ATTALIDI

Enciclopedia Italiana (1930)

ATTALIDI ('Ατταλίδαι)

Giuseppe Cardinali

È il nome della dinastia dei principi che regnarono in Pergamo durante il periodo ellenistico. Fondatore di essa fu Filetero (v.), nato in Tios, piccola città della costa della Paflagonia, da un Attalo e da Boa. Filetero, prima custode di un tesoro depositato da Lisimaco nella fortezza di Pergamo, acquistò la sua indipendenza effettiva verso il 282 a. C., e questa data va considerata come l'inizio del principato. Filetero ebbe due fratelli, Eumene ed Attalo, che gli premorirono, e quando egli stesso morì nel 262 a. C. gli successe Eumene I, figlio di Eumene e di Satira (Inscriptiones Graecae, XI, 4, 1107), e a questo nel 241 (Pol., XVIII, 41, 8; nel 240 invece secondo Strabone, XIII, 623) successe a sua volta Attalo I, che secondo Strabone (l. c.) sarebbe stato figlio di Attalo fratello di Filetero, e di Antiochide figlia di Acheo. Ma si deve pensare che Attalo I, nato verso il 269 a. C. e morto nel 197 a 72 anni (Pol., l. c.), non può distare di una sola generazione da Filetero, nato e morto circa 70 anni prima delle due date indicate (quando egli morì nel 262 era ottantenne, Ps.-Lucian., Macrob., 12); inoltre la madre di Attalo I, Antiochide, aveva sposato giovinetta verso il 270 a. C. (si pensi che la sorella di lei, Laodice, era andata sposa, circa ventenne, verso il 266 a. C.) e difficilmente quindi il marito avrebbe potuto essere un fratello di Filetero, che allora era circa settantenne. Tutto perciò fa credere che nell'albero genealogico di Strabone vi sia una lacuna, e che Attalo I non sia figlio ma nipote (figlio di un figlio omonimo) dell'Attalo, fratello del fondatore della dinastia.

Alcune epigrafi confermano questa concezione: l'epigrafe di Mamurt Qal‛eh pubblicata nel IX fascicolo di supplemento allo Jahrbuch des archäologischen Instituts, 1911, p. 38 e quella di Delo, Inscriptiones Graecae, XI, 4, 1108 mostrano che l'Attalo, marito di Antiochide, era stato adottato da Filetero, e rendono quindi sommamente probabile che ne fosse non fratello, ma figlio del fratello; e l'adozione palesa che fu designato alla successione, ma, essendo egli premorto allo zio, lasciando un figlio minorenne, Filetero designò come successore, adottandolo, un altro nipote, Eumene, figlio dell'altro fratello Eumene (v. le iscrizioni pubblicate dal Fränkel, Inschriften von Pergamon, nn. 13 e 18; W. Dittenberger, Orientis Graeci inscriptiones selectae, nn. 266 e 267, e quelle edite nelle Mitteilungen des archîologischen Instituts, Athenische Abteilung, XXXIV, 1908, p. 405; XXXV, 1910, p. 463). Ad Eumene I la successione fu contrastata da un altro Eumene, l'Eumene figlio di Attalo della iscrizione n. 13 della citata raccolta del Fränkel, e questi assai probabilmente è un fratello dell'Attalo, marito di Antiochide. Il contrasto però fu vano: Eumene I mantenne il trono, che alla morte lasciò ad Attalo I, figlio di Attalo e di Antiochide, precedentemente da lui adottato (v. l'iscrizione già citata, Ath. Mitteil., 1910, p. 463).

Attalo I sposò Apollonide, figlia di una distinta famiglia di Cizico, e da lei ebbe quattro figli, Eumene, Attalo, Filetero, Ateneo. Gli successero al trono prima il primo di questi, Eumene II, che sposò Stratonice, figlia di Ariarate IV di Cappadocia (197-159), e poi il secondo, Attalo II, che sposò la vedova del fratello (159-138). A quest'ultimo successe Attalo III, figlio di Eumene II, che sposò Berenice e morì nel 133 a. C.

L'albero genealogico degli Attalidi è dunque il seguente:

I punti salienti dell'opera svolta.dalla dinastia son questi: Filetero gettò con molto tatto ed accortezza le basi del principato. Eumene I (v.), vincendo presso Sardi Antioco I di Siria, le consolidò; Attalo I (v.), riportata una grande vittoria sui Galati e sottrattosi definitivamente all'influenza dei Seleucidi, assunse il titolo di re e strinse coi Romani quell'alleanza che segnò la traccia di tutto il successivo sviluppo storico del regno. Dopo le vittorie riporiate dai Romani su Filippo V di Macedonia e su Antioco III di Siria, il regno di Pergamo fu da loro molto ingrandito e per un cinquantennio si mosse nell'orbita della loro politica, avendo i successori di Attalo I mantenuta tenacemente la politica d'intesa coi Romani, che egli aveva inaugurata, finché l'ultimo della dinastia, morendo nel 133 a. C., istituì eredi i Romani, che del regno fecero una loro provincia, la provincia d'Asia.

Gli Attalidi furono, a prescindere dall'ultimo che fallì più per debolezza e malattia che per incapacità e perversità, sovrani saggi, illuminati, liberali delle loro ricchezze divenute proverbiali, amanti e protettori delle lettere e delle arti.

Per virtù loro la città di Pergamo con la sua grande biblioteca reale diventò uno dei fari più luminosi della civiltà ellenistica e il centro propulsore di nuove correnti scientifiche, letterarie ed artistiche. Riposta nel quadro della storia universale, l'opera compiuta dalla dinastia degli Attalidi ci appare come coefficiente principalissimo così di quel processo storico, per cui Roma pervenne ad affermare la sua sovranità sull'oriente greco, come di quell'altro, per il quale la civiltà e la cultura greca giunsero ad esercitare sul mondo il loro influsso trasformatore.

Bibl.: G. Cardinali, La genealogia degli Attalidi, in Memorie della R. Accademia delle scienze dell'Istituto di Bologna, s. 1ª, VII (1913), p. 77 segg.; id., Ancora sull'albero genealogico degli Attalidi, in Rendiconti della stessa Accademia, 1914, p. 37 segg.; E. Meyer, Zum Stammbaum der Attaliden, in Klio, XIX (1925), p. 462 segg.; J. Beloch, Griechische Geschichte, IV, 2ª ed., Lipsia e Berlino 1927, p. 206 segg.

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