ATENE

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1948)

ATENE (V, p. 169)

Giuseppe CARACI
Guido MARTELLOTTI
Luisa BANTI

La città, che superava di poco i 30.000 ab. alla metà del secolo scorso, si avvicinava ai 300.000 nel 1920, dopo le guerre balcaniche dalle quali la Grecia usciva raddoppiata di estensione e più che raddoppiata di popolazione, e nel 1940 accoglieva 500.000 ab., e, coi sobborghi, circa un milione.

Il perimetro urbano tende ancora a dilatarsi: per quasi tutto l'Ottocento questa espansione si era avuta essenzialmente verso N. (Patissia) poiché ad E. sorgono le alture del Licabetto (277 m.) e del Turkovuni (389 m.), mentre ad O. la valle del Cefiso si allarga in una zona depressa, che già ab antiquo segregava Atene dal suo naturale sbocco costiero. Ma ai primi del nostro secolo l'espansione si è volta in prevalenza verso S., e tanto più dopo la forzata immigrazione dei Greci anatolici, nel 1922, dei quali risulta costituito oltre un quarto della popolazione di Atene e due quinti di quella del Pireo. Quartieri provvisorî (baraccamenti) si affiancano alle nuove costruzioni (Nuova Smirne) che ormai saldano Atene al Pireo con un lungo arco (Falero), mentre tutta una serie di centri satelliti (Kēphisia, Amaroúsion, Khalándrion, Nuova Ionia, Akharnai, ecc.) si è creata a N., oltre il limite raggiunto dall'area urbana. In pari tempo il Pireo, dopo essersi consolidato attorno alla zona portuale, si è esteso prima verso S. (penisola di Akte), e poi verso N. e NO. (Karavas); la sua popolazione è salita da 11.000 a 251.000 ab. fra il 1870 ed il 1928, per superare i 287.000 nel 1940. Sebbene Atene e il Pireo siano amministrativamente separati, formano di fatto un unico agglomerato urbano, ormai senza soluzione di continuità topografica.

Storia (V, p. 194). - Durante la seconda Guerra mondiale, il 28 aprile 1941, vinte le ultime resistenze dell'esercito greco alle Termopili, i Tedeschi entravano nella città, dalla quale re Giorgio II e il governo erano già fuggiti (23 aprile) alla volta di Creta. Il 25 giugno di quello stesso anno Atene passava, con la maggior parte del territorio greco, dall'amministrazione germanica a quella italiana. La città non ebbe a soffrire per azioni di guerra, ma più gravi che altrove vi furono gli effetti della carestia, data la povertà del territorio e la grandezza dell'agglomerato cittadino, accresciutosi anche per la sicurezza da attacchi aerei che il nome stesso di Atene sembrava promettere, e da ultimo per l'affluire di profughi, specialmente ebrei, dalle provincie soggette alla più pesante occupazione bulgara e tedesca. La maggior parte delle 300.000 persone che soccombettero alla fame in tutta la Grecia furono della città di Atene.

Ritornata sotto il controllo germanico nel settembre 1943, la città fu liberata dagli Alleati il 13 ottobre 1944. Il 9 novembre vi giungeva dal fronte italiano la brigata ellenica che aveva combattuto insieme con le truppe anglo-americane; e tale intervento sembrò diretto a limitare il potere delle bande armate dell'ELAS (Esercito nazionale popolare di liberazione) che erano arbitre della situazione. L'urto non tardò a manifestarsi: i primi disordini si ebbero il 3 dicembre e il 4 la città fu posta in stato d'assedio, sotto il comando del gen. inglese R. M. Scobie. L'intervento personale dei ministri W. Churchill e A. Eden (26-28 dicembre) non valse a comporre il dissidio, sicché nei primi del gennaio 1945 Atene fu teatro di una accanita battaglia, combattuta di casa in casa tra le bande dell'ELAS e le truppe inglesi inviate di rinforzo. La lotta si concluse il 12 gennaio con un armistizio, in seguito al quale l'ELAS sgomberava Atene e il Pireo. A Várkiza, un sobborgo di Atene, fu firmato il 12 febbraio l'accordo tra il governo regolare e l'EAM (Fronte nazionale di liberazione); e il 14 la città riceveva, nell'atmosfera di un'apparente conciliazione, una seconda visita del ministro Churchill. Il 28 settembre 1946, in seguito ai risultati del referendum, vi rientrava il re Giorgio II. Nel corso della seconda guerra civile Atene si è trovata nel territorio controllato sicuramente dal governo regolare (v. grecia, in questa App.).

Topografia antica (V, p. 171).

I recenti scavi modificano in parte quanto si conosceva della topografia della città. Dal tardo neolitico fino all'età micenea il centro abitato sembra esser stato l'Acropoli, con cimitero sulle pendici orientali del Kolonos Agoraios e sul fianco nord dell'Areopago (una tomba micenea anche nei pressi del Filopappo). La zona abitata si estende a partire dall'XI sec. a. C., come mostrano il numero delle tombe submicenee e geometriche e l'inizio di due nuove necropoli (Dipylon e Olympieion).

Acropoli. - L'abitato preistorico va dal tardo neolitico all'età micenea. In età geometrica l'Acropoli diviene centro di culto. Sulle pendici nord è un santuario a Eros e Afrodite, dove il culto ha inizio nel V sec. a. C. I lavori di consolidamento al tempio di Athena Nike hanno fatto riconoscere che questo è stato preceduto da un piccolo tempio con altare, costruito circa il 550 a. C. e distrutto dai Persiani. Un secondo tempio, pure con altare, fu immediatamente ricostruito, e sostituito nel 448 a. C. dall'attuale.

Regione a nord dell'Acropoli. - Gli scavi, iniziati nel 1931 a est del cosiddetto Theseion, hanno completamente modificato la nostra conoscenza dell'Agorà. L'area ha tracce di vita fin dal III millennio a. C.: una tomba neolitica a est della Tholos; tombe e ceramica del medio e tardo elladico; tre tombe micenee (27; una fu scoperta nel 1947); tombe e abbondanti frammenti ceramici dell'XI-VIII sec. a. C. (le tombe più recenti sono dell'inizio del VII sec. a. C.). Poi la zona è occupata da abitazioni private e botteghe. Le più antiche tracce di culto sono della metà del VII sec. a. C. Alla fine del VII o all'inizio del VI sec. a. C. si hanno i primi edifici pubblici nella regione occidentale dell'Agorà. Le date fondamentali nella storia dell'Agorà sono: nel 480-79 a. C., la distruzione ad opera dei Persiani. Sull'Agorà in rovina si istallano ceramisti e bronzisti; solo la Tholos (9) viene ricostruita subito e, alla metà del secolo, il tempio 1. Alla fine del V sec. a. C., terminati i lavori dell'Acropoli, si procede al graduale riassestamento dell'Agorà. L'assedio di Silla (89 a. C.) sembra aver danneggiato più le statue che gli edifici. Quasi totale invece è la distruzione dovuta agli Eruli nel 267 d. C.; un'ultima rovina fu opera di Alarico, nel 396.

Una strada (24), traversa l'Agorà da NO. a SE., rispettata dalla costruzione delle mura di Valeriano (20), e sale con gradini e scalinata all'entrata ovest dell'Acropoli (33): è probabilmente il dromos della processione delle Panatenaiche. All'entrata dell'Agorà una strada si dirige a sud (al disotto una fogna del V sec. a. C.). Immediatamente ad est della Tholos, dove fu trovato in situ uno dei termini dell'Agorà (29; VI sec. a. C.), la via si biforcava: un ramo andava alla Pnice (9a: orchestra ?), l'altro seguiva il fianco nord dell'Areopago. Sul Kolonos Agoraios è il tempio 1, il cosiddetto Theseion (Hephaisteion - Eleusinion), con cella a doppio ordine interno di colonne e gradinata che lo univa all'Agorà: nei pressi sono state trovate masse di ferro e di bronzo e frammenti di matrici per fusione. Sul fianco nord del Kolonos Agoraios è l'edificio rettangolare 2 (sala ellenistica - officina di bronzisti - arsenale - stoa basíleios) eretto nel III sec. a. C., distrutto nell'assedio sillano e subito ricostruito. Più a nord è il portico 3 (I sec. a. C.-III sec. d. C.), nelle vicinanze del quale fu trovato in situ uno dei termini del Ceramico (30). Il portico 4 (stoa basíleios - stoa di Zeus Eleutherios: per alcuni i due portici sarebbero un unico edificio - lungo portico), della fine del V sec. a. C., ebbe aggiunti in epoca romana i due vani posteriori; fu preceduto da un edificio (santuario ?) con altare ad est, distrutto dai Persiani.

L'edificio 5a tempio di Apollo Patroos - tempio di Zeus Phratrios e Atena Phratria - stoa basíleios - stoa di Zeus Eleutherios), costruito alla metà del VI sec., fu distrutto nel 480-79 e ricostruito nel IV sec. a. C. come tempio tetrastilo. L'edificio 5b (tempio di Apollo - tempio di Zeus Phratrios e Atena Phratria - altare di Zeus Agoraios), della metà del sec. IV a. C., ebbe un portico aggiunto in età ellenistica; l'edificio absidale sul quale fu costruito è del sec. VI. È stato supposto che quattro gradini nella collina, dietro gli edifici 5 e 6, servissero nel VI sec. a. C. come luogo di assemblea.

L'edificio 6 (Metroon - Per il Doerpfeld: 6a, tempio di Apollo Patroos; 6b, Metroon; 6c, stoa di Zeus Basíleios - Per il Picard: 6b, Bouleuterion; 6a, c, Prytanicon) fu preceduto da costruzioni del VI sec. a. C. (Metroon e antico Bouleuterion 7) distrutte nel 480-79; i resti attuali sono del III sec. a. C. Gli edifici 8 (Bouleuterion - Metroon), della fine del V o inizio del IV sec. a. C., e 7 (propilei del Bouleuterion - altare del Metroon), del principio del III sec. a. C., furono distrutti nel 267 d. C. L'identificazione della Tholos (9) è generalmente accettata. Fu costruita in poros e mattoni, con porta a est e sei colonne centrali divise in due gruppi di tre colonne, alla metà del V sec. a. C. sulle rovine di edifici del VI sec. che si stendevano anche sotto gli edifici 6 e 7; in età ellenistica fu aggiunto un portico. A est sono una serie di basi (13), un basamento rettangolare (12: stoa delle erme?) e un altare (11) in cui si è voluto riconoscere l'altare dei Dodici Dei, più generalmente identificato con la base 10 a quattro gradini, che per altri sarebbe il Leokórion.

La fonte 14 (fonte dei salici - Enneakrounos - fonte del ginnasio di Tolemeo) è presso ai portici 16 (lungo portico - ginnasio di Tolemeo) e 17 (stoa meridionale - stoa poikile), costruiti in età ellenistica e distrutti alla fine del III sec. d. C. A nord sono i resti di un edificio rettangolare con portici, gradini a emiciclo, orchestra (Odeo ? età augustea-fine III sec. d. C.) sotto al quale era un edificio del II sec. a. C. Sopra agli edifici 1617 e 18 fu costruito, alla seconda metà del IV sec. d. C., un vasto fabbricato (32: tarda università?) con palestra e terme, che ebbe come portico settentrionale il cosiddetto portico dei Giganti.

La stoa di Attalo (21) ha davanti un bema, forse quello ricordato da Ateneo (V, 212f). È costruita in parte sopra un edificio a pianta quadrata, forse del IV sec. a. C., che ha sul muro orientale un piccolo edificio circolare (23) del II sec. d. C. A sud della stoa è la biblioteca di Titus Flavius Pantainus (28) con portico ionico, alcuni vani e corte con peribolo. Lungo le mura valeriane (20: fine III sec. d. C.), liberate fino all'angolo dell'Acropoli, sono stati trovati, ma non ancora studiati, gli edifici 19 (Prytaneion?: VI sec. a. C.), 25 (Eleusinion), dapprima identificato con l'edificio 15) e la fonte 26 (Klepsydra), centro di culto alle Ninfe.

Un tempio perittero, dorico (m. 36,36 × 17,76), con 6 colonne sulle fronti e 13 sui lati (tempio di Ares, per altri da ricercarsi sull'Areopago - tempio di Zeus - tempio di Apollo Patroos), della metà del V sec. a. C., sarebbe stato costruito in altra località e trasportato nell'Agorà in età augustea. A est del tempio, ma non in situ, fu rinvenuto un frammento della base dei Tirannicidi.

Regione a ovest dell'Acropoli. - Gli scavi del 1930-31 sulla collina della Pnice vi hanno fatto riconoscere tre periodi costruttivi. Il tribunale primitivo, del V sec. a. C., aveva la tribuna per l'oratore a nord, l'assemblea a sud; nel rifacimento della fine del V sec. a. C. la tribuna fu a sud e l'uditorio a nord. Alla fine del IV sec. la Pnice fu abbandonata, ma ricostruita quale ora si vede nel II sec. d. C. Il santuario di Zeus Hypsistos sembra anteriore a questa ricostruzione. La base, attribuita all'altare di Zeus Agoraios o di Eracle Alexikakos, apparterrebbe piuttosto alla meridiana di Metone. Una sala con portico, del tardo ellenismo (m. 66,34 × 17,40), a sud, presso le mura della città, appartenne forse al santuario di Demetra Thesmophoros.

Regione a sud dell'Acropoli. - Recenti scavi all'Olympieion hanno mostrato a sud del peribolo l'esistenza di una necropoli submicenea e protogeometrica. Frammenti ceramici hanno fatto supporre che qui fosse il santuario di Apollo Pizio.

Sobborghi. - Gli scavi al cimitero del Dipylon lo mostrano in uso dal submiceneo al IV sec. d. C. Le tombe protogeometriche e geometriche hanno talvolta come segno, invece di un vaso, una stele o un blocco di pietra: la più antica di queste stele risale al X sec. a. C. Insieme alle tombe del VII sec. a. C. erano fosse e canaletti per i sacrifici.

Bibl.: Per la bibliografia fino al 1941: Jahrbuch d. deutschen archäologischen Instituts, Bibliographie, sotto Griechenland, Athen. Opere generali: W. Judeich, Topographie von Athen, 2ª ed., Monaco 1931; W. Dörpfeld, Alt-Athen und seine Agora, I-II, Berlino 1937-39. Per i nuovi scavi si vedano le relazioni annuali in American Journal of Archaeology; Journal of Hellenic Studies; Jahrbuch des deutschen arch. Instituts, Archäologischer Anzeiger; Bulletin de Correspondance Hellénique; Revue des Études grecques. - Agorà: rapporti sugli scavi sono stati pubblicati annualmente a partire dal 1932 in Hesperia. In generale anche C. Anti, Teatri greci arcaici, Padova 1947, p. 185 segg. Singoli edifici dell'Agorà: Tombe elladiche e micenee: Hesperia, IV (1935), p. 318 segg.; V (1936), p. 20 segg.; VI (1937), p. 187; VII (1938), p. 335 segg.; VIII (1939), pp. 21, 226, 235; IX (1940), pp. 274 segg., 2087 segg.; American Journal of Archaeology, LI (1947), p. 270 segg. Tombe geometriche: R. S. Young, Late Geometric Graves and a Seventh-CEntury Wall in the Agora, in Hesp. Suppl. II (1939). Regione occidentale: H. A. Thompson, The Tholos of Athens and its Predecessors, in Hesp. Suppl., IV (1940); C. Anti, op. cit., p. 185 segg. con bibl.; Bulletin de Corresp. Hellénique, 1942-43, p. 274 segg., 348 segg. Gradini sul fianco E. del Kolonos Agoraios: Hesperia, VI (1937), p. 218 segg.; Bulletin de Correspondance Hellénique, 1942-43, p. 281 segg.; C. Anti, op. cit., p. 19. Theseion: Revue Archéologique, I, 1938, p. 99 segg.; II, p. 93 segg.; W. B. Dinsmoor, Observations on the Hephaisteion, in Hesp. Suppl. V (1941); Hesperia, XIV (1945), pp. 246 segg., 364 segg.; Tempio di Ares: H. Bulle, in 'Εϕημερίς 'Αρχαιολ, 1937, II, p. 437 segg.; Hesperia, I (1940), p. I segg. Leneo: C. Anti, op. cit., p. 202 segg. con bibliografia. Fonte Klepsydra: Hesperia, XII (1943), p. 191 segg.; Acropoli: età preistorica: Annuario Scuola di Atene, XIII-XIV (1930-31), p. 411 segg.; Hesperia, VI (1937), p. 539 segg.; VIII (1939), p. 317 segg.; IX (1940), p. i segg. Gli studî sui monumenti e la topografia sono numerosi: Hesperia, V (1936), p. 443 segg.; VII (1938), p. 161 segg.; XI (1942), p. 354 segg.; XV (1946), p. 1 segg.; American Journal of Archaeology, LI (1947), p. 109 segg. Athena Nike: Jahrbuch d. deutsch. archäolog. Instituts, Archäol. Anzeiger, 1939, p. 1 segg. Pendici sud: Bulletin de Corresp. Hellénique, 1944-45, p. 434 segg. Teatro di Dioniso: C. Anti, op. cit., p. 55 segg., con bibliografia. Pnice: Hesperia, I (1932), p. 90 segg.; V (1936), p. 151 segg.; XI (1942), p. 250 segg.; XII (1943), p. 269 segg.; D. Burr Thompson, Small objects from the Pnyx, in Hesp. Suppl., VII (1943). Monumento di Filopappo: Annuario Scuola di Atene, n. s., III-IV (194-42), p. 178 segg. Dipylon: oltre ai rendiconti annuali nell'Archäologischer Anzeiger cit., Kerameikos. Ergebnisse der Augsgrabungen, I-III, Berlino 1939-41; G. Karo, An Attic Cemetery, Philadelphia 1943.

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