ARUNDEL

Enciclopedia Italiana (1929)

ARUNDEL (A. T., 47-48)

Arthur POHAM
Vico CASTELFRANCHI
Lucio Villari
Giuseppe GALLAVRESI

Piccola città e municipio nella divisione parlamentare di Chichester nel Sussex, Inghilterra. È situata su importanti linee ferroviarie, in posizione amena, al piede di un monte, sulla riva sinistra dell'Arun, a 93 km. a sud-sud-ovest di Londra; l'Arun è navigabile per piccole imbarcazioni da Littlehampton sino alla foce, dalla quale la città dista 8 km. Nel 1924 aveva 2741 abitanti.

Storia. - Menzionata per la prima volta col nome di Harundell, la città venne ceduta per testamento dal re Alfredo, che probabilmente l'aveva costruita come forte per la difesa contro i Danesi, al figlio Aethelm. Guglielmo il Conquistatore la concesse a Roger de Montgomery, il quale vi eresse il castello, assediato da Enrico I nel 1102, da Stefano nel 1139. La regina Elisabetta, nel 1586, concesse ad Arundel di essere una corporazione; in seguito la città ebbe una carta municipale. Il castello, che fu ancora preso e rovinato dal generale Waller nella guerra civile del 1644, appartenne per secoli ai conti di Arundel: passò poi ai loro eredi, i duchi di Norfolk, che serbarono anche il titolo di conti di Arundel.

Monumenti artistici. - Il castello di Arundel, residenza del duca di Norfolk, è un imponente edificio che domina la vallata del fiume Arun. Il torrione, su un monticello artificiale, e la Torre dell'orologio datano dal sec. XI; ma il resto del castello fu distrutto in un assedio nel 1644; ricostruito e ingrandito dal 1795 in poi; e ancora rinnovato in stile trecentesco alla fine dell'800. Vi si conserva un'importante raccolta di ritratti di famiglia degli Howard, dal sec. XVI a oggi. La chiesa parrocchiale cruciforme data dal 1380, e contiene affreschi rappresentanti i sette peccati mortali e le sette opere di misericordia. Nel coro, murato, monumenti delle famiglie Fitzalan e Howard, tra i quali notevoli quelli del sec. XV, commemoranti l'ottavo, il nono e l'undicesimo conte di Arundel. Presso la chiesa avanzi (restaurati) della canonica costruita nel 1380.

La chiesa cattolica di S. Filippo Neri, officiata dal 1873, è un grande edificio riccamente decorato in stile gotico francese.

Bibl.: M. A. Tierney, The Hist. a. Antiquities of the Castle a. Town of A., Londra 1834; G. W. Eustace, A., Borough and Castle, Londra 1922.

Contea e conti di Arundel. - La contea di A. si identificò con quella di Sussex e prese nome dal castello di cui s'è detto or ora. Il re Enrico I d'Inghilterra infeudò questa contea alla propria moglie, che la trasmise al secondo suo marito Guglielmo d'Aubigny, poi ai suoi discendenti fino a John Fitzalan, agnato della casa Stuart. Nel 1289 i Fitzalan, che si chiamavano signori di Arundel, presero ad intitolarsene conti e portarono tale titolo fino al 1580, quando esso passò per via di donne all'abbiatico dell'ultimo maschio di casa Fitzalan, Filippo Howard, figlio del quarto duca di Norfolk. Egli divenne così il 13° conte di Arundel. Sua madre, la duchessa Maria di Norfolk, era figlia del 12° conte di Arundel, Henry Fitzalan che fu appunto l'ultimo della sua schiatta ad occupare quel feudo. Nato, a quanto pare, nel 1511, Henry era stato educato alla corte del re Enrico VlII che l'aveva tenuto a battesimo. Durante il regno di Edoardo VI fu perseguitato dal Somerset e dopo la morte del giovine re si adoprò efficacemente per far chiamare al trono Maria la Cattolica, ne fu ricompensato coi più alti onori e con incarichi di fiducia, sì che poté, come uno dei più grandi signori del regno, tener testa alla regina Elisabetta, per lo meno fino al 1562. Divenuto bersaglio agli attacchi del governo, nella sua qualità di capo dei cattolici inglesi, dovette rifugiarsi in Italia nel marzo del 1566. La regina lo richiamò ben presto in patria e lo ristabilì nelle sue cariche nel 1568, dandogli di nuovo l'anno seguente un posto nel suo Consiglio privato. Forte della sua indipendenza, si destreggiò in modo da combattere il governo senza compromettersi irrimediabilmente. Nel 1571 dovette però ritirarsi a vita privata. Morì a Londra il 24 febbraio 1580.

Il suo abbiatico e successore, Philip Howard, il cui padre fu fatto decapitare dalla regina Elisabetta, come il nonno paterno era stato giustiziato da Enrico VIII, nacque ad Arundel-House in Londra il 28 giugno 1557. FilippoII di Spagna, che era allora consorte della regina Maria, lo tenne al fonte battesimale; ma fu educato da maestri anglicani e studiò all'università di Cambridge. Godé quindi, per breve tempo, il favore della regina Elisabetta, partecipando alla vita dissipata che essa conduceva, ma interessandosi sempre più alle controversie religiose fra protestanti e cattolici. Sua moglie, lady Anna Dacre, dalla quale era stato per qualche tempo diviso, rientrò nella comunione romana ed egli la imitò nel 1584. Divenuto pertanto sospetto alla regina, egli tentò di fuggire, ma fu raggiunto e imprigionato il 25 aprile 1585 nella Torre di Londra, ove con varî pretesti, Elisabetta lo tenne rinchiuso fino alla morte, impedendogli perfino di rivedere la moglie e l'unico figlio che era nato durante la sua prigionia. Rifiutatosi all'abiura impostagli dalla regina come prezzo della libertà, fu lasciato morire in prigione a 38 anni, il 19 ottobre 1595. La chiesa cattolica lo venera come martire.

Suo figlio Thomas Howard non fu riconosciuto nei titoli aviti che nel 1603 sotto Giacomo I. Ammiratore entusiasta delle antichità classiche e protettore delle arti, fece lunghi soggiorni in Italia e segnatamente a Padova. Fu suo merito l'avere contribuito a diffondere in Inghilterra l'amore per i cimelî della Grecia e di Roma e la sua vita sotto certi aspetti può essere paragonata a quella degli umanisti del '400. Certo egli fu il primo inglese che costituisse una raccolta di veri capolavori. Nel 1630, trovandosi a Milano, per mezzo del conte Giacomo Antonio Annoni propose a don Galeazzo Arconati di acquistare il celebre Codice Atlantico contenente i disegni originali di Leonardo da Vinci raccolti da Pompeo Leoni. Ma, per quanto il conte di Arundel non facesse questione di prezzo e, lasciando comprendere di voler poi cedere il codice al re d'Inghilterra, interponesse i buoni uffici del governatore duca di Feria, non riescì a smuovere il patrizio milanese, la cui ostinazione serbò all'Italia il codice, attualmente custodito nella Biblioteca Ambrosiana. Quasi per una rivincita l'Arundel si consacrò quindi a comporre un'altra raccolta di scritti di Leonardo, segnatamente matematici. Il codice che porta tuttora il suo nome e si trova attualmente al British Museum, è stato testé riprodotto per cura della Commissione reale per l'edizione critica degli scritti vinciani. Fra le statue, le pitture, i manoscritti che il conte Tommaso portò ad Arundel-House, ebbero soprattutto gran fama i cosiddetti Marmora Arundelliana, che comprendono l'inestimabile tavola cronologica proveniente dall'isola di Paro. Dopo alternative di disgrazia e di favore alla Corte degli Stuart, Tommaso Howard si decise a dichiararsi nel Natale del 1615 aderente alla chiesa anglicana. Egli ottenne così la restituzione di tutti i titoli e beni della sua famiglia, salvo il ducato di Norfolk. Egli conservava però una certa indipendenza di fronte alla corte, come si poté vedere quando accolse nel suo palazzo Bacone morente. Nel 1628 si riconciliò per altro col re Carlo I al punto da essere inviato da lui come ambasciatore a Vienna. Quivi prese a' suoi stipendî l'antiquario boemo Venceslao Hollar, che primeggiò nella folla dei segretarî e corrispondenti che il conte d'Arundel teneva sparsi per mezza Europa alla ricerca delle opere d'arte e dei manoscritti e libri preziosi. Negli ultimi anni della sua vita le tradizioni cattolichc dei suoi avi devono avere riacquistato il predominio sull'animo suo, spingendolo a rientrare nella comunione romana, anche a prezzo della perdita di gran parte delle sue immense ricchezze, comminatagli dopo il suo rifiuto di rispondere all'appello della Camera dei lords, che lo richiamava in patria. Ricorse d'altra parte alla Santa Sede quando credette che il suo nipotino Filippo, il futuro cardinale, fosse stato indotto prematuramente ad entrare nell'ordine domenicano, mentre aveva solo 16 anni. Tommaso Howard passò gli ultimi anni della sua vita fra Milano e Padova e morì in quest'ultima città il 14 settembre 1646. Il parlamento inglese pose la sua eredità sotto sequestro e le preziose collezioni di Arundel-House corsero grandi rischi e in parte andarono perdute o subirono danni, tanto che gli antichi collaboratori del conte Tommaso e i suoi creditori cercarono di farsi attribuire quei tesori, profittando dell'inferiorità in cui si trovavano temporaneamente gli Howard proscritti e raminghi.

Il figlio maggiore del conte Tommaso, lord Henry Frederick, quindicesimo conte di Arundel, che in tali distrette non aveva esitato ad appropriarsi i pochi avanzi dell'eredità paterna a scapito di sua madre e di suo fratello, morì nel 1652 senz'essere rientrato nel possesso dei titoli aviti. Questi furono resi, alla restaurazione, a suo figlio Thomas, 16° conte di Arundel, che il parlamento inglese riconobbe nel 1660 come duca di Norfolk. Morto questi celibe nel 1677, gli successe nel ducato di Norfolk e nella contea di Arundel il fratello Henry, che donò all'università di Oxford la celeberrima collezione di marmi.

Bibl.: v. anzitutto le biografie in Dict. of Nation. Biography; H. Howard, Memorials of the Howard Family, Londra 1834. Su Filippo, Lives of Philip Howard, earl of Arundel, and of Anne Dacre his wife, edite dal duca di Norfolk, Londra 1857. Su Tommaso, H. K. S. Causton, The Howard Papers, Londra 1862; Preface to Catalogue of Arundel Mss., Londra 1840; M. F. S. Hervey, The life correspondence and collections of Th. Howard, Cambridge 1921.

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