Pärt, Arvo

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Compositore estone (n. Paide 1935). Dopo le esperienze nella musica d'avanguardia, negli anni Sessanta la sua produzione subì una svolta, segnata dall'interesse per il canto gregoriano e la musica antica. Da allora si è dedicato prevalentemente alla musica sacra, elaborando uno stile proprio, ascetico e di matrice minimalista, basato su antichi procedimenti compositivi, dove la voce assume un ruolo determinante.

Vitae opere

Diplomatosi al conservatorio di Tallin, dalle iniziali influenze di Prokof´ev e Šostakovič si è poi orientato verso la musica seriale e le tecniche collagistiche. Nel 1980 ha ottenuto la cittadinanza austriaca e nel 1981 si è stabilito a Berlino. Dopo la composizione di Pro et contra, per violoncello e orchestra (1966), Credo (1968, accolto da violente critiche in Unione Sovietica per il suo contenuto religioso) e la cantata Laul armastatule (1973), P. ha attraversato un lungo periodo di silenzio e di studio, dedicato soprattutto alla musica medievale e rinascimentale e al canto gregoriano, nel corso del quale ha posto le basi della susseguente svolta stilistica. Ne è emerso uno stile ricco di risonanze mistiche e religiose, basato su antichi procedimenti compositivi e su un materiale musicale rarefatto, ridotto a un semplice arpeggio, o scala, o più spesso una triade, considerato talvolta per questo vicino al minimalismo. Come nel suono delle campane (tintinnabuli), in questa musica sono compresenti semplicità e complessità, densità di assonanze, stasi apparente e molteplicità di armonici. Il riferimento religioso è esplicitato dalla rinunzia all'«armamentario moderno» in favore di una rinnovata essenzialità anche nelle tecniche impiegate, e si estende a tutta la produzione, vocale e strumentale. Il lungo silenzio si è concluso nel 1976 con Aliinale («Per Alina»), seguito da Tabula rasa (1977), Fratres (1977; ha poi visto la luce in numerose versioni), Cantus in memoriam Benjamin Britten (1980), composizioni che hanno portato P. al successo internazionale facendone uno degli autori più seguiti negli ultimi anni del Novecento. Le opere successive vedono una marcata prevalenza di musica sacra, nella quale la parola assume un ruolo determinante anche sul piano della forma («le parole scrivono la musica»). Ricordiamo Passio Domini nostri Jesu Christi secundum Joannem (1981-82), Magnificat (1989), Missa sillabica (1977-91), Berliner Messe (1991), Litany: prayers of St. John Chrysostom (1994), Darf ich... (1995-96), Kanon pokajanen («Canone di pentimento», 1997), Como anhela una cierva (Salmi 42 e 43, 1998), Orient & Occident (2000, per orchestra d'archi), Mein Weg hat Gipfel und Welletäler (2000), My heart's in the highlands (per controtenore e organo, 2001), La Sindone (per orchestra e percussioni, 2006).

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