Ottoniana, arte

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L’arte fiorita in Germania, e in parte in Lombardia, sotto l’egida degli imperatori sassoni fino all’anno Mille circa. Sostanzialmente legata alla riforma monastica del 10°-11° sec. e all’esaltazione dell’idea imperiale, riprende temi che il primo Medioevo aveva tentato di mutuare dalla tarda antichità e da Bisanzio, e sottomette gli apporti del passato e del presente a un’impostazione unitaria, a una forma plastica e monumentale. Nella scrittura, così come per i modelli iconografici, la cultura o. si basa largamente su quanto elaborato dalle scuole carolinge; anche se talvolta artisti, come il Maestro del Registrum Gregorii, attingono direttamente a modelli del 4°-5° secolo.

I centri dell’arte o. coincidono con le abbazie in cui prese piede la riforma monastica, iniziatasi a Gorze e diffusa poi a Treviri, a Reichenau, a Colonia, a Ratisbona ecc. Scuole con fisionomie ben distinte si precisano nella miniatura e negli intagli in avorio: Magonza (con Lorsch e Fulda), Treviri, Colonia, Ratisbona, Echternach e, alla periferia dell’Impero, San Gallo, Salisburgo, Milano. Particolare è la posizione dell’isola di Reichenau, nella quale parte della critica ha visto il centro promotore di tutta l’arte ottoniana. Tra i codici prodotti nel suo scriptorium si possono chiaramente distinguere gruppi con caratteri così ben definiti da fornire criteri per l’individuazione di correnti o. anche in altri campi (per es., nell’intaglio in avorio, opere notevoli sono prodotte a Colonia, Aquisgrana, Echternach, San Gallo, Milano). Grande importanza per la decorazione e per la coerente reinterpretazione di temi elaborati dall’Alto Medioevo nel ducato di Baviera e nella Lombardia, ha la scuola di San Gallo. Gli scriptoria di Reichenau, di Treviri, di Colonia, di Bamberga, di Echternach, ognuno con un linguaggio proprio, portano invece alle estreme conseguenze l’impulso a rivivere la narrazione evangelica nei suoi momenti più significativi; il risultato è un’accentuazione degli elementi espressivi, del gesto, della gerarchia delle figure, una riduzione astratta degli elementi architettonici, paesistici, atmosferici.

All’arte o. si devono anche le prime affermazioni della scultura monumentale cristiana, con immagini a tutto tondo come il crocifisso ligneo di Gereone nel duomo di Colonia (975) e la Madonna d’oro di Essen (980, legno rivestito in lamina aurea e pietre preziose; Essen, Münsterschatzmuseum). A Hildesheim il vescovo Bernoardo rinnovò l’arte del bronzo: così nelle porte della cattedrale (1015) e nella colonna, già base di una croce, che nella fascia a spirale mostra evidenti richiami all’arte imperiale romana, pur nell’assenza di ogni classicismo nelle figurazioni (1020 ca.). Una concentrata monumentalità domina i rilievi d’argento dorato dell’antependium della cattedrale di Aquisgrana (inizio 11° sec.), eseguito con probabilità a Fulda come l’altro raffinato e austero di Basilea (1019 ca., Parigi, Musée de Cluny). Altri grandi esempi della plastica o. sono il crocefisso bronzeo della chiesa di S. Salvatore di Werden (1060), la placca metallica tombale di Rodolfo di Svevia nel duomo di Merseburgo (dopo il 1080), la delicatissima Madonna del vescovo Imad, in legno dipinto (tra il 1050 e il 1075, Paderborn, Diözesanmuseum), le porte lignee di S. Maria in Campidoglio a Colonia (1065 ca.).

Nell’architettura la coerenza del programma o. appare forse ancora maggiore che nelle altre arti. L’architettura è intesa nel suo valore rappresentativo, che si esprime in un’attenta organizzazione geometrica dell’edificio. All’esterno, alte torri caratterizzano le chiese: così sulla facciata occidentale di S. Salvatore a Werden o di S. Pantaleone a Colonia, o nelle due torri che fiancheggiano il coro orientale del duomo di Magonza.

Le decorazioni delle pareti e i capitelli vanno dall’imitazione dei modelli classicheggianti carolingi (Essen), a confronti con l’architettura bizantina (matronei di S. Ciriaco a Gernrode), all’uso di elementi nuovi, come le gallerie cieche dell’abside e dei campanili della stessa Gernrode (ultimo quarto del 10° sec.), all’impiego razionale del motivo degli archetti (facciata di S. Pantaleone a Colonia), fino alla creazione delle semplici e potenti strutture del capitello cubico (S. Michele a Hildes­heim, cripta di S. Maria in Campidoglio a Colonia ecc.). L’architettura o. è soprattutto un’architettura di spazi: nell’esempio delle grandi strutture romane di Colonia e di Treviri, ma con un’organizzazione dello spazio del tutto nuova.

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