ATTINIO

Enciclopedia Italiana (1930)

ATTINIO

Camillo Porlezza

. È uno degli elementi appartenenti alle famiglie delle sostanze radioattive. Si trova sempre nei minerali di uranio, ma non nei minerali di torio puri; nei primi vi appare in una percentuale costante, cosa che rende assai probabile una derivazione dell'attinio dall'uranio, anche se tale derivazione non è stabilita con tutta sicurezza nei suoi particolari.

Sono da considerare scopritori di questo elemento (che venne separato con le terre rare contenute nella pechblenda) A. Debierne (1899-1900) e F. Giesel (1902); prima che fosse stabilita l'identità delle preparazioni del Debierne e di quelle del Giesel, quest'ultimo aveva dato all'attinio il nome di emanio.

L'attinio ha come analogo chimico il lantanio, e ha proprietà basiche intermedie tra quelle del lantanio e quelle del calcio; deve considerarsi trivalente (come risulta specialmente dalle ricerche di G. v. Hevesy), ed è isotopo del Mesotorio II. Il suo simbolo è Ac, e il suo numero atomico 89. Non essendo ancora stato ottenuto allo stato puro, non esistono misure dirette del peso atomico, che è stato valutato a 227 ± 1. Secondo A.S. Russell (Chem. Zentralblatt, I, 1928, p. 745) si deduce che il peso atomico dell'attinio è 229.

Si ottiene l'attinio insieme con ferro e con le terre rare provocando una precipitazione di solfato di bario, e quindi esso si trova nei solfati grezzi radiferi estratti dai minerali d'uranio. Dopo aver trasformato i solfati in cloruri, si elimina nella soluzione acida il polonio mediante idrogeno solforato, e, dopo ossidazione, si precipita il filtrato con ammoniaca. Per concentrare l'attinio che si trova nel precipitato, occorre applicare i metodi di separazione delle terre rare. L'Auer von Welsbach (1910) ha osservato che in presenza di sali ammonici la precipitazione dell'attinio non è completa; soltanto in presenza di manganese si ha precipitazione pressoché quantitativa (in soluzione basica) come manganato; questo fatto è stato utilizzato per estrarre l'attinio contenuto in grandi quantità di residui di pechblenda.

Purificazione radioattiva. - L'attinio ha due discendenti a vita relativamente lunga: il radioattinio e l'attinio X. Per cercare di ottenere l'attinio privo di questi due prodotti è stato consigliato di separare il radioattinio con tiosolfato sodico (meglio dopo avere aggiunto un po' di nitrato di zirconio e una traccia di nitrato di torio), precipitando poi nel filtrato l'attinio con ammoniaca (dopo aver aggiunto al liquido una piccola quantità di nitrato di bario). Questo precipitato contiene attinio radioattivamente puro, specialmente se si lavora rapidamente, in modo da non lasciar tempo a una nuova produzione di prodotti di trasfomiazione; se occorre si ripete il trattamento.

I preparati ottenuti come ora si è detto mostrano una debolissima radiazione a, che è da attribuire ad impurità (protoattinio), poiché l'attinio viene riguardato come un elemento sprovvisto di radiazioni. Secondo S. Meyer (Chem. Zentr., II, 1928, p. 732) il periodo di semitrasformazione dell'attinio è 13,5 anni.

Bibl.: F. Soddy, La chimie des éléments radioactifs, Parigi 1915; M. Curie, Le radium et les radio-éléments, Parigi 1925; S. Meyer e E. Schweidler, Radioaktivität, Lipsia 1927.

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