COREANA, Arte

Enciclopedia dell' Arte Antica (1959)

Vedi COREANA, Arte dell'anno: 1959 - 1994

COREANA, Arte

M. P. David

La penisola coreana, fra il Mar Giallo e il Mar del Giappone, separata dalla Manciuria cinese dalle valli dello Yalu e del Tumen, deriva il proprio nome da quello dell'antico regno indipendente di Korai, risultato dalla unificazione, avvenuta nel X sec., di tribù appartenenti originariamente a varie popolazioni (al N nomadi, forse Tungusi mescolati ai protomongoli; al S popolazioni venute dal mare, di civiltà diversa). Dal punto di vista archeologico e artistico appare che forme di civiltà di tipo preistorico vengono sostituite da influenze cinesi. Dalle forme dell'arte classica cinese dell'epoca T'ang (618-907 d. C.) si sviluppano poi anche forme originali (ma queste manifestazioni appartengono a un'età che cade al di fuori dei limiti cronologici assegnati alla presente enciclopedia). L'importanza storica di questa arte coreana risiede nell'essere stata maestra alla civiltà artistica giapponese.

Nonostante le molte pubblicazioni, soprattutto giapponesi, la preistoria coreana, che non ha ancora costituito l'oggetto d'un lavoro di sintesi, rimane mal definita.

Al momento attuale, nella penisola non è stata ancora rilevata alcuna traccia del Paleolitico.

Il materiale più antico, scoperto nel N, dalle rive del fiume Tumen alle foci dello Yalu e del fiume Taedong, sembra risalire a uno stadio avanzato del Neolitico. Diversi elementi: kaizuka (raccolte di conchiglie marine), tateana (abitazioni scavate nella terra, di forma rotonda, con un diametro da 4 a 10 m e dotate d'un focolare centrale) apparentano il Neolitico coreano ai complessi sibero-manciuriani e giapponesi. Gli utensili rispecchiano una duplice influenza: pietre sagomate (asce e frecce) accompagnate da microliti; ceramiche rozze e prive di decorazione (otri, catini, piatti) considerate dagli archeologi come specificamente coreane, ma che non mancano di qualche rapporto con quelle delle Province Marittime; ceramiche "a pettine" e altre, rivelano un'influenza nordica (sibero-manciuriana); alcuni utensili di pietra levigata (coltello a mezzaluna, ascia perforata); alcune ceramiche rosse dalla superficie lucida, altre ricoperte di pitture (regione del Tumen) indicano un'affinità con le zone dei confini settentrionali della Cina, dove il materiale degli agricoltori stabili si mescola a quello dei pastori nomadi.

A partire dal V sec. d. C. si vedono apparire nel N (regione del Taedong) resti eneolitici nei quali l'influenza cinese, documentata dai testi, è confermata dalla presenza di monete dei Regni Combattenti (v. cinese, arte), da armi in bronzo ed imitazioni di queste in pietra levigata e da utensili in ferro. La fusione del metallo in Corea è attestata, sin da quest'epoca, dalla presenza di stampi, di campanelle e specchi che imitano rozzamente i modelli cinesi.

Questo materiale si trova in tombe di forme diverse, la cui distribuzione geografica è ancora mal delimitata: dolmen, cairns, sarcofagi di pietra e deposizioni entro giare (kame-kan). Questi diversi tipi pare si siano perpetuati sino a epoca molto avanzata nella regione del Tumen e nel S della penisola.

Nel 108 a. C. la conquista da parte degli Han della maggior parte della Corea settentrionale (Chao Hsien) a eccezione del N-E, e l'organizzazione di quattro circoscrizioni, la più importante delle quali, quella di Naknang (cinese Lo-Lang, giapponese Rakurō) sulle rive del Taedong, sarebbe poi sopravvissuta sino al 313 della nostra èra, portano tutta questa regione nell'orbita della civiltà cinese. Per mezzo di quelle circoscrizioni, la Cina estende lentamente la sua influenza verso il S della Corea. Nel corso dei primi secoli della nostra èra, questa ultima regione trasmetterà al Giappone alcuni elementi della cultura cinese (l'uso del bronzo e del ferro, il tornio per vasi, la cultura dei cereali). D'altro canto, nel S, alla corrente d'influenze continentali da questo momento dovettero affiancarsi apporti marittimi provenienti dal litorale dello Shantung e del Chechiang (forme delle armi e delle ceramiche). Durante il III sec. della nostra èra, i territorî cinesi vengono lentamente assorbiti da una popolazione (Koguryo), d'origine tongusa. Installatisi dapprima sulla riva settentrionale dello Yalu, i sovrani Koguryo finirono, nel 313 d. C., con l'occupare Lo-Lang e stabilirono la loro capitale non lungi dalla città cinese.

Durante il IV sec., nella regione del S, la cui organizzazione era ancora confusa e dove i Giapponesi dovevano avere una colonia, emergono lentamente due regni, l'uno a S-O, Paikche (Kudara), l'altro a S-E, Kyerim e, dal 604, Silla (Shiragi). Nel corso del V sec., le loro frontiere giungeranno sino ai confini meridionali dei Koguryo, e i tre regni, entrando in competizione, lotteranno durante i secoli VI e VII per assicurarsi l'egemonia. Sostenuto dai T'ang, Silla finalmente avrà il sopravvento e, nel 668, procederà all'unificazione della penisola coreana.

I tre regni subiscono l'influenza del grande impero vicino. Koguryo riceverà quella dei Wei, che occupano in quell'epoca la Cina settentrionale (398-534), alla quale essi impongono il buddismo. L'ispirazione cinese è visibile nelle grandi tombe dello Yalu (IV-V sec.) e della regione di Pyongyang (V-VIII): grandi tumuli di terra che nascondono stanze costruite con lastre di pietra e dal soffitto a lanterne (influenza dell'Asia Centrale); quest'ultime sono ornate di pitture il cui stile e i cui soggetti sono cinesi: imitazione d'architettura in legno, genî che volano tra nuvole e fogliame di loto. Le vestigia buddiste, non ancora del tutto studiate, rivelano anch'esse l'impronta dello stile Wei.

Nel S, nel IV sec. d. C., la cultura derivata dall'Eneolitico pare sia stata abbastanza uniforme: grandi tumuli di terra e camere sepolcrali di legno, contenenti importante materiale: corone d'oro ornate di magatama (ornamento a forma di zampa d'orso), o di giada o di cristallo di rocca; orecchini, armi e vasi in cui si nota l'influenza della Cina del Sud. Paikche, le cui relazioni con le dinastie cinesi che si succedono dal 317 al 589 sul trono di Nanchino (Chienk'ang) pare siano state strette, ne accolse il buddismo e diverse forme artistiche. Vi si vedono infatti apparire sepolture con camere di mattoni decorate da pitture murali. Le tegole con decorazioni di loto e di foglie, così come pure le statuette di bronzo dorato, indicano la stessa origine. La pianta d'un tempio buddista ricostituita a Fou-yu (ultima capitale di Paikche nel VI sec.) si rivela simile a quella di Shitenno-ji, primo edificio religioso del principe Shotoku-taishi a Osaka, nel Giappone. Paikche, sostenuto dalla corte del Yamato nella sua lotta contro Koguryo, convertì quest'ultimo al buddismo e gli trasmise molti modelli così come pure alcuni artigiani. Silla si convertì in epoca più tarda, durante il VI sec., e pare che sia rimasto a lungo fedele alla cultura sudcoreana che si apparenta a quella dei köfun giapponesi. Numerose tombe ci hanno conservato un ricco complesso di oggetti d'oro e di vasellame. Ai suoi inizî, la cultura buddista si presenta simile a quella di Paikche. La grande fioritura non avverrà che dopo il 668, e allora l'arte buddista di Silla si confonde con quella dei T'ang.

Bibl.: A. Eckardt, History of Corean Art, Londra 1929; Sekino, Chosen Koseki zu-fu (Raccolta di tavole sulle antichità di C.), 1915, voll. I, II, III; Koseki chôsa tokubetsu kokoku (Relazioni archeologiche del Governo di C.), 1924-40; Chosen sotokufu hakubutsukan chinretsu hinzukan (Raccolte di tavole delle collezioni del Museo del Governo Generale di C.), 1-14, 1918-40; Umehara Sueji, Chosen kodai no bunka (Cultura delle alte epoche coreane), Tokio 1947; id., Chosen kodai no bôsei (Strutture delle tombe nell'antichità coreana), Tokio 1948; M. David, Quelques notes sur l'Histoire et l'Art de la Corée. Exposition d'Art Coréen, Musée Cernuschi, Parigi 1946; corona in bronzo dorato, epoca di Silla (V-VI sec. d. C.) da King Chang-nando: Arts Asiatiques, IV, 1957, 3, p. 220.