Ming, arte e civilta

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

Ming, arte e civiltà

Stefano Luciani

Il periodo della grande fioritura artistica della Cina

La dinastia Ming, fondata nel 1368 e durata fino al 1644, ha visto susseguirsi sul trono 16 imperatori. In questo periodo, l’arte e l’architettura cinese hanno prodotto grandi capolavori: fu costruito il Palazzo imperiale di Pechino, completata la fortificazione della Grande Muraglia, raffinata la lavorazione della porcellana e vennero composti alcuni famosi testi della letteratura classica

La dinastia Ming

Nel 1368 il ribelle Zhu Yuanzhang, capo delle sommosse contro i Mongoli che governavano allora la Cina, sconfisse le truppe imperiali, fondò la dinastia Ming (in cinese «splendente»), e adottò per il suo regno il nome di Hongwu.

Egli in pochi anni attuò un rigido accentramento amministrativo e pose sotto il suo stretto controllo i letterati (mandarini), allontanando così sempre più la cultura dal popolo, ma gettando le basi per una rapida crescita culturale ed economica, favorita anche dai suoi successori.

Fra questi è sicuramente Yongle l’imperatore di maggior rilievo: durante gli anni del suo impero (1402-24) condusse la Cina verso grandi cambiamenti che segnarono la storia del paese. Egli, infatti, non solo spostò la capitale da Nanchino a Pechino, ma promosse anche le spedizioni all’estero dell’ammiraglio Zheng He, istituì un codice penale e iniziò la stesura di una enciclopedia di 22.877 volumi.

Gli altri tredici imperatori succeduti a Yongle continuarono la stessa linea politica fino al 1644, quando le popolazioni mancesi stanziate a nord della capitale attaccarono Pechino, destituirono il debole imperatore Chongzhen e diedero vita alla dinastia dei Qing, destinata a essere l’ultima della Cina.

La Città Proibita di Pechino

Il nome di Yongle è legato alla sontuosa dimora imperiale costruita al centro di Pechino nel 1407. All’interno della residenza, conosciuta come Città Proibita, potevano entrare soltanto i funzionari imperiali, gli eunuchi e le concubine dell’imperatore. Per la sua realizzazione, Yongle reclutò un milione di operai che costruirono oltre 800 padiglioni su una superficie di un milione di metri quadrati.

Le architetture di colore rosso, dipinte secondo i dettami del codice imperiale, e i tetti in ceramica giallo-oro della Città Proibita risplendono ancora oggi nel centro di Pechino. All’interno delle sue mura sono conservati oggetti preziosi, quali pietre rare, perle e sete, che testimoniano la vitalità della corte dell’epoca.

Le ceramiche di Jingdezhen

In questi anni vengono costruite anche le lussuose dimore dei ricchi dignitari, tutte abbellite con sfarzosi giardini. L’arte della disposizione dei giardini, tanto apprezzata dagli occidentali nell’Ottocento, si perfeziona proprio in questo periodo nelle città di Suzhou e Hangzhou, nel Sud della Cina.

La cultura del Sud, creativa e raffinata, è diversa da quella rigida e accademica del Nord. È al Sud che nascono le opere d’arte più rappresentative dell’epoca Ming, che si perfeziona l’uso della porcellana dal tipico colore bianco e blu e si diffonde l’uso della lacca come elemento decorativo. La città di Jingdezhen diventa il centro principale della ceramica cinese per le pregiate materie prime della zona e per l’abilità dei maestri ceramisti. Le ciotole e i vasi qui realizzati venivano portati nella capitale e utilizzati dall’imperatore, il che spiega perché le ceramiche del tempo siano spesso decorate con draghi imperiali e riportino alla base il sigillo dinastico. La produzione di ceramica di questa città, iniziata già dalla metà del 15° secolo, è rinomata ancora oggi per la creazione di «oggetti bianchi come la giada e sottili come la carta», come recita un’antica fiaba cinese.

Padre Matteo Ricci e la diffusione del cristianesimo in Cina

Il gesuita italiano Matteo Ricci è noto per aver fatto conoscere il cristianesimo e la cultura scientifica occidentale in Cina durante l’epoca Ming. Arrivato nel 1583 nella regione di Canton, egli riesce a convertire molti Cinesi grazie al suo carisma.

Capisce che per diffondere il suo credo deve entrare totalmente nella cultura cinese. Adotta quindi usi e costumi del luogo, studia a fondo la lingua e solo così riesce nel suo intento, convertendo, tra gli altri, i Cinesi attratti dalle invenzioni occidentali portate dall’Europa, che essi vedevano per la prima volta.

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