ATTICA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

ATTICA

A. Kokkou

- L'A., ampio circondario territoriale dell'antica città-stato di Atene, occupa una piccola penisola triangolare all'estremità meridionale della Grecia continentale. Due sistemi montuosi, il Parnete (1413 m) e il Citerone (1411 m), delimitano la base della penisola, mentre il Golfo Saronico e il Golfo Euboico ne lambiscono gli altri due lati. All'interno, dove si estendeva lo stato ateniese, altre quattro elevazioni montuose, il Pentelico (1108,60 m), l'Imetto (1027 m), l'Egaleo (467,60 m) e le alture del Laurion, delimitano quattro grandi pianure: la pianura di Atene (il pedìon degli antichi) e quelle di Eleusi (Thriàsion pedìon), della Mesogeia e di Maratona.

Scavi sistematici nei grandi santuari attici, ma anche cospicui ritrovamenti fortuiti, soprattutto degli ultimi anni, ci permettono di avere una chiara immagine dell'A. nelle epoche più antiche. La vita nella regione, come testimoniano le scoperte archeologiche, non subì interruzioni. Le prime tracce risalgono all'Età Neolitica, ma possediamo documenti significativi soprattutto dall'Età del Bronzo in poi.

Vestigia di epoca geometrica, arcaica, classica, ellenistica e romana sono di aiuto nella individuazione e nello studio degli antichi demi, cioè degli insediamenti minori dell'A., che all'epoca di Strabone (IX, I, 16) raggiungevano il numero di 174.

Anavyssos. - Nella zona di Anavyssos, situata nel territorio sudoccidentale dell'A., tra l'Olimpo del Laurion e il monte Panì, si localizzano gli antichi demi di Thòrai, Phrèaroi, Anàphlystos e Aigilià. Già da molto tempo erano emersi in quest'area resti significativi. Negli ultimi anni, è da segnalare il ritrovamento di due necropoli, una del periodo geometrico e l'altra di età arcaica. Una necropoli geometrica è stata scoperta nel territorio dell'antico demo di Aigilià, presso la moderna chiesetta di Haghios Panteleimon.

Era già nota da scavi precedenti (di C. Davaras nel 1965 e di E. Mastrokostas nel 1969-1970), ma indagini più recenti (di P. Themelis nel 1973) ne hanno completato l'esplorazione. In totale sono state messe in luce oltre 100 tombe, con ricchi corredi di ceramiche, che testimoniano l'attività ad Anavyssos nell'VIII sec. a.C. di una bottega locale, in concorrenza con i contemporanei stabilimenti del Ceramico di Atene. Nel settore O della necropoli è stata scoperta una struttura in pietra, interpretata dallo scavatore come un santuario di divinità ctonie. Nel IV sec. a.C., dopo l'abbandono della necropoli, l'area del santuario venne utilizzata per la costruzione di una casa colonica e come deposito per apicultori. Isolati ruderi a S della chiesa di Haghios Panteleimon assicurano l'esistenza nella zona di un abitato antico la cui durata si estende dal geometrico all'età classica.

La necropoli arcaica è stata scoperta nel 1974 da E. Mastrokostas in località Phoinikià, nel territorio dell'antico demo di Thòrai. In quello stesso luogo era stato trovato il kouros, ora ad Atene, nel Museo Nazionale (inv. 3851) che, come sicuramente dimostrano le recenti ricerche effettuate dopo il rinvenimento della base del kouros stesso, era posto sulla tomba di Kroisos.

Kephisià. - L'antico demo di Kephisià, che apparteneva alla tribù Eretteide, fu una delle residenze estive più amate dagli ateniesi in virtù dell'abbondanza delle acque e della ricca vegetazione. Intorno alla metà del II sec. d.C. Erode Attico vi stabilì una delle sue dimore di campagna, la cui grandiosità è descritta da Aulo Gellio (1, 2, 1-2). Il sito della villa era stato localizzato già nel secolo scorso nei pressi della Panaghia tis Xydous e i più recenti rinvenimenti vengono a confermare quell'identificazione.

Oltre ai ritratti di Erode Attico e di Polydeukion (Atene, Museo Nazionale, inv. 4810-4811), rinvenuti nel 1961 presso la chiesa della Panaghia tis Xydous, nel 1979 sono venuti alla luce nella stessa zona resti di un edificio termale romano con decorazioni in marmi policromi che, sulla base della descrizione di Aulo Gellio, si ritiene debba appartenere alla villa di Erode. Alla famiglia di questo personaggio è attribuito anche l'edificio sepolcrale del II sec. d.C. rinvenuto nel 1866 nella Piazza del Platano. In prossimità della tomba è stata scoperta, nel 1979, una statua virile di età romana, di grandezza superiore al naturale (m 2,06).

Loutsa. - Nel 1975-1976 si sono rinvenuti a breve distanza dal Tempio di Artemide Tauropòlos resti di età classica e tardo-classica, che sicuramente si riferiscono al santuario di cui faceva parte anche il Tempio di Artemide, scavato nel 1930. Particolarmente interessante appare una fondazione del V sec. a.C. (con una più recente fase ellenistica) a S del tempio, nonché un bòthros a SO del medesimo, che conteneva un gran numero di vasi e figurine.

Maratona (v. vol. iv, p. 822). - La topografia di Maratona, in particolare quella della zona dove si svolse la battaglia, ha suscitato l'interesse degli studiosi già dallo scorso secolo. Il luogo dell'antica Tetrapolis di Maratona della quale facevano parte i demi di Maratona, Trikòrinthos, Probàlinthos e Oinòe rimane ancora un problematico argomento di indagine. Tuttavia la storia di Maratona, in particolare per il periodo preistorico, è stata chiarita dagli scavi degli ultimi anni. Nel 1933 la scoperta di G. Sotiriadis, della tomba a thòlos fu il primo indizio dell'importanza di Maratona in epoca preistorica. Con gli scavi nelle località Tsepi e Vranà (diretti da S. Marinatos nel 1970-1972) sono venute alla luce due necropoli preistoriche.

La prima (in loc. Tsepi) si data, sulla base dei reperti ceramici, in epoca protoelladica ed è verosimilmente da connettersi con un abitato dell'Antico Elladico del quale si sono individuati i resti a S della necropoli. La seconda (in loc. Vranà) è caratterizzata da grandi tumuli: quattro (I-IV) vennero scavati dal Marinatos, ma si conservano i resti di altri tre. I tumuli sono generalmente bassi e il loro diametro non supera - nel più grande, il tumulo I - i 17 m. Tutti contenevano numerose sepolture che si datano nel Medio e Tardo Elladico, come attesta il materiale rinvenuto.

Avanzi di insediamenti preistorici sono stati scoperti anche in altri due siti del territorio di Maratona: a Plasì e a Kato Souli. L'insediamento di Plasì ebbe una fase iniziale nel Neolitico, ma sono più significativi anche i reperti dell'Antico, Medio e Tardo Elladico. La vita di questo insediamento, come mostrano i resti conservati, continuò fino al periodo geometrico e agli inizî dell'età classica. All'Antico Elladico si data l'insediamento individuato a Kato Souli, lungo la strada che conduce a Ramnunte.

Altri due scavi tra quelli recentemente condotti nella zona di Maratona hanno portato alla scoperta di interessanti resti di strutture. In località Brexiza sono stati rinvenuti i ruderi di un santuario di Iside (II sec. d.C.). Il primo scavo (di A. Vavritsas nel 1968) e una breve indagine (di J. Travlos nel 1980) hanno messo in luce un settore del peribolo, un propileo di ingresso con due torri (una specie di porta egizia), la via processionale larga m 5,40 e le fondazioni del Tempio di Iside (m 10 x 9,70). Una statua virile di tipo egizio, il torso di una figura di Iside, due basi di statue ed elementi architettonici sono i ritrovamenti più significativi. Nel 1978, sul lato orientale del peribolo è stato messo in luce un grande edificio termale romano che, come il Santuario di Iside, è databile al II sec. d.C., nell'epoca di Erode Attico.

Nel territorio dell'antico demo di Oinòe, dove era stata scoperta (1958) la grotta di Pan e dove rimangono i ruderi di una villa di Erode Attico noti come «mandra tis griàs», è stato rinvenuto un interessantissimo complesso architettonico. Iniziato nel 1972 (S. Marinatos), lo scavo è proseguito nel 1979 (J. Travlos). Si tratta di una specie di peristilio che presenta su tre lati grandi pilastri quadrangolari: nel suo interno, dinanzi a ciascun pilastro, sono posti grossi banchi marmorei simili a canapè separati dal resto del peristilio tramite transenne. La solida malta idraulica ivi rinvenuta dovrebbe verosimilmente indicare che l'area era riempita d'acqua. Il Travlos data l'edificio al II sec. d.C., all'epoca di Erode Attico, e ritiene che possa trattarsi di un enkoimetèrion, da porsi verosimilmente in relazione con il Pythion di Oinoe di cui parla Filocoro (FGrH, Philoc., 328, 75).

In località Skorpio Potami, infine, si è parzialmente messa in luce (1973 e 1978) una necropoli di età classica.

Moschato. - Nella zona dell'attuale centro di Moschato, che è compresa nei confini dell'antica comunità del tetràkomon (Phalerèis, Peiraièis, Xypetaiònes, Thymaitàdai: cfr. Poll., Onomast., IV, 105) sono stati fortuitamente scoperti notevoli resti antichi. Il rinvenimento più importante è rappresentato dal Santuario di Cibele, di cui mancavano testimonianze da fonti letterarie ed epigrafiche. Le rovine del santuario - tempio, peribolo, installazioni varie - sono state scavate nel 1970 da I. Papachristodoulou. L'identificazione del santuario si basa sulla statua di culto, acefala, di Cibele, del IV sec. a.C., rinvenuta assieme alla sua base, ora conservata nel Museo del Pireo (inv. 3851-3852). Il Tempio di Cibele (m 3,55 X 5) con pronao e cella rettangolare, si data agli inizî del IV sec. a.C. Si possono distinguere due ulteriori fasi di età ellenistica e l'altra romana. Nella zona di Moschato, precisamente lungo la strada che porta verso il Pireo e sul lato meridionale della ferrovia Atene-Pireo, si sono rinvenuti resti delle Lunghe Mura, rispettivamente del muro Ν e di quello S. Queste vestigia sono significative non solo per quanto riguarda il metodo di costruzione delle mura e la loro sistemazione (camminamenti, porte, ecc.), ma anche per la loro storia successiva. Si è accertato, infatti, che dopo la distruzione avvenuta nell'86 a.C. a opera di Siila, alte arcate vennero costruite lungo il muro Ν e questo venne così a far parte dell'acquedotto di Adriano che riforniva la città di Atene.

Infine, nel 1981, in località Rouph si sono rinvenuti i resti di un insediamento datato all'Antico Elladico II. Il rinvenimento accresce le nostre conoscenze sulla più antica storia di quest'area, dove anche in precedenza erano venuti alla luce due insediamenti dell'Antico Elladico, in località Palià Kokkinià e Keratsini, a una distanza rispettivamente di 2 e 5 km da Rouph.

Nea Makri. - Nel territorio di Nea Makri, presso Maratona, già dal 1954 (D. Theocharis) era stato individuato il sito di un insediamento neolitico in cui il settore significativo è stato messo in luce da scavi dell'Eforia dell'A. (1979).

Pireo (v. vol. VI, p. 180). Le nostre conoscenze della topografia dell'antico Pireo sono basate sulle fonti letterarie ed epigrafiche e su rinvenimenti fortuiti. A partire dal V sec. a.C. il Pireo fu il primo porto di Atene in ordine di importanza e subì una violenta distruzione nell'86 a.C. a opera di Silla. In anni recenti, in occasione di lavori edilizi, sono stati scoperti molti resti antichi dei quali, nella maggioranza dei casi, non è stato possibile dare un'interpretazione. Assai numerosi sono i resti di antiche cave di pòros, dalle quali si estraeva la «pietra attica», insieme a quelli di opere idrauliche e di serbatoi per l'acqua. La maggior parte delle cisterne, scavate nella roccia tenera, ha un aspetto campaniforme. Quasi tutte presentano, sulle pareti rocciose tagliate a gradini che permettevano una discesa all'interno, un rivestimento di malta idraulica. Notevoli sono anche gli avanzi di case di età classica. Il loro principale interesse risiede nel fatto che danno un'immagine del piano regolatore progettato dall'architetto Ippodamo di Mileto.

Altri dati, di particolare importanza per la topografia dell'antica città del Pireo, sono offerti anche dalle seguenti scoperte. Nel 1973 sono state portate alla luce nel porto di Zea parti di alcune darsene che, assieme ai resti rinvenuti precedentemente, completano l'immagine di questo antico porto militare. Avanzi di significative strutture del IV sec. a.C. e di età ellenistica sono stati scavati nel 1974 nel quadrilatero di fabbricati tra Leophòros Vas. Konstantinou e Leophòros Vas. Georgiou, di fronte al Teatro Comunale: chiaramente appartengono al complesso di costruzioni dei Dionisiasti, scoperto nel 1884 durante lo scavo per le fondazioni del teatro. Un certo interesse presentano anche i resti di un altro complesso architettonico rinvenuti nel 1973 sulla collina di Mounichia. Vi si distinguono almeno due fasi, del IV-III sec. a.C. e di età ellenistica. Le iscrizioni rinvenute, con dediche ad Artemide Mounichìa, verosimilmente collegano questi ruderi con il Santuario di Artemide rinvenuto nel 1935 nei pressi del porto di Mounichia.

Per la storia del grande porto commerciale del Pireo un particolare significato ha il settore di un edificio porticato scoperto in Odòs Iasonos nel 1976. Largo m 15,50 si conserva per una lunghezza di 9 m e presenta all'esterno due file di pilastri. Si tratta probabilmente del più meridionale dei cinque portici dell'Empòrion, noti da testimonianze letterarie. Di grande importanza per la topografia del Pireo sono, ancora, i resti scoperti nel porto di Zea nel 1988-1989, che si identificano con la skeuothèke di Filone. Fino a oggi le rappresentazioni dell'aspetto di questo edificio, che si data al 447/446 a.C., si sono basate esclusivamente sul testo dell'iscrizione con le obbligazioni per la sua costruzione, rinvenuta nel 1882.

Porto Rafti (v. vol. VI, p. 598 s.v. Rafina). Nel circondario di Porto Rafti si localizzano tre demi antichi: due di essi, Prasiài e Steirià, si estendevano lungo il golfo di Porto Rafti, mentre il terzo, Myrrinùs, occupava, verso SO, la zona oggi denominata Merenda. Nel territorio del demo di Steiria, in località Drivla, sono stati scoperti nel 1980-1981, da parte dell'Eforia per le Antichità Bizantine, gli avanzi di un edificio termale romano e di un edificio absidato di epoca tardo romana. I. Travlos ha integrato la pianta di quest'ultimo, basandosi su un altro simile, precedentemente scoperto ad Atene a Odòs Makryghianni, che era stato definito «Scuola filosofica».

Nel territorio dell'antico demo di Myrrinùs è stata scoperta una necropoli di età geometrica e di età classica, con interessanti ritrovamenti. Nell'area della necropoli a Ν della chiesa della Panaghia, sono state rinvenute (nel 1972, da E. Mastrokostas) due statue arcaiche, il Kouros e la Kore Phrasìkleia, che si datano intorno al 540 a.C., attualmente conservate al Museo Nazionale di Atene (inv. 4889-4890).

Rafina. - In località «Rafina vecchia», dove si identifica il centro dell'antico demo di Araphèn, nel 1976 l'Eforia per le antichità dell'A, ha scoperto un grande complesso edilizio di epoca romana, di ignota destinazione. Esso comprende, peraltro, una terma, che è stata scavata per quasi tutta la sua estensione. Questi significativi avanzi romani, assieme a quelli di Porto Rafti, di Kephissia, di Maratona e di altre località sono di aiuto per precisare la storia e la topografia dell'A. in questo periodo.

Sunio. I Santuari di Posidone e di Atena erano i principali centri culturali dell'antico demo del Sounion. Un recente rinvenimento è giunto a confermare l'ipotesi, già proposta in passato da R. Young, che il centro del demo del Sunio sia da localizzarsi nell'area del Porto Pasà, a una distanza di 4 km a Ν del promontorio del Sunio. Uno scavo, iniziato in questo sito nel 1979, ha portato alla luce un grande complesso, che misura all'esterno m 81,50 χ 56. La costruzione si sviluppa attorno a una corte quasi quadrata; sui quattro lati si aprono ambienti di diverse dimensioni. Solo su un lato gli ambienti sono preceduti da una stoà larga m 5,50. L'edificio, che si data al III sec. a.C., è stato definito un'agorà, per la presenza di numerose botteghe e per i grandi pìthoi rinvenuti in molte di esse. A breve distanza dall'agora, verso S, si sono trovati, inoltre, resti di case. Infine, nel 1975, in località Plakes Souniou, sono state scoperte tombe di età arcaica appartenenti a un'estesa necropoli del demo del Sunio.

Trachones. - Nel sito di Trachones, dove nell'antichità si trovava il demo di Euònymon, sono stati scoperti nel 1975 gli avanzi di un teatro del IV sec. a.C., che fu in uso per almeno 150 anni. Sono stati portati alla luce la scena, il parascenio, l'orchestra a pianta quadrangolare di m 7,50 x 15,30, e la maggior parte della cavea - che segue il pendio naturale della collina - con le pàrodoi.

Voula. - Nell'area dei moderni abitati di Voula e di Vouliagmeni si estendeva nell'antichità il demo di Halài Aixonìdes. I resti rinvenuti, collegati alla descrizione di Strabone (IX, 1, 21), permettono di definire con precisione la posizione e i confini del demo. In seguito all'intensivo sviluppo edilizio degli ultimi anni sono stati scoperti numerosi resti di case, di vie campestri e di recinti funerari, principalmente del IV sec. a.C., ma anche di età ellenistica. Un'importante necropoli è stata scoperta sulle pendici NO della collina di Kastraki. Essa comprendeva recinti di tombe dei tipi a pira, in sarcofagi, in làrnakes o a enchytrismòs - che si datano dalla seconda metà del V agli inizî del IV sec. a.C. Entro i confini del demo si sono inoltre rinvenute, nel 1979, le fondazioni di un piccolo tempio con pronao e cella misurante m 4,87 x 3,17. A NE del tempio è stata scoperta anche la sua stipe, con frammenti ceramici e figurine di età arcaica e classica. Gli ex voto anatomici in marmo e le statuine femminili qui rinvenute verosimilmente collegano questo santuario con una divinità femminile.

Il più significativo rinvenimento, tuttavia, è quello del 1974-1975 nel predio Kalaboka. Si sono rinvenute intere insulae di abitazione e strade, di larghezza oscillante tra 2,50 e 4 m. Le case dalla pianta semplice, sono per la maggior parte caratterizzate da torri circolari del diametro di 8 m, elemento che si riscontra anche nell'antico abitato di Thorikos. Nello scavo del predio Kalaboka si sono rinvenuti anche tre piccoli templi. Questi resti, assieme ad altri, simili, rinvenuti in Α., confermano la testimonianza di Filostrato ( Vita Apoll., π, 23) circa il sistema urbanistico non canonico, detto «attico», in base al quale si era edificato in tutta l'A., Atene compresa.

Bibl.: N.G.L. Hammond, Atlas of the Greek and Roman World in Antiquity, Park Ridge (N.J.) 1981. -Anavyssos: P. Themelis, in ADelt, XXIX, 1973-1974, B', pp. 108-110; E. Mastrokostas, in AAA, VII, 1974, pp. 215-228; H. Lauter, Ein ländliches Heiligtum hellenistischer Zeit in Trapuria, in AA, 1980, pp. 242-255; J. Travlos, Bildlexikon zur Topographie des antiken Attika, Tubinga 1988, pp. 15-22. - Kephissia: A. Datsouli-Stavridi, in AAA, XI, 1978, pp. 214-232; ADelt, XXXIV, 1979, B', p. 89; D. Kazianis, in AAA, XV, 1982, pp. 130-141; J. Travlos, op. cit., pp. 197-202. - Loutsa: ADelt, XXX, B', p. 37; XXXI, 1976, B', pp. 52-55; J. Travlos, op. cit., pp. 211-215. - Maratona: S. Marinatos, in AAA, III, 1970, pp. 63-68, 153-166, 349-366; E. Mastrokostas, ibid., pp. 14-21; S. Marinatos, in Prakt, 1970, pp. 5-28; 1971, p. 5 s.; 1972, pp. 5-7; A. Liankouras, in ADelt, XXIX, 1973-1974, B', pp. 64-67; P. Themelis, ibid., A', pp. 226-244; E. Mastrokostas, in AAA, VII, 1974, pp. 1-7; S. Koumanoudis, in AAA, XI, 1978, pp. 232-244; ADelt, XXXIII, 1978, B', pp. 54-56; XXXIV, 1979, B', pp. 89-91; J. Travlos, op. cit., pp. 216-257. - Moschato: A. Liankouras, I. Papachristodoulou, in AAA, V, 1972, pp. 339-345; I. Papachristodoulou, in AEphem, 1973, pp. 189-217; ADelt, XXXI, 1976, B', p. 52; M. Petritaki, ibid., XXXV, 1980, A', pp. 147-185; J. Travlos, op. cit., pp. 288-300. -Pireo: ADelt, XXV, 1970, B', p. 122 s.; XXVI, 1971, B', pp. 34-37; XXVIII, 1973, B', pp. 46-48; XXIX, 19731974, B', pp. 98-103, III s., 144-156; XXX, 1975, B', pp. 29-35; XXXI, 1976, B', pp. 44-50; XXXII, 1977, B', pp. 36-40; XXXIII, 1978, B', pp. 43-51; XXXIV, 1979, B', pp. 64-67; J. Travlos, op. cit., pp. 340-363. -Porto Rafti: ADelt, XXV, 1970, B', p. 127; E. Mastrokostas, in AAA, V, 1972, pp. 298-324; J. Travlos, op. cit., pp. 364-379. - Rafina: J. Travlos, op. cit., pp. 380-387. Sunio: ADelt, XXX, 1975, B', p. 38; XXXIV, 1979, B', p. 89; J. Travlos, op. cit., pp. 404-429. - Trachones: O. Alexandrì, in Prakt, 1980, pp. 64-67; 1981, p. 154. Voula: ADelt, XXIX, 1973-1974, B', pp. 104-108; XXXII, 1977, B', pp. 40-42; XXXIII, 1978, B', pp. 57-59; XXXIV, 1979, B', pp. 76-87; J. Travlos, op. cit., pp. 467-479.

(A. Κοκκοu)