli organi politici federali a quelli locali nel campo esecutivo al pari che in quello legislativo, ma indipendenza assoluta dei secondi dai primi. Se si eccettui, e in minima parte, il campo giudiziario, sono due linee rette, stati e federazione, convergenti oltre gli oceani al governo imperiale. Tale congegno costituzionale non si smentiva neppure nel campo finanziario. Più che disporre infatti d'un sistema finanziario suo proprio, il Commonwealth assumeva la gestione, per conto degli stati, di alcune fonti di entrate di carattere continentale più che locale (diritti doganali e diritti di accisa in particolare), dovendo ai governi di stato rimettere esso i tre quarti di tali entrate, anziché erogare delle somme fisse. Così, per quanto riguardava il debito pubblico, ogni stato australiano rimaneva responsabile dei proprî impegni; salvo per i debiti contratti prima dello stabilimento del Commonwealth, i quali dalla costituzione erano dichiarati da esso riscattabili.

La costituzione del Commonwealth of Australia segnava, come si può comprendere da questi semplici cenni, il più alto grado di autonomia che un possedimento coloniale potesse, nonché conseguire, concepire. Se infatti la trasformazione in stati uniti tra loro federalmente non mutava per nulla dal lato formale la posizione giuridica delle sei colonie australiane di fronte all'Inghilterra, giacché esse continuavano a rimanere delle colonie autonome in rapporto diretto con la metropoli; la loro posizione politica veniva però nella sostanza profondamente modificata dall'unione federativa, che accresceva ulteriormente l'autonomia di cui godevano, non solo in modo indiretto, per il maggiore prestigio e la maggiore forza da essa proveniente, ma anche in modo diretto, per l'ulteriore attenuazione del controllo imperiale sulle materie passate dalla competenza delle singole colonie a quella della Federazione. La nomina da parte del governo inglese del governatore generale e l'appello dalle decisioni dell'Alta Corte federale a Sua Maestà in Consiglio (ma anche questo, come vedemmo, con tali limitazioni e riserve da renderlo praticamente nullo) erano gli ultimi legami, più formali che sostanziali, che ancora avvincessero alla metropoli gli stati australiani, federati insieme in una vera e propria repubblica democratica, presieduta da un presidente di nomina del governo imperiale, rappresentante in essa del sovrano del Regno Unito. Perfino nel campo dei rapporti internazionali il Commonwealth of Australia, per quanto dipendenza coloniale anziché stato sovrano, si creava la possibilità d'una politica estera propria, col potere accordato dalla costituzione al parlamento federale di legiferare sugli affari esteri per quanto riguardava i rapporti dell'Australia con le isole dell'Oceano Pacifico. La Federazione australiana (Commonwealth of Australia) alla sua nascita (1° gennaio 1901) abbracciava i sei "stati originarî" dell'Australia (Nuova Galles del Sud, Victoria, Queensland, Australia Meridionale, Australia Occidentale e Tasmania), estendendosi su un territorio di quasi 8 milioni di kmq. (7.933.400), con una popolazione complessiva di circa 3 milioni e tre quarti di abitanti (3.771.715) esclusi gli indigeni.

Sotto il controllo del governo federale era posto altresì, nello stesso 1901, il Territorio di Papua (l'antica Nuova Guinea inglese), cioè la parte sud-orientale della Nuova Guinea ed isole adiacenti (234.498 kmq. di area e, nel 1926, circa 275.000 indigeni Papuasi oltre a 1452 Europei), la quale però solo qualche anno dopo (1906) veniva trasferita formalmente al Commonwealth e, prima colonia d'una nazione essa stessa coloniale, organizzata in base al Papua Act, approvato dal Parlamento federale australiano nel 1905. Sei anni dopo, nel 1911, passava pure sotto la dipendenza diretta del Commonvealth, il Territorio del Nord (Northern Territory), immenso spazio australiano di circa 1 milione e 356 mila kmq. pressoché disabitato (3451 abitanti di cui 670 Europei al 1881; 3867 di cui 2459 Europei al 1921, oltre un 20.000 indigeni), ma dotato d'un porto discreto (Port Darwin), ricco per vasti tratti di ottimi pascoli e suscettibile in alcuni distretti delle più ricche colture tropicali: fino al 1863 esso aveva fatto parte della Nuova Galles del Sud e, dal 1863 al 1910, era stato sotto la giurisdizione dell'Australia Meridionale. Alla stessa data (1° gennaio 1911) una porzione della Nuova Galles del Sud, d'una estensione di 2362 kmq. portata più tardi a 2434, nella località di Yass-Canberra, veniva trasferita al Commonwealth, coll'intento di formarne il Territorio federale per la creazione della futura capitale federale di Canberra, da congiungersi ferroviariamente con Jervis Bay, a sud di Sydney, dove pure la Federazione nel 1917 acquistava un'area di 72 kmq. per la fondazione d'un collegio navale. I lavori edilizî della nuova capitale venivano iniziati però solo nel 1923, rimanendo intanto come capitale federale provvisoria Melbourne.

A questo primo assestamento territoriale si accompagnava (ed era questo il fatto capitale dello scorcio del sec. XX precedente la guerra mondiale) il lavorio politico di assestamento del Commonwealth: di adattamento cioè della nuova costituzione federale alle antiche colonie sotto l'azione e il gioco e con le finalità dei partiti preesistenti, misurantisi ormai su una più vasta piattaforma, quella continentale. Essi erano: il partito conservatore (liberale, per usare la terminologia europea, in politica e protezionista in economia); il liberale (radicale, per dirla all'europea, in politica e liberista in economia); il laburista (partito del lavoro, più che socialista). Pressoché uguali di forze numeriche, ciascuno dei tre partiti australiani dell'anteguerra doveva necessariamente, per stare al potere, avere alleato o, per lo meno, benevolo uno degli altri due. Di qui, l'instabilità estrema e la durata effimera dei governi puri di partito, la frequenza più spesso di governi di coalizione fra il partito laburista e il liberale o lo stesso conservatore; talvolta, contro i laburisti, fra i due partiti borghesi. La questione doganale, la finanziaria e quella della difesa militare erano, prima della guerra mondiale, le questioni più gravi presentantisi alla nuova Federazione. Più aspro che in ogni altro campo fu il dibattito nel campo doganale fra i partiti e gli stessi stati, di cui erano in prevalenza protezionisti ad oltranza quelli in via di sviluppo industriale, come Victoria; liberisti quelli ancora pastorali, come l'Australia Occidentale, dove nel 1907 si arrivava a minacce pubbliche di secessione, di fronte alla protezionista Lyne Tarif, quell'anno adottata. Tanto più che, sul protezionismo commerciale, cercava di innestarsi, accentuando la virulenza del dibattito e snaturando le tendenze ideologiche dei partiti, il protezionismo operaio. Secondo questo tipo di "nuova protezione", come veniva chiamata, la protezione doganale doveva avere per corollario, anzi per condizione, la difesa del salario operaio, la fissazione, nelle industrie protette, d'un minimum di tale salario proporzionato alla stessa protezione. Nel campo finanziario, si procedeva a una sistemazione dei rapporti tra Commonwealth e stati, a modifica della costituzione federale e in sostituzione della sistemazione provvisoria scadente al 1911, per la quale la Federazione doveva rimborsare agli stati l'eccedenza delle riscossioni doganali sulle spese federali. Il Surplus Revenue Act, del 1910, stabiliva che l'ammontare della parte dell'eccedenza delle entrate (doganali) sulle spese federali, pagabili dal Commonwealth ai singoli stati, dovesse conteggiarsi fino alla concorrenza e nella misura di 25 scellini per testa dalla popolazione relativa, calcolata ufficialmente al 31 dicembre d'ogni anno; oltre a somme addizionali da corrispondersi eventualmente pro tempore a singoli stati (in tale condizione si trovarono l'Australia Occidentale e poi la Tasmania). Il campo, infine, dove minimo era il dibattito fra i partiti e gli stati australiani, era quello della difesa militare. Un ministero federale di concentrazione antisocialista, il ministero Deakin, faceva passare nel 1909 un Defence bill, che applicava - per quanto concerneva l'Australia - le misure deliberate nell'ultima conferenza imperiale di Londra per la difesa dell'Impero. Servizio militare di terra e di mare obbligatorio, per quanto limitato provvisoriamente alla popolazione urbana; creazione d'una flotta federale australiana per l'Oceano Pacifico; istruzione militare capace di dare ad ogni momento 260.000 uomini già istruiti e di mobilitarne, in caso di bisogno, altri 115.000; facoltà di scambiare le forze militari australiane navali e terrestri con quelle del resto dell'Impero inglese; spesa annuale di 2 milioni e mezzo di sterline: ecco i capisaldi della nuova organizzazione militare federale. Un ministero laburista puro, il ministero Fisher (1910-1913), faceva passare l'anno dopo un nuovo più largo Defence bill che s'inspirava alle vedute e ai consigli di lord Kitchener, venuto a studiare l'organizzazione militare australiana, e approdava in sostanza alla nazione armata; mentre altrettanto si apprestava a fare per la marina, in seguito ai risultati della missione in Australia, alla stessa epoca, dell'ammiraglio inglese sir Reginald Henderson, con la costruzione d'una grande flotta federale e di nuove basi navali per la difesa locale, da affidarsi ormai al governo federale australiano anziché a quello imperiale britannico.

L'intervenzionismo statale nel campo economico, sino ad arrivare a una specie di socialismo di stato, o l'individualismo quale fine; il centralismo o il federalismo come mezzo costituzionale, erano (per concludere) i pernî della vita politica e sociale australiana prima della guerra mondiale, in armonia con l'evoluzione tutta del paese, e il campo di lotta delle due parti bilanciantisi, cioè laburista e liberale-conservatrice. Le due parti invece andavano ogni giorno più avvicinandosi nel campo della politica doganale; e andavano poi, nella sostanza, perfettamente d'accordo sulla necessità della difesa nazionale e della rivendicazione di questa al controllo della Federazione anziché dell'Impero. Il lavoro di assestamento esterno ed interno, politico e territoriale della giovane nazione australiana era appena da qualche lustro iniziato, allorché si presentava al Commonwealth of Australia, come alle altre colonie autonome di razza dell'Impero britannico, l'occasione più superba di affermare in pieno, nonché la sua forza di giovane nazione anglosassone degli antipodi, la sua sovranità sostanziale, se non sempre anche formale, nei rapporti non solo con la metropoli e con le altre parti costitutive dell'Impero britannico ma perfino con le Potenze straniere. Fu la guerra mondiale del 1914-1918. L'Australia vi entrò con uno spirito vibrante di patriottismo nazionale, prima e più ancora che di lealismo imperiale; quantunque un terzo all'incirca della sua popolazione fosse d'origine irlandese e quindi non animata certo dai migliori sentimenti verso l'Inghilterra. Vero è che il referendum relativo alla coscrizione obbligatoria anche per il servizio militare d'oltremare, oltre che per la difesa territoriale, diede la prima volta nel 1916, e una seconda nel 1917, un responso negativo, sia per l'opposizione dell'elemento irlandese, che risentiva il contraccolpo della lotta intestina fra Irlandesi ed Inglesi nella metropoli, sia per ragioni politiche interne di ostilità contro il primo ministro australiano Hughes, sia infine e soprattutto per la riluttanza australiana alla coscrizione militare per fini imperiali anziché esclusivamente australiani. Ma l'arruolamento volontario per i servizî d'oltremare supplì più che largamente alla bisogna. I 750 mila australiani spontaneamente arruolatisi nel corso della guerra, i 329.682 mandati oltre mare in quegli anni, i 58.961 morti e i 258.992 tra feriti, ammalati, prigionieri e dispersi, i 600 milioni circa di sterline cui era arrivata al 1926 la spesa totale di guerra (comprendendo in essa, naturalmente, le pensioni e le indennità di guerra) dimostrarono al mondo la calorosa partecipazione dell'Australia alla guerra sostenuta dall'Impero britannico. Eroico il contegno delle truppe australiane, degli Anzac (A. N. Z. A. C., Australia New Zealand Army Corps), che combatterono nella penisola di Gallipoli durante la disastrosa Campagna del 1915. Onorevolissima, negli anni successivi, la parte presa alle operazioni militari delle Fiandre (famosa l'avanzata di Bullecourt) dal corpo australiano, comandato da un improvvisato ma non per questo meno valoroso e competente generale australiano, l'ingegnere sir John Monash che di quella campagna doveva poi fare la storia (The Australian victories in France in 1918); senza contare le operazioni militari di minore importanza se non di minore utilità (p. es., la difesa stanziale dell'Egitto). Anche la flotta federale australiana, di recente formazione, impiegata dall'Ammiragliato britannico nel Pacifico e nelle stesse acque europee, contro le basi navali e contro le navi corsare tedesche (l'Emden, fra le altre, veniva affondata appunto da un incrociatore australiano), riceveva in quella guerra il suo non inglorioso battesimo. Vi furono anche conquiste territoriali. E fino dal settembre 1914, la Terra dell'Imperatore Guglielmo (Nuova Guinea tedesca) e gli altri possedimenti tedeschi del Pacifico occidentale erano attaccati e occupati da forze militari australasiane.

Certo non mancavano nemmeno alla Federazione australiana, come agli altri stati combattenti, le crisi politiche interne durante la grande prova più che quadriennale. Proprio alla vigilia di questa, scioltosi il parlamento, mentre il ministero Cook (1913-1914) aveva la maggioranza nella camera bassa soltanto, le elezioni generali del luglio 1914 avevano ridato la maggioranza in ambedue le camere federali al partito del lavoro il quale, col Fisher, aveva già governato il paese dal 1910 al 1913. Fallito il tentativo di formare, in vista delle nuove esigenze belliche, un governo "nazionale" costituito di tutti i partiti, il laburismo riassumeva da solo il potere, dapprima col Fisher e poi, passato il Fisher a Londra come Alto commissario, col Hughes, antico minatore nativo del Galles e venuto su politicamente dal laburismo più acceso, ma rivelatosi ben presto d'una spregiudicatezza e sagacia politica pari all'ardente combattività. Questa attitudine, per quanto caldamente approvata e apprezzata nella madre-patria, creava al Hughes difficoltà ed ostilità presso larghi strati della nazione australiana, fervente di lealismo imperiale ma altrettanto gelosa della Downing Street interference e sospettosa perciò della popolarità londinese dei suoi governanti. Nel 1917, dopo un precedente rimpasto ministeriale, il Hughes la rompeva definitivamente col partito laburista e, fatto con successo un appello elettorale al paese, formava un nuovo ministero "nazionalista", scelto nella massima parte tra le file dell'antica opposizione. Ma nemmeno ciò dispensò il Hughes, durante e dopo la guerra, dalla necessità di manovrare abilmente in mancanza d'una stabile base parlamentare. Tanto più che le elezioni del 1919 davano un fiero colpo in ambedue le camere federali al partito laburista, pur appoggiato validamente dal partito irlandese, mettendo in vita un nuovo gruppo politico, il Country party, rappresentante precipuamente gli interessi agricoli del paese. La parte stessa rappresentata dal Hughes alla Conferenza della pace, in cui il primo ministro australiano si trovò in contrasto permanente col Wilson e non di rado con lo stesso Lloyd George per la rigidezza del suo esclusivistico punto di vista imperiale e australiano, gli alienava in patria ulteriormente gli animi: perciò il suo governo continuò in uno stato di crisi permanente sino alla Conferenza imperiale tenuta a Londra per la prima volta, dopo la guerra, nel 1921, alla quale il Hughes partecipò, come al solito, felicemente. Ormai però i giorni politici del ministero Hughes erano contati, nonostante le nuove vittorie riportate nelle elezioni del dicembre 1922, a spese del Labour Party, dai due partiti (Nazionalista e Country Party) della coalizione fino allora da lui capeggiata. Alla testa di questa, gli succedeva il Bruce, il quale costituì un ministero di coalizione Bruce-Page (1923-1925) che partecipava a Londra, col suo capo Mr. Bruce, alla nuova Conferenza imperiale britannica del 1923 (che si occupò soprattutto della questione della preferenza doganale interimperiale), e doveva in patria fronteggiare tutta una serie di scioperi, assumenti nel 1925 un aspetto addirittura rivoluzionario. Appoggiati dal partito del lavoro, padrone ancora del governo locale nella maggioranza degli stati australiani, essi erano però condannati dal corpo elettorale australiano, che il Bruce appunto convocava per trarne l'autorità necessaria di fronte alla vasta agitazione economico-politica. Le elezioni del novembre 1925, infatti, segnarono una nuova e più clamorosa disfatta del Labour Party, a vantaggio dei due partiti ad esso contrarî.

Dalla guerra, il Commonwealth of Australia usciva così più cementato politicamente, ma non meno di prima agitato socialmente all'interno; mentre nei rapporti esteri, nell'orbita imperiale e mondiale, ne usciva ingrandito di territorio e di popolazione e, più ancora, di prestigio e di autonomia. Alla Conferenza della pace, invero, la Federazione australiana otteneva in proprio, come "mandato" coloniale, l'antica Nuova Guinea tedesca, l'arcipelago di Bismarck e le antiche isole tedesche del gruppo delle Salomone; mentre le Samoa già tedesche venivano assegnate, pure come mandato, alla Nuova Zelanda, l'isoletta di Nauru all'Impero britannico, le isole al nord dell'Equatore (cioè Marshall, Caroline, Palau, Marianne o dei Ladroni) al Giappone. Il mandato coloniale, affidato il 17 dicembre 1920 dalla Lega delle Nazioni al Commonwealth of Australia e da questo inaugurato il 9 maggio 1921, si estendeva, fra Nuova Guinea nord-orientale e gruppi insulari, su un'area di circa 223.905 kmq. (di cui 177.415 della Nuova Guinea nord-orientale), con una popolazione complessiva computata allora in 418.000 abitanti indigeni (di cui 228.200 nella Nuova Guinea), oltre ad un 3000 circa fra Cinesi, Inglesi, Tedeschi, Olandesi, Giapponesi, ecc. Data la natura del mandato (tipo C) a tali territorî potevano essere applicate le leggi australiane, soggette, se necessario, a modificazioni locali. Ma né si poteva agl'indigeni imporre servizio militare, eccetto che per fini di polizia locale, né era lecito stabilire nel paese basi navali o militari o fortificazioni permanenti. Più importanti ancora dei risultati militari e territoriali, furono quelli politici: cioè la nuova posizione giuridica in cui dopo la guerra venne a trovarsi il Commonwealth of Australia dal punto di vista imperiale e internazionale. Messo già durante la guerra il suo governo, al pari di quello degli altri Dominî britannici, su un piede di eguaglianza col governo metropolitano, in virtù della costituzione del Gabinetto imperiale di guerra (Imperial War Cabinet, 1917), cui partecipavano, con alcuni ministri inglesi, i primi ministri delle colonie con governo responsabile; ammesso, al pari degli altri stati, in seno alla Società delle Nazioni come membro originario di essa, dopo aver partecipato direttamente alla stipulazione e alla firma dei trattati di pace; investito di mandati coloniali; dotato d'un corpo diplomatico, sia pure rudimentale, per i rapporti con alcuni paesi stranieri e con la stessa madre patria (un Alto commissario e un Segretario ufficiale a Londra; un Rappresentante commerciale in Francia; un Commissario e un Segretario ufficiale agli Stati Uniti); il Commonwealth of Australia, al pari degli altri Dominî britannici, ottenne perfino nel campo della politica estera, col riconoscimento formale d'una personalità internazionale sua propria, la consacrazione della sua piena indipendenza nazionale, sotto l'egida e come parte autonoma dell'Impero Britannico.

Fra territorio nazionale (cioè Australia e Tasmania) e territorio coloniale, la superficie della Federazione australiana dopo la guerra risultava di oltre 8 milioni di kmq. (8.178.378), e la popolazione di quasi 5 milioni e mezzo di abitanti (5.435.730 al censimento del 1921) oltre gl'indigeni (stimati questi oramai un 60 mila soltanto). Il valore medio annuale della produzione australiana dagli ultimi anni dell'anteguerra ai primi del dopoguerra era venuto quasi a raddoppiarsi. Cresciuti erano i commerci esteri, in confronto dell'anteguerra. Progressi notevoli avevano fatto e l'attrezzatura economica del paese all'interno, e la sua navigazione. Il 22 ottobre 1917, si era aperta al traffico la prima trascontinentale australiana da Kalgoorlie, nell'Australia Occidentale, a Port Augusta, nell'Australia Meridionale. Tuttavia, più che proporzionalmente ai progressi dell'agricoltura, della pastorizia, dell'industria, del commercio, della navigazione, della popolazione era salito il carico finanziario della Federazione. Nell'anno fiscale 1902-1903 si erano avute Lst. 12.105.878 di entrate federali e Lst. 12.102.216 di spese, delle quali ultime però Lst. 3.901.759 soltanto di spese propriamente federali, il resto (8.200.457) di pagamenti ai singoli stati. Venti anni dopo (anno fiscale 1922-23), le entrate federali furono di Lst. 64.720.635, le spese di Lst. 70.847.128, di cui 7.185.551 soltanto di pagamenti ai singoli stati, il resto di spese federali (fra queste, oltre 30 milioni di sterline di spese militari, da 1 milione quante già erano nel 1905). Nell'anno fiscale 1925-1926, le entrate federali salirono a Lst. 72.285.363, ma le spese ad 82.212.518, pur rimanendo ancora inferiori agli 8 milioni di lire sterline i pagamenti ai singoli stati: le spese militari, le pensioni di invalidità e vecchiaia, i sussidî di maternità, le spese postali e telegrafiche erano le grandi branche del bilancio federale per la spesa; i diritti doganali e di accisa, l'imposta sul reddito, i proventi del demanio fondiario, quelli postali e telegrafici, le imposte di successione, erano le maggiori sue fonti d'entrata; la politica dei prestiti, istituzione tipicamente nazionale dell'Australia, era il mezzo normale per equilibrare il bilancio della Federazione, come già era stato, prima di essa, per le singole colonie australiane. Il debito netto consolidato del solo Commonwealth da 203 milioni e 700 mila sterline, quale fu al 1901, per l'eredità dei debiti pubblici delle antiche colonie passava a 458.443.351 sterline al 30 giugno 1926; senza contare quello dei singoli stati che da circa 257 milioni di sterline complessivamente, ancora al 1910, era salito il 30 giugno 1926 a lire sterline 606.058.254. A prescindere tuttavia dal problema finanziario, cioè dei bilanci eccessivi per un paese nuovo e per una così tenue popolazione, e del debito pubblico crescente; a prescindere anche dal problema politico interno dei rapporti fra stati e Federazione e da quello stesso imperiale dei rapporti con la madre patria (problema comune alle altre grandi federazioni coloniali britanniche, ma ben più grave per la federazione australiana, data l'antitesi fra il maggior bisogno che essa ha dell'egida imperiale britannica e la minore sofferenza politica di questa); l'Australia si trova dinnanzi a due problemi immanenti che investono la stessa sua vita e dalla cui soluzione dipende la sua storia futura: il problema economico-sociale e quello etnico-demografico, congiunti fra loro più che non appaia al di fuori. Il principio dell'intervenzionismo statale, ogni giorno più largamente applicato nell'economia australiana, se riesce indubbiamente a conservare alle classi operaie quell'alto tenore di vita a cui le hanno portate le particolari vicende dell'evoluzione storica del paese (secondo un'inchiesta ufficiale fatta sui dati del 1910-11, l'Australia era il paese dove il più alto tasso dei salarî si accompagnava al più basso costo della vita), costituisce d'altra parte una remora sensibile per un rapido progresso economico, e più ancora demografico del mondo novissimo. Mentre invero la regolamentazione eccessiva del lavoro irrita o mortifica il capitale, allontanandolo dalle industrie e deprimendo lo stesso spirito d'iniziativa dei ceti industriali; mentre l'alto tasso dei salarî, riverberandosi sul costo elevatissimo dei prodotti manifatturati, ne ostacola l'esportazione e la stessa espansione sul mercato interno; mentre infine la politica dei grandi lavori pubblici, ispirata non di rado alle esigenze delle masse elettorali urbane anziché dell'economia generale del paese, tiene lontane le braccia dalla terra o dai lavori preparatorî della colonizzazione agricola; la tendenza nazionalista a riservare, per orgoglio di stirpe e più ancora per egoismo economico, un continente intero, nonché alla razza bianca, a quel pugno di anglosassoni che ancora lo abitano, ritarda lo sviluppo economico generale del paese o addirittura impedisce lo sfruttamento di alcune zone, come quelle tropicali, suscettibili solo con una mano d'opera di colore delle più ricche colture alimentari o industriali. Non solo: ma quella tendenza arresta lo stesso popolamento bianco, che è la molla indispensabile d'ogni progresso duraturo in un paese nuovo, e la maggior garanzia di sicurezza di fronte al pericolo giallo impendente sull'Australia spopolata, da parte d'un Giappone ogni giorno più congestionato di popolazione e umiliato dalla politica antigialla del mondo nuovo e novissimo. Il ristagno demografico, determinato dal tasso molto basso della natalità, fenomeno questo d'eccezione nei paesi nuovi, dall'assetto ancora anti-democratico della proprietà fondiaria, dalla viziosa distribuzione della popolazione fra città e campagne, viene ulteriormente aggravato da una politica restrittiva dell'immigrazione, che non si arresta davanti alle razze di colore d'origine asiatica o polinesiana, inassimilabili socialmente e più pericolose economicamente nel campo del salario, ma si spinge, sotto i pretesti più varî, contro le stesse nazionalità bianche del mondo occidentale. Infatti l'eccesso degli immigrati sugli emigrati, di circa 50 mila individui soltanto per anno nell'ultimo decennio del sec. XIX, si riduceva ancor più nel terzo decennio di questo secolo, nei cui primi anni l'immigrazione si mantenne al disotto dei 100 mila individui.

Il programma folle ed iniquo di un'Australia agli australiani si ritorce così contro quello più equo e realizzabile di un'Australia bianca; e il Commonwealth of Australia, nel suo istinto di conservazione e di difesa contro la razza gialla, cerca così, in una politica imperialista non rifuggente, se necessario, dalle aggressioni e dalle conquiste per cingersi tutto intorno di terre e di isole da essa dominate di fatto, anche se dall'Inghilterra di nome, la soluzione di quel problema fondamentale del suo divenire, che l'egoismo economico e di stirpe le impediscono di trovare nel libero giuoco delle grandi correnti demografiche del mondo.

Bibl.: T. A. Coghlan, The seven Colonies of Australasia 1901-1902, Sydney 1902; G. W. Rusden, History of Australia, Melbourne 1897; H. de Walker, Australasian Democracy, Londra 1897; P. Leroy-Beaulieu, Les nouvelles sociétés anglosaxonnes, Parigi 1901; E. Vigouroux, L'évolution sociale en Australasie, Parigi 1902; E. Jenks, History of the Australasian Colonies, in Cambridge Historical Series, 1895; L. Zunini, L'Australia attuale, Torino 1911; K. Hassert, Australien und Neuseeland: geographisch und ökonomisch, Stoccarda 1924; G. M. Crivelli e P. Louvet, L'Australie et le Pacifique, Parigi 1923; A. W. Jose, History of Australasia, 7ª ed., Sydney 1921; Oxford Survey of Empire, V, Australasia, Londra 1925; S. H. Roberts, History of Australian land settlement (1788-1920), Melbourne 1925; J. T. Sutcliffe, The History of Trade Unionism in Australia, Melbourne 1922; E. Sweetman, Australian Constitutional Development, Melbourne 1925; J. Föster Fraser, Australia the making of a nation, Londra 1910; W. Epps, Land systems of Australasia, Londra 1894; U. Rabbeno, La questione fondiaria nei paesi nuovi, I, La questione fondiaria nelle grandi colonie dell'Australia, Torino 1898; Tregarthen e Bayley, Australian Commonwealth, Londra 1924; B. R. Wise, The Making of the Australian Commonwealth, 2ª ed., Londra 1913; G. Mondaini, La costituzione federale australiana, Pavia 1907; Cap. J. Lyng, Our new possession (late German New Guinea), Melbourne 1920; Official History of Australia in the War of 1914-18, Sydney 1921-26; Australia, Economic and Political Studies, Melbourne 1920; J. Bryce, Modern Democracies, Londra 1921; A. Bruce Smith, Our Commonwealth: A Handbook of the Australian Commonwealth Constitution, Sydney 1904; The Australian Commonwealth: its Resources and Production (annuario statistico ufficiale australiano); G. Mondaini, Storia coloniale dell'epoca contemporanea, I, La colonizzazione inglese, Firenze 1916; G. Biard d'Aunet, L'aurore australe, Parigi 1907.

Letteratura.

Sebbene la letteratura australiana sia fra le più giovani del mondo, poiché l'Australia fu risvegliata alla vita civile solo nell'ultima decade del sec. XVIII, pur tuttavia nel suo breve corso ha già assunto una propria fisionomia che, per quanto tragga origine e sia in parte il riflesso della grande letteratura inglese, ha spiccate caratteristiche proprie. Per letteratura australiana intendiamo qui, perciò, esclusivamente la produzione letteraria degli scrittori, che, nati o dimoranti da lungo tempo in Australia, hanno trattato argomenti australiani con spirito australiano: lasciamo quindi in disparte gli autori di altri paesi (p. es. Mark Twain, Anthony Trollope, Charles Reade) che hanno scritto dell'Australia oppure gli scrittori nati in Australia (p. es. Mrs Humphry Ward, Guy Boothby, Ernest William Hornung), le cui opere nella maggior parte hanno un'ispirazione completamente estranea al loro paese di origine.

Circoscritto l'argomento in questo limite, si può parlare con ragionevolezza d'una letteratura australiana vera e propria, con qualità e tendenze peculiari che la distinguono da tutte le altre.

In un paese nuovo, privo di tradizioni culturali e di quell'atmosfera leggendaria che solo una storia secolare può creare, dove gli uomini in aspra lotta con gli elementi sono quali si sono fatti con i proprî sforzi e sacrifici, è naturale che il sentimento predominante sia un ideale d'irrequieta democrazia. E questa è infatti la prima caratteristica della sua letteratura. Si nota inoltre nella poesia australiana una certa sentimentalià, non banale, ma delicata e molto affine a quella del romanticismo inglese. Tale immediatezza e delicatezza di sentire è in parte dovuta al diretto contatto con la natura non ancora dominata dall'uomo, alla risonanza che dovevano avere nell'anima dei primi coloni le immense distese di terra spopolata, al senso d'isolamento dal resto del mondo, alla monotonia dell'aspetto naturale del paesaggio australiano e alla cruenta lotta con la natura, col sole, con la siccità per strappare la ricchezza dal suolo. Tutto ciò talvolta getta un velo di pessimismo sull'anima australiana e si riflette nella sua letteratura, nella quale però tale ombra di malinconia viene spesso temperata da una sana comprensione della virilità della lotta, dall'amore per lo sport (argomento prediletto anche nella poesia) e dal humour inglese che gli Australiani hanno ereditato e fatto proprio in larga misura. Un'altra caratteristica dell'anima australiana è una spiccata predilezione per la musica, e forse questo spiega in parte come il genio letterario abbia trovato la sua naturale espressione piuttosto nella poesia che nella prosa.

I primi scrittori, Inglesi immigrati nell'Australia, risentono ancora, come è naturale, del loro paese d'origine; ma è innegabile che nelle lievi poesie di Michael Robinson (poesie varie d'occasione, 1810-1821) e di Barron Field (First Fruits of Australian Poetry, 1819), si trova rispecchiato l'ambiente speciale dell'Australia d'allora. Il primo poema di qualche importanza scritto da un autentico Australiano fu Australasia (1823) di William Charles Wentworth. Ma fu solo nel 1845 che la prima vera, sebbene ancora immatura, poesia australiana apparve, con un volume di sonetti di Charles Harpur (1817-1868), il quale, sebbene mostri di sentire l'influenza del romanticismo inglese, è permeato dello spirito contemplativo che il bush australiano ispira. E non si può fare a meno di ricordare come appartenenti ai primordî della letteratura australiana anche gli Stolen Moments e Studies in Rhyme di Sir Henry Parkes (1815-1896), il grande uomo di stato della Nuova Galles del Sud che, in mezzo alle sue fatiche legislative e amministrative, sempre sentì il bisogno di sollevare l'animo alle pure e serene sfere della poesia.

L'Australia si destò a un nuovo e fecondissimo periodo con la scoperta dell'oro nel 1850. Già tutte le città capitali dei diversi stati erano fondate, già alcuni dei giornali e periodici principali come The Sydney Morning Herald, The Australasian e The Argus di Melbourne erano proficuamente avviati; e ora, intorno a questa data, sorsero le nuove università di Sydney e Melbourne, si apersero nelle principali città le biblioteche pubbliche. La corsa verso l'oro (gold rush) determinò una forte e continua corrente d'immigranti giovani, ardenti e pieni d'energia. Fra questi era Adam Lindsay Gordon (1833-1870), reputato il più grande poeta australiano. Gordon, sebbene inglese, aveva assimilato lo spirito australiano durante la sua vita avventurosa nelle colonie, dove da domatore di cavalli arrivò a essere deputato, per poi finire in miseria, suicida. I suoi poemi, pubblicati in serie sotto diversi titoli, The Feud, Sea Spray and Smoke Drift, Bush Ballads and Galloping Rhymes, Racing Rhymes and Other Verses, descrivono per la maggior parte la vita australiana d'avventura e di sport, dove il cavallo tiene il posto di protagonista. Ed è opera notevole per il suo esotico vigore, per il suo stile classico e per il pathos dell'uomo che lotta e perde, ma perde con coraggio e virilmente. Accanto al nome di Gordon troviamo quello d'un poeta nato in Australia, Henry Clarence Kendall (1841-1882), sognatore, intimo osservatore della natura australiana, che, nelle ispirate melodie di Orara, Leaves from Australian Forests e Songs from the Mountains, si mostra poeta vero e rappresentativo della più tranquilla vita delle campagne del suo paese. Allo stesso periodo appartengono Marcus Clarke (1846-1881), noto più come romanziere che come poeta, per il suo famoso libro For the Term of his Natural Life, dov'è descritta magistralmente la vita degli ergastolani che in altri tempi venivano relegati in Australia, e James Brunton Stephens (1835-1902), il quale con poesie patriottiche e umoristiche si conquistò una larga popolarità.

Con la morte di Kendall possiamo dire che si sia esaurito l'impulso dato alla letteratura australiana dal periodo tumultuoso iniziato con la scoperta dell'oro. L'Australia aveva ormai preso la fisionomia solita di qualsiasi paese civile. Poiché il pubblico che leggeva era limitato in Australia per la scarsa popolazione, non sorse alcuna casa editrice specializzata nella letteratura, e questa dovette farsi strada solo per mezzo dei giornali e dei periodici che così ebbero un'influenza preponderante sul suo sviluppo. Il periodico The Bulletin di Sydney (fondato nel 1880 e tuttora assai fiorente) ebbe infatti e continua ad avere molta influenza sull'opera degli scrittori, favorendo un tono fra il sarcastico-ironico e il sentimentale-umoristico, con uno stile disinvolto, un po' crudo e apparentemente leggiero ma tuttavia schietto.

ll poeta maggiore dei tempi più recenti è Andrew Barton Paterson (Banjo Paterson, nato nel 1864) il cuì poema The Man from Snowy River è considerato una classica narrazione delle vicende nel bush australiano. Un poeta del Queensland, George Essex Evans (1863-1909), ha scritto versi pieni di passione patriottica per il suo paese. John Farrell (1851-1904) si dedicò a descrizioni della vita comune ed umile. E a questi seguono Henry Lawson (1867-1922), scrittore tipico, che nelle sue raccolte di poemi e racconti, While the Billy Boils e On the Track and over the Sliprails, rappresenta con vivo e forte rilievo la vita nelle foreste; Victor Daley (1858-1905), delicato poeta descrittivo e sognatore; Bernard O'Dowd (nato nel 1866), poeta simbolista, sarcastico e sprezzante.

Nella presente generazione si distinguono, fra i poeti e i novellieri, i seguenti: Roderick Quinn, Christopher Brennan, Ethel Turner (specialmente nota per i suoi racconti per bambini), Mary Louise Mack, Zora Cross e Hugh McCrae; fra i giovanissimi, meritano speciale rilievo Dorothea Mackellar e particolarmente C. J. Dennis, il quale, scrivendo nello slang (gergo) australiano, ha fatto ridere e piangere tutti i suoi connazionali.

La letteratura australiana conta pochi romanzieri. Dopo Marcus Clarke, già ricordato, il più noto è Rolf Boldrewood, pseudonimo di Thomas Alexander Browne. Dei suoi libri Robbery under Arms (1888), Nevermore, The Miner's Right, A Sydneyside Saxon (1891) e altri, il più famoso è il primo. Egli vi descrive con efficacia e senso drammatico la vita dell'agricoltore, del ricercatore d'oro e del bushranger, bandito australiano. George Lewis Becke (Louis Becke) ha pure scritto romanzi di vita australiana, ma le sue opere principali e più suggestive gli sono state ispirate dalle isole del Pacifico, ove dimorò per molti anni. Il suo libro più conosciuto è By Reef and Palm.

L'unico commediografo noto in tutto il mondo anglosassone è Charles Haddon Chambers, le cui opere The Tyranny of Tears, Captain Swift e The Saving Grace ebbero grande successo.

La storia, i viaggi, e l'esplorazione in Australia sono stati trattati maggiormente da scrittori non australiani; tuttavia troviamo nel primo periodo la Description of New South Wales and Van Dieman's Land (1819) di W. C. Wentworth, e l'Historical and Statistical Account of New South Wales (1834) di John Dunmore Lang. Il migliore libro dell'epoca è la History of Australian Discovery and Colonization (1867) di Samuel Bennet. I maggiori storici moderni sono: il professor A. W. Jose, il dottor Quick, R. R. Garran, il rev. W. H. Fitchett, Sir Charles G. Wade e l'on. Bernard R. Wise. Della parte presa dagli Australiani nella grande guerra hanno scritto Will Dyson, Philip F. F. Schuler, F. M. Cutlack, il cap. A. D. Ellis ed il magg. Graham Gillam.

Bibl.: A. B. Foxcroft, The Australian Catalogue, Melbourne 1911; A. P. Martin, The beginnings of Australian Literature, Londra 1898; H. G. Turner e A. Southerland, The development of Australian Literature, Londra 1898. Buone scelte di poesie australiane hanno offerto recentemente F. Gay, In praise of Australia, Londra 1912; B. Stevens, The golden Treasury of Australian verse, 2ª edizione, Londra 1912.

La popolazione indigena.

Etnologia. - Nessun continente, come l'Australia, è stato abitato interamente, fino al sec. XIX inoltrato da popoli primitivi. Una così recente occupazione dei territorî di caccia degl'indigeni dell'Australia ha permesso uno studio attento dei loro costumi prima che la loro cultura fosse soffocata da quella dei colonizzatori. Ma, a causa della particolare configurazione del continente, le tribù primitive non avevano alcun riparo contro il colono. Nell'America del Sud, quattro secoli dopo la prima occupazione europea, rimangono ancora, nelle foreste dell'Amazzonia, gran numero di indigeni quasi immuni dall'influsso dei Bianchi. In Australia invece non vi sono dense foreste, eccettuata la striscia orientale, e tutti i boschi aperti e le savane ove abitavano gl'indigeni erano già sessant'anni dopo il primo stabilirsi di coloni, nel 1788, occupate dal bestiame.

Va brevemente considerato un secondo aspetto dell'ambiente: che cioè, per quanto l'Australia sia oggi interamente una regione o desertica o di savane aride o di foreste aperte di eucalipti, pure vi è ragione di credere che queste condizioni climatiche asciutte non ricoprissero in passato tutto il continente. È quasi certo che il bacino del Darling nella Nuova Galles del Sud, e altre regioni meridionali dell'Australia arida, avevano nell'epoca quaternaria maggiore abbondanza di pioggia e offrivano maggior quantità di cibo che non ora, e senza dubbio l'Australia era già abitata dall'uomo in periodi assai antichi di tale epoca. D'altra parte, sembra che all'inizio dei contatti con gli Europei, nel sec. XVIII, le tribù indigene più numerose occupassero le regioni migliori del continente, cioè i distretti orientali e sud-orientali. Recenti ricerche mostrano che probabilmente non vi furono mai molti indigeni nella regione arida. F. C. Clapp, p. es., discutendo sul loro numero nel deserto occidentale, pensa che non ve ne fossero mai più di 2000 nell'immensa area di 1.500.000 kmq. Le induzioni pertanto, basate sui legami fra la cultura australiana e il regime arido dell'ambiente, sulle quali si sono soffermati varî etnologi, devono essere considerate con molta prudenza. Altrettanto insostenibile è l'opinione, espressa in alcuni vecchi libri, che l'Australia sia stata la culla del genere umano (Schoetensack, Klaatsch), nonostante la mancanza in essa di ogni mammifero superiore.

La stessa razza australiana (per usare il consueto termine collettivo) sembra aver avuto le sue origini fuori dell'Australia.

Origine e affinità. - Gli Australiani rientrano infatti, per il tipo fisico, in un gruppo di varietà umane a testa allungata, colore scuro della pelle e naso largo, che differiscono però dai veri negri per la struttura della faccia e per i capelli lunghi e ondulati. Di questo primitivo gruppo australoide vi sono numerosi residui dall'India settentrionale all'Australia, come è stato già dimostrato dal Biasutti e da altri: i Panyan e i Santal delle giungle dell'India, i Vedda di Ceylon, i Senoi di Malacca, i Toala di Celebes. Queste tribù asiatiche sono di piccola statura, mentre gli Australiani sono generalmente più alti, specie nel nord-ovest; ma, nonostante questa e qualche altra differenza, la disseminazione attuale delle genti australoidi dà un sicuro indizio della via seguita dalle migrazioni umane che condussero al primo popolamento dell'Australia.

Il problema è complicato dalla presenza delle razze scure a capelli crespi, al nord e al sud del continente: i Tasmaniani (ora estinti) e i Papua. Quale era, dunque, la distribuzione della terra e del mare quando tale migrazione avvenne? Perché non vi sono Australiani mescolati ai Papuani nella vicina Nuova Guinea? Qual tipo umano è più alto, l'Australiano o il Papuano?

Nessuna regione, quanto questa fra l'Asia e l'Australia, mostra segni così evidenti di mutamenti ambientali durante l'ultima epoca geologica. A Giava e nelle isole vicine sono i più attivi vulcani del mondo. Qui si trovano gli esempî più notevoli di banchi di corallo sollevati, specialmente nella parte orientale più vicina alla Nuova Guinea. È quasi certo che successivamente all'ultima epoca glaciale una regione vasta quanto l'India è stata coperta dal mare. Questa Terra della Sonda sparì quando le acque dell'oceano si innalzarono per lo sciogliersi delle grandi masse di ghiaccio dell'Antartide e delle regioni circumpolari del nord, alla fine dell'ultima fase glaciale. Daly ed altri hanno calcolato che in seguito a ciò, le acque si sono innalzate di almeno 60 m.; Molengraaf mostra che gli alvei dei fiumi sommersi possono ancora essere rintracciati sul fondo del Mare della Sonda, mentre i pesci d'acqua dolce della parte orientale di Sumatra sono simili a quelli della parte occidentale di Borneo, tanto è recente la separazione di questi fiumi. Gl'indizî di un'alta antichità dell'uomo in Australia sono, d'altra parte, assai numerosi. Il cranio di Talgai, di tipo australiano o proto-australiano, trovato a 56 km. a nord-ovest di Warwick nel Queensland meridionale, era associato ad ossa di marsupiali estinti, e, come questi, si trovava in una condizione di spiccata mineralizzazione; viene generalmente considerato di età pleistocenica. A Cohuna, sul Murray (64 km. a nord-ovest di Echuca), è stato recentemente trovato un altro cranio primitivo, ma la sua età non è ancora ben definita; i canini sono in esso 2 mm. più larghi di quelli del cranio di Piltdown dell'Inghilterra. I cranî fossili di Wadjak (Giava) confermano pure che nell'epoca pleistocenica forme umane australoidi vivevano fra l'Asia e l'Australia. Altre tracce molto antiche dell'uomo in Australia sono elencate da sir Edgeworth David. Un dente umano è stato trovato con marsupiali estinti dell'epoca pleistocenica, presso Wellington; presso Botany Bay (Nuova Galles del Sud) quattro asce di pietra e ossa di dugongo (ora sconosciuto a Sydney) furono rinvenute in una spiaggia che deve essersi abbassata di 3 metri dal tempo in cui queste asce vi erano abbandonate; presso Fultam (Australia Meridionale) una certa quantità di manufatti venne trovata in situ a due metri e mezzo sotto il livello dell'alta marea; a Newcastle una clava indigena si è trovata a un metro e mezzo di profondità in uno strato argilloso.

Possiamo perciò concludere che l'ingresso dell'uomo nell'Australia si deve collocare molto verosimilmente nell'epoca pleistocenica. Tale passaggio dal nord sembra essere stato, in periodi diversi, a volte più facile e a volte più difficile che non sia ora. G. Taylor, basandosi su molti dati che non possono essere qui riferiti, ritiene che i Papuani lasciassero l'Asia molto prima degli australoidi, e forse prima che tutte le tribù negrite avessero lasciato il continente. Essi erano una forma umana anteriore all'australoide, e probabilmente arrivarono alla Nuova Guinea quando era facile raggiungerla, mentre era difficile toccare l'Australia; trovarono nella regione i negriti pigmei e li respinsero sui monti. Dopo un lungo periodo un altro gruppo di australoidi uscì dall'Asia per la stessa via, popolando le isole delle Indie Orientali. Dovevano possedere qualche specie d'imbarcazione, perché vi è sempre stato un buon tratto di mare tra l'Asia e l'Australia. (Non possiamo ammettere il contrario, altrimenti il tapiro ed altri animali asiatici sarebbero pure arrivati in Australia). Se questa migrazione australoide avvenne durante l'ultima epoca glaciale, l'oceano sarebbe stato allora 60 m. più basso che non sia oggi, e gli stretti di Timor forse larghi solo 100 km. invece di 560. Susseguenti orde di nemici meglio armati avrebbero poi cacciato gli Australiani dalle Indie Orientali, costringendoli a rifugiarsi nel gran territorio a sud. Nell'epoca glaciale l'Australia settentrionale doveva essere molto meno attraente che non sia ora, giacché, per lo spostamento verso il nord della zona delle alte pressioni tropicali, il deserto si stendeva fino alla costa settentrionale e in questo caso nessuna razza, se non ridotta all'estremo, si sarebbe rifugiata in questa regione inospitale. Ciò spiegherebbe altresì per quale ragione i Papuani siano sempre rimasti nel loro territorio relativamente fertile, senza tentare d'invadere i dominî australiani.

Il Taylor (Environment and Race) colloca l'entrata degli Australiani in Australia in un'epoca all'incirca corrispondente a quella in cui in Europa giungeva la cultura litica mousteriana che ha non poche somiglianze con l'industria litica australiana: e quindi nell'ultimo interglaciale. Il cane però raggiunse l'Europa occidentale solo all'alba dei tempi neolitici, mentre invece in Australia si sono trovate ossa del dingo associate a marsupiali estinti, nelle cave di Wellington (N. G. d. S.). Questo tipo di cane, secondo Wood Jones pare più alfine ai cani siriani che a qualunque altra specie della regione intermedia: esso non raggiunse affatto la Tasmania e nella stessa Australia deve essere arrivato con l'uomo, e su imbarcazioni, altrimenti altri mammiferi superiori lo avrebbero accompagnato.

Distribuzione e organizzazione sociale. - Oggi solo poche tribù delle coste settentrionali e alcune delle regioni desertiche sono rimaste immuni dall'influenza del Bianco. Ma quasi dovunque, lungi dalle città, sono ancora rappresentanti delle vecchie tribù indigene che hanno mutato costumi e in parte le sedi: e con l'aiuto delle più antiche informazioni è possibile ricostruire il quadro dell'originaria distribuzione delle tribù. I lavori di A. W. Howitt ci hanno conservato i dati sulle tribù dell'Australia sud-orientale; J. Frazer ci ha dato una carta delle tribù della Nuova Galles del Sud; W. E. Roth ha scritto diverse memorie sugli aborigeni del Queensland; W. Baldwin Spencer ha fatto studî classici sulle tribù dell'Australia Centrale e Settentrionale: mentre H. Basedow si è occupato della regione situata ad ovest di quest'area centrale. Sono scarse invece le informazioni sull'Australia occidentale, fuori delle notizie dateci da R. Brown sulla cultura delle tribù dell'estrema costa di ponente. Queste tribù variavano molto per numero d'individui e importanza; le meglio descritte sono probabilmente i Kurnai del Victoria, i Kamilaroi della Nuova Galles del Sud, i Dieri dell'Australia Meridionale e gli Arunta o Aranda della regione centrale.

Lo Spencer descrive così il loro modo generale di distribuzione. Una tribù è composta da un certo numero d'individui che parlano una stessa lingua e possiede un territorio definito, i cui confini sono noti a tutti i membri della tribù e riconosciuti da membri di altre tribù. Presso le tribù centrali e meridionali non esiste la proprietà privata, vi sono però distinti gruppi locali, ognuno con un capo. Tra gli Arunta e presso le tribù affini dell'Australia centrale ogni gruppo locale ha un luogo sacro, spesso una fessura o una caverna fra le rocce, ove vengono riposti i churinga (o tjurunga) sacri cioè i "rombi" (bull-roarers; cfr. p. seg.), custoditi dal capo del gruppo. Nessuno può entrare nel territorio di un altro gruppo locale della sua stessa tribù senza chiederne il consenso, né membri di una tribù si avventurerebbero mai come amici sul territorio di un'altra tribù senza avere una specie di passaporto ricevuto da un araldo. Tuttavia, tribù vicine sono talvolta più o meno unite, come i Dieri, gli Arunta ed i Warramunga, che si associano per cerimonie di iniziazione, o quando vi è una speciale abbondanza di alimenti. Secondo quanto riferisce W. B. Spencer quasi ogni tribù è divisa in due metà o classi: un uomo d'una classe sposa una donna di un'altra; i loro figli, se in una tribù di discendenza femminile, passano alla classe della madre, se di discendenza maschile, a quella del padre. Vi sono quindi due grandi divisioni nelle tribù australiane: a) quella con discendenza maschile, ove le classi sono ancora divise in sottoclassi; b) quella con discendenza femminile, ove a volte vi sono classi e a volte no.

Ad Angledool, nel nord della Nuova Galles del Sud, il Taylor ha raccolto le regole delle unioni dei Kamilaroi (i nomi differiscono da quelli riportati da Howitt che forse li udì più a sud). Le due classi sono chiamate Kupathin cioè quelle che hanno per totem (v. totemismo) l'emu; e Dilbi che hanno per totem il porcospino: ogni classe è suddivisa in due sotto-classi e per ciascuna di queste vi sono due nomi, uno per i maschi, l'altro (qui indicato fra parentesi) per le femmine:

La discendenza è fissata come segue: se, per esempio, un uomo Hibbai sposa una donna Gabbutha dell'altra classe, i figli vengono chiamati Murri e Madtha e appartengono all'altra sotto-classe della madre. I figli di Kombo e Madtha sarebbero Gubbi e Gabbutha.

Consideriamo ora una tribù con discendenza maschile, quali i Warramunga del Territorio Settentrionale, descritti dallo Spencer. Qui un uomo della 1a colonna sposa una donna della 2a, allo stesso livello, e i figli sono indicati nella 3ª colonna:

I figli di un Thapanunga sono Thapungarti, di un Tjupila sono Thakomara, ecc., cosicché abbiamo una discendenza maschile indiretta. Lo Spencer fa notare che queste disposizioni impediscono matrimonî fra parenti; l'ultimo tipo li impedisce fra cugini, il primo fra fratelli e sorelle. Ma la famiglia di tipo europeo, fondata sulla consanguineità è ad essi ignota. La linea che divide le tribù a discendenza maschile (ad ovest) da quelle a discendenza femminile (ad est) va approssimativamente dalla parte meridionale del Golfo di Carpentaria all'estremità della Penisola di Eyre.

Secondo lo Spencer il totemismo (v.) è indubbiamente più antico dell'esogamia (matrimonî fuori del gruppo). Ogni indigeno del centro o del nord crede di essere un discendente diretto di qualche animale o pianta od oggetto naturale. Usualmente il matrimonio fra membri dello stesso clan totemico è proibito, ma probabilmente non era così nell'antichità. I totem possono essere ereditati dai genitori o da qualche antenato speciale. In certe tribù alcuni possono possedere varî totem, uno essendo stato donato loro alla nascita, uno all'iniziazione e un altro essendo quello del suo gruppo. In generale ci si astiene dal mangiare (o dall'ingiuriare) il proprio totem ma sovente la funzione primitiva del totemismo era di assicurare, con la magia, l'abbondanza dell'oggetto che dava il nome al gruppo (Howitt). Il Frazer crede che tale magia rendesse inoltre immuni dai pericoli naturali. Ogni tribù possiede una varietà infinita di oggetti che possono figurare quali totem, e uno qualunque di questi può essere la causa prima di un culto separato o di una cerimonia sacra; le cerimonie hanno la forma di adorazione o di preghiera per la maggiore produttività di una data pianta o bestia.

TAG

Navigazione generale italiana

Nuovo partito democratico

Allevamento delle pecore

Ammiragliato britannico

Provincia ecclesiastica