ARTE

Enciclopedia Italiana - I Appendice (1938)

ARTE (IV, p. 631)

Arduino Colasanti

Per la storiografia e la critica artistica, v. critica: La critica d'arte, XI, p. 981.

Insegnamento artistico.

L'insegnamento artistico ebbe nel Medioevo carattere eminentemente pratico. Esso fiorì negli ordini monastici, soprattutto per alcune specialità d'arte: esempio tipico per la miniatura gli scriptoria conventuali del periodo carolingio e quelli dell'età romanica, che lavorarono intensamente mentre trovavano nuovo sviluppo le antiche comunità benedettine a Bobbio, a Polirone, a Nonantola, a S. Salvatore dell'Amiata, a Farfa e nell'Italia meridionale.

Anche nell'insegnamento e nell'esercizio dell'architettura, sebbene sia ormai da rifiutare l'opinione che faceva dei monaci quasi i monopolizzatori della pratica costruttiva del tempo, non si può escludere l'azione degli ordini religiosi, visibile in certi tratti iconografici e da particolari effetti estetici. Ma codesta azione, ampiamente ricercata da H. Thode, da G. Dehio e H. von Bezold e da I.B. zupino, dev'essere appunto limitata alle parti dove è riconoscibile nell'applicazione d'un repertorio di schemi e di tipi comuni.

L'insegnamento e l'esercizio dell'arte in alcuni casi si trasmisero anche tradizionalmente, secondo i metodi dell'organizzazione delle antiche corporazioni, come fu per i maestri comacini o commacini, modesti maestri e costruttori, pure non trascurabili nella loro opera collettiva fondata su tradizioni mantenute costantemente e su specializzazioni di lavoro che dovevano perfezionare i metodi costruttivi e padroneggiare ogni innovazione appresa. E da quelle moltitudini operose sorsero gli architetti, i creatori, i quali imposero la loro genialità direttiva all'anonimo lavoro delle maestranze.

Generalmente, pertanto, gli artefici salivano per gradi dal mestiere all'arte, vivendo in intimità col maestro, servendolo continuamente e fedelmente quasi sempre col solo appannaggio di vitto e vestiario per mercede, secondandolo nelle opere più semplici e manuali e apprendendone in cambio i segreti. Si veniva così a creare uno scambio spontaneo di esempî e di aiuti. Dai libri e dai contratti si rileva quale fosse il concetto didattico che presiedeva a codesta forma d' insegnamento familiare. Compiuto nella bottega, fino all'età di otto o dieci anni, il tirocinio familiare (digrossare tavole, ingessarle, dorarle, depurare colori, fabbricare pennelli, formare gessi, sbozzare marmi, insomma fare tutto ciò che serviva di preparazione all'opera dell'artista), gli antichi garzoni, fatti esperti in questi lavori manuali, s'iniziavano a faccende meno umili, fino ad aiutare il maestro nella tavola e sul marmo. E nello stesso tempo essi si consideravano aggregati alla famiglia di lui, s'impegnavano a coabitare con essa di giorno e di notte, assumevano obblighi di costante obbedienza e di fedele servizio.

In un contratto del 23 luglio 1282, col quale il pittore Azzo del maestro Mazzetto si obbliga a insegnare l'arte sua a Vanni di Bruno di Papa, a un certo punto si legge: "ipse Vanni stabit et morabitur cum eo ad utilitatem dicti Aczi, ubicumque dictus Aczius voluerit ipsum morari, continue, bona fide, sine fraude, hinc ad dictum terminem die noctuque". In un altro contratto del 24 aprile 1294 Dino di Benivieni, pittore, piglia a insegnare l'arte per tre anni a Gerardo di Gianni, il quale s'impegna a varî obblighi, fra cui quello che "non se removebit a continuo exercitio dictae artis". In una delle vacchette di Francesco Francia si legge come nell'anno 1490 il maestro prendesse nella sua bottega Timoteo Viti. E si dichiara altresì in qual modo a distanza d'un anno il nuovo scolaro si avviò a essere, da garzone e artigiano, un artista.

Attraverso le prove quotidiane l'apprendista compiva una vera marcia a tappe verso la meta da raggiungere o da abbandonare a seconda che egli dimostrava di avere sicure attitudini a diventare pittore, scultore, architetto, oppure dimostrava di non potersi elevare dalla condizione di imbianchino, di marmoraro o di capomaestro. Cimabue impara l'arte vedendo lavorare alcuni pittori bizantini nella cappella Gondi in S. Maria Novella. Lorenzo Ghiberti non ha altro maestro tranne il padre che è orafo eccellente e dalla bottega paterna esce modellatore delle porte degne del Paradiso. Mino da Fiesole e Desiderio da Settignano ebbero gli unici ammaestramenti nelle cave native, Michelangelo adolescente è messo in Firenze nella bottega del Ghirlandaio, poi frequenta quella specie di accademia che nei giardini medicei aveva istituita Bertoldo.

Ma v'è di più. La bottega del Quattrocento e del Cinquecento era una specie di officina dove non si faceva soltanto pittura e scultura ma si trattavano spesso varie arti insieme senza distinzione fra arti maggiori e minori, così che furono orefici l'Orcagna, il Verrocchio, il Brunelleschi, il Botticelli, il Ghirlandaio, il Francia; furono scultori in legno il Brunelleschi, Donatello e il Sansovino; disegnatori di stoffe Leonardo, Tiziano, Raffaello, Paolo Veronese: intarsiatori i Maiano e i Sangallo.

Il costume di queste gloriose fucine che per quattro secoli alimentarono l'arte in Italia e fuori doveva corrompersi e piegare a rovina, quando nella seconda metà del sec. XVI nacquero anche le prime accademie di belle arti (v. accademia, I, p. 190 segg.) o le corporazioni esistenti si trasformarono in vere scuole d'arte. Si andò da allora sempre più sanzionando il sistema dell'insegnamento cattedratico, metodico, manualistico, vigente fino ai nostri giorni. Nel 1861 Luigi Celentano dopo avere esaminato "se le arti sono comunicabili" proclamò la necessità di uscire dall'assolutismo accademico e quella del libero insegnamento. E, a poco a poco, il principio della libertà dell'arte e la regola dello studio del vero furono accettati e trionfarono, soprattutto in virtù d'una loro evidenza quasi scientifica che si accordava con le tendenze positive e con gli spiriti democratici dominanti. Svalutati il contenuto e il fine del tradizionale insegnamento accademico, si volle limitato il compito della scuola a impartire solo certi insegnamenti fondamentali considerati come il nucleo essenziale e irriducibile dell'attività artistica, come un canone uguale per tutti, sul quale poi ciascuno dovesse svolgere, con un'impronta personale a cui la scuola doveva rimanere estranea, un'attività propriamente artistica. In tal modo, abolito o rinviato qualsiasi principio di specializzazione, il programma degli studî veniva ridotto a un'enciclopedia delle arti del disegno.

Frattanto le nuove correnti spiritualistiche e idealistiche della filosofia e il rifiorire degli studî storici e di critica d'arte determinavano una- nuova valutazione dell'attività estetica e artistica; la considerazione dell'unità concreta e inscindibile dell'opera d'arte, risultato comune di quelle correnti e di quegli studî, pur mossi da presupposti diversi e spesso contrastanti, dimostrava definitivamente la fallacia di quell'indirizzo che voleva segregare dal processo unico dell'attività artistica elementi teorici fondamentali e quasi obiettivi, e a questi restringere l'insegnamento.

L'insegnamento, che nella vita dell'arte di tutti i tempi non era stato altro che un trascorrere sotto la guida e alla presenza d'un maestro attraverso le esperienze della tecnica fino alla passione creatrice dell'opera d'arte, doveva necessariamente ricondursi a questa elementare, essenziale e concreta sua legge, unica e fondamentale così nelle forme più umili e modeste in cui l'arte serve alle necessità della vita, come nelle forme che intendono solo a produrre un puro godimento estetico. Questi concetti, che miravano a distruggere ogni barriera tra scuole d'arte applicata e accademie di belle arti e a riportare l'insegnamento in ogni sua specie e grado allo stesso contenuto pratico e concreto dell'attività artistica, furono prima che in qualsiasi altro paese ufficialmente adottati in Italia per volere del governo fascista e costituirono la base del vigente ordinamento dell'istruzione artistica, sancito dal ministro G. Gentile col r. d. 31 dicembre 1923, n. 3123 (v. italia, XIX, p. 787).

In Francia, si può dire che soltanto dopo l'esposizione universale di Parigi del 1878, che aprì nuove strade nei diversi dominî della tecnica e dell'arte, l'insegnamento artistico abbia preso un vero slancio, manifestandosi soprattutto col ringiovanimento dei metodi e con la creazione di numerosi istituti. Attualmente le scuole di belle arti francesi possono essere classificate in due gruppi: scuole nazionali e scuole regionali e municipali.

Fra le scuole nazionali le più importanti sono l'École nationale supérieure des beaux-arts e l'École nationale supérieure des arts décoratifs, ambedue a Parigi. La prima, la cui origine risale all'antica École académique dell'Accademia reale di pittura e scultura e alla scuola dell'Accademia reale d'architettura soppresse dalla rivoluzione (v. accademia, I, p. 192 seg.) comprende le tre sezioni: di pittura, della quale fanno parte anche le varie scuole d'incisione; di scultura, cui appartengono anche la scuola della medaglia e quella dell'intaglio delle pietre dure; di architettura. Gli allievi vi sono ammessi in seguito a concorso e in determinate condizioni di età. Pur avendo cura di conservare le grandi tradizioni dell'arte nazionale, la scuola lascia libero corso alle ispirazioni individuali degli studenti. Da essa escono la maggior parte dei Grands prix de Rome e dei pensionati del Salon. A Lilla, a Lione, a Rennes, a Marsiglia, a Rouen, a Bordeaux, a Strasburgo e a Grenoble, esistono inoltre scuole regionali di architettura che sono come filiali della sezione d'architettura dell'École nationale, supérieure des beaux arts. Vi si accede ugualmente per mezzo di concorsi, giudicati da una commissione unica, e vi si conseguono identici diplomi, dopo avere svolto i medesimi programmi d'insegnamento.

L'École nationale des arts décoratifs, fondata nel 1765, comprende attualmente due sezioni, una maschile, l'altra femminile. Anche qui gli allievi sono reclutati per concorso sotto speciali condizioni d'età. La scuola si sforza di applicare le tendenze moderne dell'arte e dell'estetica alle produzioni dei diversi mestieri, allo scopo di creare un artigianato colto e addestrato. Nei dipartimenti esistono: scuole nazionali di arti decorative a Nizza, a Aubusson (arazzeria) e a Limoges (ceramica); scuole nazionali di belle arti a Lione, a Digione e ad Algeri; un'École nationale des arts appliqués à l'industrie, a Bourges. L'insegnamento, in queste scuole, s'ispira alle tradizioni e alle necessità dell'industria della regione.

Fra le scuole regionali e municipali bisogna innanzi tutto ricordare quelle della citta di Parigi, che hanno per oggetto l'insegnamento delle arti applicate. Nei dipartimenti vi sono circa 200 scuole; lo stato provvede con sovvenzioni. Le più importanti fra esse dànno un insegnamento completo delle belle arti e contano parecchie centinaia di allievi. Altre offrono soltanto corsi serali. Fra le meglio attrezzate sono le Écoles académiques di Douai e di Valenciennes, l'École de la Tour a San Quintino, le scuole regionali di arti industriali di Reims e di Grenoble, le scuole regionali di belle arti di Lilla, Rouen, Orléans, Rennes, Angers, Nancy, Montpellier e Clermont-Ferrand, le scuole municipali di belle arti di Saint-Étienne e di Bordeaux.

Per le arti decorative vi sono poi le scuole della manifattura dei gobelins (Parigi) e quella di Beauvais, per l'arazzeria; e quella della manifattura di Sèvres, per la ceramica.

L'insegnamento impartito nelle scuole nazionali e municipali è controllato da un corpo d'ispettori che vigilano sull'osservanza dei programmi e sull'applicazione dei metodi stabiliti dal Conseil supérieur de l'enseignement des beaux-arts e rendono conto all'amministrazione centrale dei bisogni dei diversi istituti.

Molto simile, nelle sue linee generali, è l'ordinamento che vige in Germania, dove la formazione degli artisti si compie nelle scuole statali, in quelle civiche e in pochi istituti privati. Appartengono allo stato dodici accademie distribuite nelle principali città (Berlino, Monaco, Dresda, Düsseldorf, ecc.), circa 50 scuole per le arti industriali e per l'artigianato (Kunstgewerbeschulen, Handwerkerschulen) e alcune scuole tecniche superiori per l'abilitazione degli architetti e degl'ingegneri (Berlino, Stoccarda, Monaco, Aquisgrana, ecc.). I programmi d'insegnamento, in ognuno dei varî ordini di scuole sono molto varî e tengono conto di tradizioni e necessità regionali.

Prima del 1933 l'amministrazione degl'istituti era affidata ai singoli governi dei Länder e, in parte, ai varî ministeri. Per es., in Prossia le accademie di belle arti dipendevano dal Ministero dell'istruzione pubblica, mentre le Kunstgewerbeschulen, e le Handwerkerschulen erano affidate al Ministero del commercio. In tale modo era anche possibile raggiungere un certo accordo sui programmi, ma non una vera, intima collaborazione. Sotto il governo nazionalsocialista tutti gl'istituti d'istruzione artistica fanno capo al Ministero dell'educazione del Reich (Reichsministerium für Wissenschaft, Erziehung und Volksbildung), il che rende agevole un'elaborazione unitaria dei metodi e dei programmi d'insegnamento. In generale, in Germania l'educazione dell'artista libero si raggiunge nel modo seguente: terminate le scuole inferiori i giovani possono essere iscritti all'accademia dove compiono un primo anno di lavoro manuale. Quindi, durante uno o due semestri si svolgono intensamente gl'insegnamenti fondamentali e comuni: disegno in genere, pittura, modellazione, copia del nudo, schizzi dal vero, ecc. Compiuto questo tirocinio, coloro i quali dimostrano spiccate qualità artistiche sono ammessi alle varie specializzazioni: pittura, scultura, incisione e architettura. A codeste classi specializzate sono annesse officine per la fusione del bronzo, per la lavorazione della pietra e del legno, per lo smalto, per la tessitura. Inoltre sono impartiti insegnamenti di letteratura, storia dell'arte, scienze naturali ed economia politica. I corsi durano in generale dai quattro ai sei semestri, dopo i quali l'artista può diventare allievo di un singolo maestro (Meisterschüler) e ottenere un proprio studio, ciò che gli facilita il trapasso al lavoro indipendente fuori della scuola. Gli allievi delle Kunstgewerbeschulen e delle Handwerkerschulen sono reclutati da speciali circoli di associazioni operaie e, dopo un esame che ne accerta la capacità nel loro mestiere, entrano nelle singole scuole. Qui, oltre agl'insegnamenti attinenti alla loro specializzazione, imparano anche le leggi del lavoro e le norme relative all'amministrazione delle aziende e dei negozî.

Fino dal 1920 furono iniziate in Germania riforme dell'insegnamento artistico, volte soprattutto a escludere dalle scuole coloro che non mostrano spiccate disposizioni per l'arte, ad accentuare sempre più l'inscindibilità dell'arte e delle arti applicate, cioè dell'arte e del mestiere, contro la cosiddetta arte pura, e a formare i programmi secondo lo spirito tedesco e l'economia tedesca.

In Inghilterra lo stato si mantiene estraneo all'insegnamento dell'arte. I primi elementi del disegno e dell'arte applicata si ricevono nelle scuole municipali. Quindi i giovani i quali intendono proseguire nello studio dell'arte passano alle scuole della Royal Academy in Londra, o a quelle istituite da altre accademie e da altri enti nella stessa città di Londra, a Liverpool, a Glasgow e altrove. In codeste scuole s'insegnano la pittura, la scultura, le arti minori e l'architettura. Ma per l'insegnamento dell'architettura esistono anche speciali istituti in Londra e anche nelle principali città dell'impero. Gli allievi ricevono borse di studio, la cui durata varia da sei mesi a due anni.

Al contrario di quanto avviene in Inghilterra, la cura dell'insegnamento artistico in Olanda è prevalentemente affidata allo stato. In ogni ordine di scuole medie e superiori s'insegna il disegno, per opera di professori i quali devono essere forniti di diploma rilasciato da speciali istituti di magistero. Corsi di disegno esistono anche nelle scuole di avviamento al lavoro e presso i principali musei. Nelle maggiori città (Amsterdam, L'Aia, Rotterdam, Haarlem, ecc.) esistono istituti superiori per le arti industriali. In Amsterdam è la R. Accademia di belle arti per l'insegnamento dell'arte pura. Essa ha scuole di pittura, di scultura e di arte cosiddetta monumentale, dove, insieme con l'architettura, s' insegnano alcune specializzazioni delle varie arti (affresco, musaico, arti grafiche, ecc.). L'insegnamento artistico, in varî gradi, è impartito anche da scuole private dipendenti da società, quali la Società di architettura, la società "Ars et Amicitia" in Amsterdam e altre organizzazioni locali, in alcuni casi di belle tradizioni.

Nell'Ungheria l'insegnamento artistico è affidato ai comuni e allo stato. Appartengono ai comuni numerose scuole di avviamento. Dipendono dallo stato tre ordini di scuole: gl'istituti superiori per lo studio delle arti figurative, la scuola superiore per le arti applicate in Budapest e una scuola per l'insegnamento del disegno industriale. Gl'istituti superiori per lo studio delle arti figurative avviano al libero esercizio dell'arte e preparano i professori di disegno. Dopo un periodo di studî in comune, coloro che intendono avviarsi all'insegnamento del disegno sostengono un esame di maturità e continuano gli studî nel medesimo istituto. A quelli invece che vogliono esercitare liberamente una delle arti non si richiede esame di maturità, ma una sommaria preparazione, dopo la quale vengono assunti nelle singole scuole specializzate. Pur tuttavia i pittori hanno l'obbligo di frequentare anche la scuola di scultura, mentre gli scultori studiano soltanto il disegno figurativo.

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