ASINARA

Enciclopedia Italiana (1929)

ASINARA (A. T., 27-28-29)

Raimondo Bacchisio Motzo

L'isola dell'Asinara (detta nell'antichità Herculis insula o Herculea; nelle carte nautiche medievali Asenara, Acinara, Sinara), posta a NO. della Sardegna, ha una superficie di kmq. 51,92, è lunga km. 17,400 circa da Punta del Lupo a Punta dello Scorno, ed ha una larghezza massima di km. 6,400 fra Capo Molla (o Punta Crabara) e Punta Sabina, e una minima di m. 259 circa. Il perimetro è di quasi 45 chilometri.

Si stende in direzione da SO. a NE., e consta di quattro parti, come quattro isole saldate insieme, due maggiori, la più settentrionale e la più meridionale, e due minori intermedie, riunite in modo da risultarne a O. un arco convesso, e ad E. la Rada della Reale fra Punta Trabucato e Punta Barbarossa. La porzione meridionale granitica culmina nella Punta Maestra Fornelli, a m. 262; si restringe poi fra la Cala Scombro di dentro e la Cala Scombro di fuori sino a m. 259 e contemporaneamente si abbassa sino a m. 8 in un breve istmo, dopo del quale nella seconda sezione l'altitudine si rialza a m. 213 in Punta Romasino e a m. 241 in Punta Tumbarino, mentre cambia la natura del terreno, costituito di scisti cristallini. Ma dopo Punta Marcutza (m. 194) un altro istmo granitico, largo circa m. 350 e alto sul mare m. 2, dà accesso alla terza sezione dominata da Punta Ruda (m. 214) composta di scisti. Un terzo istmo granitico pianeggiante, e perciò detto di Campo Perdo, dà accesso alla quarta e maggiore sezione, anch'essa di scisti cristallini, con lenti calcaree, che culmina alla punta della Scomunica, raggiungendo la maggiore altezza dell'isola (m. 408), intorno a cui riaffiora il granito. Le coste assai incise s'innalzano più ripide a O. che a E. formando numerose insenature e cale; le tre più frequentate sono: a E. la Cala d'Oliva presso la quale sorge la Direzione della Colonia penale agricola, la Cala Reale, lungo la quale sorgono i locali della stazione sanitaria, e Cala Fornelli a SO. Il suolo accidentato e solo per una quinta parte pianeggiante, è più spoglio dalla parte O. battuta dal maestrale, meno dalla parte E. dove le alture si oppongono alla direzione del vento dominante. Vi prosperava la solita macchia mediterranea, con prevalenza del lentischio, e non mancavano boschi di elci, ginepri ed olivastri, ora in parte distrutti. Piccola è la parte coltivata, il resto si sfrutta ancora a pascolo. Vi abbondano le pernici, ma mancano quasi intieramente gli altri animali a cui si dà la caccia in Sardegna.

Nel Medioevo v'era all'Asinara un monastero camaldolese dipendente dal monastero di Monte Cristo, che ha lasciato il nome alla località di S. Andrea in cui sorgeva. Ma l'isola era scarsamente popolata e divenne deserta per le lotte fra Pisa, Genova, gli Aragonesi, e per le incursioni dei pirati barbareschi che ne fecero uno dei punti preferiti di sosta. I re d'Aragona e di Sardegna ne concessero il dominio alla città di Sassari, e vi costruirono quattro torri di guardia. Passata la Sardegna sotto Casa Savoia, i buoni pascoli indussero alcuni pastori a fermarvisi: nel 1760 vi erano 69 abitanti, oltre gli artiglieri che presidiavano le torri del Castellazzo, del Trabucato e di Cala d'Oliva, essendo stata rovinata la quarta a Cala di Arena dai barbareschi. Nel 1768 i fratelli Velixandre di Aix in Provenza ottennero l'isola in enfiteusi per 30 anni, impegnandosi a introdurvi almeno 100 famiglie: ma l'impresa fallì, i coloni si dispersero, e i pastori, che erano stati cacciati, poterono rientrarvi. Nel 1775 fu concessa in feudo per 70.000 lire di Piemonte a don Antonio Manca Amat che prese il titolo di duca dell'Asinara, mutato poi in quello di Vallombrosa. Verso il 1834, quando la visitò l'Angius, v'erano nell'isola 288 abitanti. Il feudo essendo stato riscattato nel 1838, la popolazione andò lentamente aumentando, e vi si sarebbe formato un centro paragonabile a quelli di S. Antioco, di S. Pietro e di Maddalena; ma nel 1885 lo stato ne sfrattò tutta la popolazione, per stabilirvi la stazione sanitaria marittima per le navi, e nel 1886 una colonia penale agricola: la maggior parte degli abitanti espulsi perì di malaria, di tubercolosi e di disagi dopo aver consumato le piccole indennità ricevute.

Presentemente la popolazione stabile non raggiunge i 600 ab., compresi i condannati e le guardie. Ma, durante la guerra europea, parecchie decine di migliaia di soldati, in massima parte prigionieri austriaci dell'esercito di Potiorek, che i Serbi nella disastrosa ritirata di Albania avevano sospinto davanti a sé sino ai porti dell'Adriatico, furono qui trasportati dalle navi italiane e in gran parte salvati; più di 5000 però soggiacquero al colera che fra essi infieriva e qui furono sepolti.

Bibl.: Portolano delle coste d'Italia, II, i, Genova 1927, pp. 7-9; C. Fermi, Idrografia anofelismo e malaricità dell'isola dell'Asinara, Sassari 1924; G. Spano, L'Asinara e sua colonia fallita, in Stella di Sardegna, I; G. Pillito, A proposito dell'Asinara, ibid., VI.

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