Prudènzio Clemènte, Aurelio

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Poeta latino cristiano (n. Calahorra o Saragozza 348). P. è stato definito «il maggiore esponente dell'umanesimo cristiano del IV secolo»; e la sua è una poesia colta, ricca di riferimenti classici e di straordinaria ampiezza metrica; e tuttavia capace di toni popolari e di toccare una commovente, cristiana semplicità. P. non vuole sostituire l'antica cultura pagana, ma abbracciarla nella nuova coscienza cristiana.

Vita

Di lui sappiamo praticamente solo quanto egli stesso ci dice nella prefazione alle sue poesie; si ignorano il luogo e la data della morte (dopo il 405). Di nobile famiglia spagnola, venne a Roma dove esercitò dapprima la retorica e l'avvocatura; quindi intraprese la carriera civile e giunse a elevati gradi nella corte di Teodosio, che lo protesse. A 57 anni rinunciò agli onori mondani per dedicarsi alla poesia e alla vita religiosa.

Opere

Il corpus delle sue poesie comprende raccolte i cui titoli, quasi tutti in greco, fanno pensare che egli ben conoscesse questa lingua: Cathemerinon (12 inni: dai primi 6, relativi ai vari momenti della giornata, deriva il nome della raccolta «Inni della giornata»); Peristephànon, «sulle corone (dei martiri)»: 14 inni in onore dei martiri specialmente romani e spagnoli; Apotheosis, confutazione di eresie; Hamartigenia, sull'origine del male, contro il dualismo marcionita; 2 libri Contra Symmachum, nei quali si combatte il sopravvivente paganesimo romano; Dittochaeon, «il doppio nutrimento», con allusione al Vecchio e al Nuovo Testamento, dei quali si illustrano molti episodi; Psychomachia, sulla lotta tra i vizi e le virtù nell'animo cristiano (inizia così quel genere, assai diffuso nel Medioevo, del poema delle avventure della virtù che alla fine trionfa sul male). P. è poeta dotto: non solo fiero della sua conoscenza del greco, ma interamente radicato nel terreno della tradizione classica: riprende metri oraziani e catulliani (specie nelle prefazioni ai poemi), imita continuamente Virgilio e altri poeti. Si dilunga in sviluppi retorici, in discorsi interminabili, in spiegazioni: vuole istruire. È dunque lontano dalla semplicità degl'innologi e si comprende che ben poco della sua poesia sia entrato nell'uso liturgico della Chiesa. Per contro, sa esporre idee teologiche, ed è abbastanza efficace nel combattere le eresie. Nutrito di cultura classica, sentì profondamente l'esigenza di celebrare la vittoria del Cristianesimo sul paganesimo nella lingua e nelle forme metriche dei Latini. Pensatore poco originale (dipende da s. Ambrogio e Tertulliano) è però ispirato da una fede sincera e profonda; il suo stile è nobile e non privo di bellezza. Molto ammirato e imitato nel Medioevo, è considerato anche dai moderni come il più grande tra i poeti latini cristiani.

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