ISSEL, Arturo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 62 (2004)

ISSEL, Arturo

Nicoletta Morello

Nacque l'11 apr. 1842, da Raffaele ed Elisa Sonsino, a Genova, ove seguì e concluse gli studi secondari; frequentò quindi la facoltà di scienze di Pisa, allievo di G. Meneghini, e si laureò, con medaglia d'oro, nel 1862. Nel 1866 ricoprì per incarico la cattedra di mineralogia e geologia a Genova e ne divenne dal 1876 ordinario, conservando tale insegnamento fino al 1891 quando, allo sdoppiamento della cattedra, scelse quella di geologia che tenne fino al 1917, anno del pensionamento. Nel 1873 sposò a Milano Bettina Ascoli, figlia del glottologo Graziadio Isaia, dalla quale ebbe due figli.

Il breve resoconto di una prima visita alle Arene Candide, pubblicato nel 1864 (Di una caverna ossifera di Finale, Genova 1864), segnò l'avvio delle ricerche e degli studi dell'I. di paletnologia e preistoria liguri e di una produzione scientifica, rivolta a numerosi temi di indagine: malacologia, paleontologia umana e animale, zoologia, geologia (anche applicata), mineralogia, vulcanologia, geomorfologia e geofisica.

L'interesse dell'I. per la paletnologia fu sollecitato dalla questione dell'antichità della specie umana sollevata in Europa nel 1863 dall'"affaire de Moulin Quignon": pur essendo noti manufatti "antidiluviani", insicure e discusse erano le interpretazioni dei fossili umani in via di reperimento, come l'uomo di Neanderthal. Con il ritrovamento di una mascella umana a Moulin-Quignon, che convinse J. Boucher de Perthes di aver finalmente rinvenuto l'uomo "antidiluviano", ebbe origine un'accesa polemica sull'autenticità dei fossili riferiti a una umanità antidiluviana, anche per le implicazioni sul creazionismo e l'evoluzionismo. Nel dibattito intervennero, su posizioni opposte, geologi e paleontologi della seconda metà del secolo. L'I., favorevole alla tesi di una umanità antidiluviana, lavorò sulla preistoria dei Liguri, comprese le tracce evolutive della cultura.

La memoria Della variabilità nella specie. Breve cenno sulla teoria di Darwin, stampata in sole 50 copie (Genova 1865), segnò l'ingresso nel dibattito sulla teoria darwiniana dell'I., che ne condivise criticamente le affermazioni, interpretando in senso progressista la direzionalità evolutiva della selezione naturale, e dalla prospettiva darwiniana, affrontando anche il problema delle forme intermedie. Sebbene l'incompletezza dei dati paleontologici disponibili non consentisse una risposta definitiva alla questione, l'I. riteneva che una specie intermedia, se effettivamente esistita, avrebbe dovuto avere limitata espansione geografica e vita breve, a meno che (con ciò preludendo al concetto di allopatria), la migrazione di specie già adattate non consentisse alle intermedie l'adattamento alle condizioni locali fino alla differenziazione in specie nuove. Pur non più specificamente trattato, l'argomento evolutivo restò sempre presente nella riflessione dell'I. naturalista.

Nel 1865 trascorse due mesi in Egitto per ricerche zoologiche e paleontologiche: l'area del canale di Suez - che sarebbe stato inaugurato di lì a qualche anno (17 nov. 1869) - apriva l'opportunità di comprendere "le leggi che presiedono alla diffusione delle specie", le modalità e gli effetti dell'incontro tra forme endemiche di mari diversi. I testacei viventi e fossili, di cui era allora disponibile una ricca documentazione paleontologica, costituirono il materiale di una ricerca iniziata dallo studio dei Molluschi con la Malacologia del mar Rosso (Pisa 1869) e proseguita nel corso di altri viaggi e ricerche di campagna successive, soprattutto sulla malacologia descrittiva e sistematica. Individuando conchiglie fossili di clima caldo nelle brecce quaternarie di terra rossa, l'I. contribuì alla miglior definizione dei periodi interglaciali - premessa alla istituzione del Tirreniano interglaciale Riss-Wurm (nel 1914) -, e allo studio della fauna malacologica ligure, di Genova in particolare, che contribuì ad avviare mitilicolture e ostricolture.

A Parigi, nel 1867, presentò al congresso di archeologia e geologia preistorica, durante l'Esposizione universale (dove per la prima volta erano esposti al pubblico oggetti del Paleolitico), i resti di uno scheletro trovato quasi integro in un terreno di scavo a Savona nel 1852, di cui rilevò tratti arcaici differenziali. Lo stesso P. Broca, che esaminò quei reperti, attestò l'alta antichità dell'"antropoide". Nei terreni messi in luce da sbancamenti cittadini, l'I. trovò anche fossili di invertebrati marini eocenici e di vertebrati superiori pliocenici, tra cui resti di dugongo e parti ancora sconosciute dello scheletro di un Felsinotherium. Poté così migliorare le conoscenze del Quaternario ligure (soprattutto del Pliocene) grazie anche alla comparazione con il più rappresentato e noto Villafranchiano.

Nel febbraio del 1870, già noto malacologo, col sostegno del Museo di storia naturale, al quale inviava regolarmente le sue collezioni, l'I. partecipò - con O. Antinori, O. Beccari e G. Sapeto - a una spedizione scientifica organizzata dalla Società geografica italiana, nella baia di Assab. Durante i cinque mesi del soggiorno studiò la malacologia del golfo di Aden e delle coste dell'Etiopia, visitando l'altopiano del Keren, ancora poco noto. La relazione del viaggio (vedi: Viaggio nel mar Rosso e tra i Bogos, Milano 1872; nonché Di alcuni molluschi terrestri viventi presso Aden e sulla costa d'Abissinia, in Annali del Museo civico di storia naturale di Genova, IV [1873], pp. 521-530) contribuì a destare l'attenzione su questa terra la cui posizione geografica, con l'apertura del canale di Suez, avrebbe acquisito un peso crescente per i commerci. Furono di questo decennio i viaggi sul "Corsaro" e sul "Violante" (Crociera del Violante: comandato dal capitano armatore Enrico d'Albertis durante l'anno 1877, Genova 1878), con l'indagine geologica e naturalistica di isole e paesi costieri del Mediterraneo (Galita, Tunisi, Malta, Egitto) e la raccolta di numerose collezioni.

Agli inizi degli anni Ottanta l'I. studiò le oscillazioni del suolo che chiamò bradisismi (Le oscillazioni lente del suolo o bradisismi, Genova 1883). Condusse indagini sui terremoti del Levante ligure del 1887 e di Zante del 1893; insieme con D. Zaccagna e con L. Mazzuoli redasse La nuova Carta geologica delle Riviere liguri e delle Alpi marittime (in Boll. della Società geologica italiana, VI [1887], pp. 209-224) e svolse intensa attività geologica di campagna che trovò riscontro nella Carta geologica della Liguria e dei territori confinanti (Genova 1890) e nelle Note esplicative della Carta geologica della Liguria e dei territori confinanti (in Atti della Società ligustica di scienze naturali e geografiche, II [1891], pp. 3-39, in collab. con S. Squinabol), considerata una delle più esaurienti fino ad allora elaborate. Riesaminata la datazione delle antiche coste del Ponente ligure (Finale e Golfo di Genova) l'I. ne attribuì l'immersione al Miocene superiore, mentre T. Taramelli l'assegnava al Quaternario.

Nel 1892, in occasione del quarto centenario della scoperta dell'America, pubblicò a Genova il suo contributo più noto: Liguria geologica e preistorica. Con note e disegni originali di N. Morelli, panorami e fotografie di G. Dellepiane (rist. anast., I-II, Sala Bolognese 1993), un'elaborata e organica trattazione delle più recenti acquisizioni della geologia e della paleoantropologia e dei risultati dei suoi lavori.

Nella parte generale l'I. descrive la geografia fisica, dalla complessa distribuzione delle montagne ai litorali, poco frastagliati nelle due Riviere, ai fondali del Golfo di Genova, le cui differenze di profondità tra la parte orientale e quella occidentale attribuisce a bradisismi; tratta poi dell'idrologia e delle sue connessioni con la struttura del sottosuolo, la natura e la permeabilità dei terreni, ipotizzando che le falde acquifere giacciano prevalentemente su rocce eoceniche e antiche. Fa seguire l'indagine dei fenomeni endogeni, con un catalogo dei terremoti e dei mutamenti di rapporto tra terre emerse e mare. Riferendosi alla sua attività di geologo descrive la varia e complessa distribuzione geografica e stratigrafica dei terreni liguri, con il corredo di forme minerali e fossili caratteristici, dal Postpliocene all'Eocene; dal Cretaceo della Liguria occidentale al Giurassico e al "Liassico" del Levante e dei rilievi della Spezia; dal Trias ai più antichi terreni, rappresentati da rocce cristalline che chiama "precarbonifere". Affronta qui anche la questione delle "pietre verdi" (serpentine, rocce "vulcaniche" presenti nei complessi ofiolitici di diverse catene montuose) da molti ritenute il "sistema superiore" giacente sul sottostante "sistema dello gneiss centrale". Tali rocce formerebbero, lungo tutta la catena alpina e in ogni altra catena montuosa, come sostenevano B. Gastaldi e D. Zaccagna, seguaci della teoria orogenetica di J.-B. L. Élie de Beaumont, il "nucleo" degli "ellissoidi di sollevamento" responsabili dell'innalzamento tettonico delle catene in un unico episodio orogenetico. L'I. invece ritiene che le "pietre verdi" non facciano parte di questo "nucleo" e che ogni sistema orogenetico sia il risultato di sollevamenti ripetuti e differenziati nel tempo e nello spazio. A sostegno della sua ipotesi adduce le serpentine del "gruppo di Voltri" (da lui così definito), da molti ritenute primitive, la cui datazione egli sposta dal Paleozoico al Mesozoico. Anche la sconvolta e caotica distribuzione dei terreni liguri, sarebbe, per l'I., il risultato di corrugamenti accompagnati da sollevamenti, avvallamenti e denudamenti operati dall'erosione, che si sarebbero verificati due volte (prima del Carbonifero e alla fine del Giurassico) nel corso della storia geologica della Liguria. Le nuove datazioni proposte per quei fenomeni e terreni liguri di difficile e controversa identificazione sono il risultato dell'applicazione sistematica di entrambi i metodi (litologico e paleontologico) su cui si fonda, solo da pochi decenni, la cronologia geologica. Nella seconda parte dell'opera l'I. espone lo stato della ricerca paletnologica in Liguria, preceduta da un breve excursus storico. Esamina i principali criteri di suddivisione dei tempi preistorici basati sulla tipologia e sulla sequenza stratigrafica dei reperti e della loro evoluzione o sulla associazione con faune fossili, o, infine, sul confronto fra le caratteristiche dei manufatti che differenziano siti particolari. Poiché tali divisioni non hanno valore assoluto e non consentono suddivisioni più raffinate, ma pur necessarie, l'I. propone di adottare la griglia sistematica dei tempi geologici, dividendo la preistoria in periodi eolitico, miolitico e neolitico.

Di pochi anni dopo è la pubblicazione del Compendio di geologia (I-II, Torino 1896-97), che contiene anche le riflessioni dell'I. sulle principali teorie geologiche e paleontologiche allora sub iudice.

Riconoscendo l'assenza di risposte ai grandi quesiti della vulcanologia, l'I. ripercorre e analizza le principali teorie sulla genesi dei vulcani, la loro disposizione geografica e il meccanismo dell'attività eruttiva. Contrario alle ipotesi avanzate da Élie de Beaumont e in Italia da A. Stoppani, sul meccanismo eruttivo, l'I. propende per quella di P. Gorini, che ne siano responsabili i gas presenti nei magmi. Anche su altri temi le sue tesi sono vicine alle conclusioni più innovative della geologia. Conferma la cronologia geologica di Ch. Lyell con le tre ere: Paleozoico, Mesozoico e Terziario (questo si chiude con il "sistema Quaternario" - che non avrebbe autonomia di era geologica - suddiviso in Siciliano, più antico e corrispondente all'Eolitico e Alluviale, più recente, e corrispondente al Miolitico). Con il ricorso all'ipotesi di almeno due glaciazioni spiega le specie estinte coeve all'uomo.

Questi due lavori dell'I. sono considerati dai contemporanei, in Italia e all'estero, per completezza, sistematicità e novità di argomenti, la miglior espressione della ricerca geologica e preistorica maturata in Liguria alla fine del secolo XIX.

La ricca attività di ricerca dell'I. riguardò anche lo studio delle grotte, come ambiente naturale ipogeo ricco di forme inorganiche e organiche ancora ignote, utili anche per la documentazione di paleontologia umana (Della convenienza di promuovere l'esplorazione delle caverne d'Italia sotto l'aspetto della topografia,della idrografia sotterranea e della zoologia, Genova 1892).

L'I. collaborò con numerose società e istituzioni scientifiche italiane e straniere, svolse un'intensa attività di promotore della vita culturale e scientifica cittadina con la fondazione di società e accademie locali; operò per la diffusione degli studi naturalistici con la pubblicazione di manuali di istruzioni scientifiche per mineralogisti, geologi e paleontologi dilettanti e per viaggiatori, proponendo per questi ultimi anche l'istituzione, presso la facoltà di scienze, di una "Scuola pratica per viaggiatori", approvata nel 1890 dal ministero della Pubblica Istruzione. Ottenne numerosi riconoscimenti tra i quali la commenda dei Ss. Maurizio e Lazzaro nel 1906.

L'I. morì a Genova il 27 nov. 1922.

Opere: Di alcune ossa umane provenienti dal terreno pliocenico di Savona, in Atti della Società italiana di scienze naturali, XI (1868), pp. 659-662; Gli esperimenti vulcanici del professor Gorini. Relazione, in Effemeridi della Società di letture e conversazioni scientifiche di Genova, III (1872), pp. 385-407; Nuovi documenti sulla Liguria preistorica, ibid., pp. 363-368; Intorno ad una serpentina bollosa e cellulosa. Lettera a B. Gastaldi, in Atti della R. Accademia delle scienze di Torino, X (1874), pp. 765-769; Scritti in cui si tratta delle caverne ossifere e dei trovati preistorici della Liguria, in Effemeridi della Società di letture e conversazioni scientifiche di Genova, n.s., 1874, pp. 260-263; Su certi fossili umani trovati nella marna di Savona, ibid., pp. 355-358; Sul ritrovamento di uno scheletro umano nelle caverne di Finale, ibid., pp. 168-173; L'uomo preistorico in Italia, considerato principalmente dal punto di vista paleontologico, Appendice a J. Lubbock, I tempi preistorici e l'origine dell'incivilimento, Torino 1875; Appunti paleontologici. I Fossili delle marne di Genova, in Annali del Museo civico di storia naturale di Genova, IX (1876), pp. 209-265; Appunti paleontologici, II, Cenni sui "Myliobates" fossili dei terreni terziari italiani, ibid., pp. 313-340; Appendice alla memoria precedente, ibid., X (1877), pp. 401-407; Nuove ricerche sulle caverne ossifere della Liguria, in Mem. della R. Acc. dei Lincei, cl. di scienze fisiche, mat. e nat., s. 3, II (1877-78), pp. 51-116; Appunti paleontologici, III, Ritrovamento del genere "Machaerodus" sugli Appennini Liguri, in Annali del Museo civico di storia naturale di Genova, XII (1878), pp. 546-552; Di alcune fiere fossili del Finalese, in Giorn. della Società di letture e conversazioni scientifiche di Genova, II (1878), pp. 253-270; Conclusioni di uno studio sui terreni serpentinosi della Liguria orientale, in Boll. del R. Comitato geologico d'Italia, XI-XII (1879), pp. 572-586; Bibliografia scientifica della Liguria, I, Geologia, Paleontologia, Mineralogia e scienze affini, in Annali del Museo civico di storia naturale di Genova, XVI (1880-81), pp. 561-616; Caverne ossifere del Loanese e del Finalese (con appendice di C. Raimondi), in Boll. di paletnologia italiana, XI (1885), pp. 97-113 e 146-160; La Liguria e i suoi abitanti nei tempi primordiali. Momenti geologici, Genova 1885; Scavi recenti nelle caverne delle Arene Candide in Liguria, in Boll. di paletnologia italiana, XII (1886), pp. 112-133 e 218-228; Cenni di nuove raccolte fatte nelle caverne ossifere della Liguria, in Atti della Società ligustica di scienze naturali e geografiche, V (1894), pp. 329-359; Liguria preistorica, Genova 1908; A proposito di alcuni mammiferi fossili del Genovesato e del Savonese, in Rend. della R. Accademia dei Lincei, cl. di scienze fisiche, mat. e nat., s. 5, VIII (1910), pp. 191-224; Le selci enigmatiche di Breonio, Genova 1917.

Fonti e Bibl.: Bibliographie géologique et paléontologique de l'Italie par les soins du Comité d'organisation du 2ème Congrès géologique international…, Bologna 1881, pp. 46-48, 140, 349, 505; G. Rovereto, Onoranze al prof. A. I.… quarantesimo anno di insegnamento nell'ateneo genovese, Genova 1907; O. Penzig, Discorso in onore di A. I. (9 dic. 1906), in Riv. ligure di scienze, lettere ed arti, XXIX (1907), pp. 3-9; E. Morselli, Discorso in onore di A. I. …, ibid., pp. 9 s.; F. Sacco, A. I. 1842-1922, in Boll. dell'Ufficio geologico d'Italia, I (1922-23), pp. 1-25; C.F. Parona, A. I., in Atti della R. Acc. delle scienze di Torino, LVIII (1923), pp. 60-62; G. Trabucco, A. I., in L'Universo, IV (1923), pp. 1-8; Geologia paleontologia mineralogia…, a cura di P. Vinassa de Regny - P. Aloisi - F. Millosevich, Milano 1939, pp. 19, 26, 74, 308; Bibliografia geologica d'Italia, XII, Liguria, a cura di M. Magnani, Napoli 1965, pp. 116-126; S. Borsa - T. Cocuzza - I. Salvatori, Storia delle ricerche geologiche nel Massiccio sardo, in Cento anni di geologia italiana, Volume giubilare, 1° centenario della Società geologica italiana 1881-1981, Bologna 1984, pp. 333, 348.

CATEGORIE
TAG

Accademia delle scienze di torino

Società geografica italiana

Società geologica italiana

Esposizione universale

Scoperta dell'america