ARREDAMENTO

Enciclopedia Italiana (1929)

ARREDAMENTO (dal gotico raidjan "apparecchiare" fr. ameublement; sp. ajuar, mobalaje; ted. Mobiliar; ingl. purniture, interior decoration)

Pietro D'Achiardi

Con la parola arredamento si indica tutto ciò che serve per ornare l'interno degli edific;. Per questa ragione l'arredamento non si può definire come un'arte, ma piuttosto come l'insieme di tutte le arti che concorrono armonicamente ad abbellire e a dar carattere di praticità tanto all'abitazione civile quanto agli uffici pubblici, ai luoghi di ritrovo, ai negozî, alle officine, ai laboratorî, alle scuole, alle chiese, ai conventi, e ad ogni ambiente dove si svolge la vita pubblica e privata di un popolo.

La parola arredamento è parola prettamente italiana che bene esprime questo concorso di tutte le arti, specialmente di quelle cosiddette applicate, ed è molto più comprensiva della parola francese ameublement o di quella inglese furniture che indicano generalmente solo una parte dell'arredamento, cioè quella che si riferisce al mobilio di un ambiente.

All'arredamento concorrono non solo le arti minori, o applicate, ma tutte le arti, anche le maggiori, a cominciare dall'architettura, che con le sue leggi rigorose domina e regola la disposizione degli oggetti in un ambiente, il carattere e lo stile delle decorazioni sulle pareti, le linee e le proporzioni dei mobili negli spazî. La pittura e la scultura concorrono pure con le loro più svariate applicazioni, e anche per loro stesse, nel caso in cui si tratti di quadri o di statue a sé, alle quali è assegnata una precisa destinazione e una funzione decorativa.

La decorazione interna è parte essenziale dell'arredamento, tanto da divenirne quasi sinonimo; benché per decorazione interna s'intenda generalmente tutto ciò che ha carattere fisso in un ambiente ed è perciò più strettamente legato con l'architettura; mentre invece l'arredamento comprende oltre che gli oggetti fissi, anche tutti quelli che possono avere una collocazione provvisoria, e possono essere facilmente portati da un posto all'altro.

Per questo suo significato largamente comprensivo, quando parliamo di arredamento possiamo riferirci a infinite cose, come mobilio, vetri, ferri battuti, stucchi, ceramiche, stoffe, tappeti, arazzi, ecc., alle quali voci si rimanda il lettore che voglia avere particolari nozioni su ciascuna di esse, limitando questo capitolo alla trattazione sommaria di ciò che costituisce la storia dell'arredamento in generale e i suoi caratteri principali nelle varie epoche presso i varî popoli, con speciale riguardo all'arredamento italiano.

La storia dell'arredamento, presso ciascun popolo, è strettamente collegata con la storia dell'arte e del costume. Lo stile degli ogetti di arredamento è, a sua volta, strettamente legato con lo stile dei monumenti, secondo una legge generale dell'arte antica, e segue costantemente il fiorire e il decadere di quello.

Gli oggetti destinati all'arredamento presuppongono in generale un periodo di civiltà abbastanza avanzato; poiché non si può parlare di arredamento nei riguardi degli utensili indispensabili all'uomo nel periodo preistorico in cui egli era rifugiato nelle caverne o nelle abitazioni lacustri. Noi tratteremo perciò soltanto dei periodi storici.

Egitto. - L'Egitto è il paese nel quale s'incontrano le tracce più antiche di un arredamento vero e proprio, inteso come arte di abbellire e decorare l'interno delle case, dei templi, degli edifici pubblici e privati. La costituzione ieratica della civiltà egiziana dà la sua impronta caratteristica a tutte le produzioni di questo popolo, e costituisce uno degli aspetti più tipici della vita e dell'arte egiziana. Nei prodotti delle arti questo carattere ieratico si associa allo spirito di osservazione e allo studio profondo della natura, guidato sempre nella sua estrinsecazione da un concetto di stile rigorosamente architettonico e decorativo. Questi prodotti, nel lungo periodo di millennî che costituisce la storia del popolo egiziano, sono caratterizzati da differenze sensibili. E, come il carattere della grande arte, così varia lo stile degli oggetti d'uso e d'arredamento dalle prime dinastie a quelle più recenti, fino al periodo delle infiltrazioni della civiltà greca e romana.

Le fonti più sicure per conoscere il carattere e lo stile dell'arredamento egiziano sono le innumerevoli pitture che decorano le tombe ed i templi lungo la valle del Nilo, e che trovano la loro corrispondenza negli oggetti di scavo riuniti nei più importanti musei, come quello del Cairo, o nel Metropolitan Museum di New York, o nelle collezioni di Londra, Parigi, Roma, Torino, ecc.

Le abitazioni private erano parimenti decorate da vaste pitture murali, specchio fedele della vita e dei costumi di quel popolo.

Nelle dimore dei ricchi incontriamo mobili di grande eleganza, letti decorati con zampe di leone e di altri animali, poltrone, sedie, tavoli spesso dipinti con colori brillanti. Legni di cedro intarsiati di avorio e di ebano, utensili da toletta finemente lavorati, di legno, di bronzo e d'altri metalli più preziosi, vetri, smalti, oggetti di oreficeria di grande ricchezza e varietà, stanno a testimoniare del grande lusso spiegato dai Faraoni e dai nobili egiziani negli oggetti destinati all'arredamento e alla decorazione interna. Spesso incontriamo nella casa egiziana ricchi soffitti di legno, costruiti con materiali indigeni o esotici, porte e finestre generalmente a due battenti, spesso decorate da tende di stoffe leggiere e bellissime, muri rivestiti di stucco, o dipinti con scene di carattere domestico o religioso. E tutto ciò completato da una mobilia tanto comoda quanto elegante. Con le case di città rivaleggiavano le ville e le case di campagna altrettanto belle ed eleganti.

L'arredamento della casa egiziana era sempre completato dalla policromia ricca e vivace, di cui si sono conservati esempî importantissimi nelle tombe.

La casa egiziana, in ogni particolare del suo arredamento e della sua decorazione, risponde a tutte le esigenze d'una civiltà progredita, per appagare i gusti delicati e raffinati dei proprietarî.

L'amore per la casa trova un riflesso nella cura con cui si arredava e si custodiva la tomba, che era considerata come la casa per l'eternità.

Le arti industriali, che concorrono all'arredamento della casa, del tempio o del palazzo, avevano raggiunto in Egitto un grado assai progredito anche all'epoca delle dinastie più antiche.

Pochi pezzi originali di mobilia sono pervenuti fino a noi e soprattutto le pitture ci permettono di giudicare della bellezza e della ricchezza della mobilia e in genere degli oggetti di arredamento.

La vita dell'alta società egiziana era una vita elegante e raffinata; e l'interno della casa egiziana, nei secoli di maggiore splendore, al tempo di Ramsete, era riccamente arredata con sedie a bracciuoli o senza, con tavoli di forme svariate, pliants, panchettl per i piedi, consolles sulle quali si posavano vasi pieni di fiori, scrigni per chiudere oggetti preziosi. Il gran signore non si contentava di un divano e di qualche bel tappeto; aveva il suo letto intarsiato di metallo o di avorio, e un mobilio ricco e vario. Gli Egiziani non sedevano generalmente per terra all'uso orientale, ma amavano star seduti su sedili comodi con spalliere e cuscini, su mobili spesso di gran prezzo. E le industrie tessili, fiorentissime nell'Egitto, fornivano stoffe preziose e disegni tessuti o impressi, e tele finissime che, specialmente nella biancheria femminile, raggiungevano un grado veramente sorprendente, come ce ne fanno testimonianza i numerosissimi esempî trovati nelle tombe e indosso alle mummie. Anche nei ricami all'ago l'Egitto produceva dei veri capolavori, che erano ricercatissimi ancora nell'epoca romana.

Di tutte queste industrie sussidiarie dell'arredamento della casa, che producevano oggetti d'un valore venale altissimo, gli Egiziani facevano larga esportazione; e i prodotti delle arti industriali egiziane furono pagati a caro prezzo, anche quando altri popoli cominciarono a inondare i mercati con i loro prodotti.

La Fenicia e la Siria sono piene di oggetti esportati dall'Egitto. In Babilonia, in Assiria, in Asia Minore, in Etruria, nel Lazio, in Corsica, in Sardegna, sulle coste dell'Africa presso Cartagine, in tutto il bacino del Mediterraneo insomma, si sono trovati abbondantemente oggetti di fabbricazione egiziana, ricercatissimi anche quando l'Egitto non produceva più oggetti di tal genere.

Assiria e Babilonia. - La civiltà semitica ci ha lasciato minori tracce e meno importanti di quella egiziana. Gli oggetti venuti in luce negli scavi di Ninive e di Babilonia, e che hanno arricchito i musei d'Europa, denotano un grado di civiltà molto alta, ma presentano pochi esempî di mobilia e di oggetti d'arredamento in genere. Fra questi oggetti uno dei più famosi è il trono della statua di basalto nero del re Gudea che data circa dal 3000 a. C. (Louvre). Altri troni più recenti si conservano nel British Museum. Il legno più usato per la fabbricazione dei mobili era il cedro; erano pure usati altri legni d'importazione, come il legno di teak, il noce indiano e forse anche il legno di rosa; spesso si hanno incrostazioni di avorio e di ebano come in Egitto.

Nei bassorilievi monumentali di Ninive s'incontrano spesso rappresentazioni di mobili e di oggetti d'arredamento usati dai grandi monarchi di questi paesi orientali, consistenti in troni, tavoli, sedili, carri, ecc. Pochi avanzi di pezzi originali fatti di legno sono pervenuti fino a noi: più numerosi invece i pezzi di applicazioni in bronzo.

Da quello che rimane apparisce che l'arte di questi popoli era meno fine e meno delicata di quella dell'Egitto. Se nelle rappresentazioni figurate troviamo un'energia realistica sconosciuta agli abitanti della valle del Nilo, nell'arte applicata invece, se si eccettuano alcune famose applicazioni di terracotta e di mattonelle smaltate, non riscontriamo mai l'alto senso decorativo e architettonico che fece grande l'arte egiziana. La magnificenza un po' barbarica di quest'arte si rivela specialmente nella predilezione per la rappresentazione di fiere e di animali selvatici, scolpiti nei grandi bassorilievi monumentali o incisi sui mobili o sui piccoli oggetti di arte applicata.

Fenicia, Giudea e altri paesi dell'Oriente. - In genere questi paesi furono tributarî del vicino popolo assiro o di quello egiziano. Essi non ebbero uno stile proprio e un'estetica particolare. Le città di Tiro e di Sidone servirono come intermediarie fra i popoli dell'Asia e quelli dell'Europa, ai quali portavano le mercanzie e i prodotti dell'Oriente. Il famoso letto di Salomone (1000 a. C.) era di cedro del Libano con pilastri d'argento e la base d'oro con braccioli decorati di leoni; e leoni di fattura crisoelefantina stavano da ogni lato dei gradini davanti al trono stesso.

Questi popoli dediti principalmente al commercio, contribuirono specialmente alla grande diffusione dei prodotti delle arti applicate, e quindi anche di quelli destinati all'ornamento del costume, alla suppellettile domestica e all'arredamento della casa.

Fra i prodotti, dei popoli orientali, destinati all'arredamento, tengono il primo posto fin dall'antichità i tappeti, di cui la Persia fu sempre il centro di produzione maggiore. Nella Persia stessa,anche nelle epoche più remote, l'arredamento consisteva principalmente in tappeti superbi e in magnifiche stoffe dai colori lussureggianti.

Civiltà cretese-micenea. - L'ambiente di ricchezza fastosa, talvolta quasi follemente prodiga, per quanto sempre di fine gusto artistico, che ci pongono dinnanzi i palazzi cretesi e micenei, e di cui abbiamo, più che l'eco, la descrizione vivace nei poemi omerici, era certo fra i più adatti a uno sviluppo largo e vario dell'arredamento.

I ritrovamenti archeologici molto ci dicono, ma non certo tanto quanto più spesso desidereremmo. Perduti sono i mobili di legno che guarnivano le immense sale dei palazzi di Festo e di Cnosso; e solo un'idea pallida ci può dare di essi qualche loro riproduzione in pietra, rinvenuta nei palazzi stessi: come il cosiddetto trono di Minosse, alta seggiola a spalliera, con ornati scolpiti, i banchi in pietra alabastrina destinati certo a ricevere cuseini e pelli per sedervisi sopra.

Nessuna traccia superstite invece dei letti, che pare avessero una spalliera a trafori, talvolta adorna di intarsî, mentre il telaio era fatto di semplici corregge di cuoio, sulle quali erano gettati trapunti e pelli di animali.

Assai più copiosa è la suppellettile della tavola e della cucina, che gli scavi ci hanno restituito: e in essa, accanto alla più umile di terracotta, o di rame e bronzo, di uso comune, troviamo gli esemplari più ricchi d'oro e d'argento, e più belli per i mirabili ornati a sbalzo, a cesello, in agemina di cui sono decorati. Ricordiamo le famose tazze in oro di Vaphiò con le vivaci, drammatiche scene di caccia e di animali pascenti, i rhyta di steatite rivestiti in antico di lamina d'oro con figurazioni a rilievo o fatti in forma di animali, che erano quasi certamente oggetti di culto, ma che con ogni probablità riproducevano tipi di vasi usati anche nella vita giornaliera. Se passiamo poi al campo della ceramica, il ricordo corre subito ai numerosi vasi del tipo detto di Camares, e a quelli d'età più recente dalla delicata decorazione a motivi vegetali e animali, tratti in particolar modo dalla fauna marina e ai grandi pythoi con ornati applicati, nei quali i sovrani di Creta riponevano le copiose provviste destinate a loro, alla famiglia e agli ospiti.

Grecia. - Le arti applicate all'arredamento, nel periodo delle origini della civiltà greca, furono tributarie delle arti orientali, dei cui prodotti si faceva larga esportazione e commercio in tutto il bacino del Mediterraneo.

Già fino dalla civiltà preellenica le forme orientali appariscono in un felice connubio con elementi nuovi improntati di un gusto decorativo originalissimo; ciò denota il carattere di una civiltà che andrà sempre più differenziandosi da quelle orientali, e che le supererà tutte per equilibrio di forme e senso dell'armonia.

Tributarî da prima delle forme tarde, egiziana, assira e persiana, i Greci trovano ben presto forme proprie. Negli oggetti di arredamento in genere rifuggirono dallo sfarzo dei popoli egiziani ed assiri, e in generale degli orientali, e si limitarono ad abbellire alcuni oggetti di pura necessità per la vita pubblica e privata, ispirandosi sempre a una grande semplicità, a un senso rigoroso di equilibrio e di misura.

Nulla di originale ci è pervenuto dei mobili di legno, a causa del clima e delle vicende dei secoli. Da quello che possiamo conoscere per mezzo delle pitture dei vasi e dei rilievi di marmo o di terracotta, la mobilia dei Greci, e in genere ogni oggetto di arredamento, dovette essere condotto con arte squisita e finito in ogni particolare con grande cura ed eleganza.

Fino dalle origini della civiltà greca il mobile più importante e quello che richiamava le maggiori cure nell'arredamento della casa greca era il letto, che serviva non solo per dormire, ma anche per mangiare, leggere, scrivere, e per molti altri usi domestici specialmente nelle ore di riposo.

Le forme e le ornamentazioni del letto sono molto varie, secondo la condizione della casa e delle persone. Materassi e cuscini, stoffe e coperte di pregio ne aumentavano la bellezza e la comodità.

I tavolini generalmente bassi, di forma, rotonda o rettangolare, con gambe a zampe di animali, più o meno stilizzate, erano usati principalmente per mangiare. Si usavano sedie di tutte le forme e dimensioni e troni riccamente decorati, per i re o per i grandi dignitarî. Alcune delle forme del mobilio greco passarono nell'arte romana e furono rimesse in onore anche nell'arte moderna nel periodo dell'impero napoleonico.

Nella Grecia comincia ben presto, specialmente verso l'epoca ellenistica, oltre che la passione per le pareti dipinte, il gusto dei quadri appesi come oggetti di arredamento, gusto ereditato poi largamente dai Romani. Anche le sculture e i bassorilievi assumono una funzione altamente decorativa nell'arredamento della casa: i mobili, i vasi, e gli oggetti svariatissimi di suppellettile domestica, sono in genere caratterizzati da una grande eleganza di forme che rispecchia l'eleganza dell'architettura. Anche questi oggetti subiscono, nelle varie epoche della storia greca, le vicende dello stile delle arti maggiori, dall'epoca arcaica all'epoca ellenistica.

Nell'epoca ellenistica comincia anche la moda degli stucchi, dei marmi rari, dei musaici, e di altri rami di industrie artistiche portate poi a sempre maggiore sviluppo dai Romani.

La maggior parte degli utensili della casa erano di bronzo e talvolta incrostati di metalli preziosi. Atene, il grande centro artistico della Grecia, produceva non solo eccellenti opere d'arte, ma anche squisiti prodotti delle arti industriali, specialmente di mobilio e di oggetti di arredamento in generale, e non solo li produceva, ma anche li esportava largamente, facendone scambio attivissimo con prodotti di prima necessità importati da altri paesi.

Etruria. - Presso le popolazioni etrusche più antiche nella penisola d'Italia, s'incontrano scarse tracce di oggetti d'arredamento vero e proprio, mentre sono frequenti oggetti di bronzo, armi e utensili domestici.

In alcuni centri dell'Etruria del periodo più antico si sono trovati molti oggetti d'importazione straniera, braccialetti, pendagli, fibule, anelli, amuleti e scarabei analoghi a quelli che si trovano in Egitto, in Fenicia, in Grecia, e che provano le strette relazioni commerciali degli Etruschi con quei popoli dell'Oriente. L'introduzione di questi oggetti in Italia è attribuita ai Fenici.

Non tutti però gli oggetti importati in Etruria in questo periodo erano di origine orientale. Molti oggetti sono decorati nello stile geometrico che non è stato mai familiare all'arte orientale, ma che piuttosto è da credersi formato sul suolo della Grecia e nelle isole dell'Arcipelago. Perciò assai presto dovettero stabilirsi relazioni commerciali fra le due penisole, la Grecia e l'Italia, così prossime fra loro.

Una maggiore abbondanza di oggetti metallici, un maggior progresso nella lavorazione, e una maggiore ricchezza di prodotti in genere e di motivi decorativi, si rinvengono nelle tombe a fossa, tra le quali particolarmente celebri sono quelle di Tarquinia. Negli scavi fatti a Orvieto, Vetulonia, Falerii, Lavinium, sono state pure scoperte tombe che contengono un mobilio funerario analogo, sotto tutti i punti di vista, a quello di Tarquinia. In questa evoluzione del periodo villanoviano e dello stile del periodo geometrico, cominciano a comparire figure di animali stilizzati, che però non denotano molto progresso. È il momento in cui il commercio greco prende sempre maggiore sviluppo, e nel quale si fondano le colonie Eubee della Sicilia e dell'Italia.

Dopo le tombe a fossa, viene il periodo delle tombe cosiddette a camera, nelle quali il mobilio diviene sempre più ricco e più vario, come ci mostrano le necropoli di Tarquinia, Cerveteri, Vulci, Vetulonia. La tomba Regolini Galassi, scoperta a Cerveteri nel 1836, è la più importante e la più celebre dell'Etruria. Gli oggetti di quella tomba, ora raccolti nel Museo Etrusco Gregoriano del Vaticano, descritti e illustrati ampiamente dal Pinza, ci mostrano un corredo funerario dei più caratteristici e notevoli: un grande letto di parata di bronzo, attorno al quale erano disposti un gran bacino di bronzo su quattro piedi di ferro, due bracieri di bronzo, degli scudi circolari, pure di bronzo, e altri oggetti riccamente decorati, sbalzati, con figurazioni varie; gioielli preziosi con grande abbondanza d'oro; fibule, anelli, braccialetti, e un pettorale d'oro che è il pezzo più importante della collezione; tutto di un lavoro squisito e di una finezza meravigliosa.

Nella grotta di Iside a Vulci, furono trovati molti oggetti d'uso orientali. Dopo il sec. VI, col predominio dell'ellenismo, il commercio dell'Etruria con la Grecia divenne sempre più intenso e le relazioni continuarono anche dopo la decadenza di Atene, intermediaria la Magna Grecia che allora era in tutto il suo splendore, fino a che, col prevalere della potenza di Roma, viene a costituirsi definitivamente l'arte greco-romana (verso il sec. II a. C.; v. etruria: Arte).

Roma. - Roma eredita dal mondo greco, e specialmente dalla civiltà ellenistica e alessandrina, la passione per l'arredamento delle abitazioni. A Roma l'arredamento e la decorazione interna ebbero un grado non mai raggiunto dagli altri popoli dell'antichità, per il lusso e per lo sfarzo, incoraggiati dal grande afflusso di tutte le ricchezze del mondo antico che in un certo momento si concentrano nella capitale dell'Impero.

Le fonti principali per conoscere la civiltà romana nel suo massimo splendore, sono gli scavi di Ercolano e di Pompei.

La passione per la pittura decorativa, e per la vivezza delle rappresentazioni figurate a colori, trova la sua esplicazione negli affreschi delle pareti e nei musaici dei pavimenti. I musaici costituiscono una delle espressioni più caratteristiche dei Romani nella decorazione interna della casa, e innumerevoli sono i capolavori di questo genere, da quelli venuti in luce nelle ville e nelle case di Roma, a quelli scoperti nelle più lontane regioni dell'Impero, da Treviri a Sliten, a Tripoli, a Leptis Magna, a Timgad e a Tebessa.

Fra le case e le ville romane, le opere d'arte venute in luce nella villa Adriana e sul Palatino, nelle Terme di Tito e di Caracalla, ci dicono a quale splendore giungesse il fasto dell'arredamento delle grandi dimore imperiali e dei grandi edifici pubblici romani.

Con i musaicisti gareggiavano gli ebanisti per la finezza con cui intarsiavano i mobili di lusso. Plinio il vecchio ci ha lasciato dati preziosi sulle diverse specie di legnami adoperati per tal genere di lavori, pagati a prezzi altissimi dagli amatori e dai collezionisti.

Fra gli oggetti d'arredamento della casa romana tengono il primo posto i tavoli, i letti, le sedie, di forma e di materiale diverso, ornati molto spesso con straordinaria ricchezza. I tavoli erano rettangolari, circolari, poligonali, di legno, di marmo, d'avorio: molto spesso erano sostenuti da piedi, foggiati a corpo e teste di leone o di sfinge o di grifo. Una forma speciale di tavolo era il tripode, quasi sempre in bronzo, decorato con grande finezza, spesso anche con parti di metalli preziosi, oro e argento; talvolta anziché un tavolo piano esso sorreggeva un bacino, in cui si potevano deporre provvisoriamente gli oggetti d'uso comune.

Dei letti per dormire, che in generale dovevano essere di forma molto semplice, abbiamo poche testimonianze archeologiche; più copiose sono quelle dei letti triclinarî: essi avevano un'ossatura di legno, rivestita di una decorazione, talvolta molto ricca e di finissima esecuzione, d'avorio, d'osso o di bronzo.

Copiosissime le lucerne e i candelabri: questi, destinati in origine a sostenere delle semplici candele, erano di solito a un solo becco, con il fusto foggiato a guisa di colonna e sorretto da tre piedi bassi; più tardi il candelabro servì per appendervi delle lucerne, di solito in numero maggiore di una; prese perciò forme diverse, soprattutto quella a tronco d'albero. Molto varie, corrispondentemente al larghissimo uso che se ne faceva, sono le forme e la decorazione delle lucerne: le più comuni di terracotta, le altre di bronzo, a uno, a due, a più becchi, a disco circolare, con ornati e rappresentazioni a figure, talvolta anche fatte in forma di testa, di piede di uccello, ecc.

Le case di Pompei, tornate in luce, in qualche caso, con gli oggetti ancora al loro posto originario, permettono di precisare maggiormente la distribuzione dei varî elementi dell'arredamento. Nell'atrio, presso l'impluvium, era di solito una tavola rettangolare, di marmo, che taluno ritiene si debba riguardare come residuo o simbolo del focolare originario; vicino ad essa era una statuetta da fontana, che gettava acqua in una vasca. In un lato dell'atrio stesso era spesso l'arca, la cassaforte, di bronzo o di pietra, saldamente fissata al pavimento o alla parete. Sul fondo dell'atrio, infine, un'erma in marmo era talvolta l'immagine del padrone di casa. Nel tablinum, dove nei tempi più antichi trovava luogo il letto su cui stando seduto o disteso il padrone riceveva gli ospiti, dovettero essere più tardi sedie e banchi con cuscini per trattenervisi a conversare.

Il triclinio è facilmente riconoscibile dai tre letti disposti intorno alla tavola; una più ricca decorazione alle pareti, accompagnata molto spesso da iscrizioni incitanti alla gioia e alla spensieratezza, una profusione di candelabri, di lucerne, di piccole e grandi sculture allietavano l'ambiente; i triclinî estivi erano invece disposti nei giardini sotto pergole sostenute da colonnine.

Il vasellame della tavola, che nelle case più modeste era di terra più o meno rozza e semplice, raggiungeva invece presso i più agiati il grado di bellezza e di finezza, di cui ci testimonia il cosiddetto tesoro di Boscoreale e le descrizioni di Petronio: casse d'argento sbalzate e cesellate, vetri preziosi, ornati di smalti multicolori.

Nei cubicoli il luogo del letto è di solito segnato da un riquadro lasciato spoglio di decorazione nel pavimento, e nel tratto di parete corrispondente: molto spesso esso poggiava sopra una specie di podio, rialzato dal piano del pavimento stesso, o si affondava in un vano aperto nella parete a guisa di alcova. Armadî di legno o di bronzo servivano per riporre gli oggetti di uso abituale.

La suppellettile della cucina era costituita da brocche, paiuoli, teglie, attingitoi, padelle, di bronzo o di ferro; essa si ritrova quasi sempre guasta dall'ossido; talvolta era di materiale, che, più facilmente deperibile, ha lasciato nessuna o poca traccia di sé.

Ricca e gaia era infine la decorazione dei peristilî e dei giardini: tavole e bacini in marmo, fontanine ornate da statuette o da gruppi di genere, scelte generalmente fra le più adatte a tale decorazione, urne marmoree con figure dionisiache o con ritratti di filosofi o di poeti, secondo il gusto del padrone di casa, lampadafori, di marmo e di bronzo, che talvolta avevano il pregio e la bellezza di un'opera d'arte ellenica, quale l'efebo fidiaco rinvenuto pochi anni or sono in una casa della Via dell'abbondanza.

Bisanzio. - Allorché al principio del sec. IV Costantino trasportò la capitale dell'Impero da Roma a Costantinopoli, le tradizioni artistiche romane anche in fatto di arredamento subirono modificazioni profonde a contatto col mondo orientale, tendendo sempre più verso la ricchezza e lo sfarzo. I musaici di Bisanzio e di Ravenna non solo ci dànno elementi importantissimi per la storia del costume, ma ci mostrano anche particolari preziosi per conoscere la disposizione e l'arredamento degli ambienn interni riccamente rivestiti di marmi rari e addobbati con stoffe preziose. Il fasto orientale tende sempre più a sostituire il gusto artistico del mondo greco e la ricchezza di quello romano. Esempî preziosi dell'antico mobilio bizantino sono la cattedra di S. Pietro in Roma e quella di Massimiliano in Ravenna. Gli arredi delle chiese rivaleggiavano con quelli delle abitazioni private, come ci fanno fede gli oggetti preziosi ancora oggi conservati, e specialmente i dittici consolari, i reliquiarî, cofani, lampadarî, calici, pissidi, rilegature di libri, ecc. Le rappresentazioni degli antichi codici miniati sono una fonte preziosa per le nostre cognizioni su questo periodo.

Di tanto splendore ben poche tracce dovevano restare allorché i Turchi vennero a esercitare la loro dominazione sul Bosforo.

Medioevo. - Durante il periodo della nostra storia caratterizzato dalla decadenza dell'Impero romano e dalle invasioni dei barbari, la storia dell'arredamento, come in genere ogni ramo della storia dell'arte, presenta lacune profonde. Tuttavia gli oggetti delle arti minori pervenuti fino a noi, fra i quali tengono il primo posto quelli conservati nel museo di Cividale e di Brescia, nella basilica di Monza, nel Museo Cristiano Vaticano, per parlare solo di alcune collezioni italiane, mostrano caratteri derivati dall'arte imperiale romana con infiltrazioni orientali e barbariche, attraverso le quali si vanno elaborando le nuove forme dell'arte europea che si andranno determinando sempre più nel periodo carolingio e romanico. La rinascita del gusto e delle proporzioni classiche che caratterizza l'arte occidentale dopo il 1000, segna un periodo veramente nuovo, una vera rinnovazione artistica che si estende anche ai prodotti delle arti minori in generale, e a quelli destinati all'arredamento in modo speciale.

Nonostante il risveglio artistico dell'età romanica, che si manifesta negli edifici monumentali, nei quali tornano in onore gli ordini classici, improntati di una vivacità naturalistica tutta nuova e diversa nei varî paesi di Europa ai quali si era estesa la conquista romana, dobbiamo tuttavia supporre che la suppellettile tanto degli edifici religiosi quanto di quelli civili fosse in questo periodo assai semplice e austera. Le abitazioni private, generalmente di proporzioni ristrette e non munite di quelle comodità che cominciarono a venire di moda nel Rinascimento, non permettevano sviluppi troppo vasti e troppo sontuosi all'arredamento e alla decorazione interna. Il mobilio del ceto medio era semplice, facilmente trasportabile, ridotto a poco più degli oggetti strettamente indispensabili. Maggiore ricchezza spiegavano i signori nel loro castelli feudali, ma anche in questi la vita delle armi non permetteva troppi comodi e troppe mollezze. Poco ci è pervenuto del mobilio originario di questo periodo: quello che possiamo conoscere dalle miniature o dalle opere d'arte, sembra essere stato più lavoro di falegname che di ebanista, giacché ben raramente esso porta elementi di decorazione e di ornamentazione.

Nel periodo gotico, il rigore severo della vita feudale sembra mitigato dal sorriso dell'arte in ogni ramo dell'arredamento. Ed è tutta una fioritura di ornamenti nuovi che rispecchia i nuovi gusti e le nuove tendenze. Di questo periodo molte opere sono pervenute fino a noi, sia in fatto di arredamenti sacri, specialmente di stalli corali di legno, armadî, mobili di vario genere, sia in fatto di suppellettile domestica. In questo caso molti documenti originali confermano la documentazione grafica delle infinite pitture e dei monumenti figurati che forniscono abbondantissimo materiale per la storia dell'arredamento. I musei di Europa, specialmente quelli di Francia, di Germania e di Inghilterra abbondano di mobilia di questo periodo.

Rinascimento. - Il Rinascimento rappresenta il trionfo degli stili classici non solo nell'architettura, ma in tutti i rami delle arti applicate. La culla del Rinascimento è l'Italia, dove la rinascita dello stile classico applicato a ogni ramo della decorazione, data da un secolo prima che negli altri paesi, in Francia, nei Paesi Bassi, nella Germania, in Inghilterra, nella Spagna. In Italia il Rinascimento occupa due secoli interi, il sec. XV e il sec. XVI.

Soltanto in questo periodo comincia a diffondersi il gusto del mobilio e dell'arredamento vero e proprio, specialmente del mobilio e dell'arredamento domestico.

Il carattere fondamentale, stilistico, del mobilio in questo periodo è un carattere costruttivo e decorativo perfettamente in armonia con quello delle costruzioni architettoniche. Il concetto della comodità e del comfort inteso modernamente, è ancora subordinato a un concetto architettonico, e soprattutto a un effetto artistico e decorativo. Molti dei grandi artisti di quest'epoca gloriosa, architetti, scultori, pittori, non disdegnano di dettare norme per la cura dei più minuti particolari di una dimora signorile. Basta leggere i grandi trattatisti da Leon Battista Alberti al Palladio, allo Scamozzi, al Vignola.

In Italia i centri artistici di produzione in questo periodo sono svariatissimi, come quelli delle grandi scuole artistiche. Diverse scuole si dividono la fabbricazione di oggetti destinati all'arredamento, già caratterizzate da specialità locali. Su tutte domina, almeno nella prima fase, Firenze. Le dimore medicee, per l'opera sapiente e infaticabile di Cosimo, di Lorenzo, di Piero il Gottoso e di Lorenzo il Magnifico diedero il primo esempio di arredamento con oggetti d'arte antichi e moderni, collocati con gusto squisito.

Ma ben presto anche nelle altre città italiane, a Roma, Venezia, Ferrara, Mantova, Milano, Bologna, Urbino, Napoli, principi intelligenti e appassionati rivaleggiano tra loro nell'arricchire le loro sontuose dimore.

Le città italiane, elevatesi al rango e alla potenza di piccoli stati, diventano grandi centri di produzione artistica. L'arte non è più come nel Medioevo a servizio quasi esclusivo delle chiese o delle comunità religiose. Le nuove esigenze della vita fanno sì che gli artisti si rivolgono con amore alla chiesa e all'edificio profano, al ricco palazzo signorile e alla modesta abitazione privata.

Il profondo rivolgimento che l'Umanesimo aveva portato nei valori spirituali e materiali del popolo italiano, modifica profondamente anche il concetto della vita in tutte le sue estrinsecazioni, e soprattutto desta il desiderio di circondarla di nuovi aspetti di grandezza e di bellezza. Di qui una maggior cura dell'abitazíone privata, e il desiderio di renderla più comoda e più bella. Con questo intento l'arredamento della casa chiama a concorso tutte le più alte facoltà degli artefici del Rinascimento.

A un cambiamento radicale del palazzo signorile e della casa privata nel suo aspetto esteriore, corrisponde un carattere diverso nella decorazione interna e nell'arredamento. Anche in questo caso il passaggio è graduale. I grandi palazzi del Quattrocento, il palazzo Venezia a Roma, il palazzo ducale a Urbino, i palazzi Pitti, Medici, Strozzi a Firenze, mostrano bene questo passaggio dai vecchi castelli fortificati del Medioevo al nuovo tipo di abitazione signorile.

E il benessere si estende dalle classi signorili a quelle meno agiate per l'aumentata ricchezza e soprattutto per gli intensi scambî commerciali. Un concorso di circostanze favorevoli asseconda questo profondo rinnovamento artistico e intellettuale, al quale partecipano non solo le grandi casate della nobiltà, come i Gonzaga, gli Estensi, i Montefeltro, ma anche numerose famiglie borghesi che come i Medici e i Chigi rivaleggiano con quelle e con i papi nel proteggere gli artisti, e nell'abbellire le loro dimore.

La passione delle camere spaziose diede grande impulso all'arredamento e a tutte le arti decorative, contribuendo fortemente a dare un'impronta grandiosa allo stile italiano del Rinascimento.

Non soltanto l'interno dei palazzi ancora esistenti, alcuni dei quali con le loro decorazioni originali, e i numerosi oggetti d'arte pervenuti fino a noi, ci mostrano il gusto signorile che presiedeva a creare insiemi decorativi di un effetto monumentale incomparabile, ma soprattutto le numerose pitture a fresco o su tavola di questo periodo ci servono a ricostruire fedelmente gli ambienti del Rinascimento, e non soltanto quelli delle classi nobili e dei ricchi, ma anche quelli delle classi medie e più modeste.

Nella decorazione interna d'un ambiente del Rinascimento come d'ogni altra epoca, le parti fisse, immobili, più strettamente legate all'architettura sono sempre i pavimenti, i soffitti, gl'infissi e i caminetti. In ciascuna di queste parti la varietà e la libertà di motivi, come pure dei materiali, è limitata nel Rinascimento dalle leggi e dal rigore dell'architettura stessa.

Dai pavimenti in marmi colorati (raramente a musaico) delle case signorili, generalmente a dadi o a semplici motivi geometrici, del primo Quattrocento, si passa a quelli più ricchi a intarsî geometrici o figurati del Quattrocento avanzato (duomo di Siena).

Pavimenti di mattoni semplici, quadrati, rettangolari o poligonali sono in uso nelle case modeste, spesso ricoperti con smalti colorati. Nella seconda metà del Quattrocento comincia l'uso delle mattonelle smaltate con motivi ornamentali, che trovano poi un'applicazione così ricca e varia specialmente con la produzione dei Della Robbia e delle altre fabbriche toscane (Roma, Palazzo Vaticano, cappelle di S. Maria del Popolo).

Artisti di gran fama non disdegnano di dare disegni per tal genere di lavori, e nel 1552 il Tribolo disegna il pavimento di terracotta della Biblioteca Laurenziana in Firenze, ripetendo alcuni motivi dello splendido soffitto della stessa sala, disegnato da Michelangelo.

Negl'infissi comincia ben presto la passione di decorare i battenti delle porte o gli scuri delle finestre con intagli, o meglio con intarsî che costituiscono uno dei motivi più caratteristici di arredamento del Quattrocento italiano (le porte di bronzo erano riservate agli edifici religiosi). E di magnifiche tarsie di legni colorati si rivestono non solo le porte e le finestre delle dimore signorili, ma intere zoccolature che girano tutt'intorno a piccoli ambienti, come lo studiolo di Federico nel palazzo di Urbino, e con lo stesso sistema si arricchiscono mobili di chiese, stalli corali, leggii e armadî. In questi intarsî i motivi ornamentali si alternano con figure geometriche, con nature morte, vedute di prospettive fantastiche, rappresentazioni animali e figurate.

Fra soffitto e pavimento veniva generalmente osservata una stretta concordanza; e anche nell'ornamentazione e nei rivestimenti delle pareti veniva rispettata scrupolosamente la subordinazione di ogni particolare a un motivo dominante di forma e di intonazione. Così ogni dettaglio amorosamente curato accentua e sottolinea l'effetto complessivo dell'interno in un concetto rigoroso e armonico di stile che rende particolarmente attraenti i prodotti di quest'epoca felice.

Fra gli elementi immobili che aderiscono più strettamente alla decorazione architettonica di un ambiente, e che sono destinati al rivestimento delle pareti, quando non vi sono pitture parietali di carattere decorativo, tengono il primo posto le stoffe, che anche nel Rinascimento compariscono generalmente soltanto nelle case delle classi più ricche. Non di rado sulle pareti s'incontrano pitture imitanti stoffe pendenti a ricco disegno e morbidamente drappeggiate. Le grandi pitture a fresco con scene figurate destinate alle decorazioni di case private, così frequenti nella storia dell'arte del Rinascimento, rientrano anch'esse nella storia dell'arredamento, e rappresentano anzi il punto più alto a cui quest'arte sia giunta per opera dei nostri maggiori artisti quali Mantegna, Botticelli, Melozzo da Forlì, Raffaello, Pierin del Vaga.

Mentre nel periodo gotico l'arte dell'arredamento, specialmente in fatto di mobilia, era tenuta in maggiore considerazione nei paesi stranieri che in Italia, col Rinascimento invece l'Italia viene ad affermare il suo primato, oltre che nella grande arte, in ogni ramo dell'arte applicata. Anche la fabbricazione dei mobili come per ogni altro prodotto artistico, i primi e più importanti centri di produzione furono quelli di Toscana, e specie Firenze e Siena. Dalla Toscana quest'arte si diffuse largamente nell'Umbria e nel Lazio a sud, in Lombardia e nel Veneto a nord, e ben presto Roma, Perugia, Urbino, Genova, Milano, Bologna, Venezia diventarono altrettanti centri fiorentissimi in fatto di mobilia e di ogni oggetto destinato all'arredamento. E spesso accanto ai centri maggiori figurano centri minori rappresentati da città secondarie che avevano acquistato una speciale rinomanza specializzandosi in qualche prodotto particolare delle industrie artistiche e raggiungendo in qualche determinato ramo una eccezionale perfezione.

All'arredamento della casa privata non rimase inferiore l'arredamento e l'addobbo della chiesa e in genere degli edifici religiosi. Molti mobili di straordinaria bellezza, che rappresentano quanto di meglio abbia prodotto in ogni epoca l'arte dell'intaglio e dell'intarsio, sono destinati ad abbellire tanto l'una quanto l'altra.

Nell'arredamento dell'abitazione privata i mobili erano generalmente distribuiti con una certa parsimonia, ispirata a un concetto di equilibrio e di misura subordinato alle grandi leggi architettoniche nella distribuzione degli spazî, nei rapporti fra pieni e vuoti; e spesso grandi spazî erano lasciati liberi per mettere in maggior valore un mobile o un oggetto prezioso.

In genere, fra i materiali adoperati nella lavorazione del mobilio italiano del Rinascimento, il legno preferito, specialmente per mobili di una certa mole e di un certo carattere artistico per i loro ornamenti, è sempre il bel legno di noce. In gran pregio sono pure tenuti il legno di abete, il cipresso, il castagno, il bosso e il frassino, e anche il pioppo e l'olmo per i mobili più comuni. Nei lavori ad intarsio venivano adoperati legni rari colorati, spesso di origine esotica. L'uso dei legni colorati e dipinti permetteva di arricchire gli effetti coloristici di questo genere di lavori. Giustamente l'intarsio è stato considesrato come un gradino intermedio fra l'ornamentazione pittorica e la decorazione architettonica.

Rare sono nel Rinascimento le dorature dei mobili, ma non infrequenti nell'arte toscana le lumeggiature d'oro e le applicazioni di particolari decorativi di bronzo o di altri metalli, che divennero di moda specialmente nell'età barocca e nei secoli seguenti.

Anche le applicazioni di avorio, ebano, pietre dure e preziose, lapislazzuli, diaspri, malachite, sono ancora timide nel Rinascimento, e il loro uso si propagò verso la fine del Cinquecento.

Fra gli oggetti di mobilia tengono il primo posto il letto e il cassone. Il letto è generalmente, nelle case signorili, di proporzioni maestose, e assume importanza architettonica. Esempî di camere da letto ci vengono offerti in numero abbondantissimo dalle pitture del tempo. Ai lati del letto vediamo accostati generalmente gradini molto alti che servivano come forzieri, talvolta semplicemente profilati, talaltra intagliati o intarsiati e anche dipinti. Naturalmente le forme del letto presentano, come quelle di ogni mobile, varietà infinite che qui è impossibile seguire in tutti i particolari, dai letti più semplici di assi poggiate su semplici cavalletti, a quelli più fastosi con ricchi baldacchini di stoffe, con ricami, con coperte colorate di vario tipo, con cuscini soffici per il capo e per i piedi.

Ordinamenti suntuarî non mancarono in questa materia, come in altri rami dell'arredamento e del costume, per impedire gli eccessi di un lusso sfrenato; ma con poco effetto. La grande ricchezza, il lusso nell'arredamento della camera da letto era giustificato spesso dal fatto che la camera da letto serviva non soltanto per dormire e per riposare, ma era anche destinata a sala di ricevimento, e spesso la padrona di casa riceveva i suoi conoscenti coricata sul letto, e abbigliata di splendide vesti.

Nella camera da letto, accanto all'armadio, al tavolo, al cassone, al tavolo da scrivere, apparisce spesso l'inginocchiatoio per la preghiera, talvolta anche un leggio.

Le sedie, le panche, gli sgabelli per sedere presentano negli ambienti del Rinascimento forme varie ed eleganti, dalle sedie più antiche in uso presso i contadini, alle eleganti sedie a spalliera, a bracciuoli, rigide o pieghevoli, dette "alla Savonarola", in uso nelle abitazioni private.

Uno dei pezzi di mobilia più importanti e più caratteristici dell'arredamento domestico del Rinascimento fu il cassone, in tutte le sue infinite varietà. Il suo vero nome, usato nel Rinascimento, è generalmente quello di forziere, e la sua destinazione è varia quanto la sua forma (v. cassone).

All'arredamento della casa contribuivano infine in rnisura considerevole i quadri appesi alle pareti con le loro ricche cornici. Anche queste cornici che, nella più bell'epoca, hanno un carattere architettonico e ornamentale di grande stile, offrono un tesoro di motivi, che denotano nei nostri artefici una fantasia inesauribile (v. cornice).

Lo stile del Rinascimento italiano si diffonde in tutta l'Europa a datare dalla metà del sec. XVI. In un certo momento l'arte italiana riesce veramente a dare un'unità stilistica a tutta l'Europa. Naturalmente non mancano differenze sensibilissime tra le varie nazioni, e tra gli oggetti in stile Rinascimento prodotti nei varî paesi. E non mancarono altresì artisti di grande valore che cercarono di reagire e di opporsi alla forza invadente del Rinascimento italiano e delle sue forme stilistiche, che spesso contribuirono a snaturare e ad alterare profondamente i caratteri peculiari di ciascun popolo, e le loro belle qualità tradizionali e nazionali. Non sempre la conquista compiuta dal Rinascimento italiano e la sua espansione nei paesi d'oltralpe contribuì ad elevare il livello artistico e il valore dei prodotti stranieri; spesso si hanno forme ibride che, perdute le belle qualità indigene, non hanno acquistato le doti peculiari d'armonia e di misura dell'arte italiana, difficilmente assimilabili da altri popoli. Ciò accadde tanto per l'architettura, quanto per le arti decorative, e in modo speciale per quelle destinate all'arredamento della casa.

I Paesi Bassi accolsero le forme del Rinascimento italiano, ma spesso dall'incontro di quest'influenza con quella francese e tedesca, che era stata sempre molto forte nelle Fiandre, derivò uno stile bastardo e superficiale, che specialmente nell'ebanisteria e nella scultura in legno è molto inferiore a quello che caratterizza i prodotti dell'epoca precedente.

In questo periodo, verso la seconda metà del Cinquecento, vengono di moda, un poco in tutta Europa, i cosiddetti gabinetti, o stipi, di fabbricazione fiamminga o tedesca, che ebbero molta diffusione anche in Italia, con sculture d'ebano e intarsî d'avorio, con applicazioni di marmi e pietre colorate, smalti e vetri dipinti. Questi mobili, di cui la città di Anversa era divenuta un centro importante di produzione, erano ricercati più per il loro prezzo che per il loro valore artistico; hanno spesso un'esecuzione accurata ma pesante, e attestano di quell'ibridismo caratteristico del periodo transitorio fra il Rinascimento e il Barocco.

I fabbricanti di mobili in Germania, e in generale gli artigiani tedeschi, rimasero più tenacemente fedeli alle tradizioni dello stile gotico. Le collezioni tedesche, che sono tra le più ricche d'Europa in fatto di oggetti di mobilio, di arredamento e di arte applicata in genere, mostrano questa forza delle tradizioni conservatrici; e anche nei mobili che risentono maggiormente gli effetti delle lezioni di stile che la Germania ricevette dall'Italia, provano che l'assimilazione non fu e non poteva essere completa, data l'indole riflessiva, tenace, paziente dell'artigianato tedesco; il quale, piuttosto che alle grazie del nuovo stile, sembra interessarsi alla lavorazione di materie dure, di legni rari, dando prova di un'abilità manuale veramente eccezionale, con un carattere di solidità alquanto pesante, con forme spesso complicate e sovraccariche.

Anche in Francia s'incontrano molti di questi mobili di ebano con incrostazioni ed intarsî di pietre dure, eseguiti da artisti francesi trapiantati nei Paesi Bassi, o direttamente da artisti fiamminghi trapiantati in suolo francese; mobili che segnano forse il grado più basso a cui fosse decaduta la produzione francese in un certo momento sotto il regno di Enrico IV, e di cui rimangono tracce anche nell'epoca successiva, sotto Richelieu e Mazarino.

La stessa moda era penetrata anche in Spagna, dove i mobili di questo genere, in forme di grandi stipi, erano chiamati vargueños dalla città di Vargas, e in Portogallo dove presero il nome di contadores.

Nei palazzi italiani non mancano numerosi esempî di tal genere di mobili, caratteristici della seconda metà del '500, e di questo ibridismo derivante dall'incrocio di forme del Rinascimento italiano, con forme nordiche specialmente fiamminghe e tedesche.

Fra gli stili stranieri che sono frutto della fusione dello stile del Rinascimento italiano con lo stile gotico, va ricordato in prima linea il cosiddetto stile elisabettiano in Inghilterra. Durante il regno di Enrico VIII (1509-47) già molti prodotti del Rinascimento erano penetrati in Inghilterra, e molti architetti e artisti italiani lavoravano in quel paese. Ma non era ancora avvenuta quella fusione tra lo stile gotico e lo stile del Rinascimento, che si verificò poi sotto il regno di Elisabetta (1558-1603), figlia di Enrico VIII.

Lo stile elisabettiano non è uno stile puro. È anch'esso un ibridismo molto interessante, forse il più interessante fra tutti gli stili inglesi, non privo di una certa affettazione, tra il Rinascimento italiano e il gotico inglese, con qualche influenza tedesca e fiamminga. Una magnificenza talvolta alquanto pesante caratterizza questo stile, lontano però dalla pesantezza dei castelli medievali, tendente piuttosto al gusto della vita serena e riposante delle case di campagna. Ricche stoffe, damaschi, broccati e velluti sono prediletti nell'arredamento delle pareti, e anche applicazioni di cuoio stampato secondo il gusto spagnolo.

Lo stile che segue in Inghilterra a quello del regno di Elisabetta va generalmente sotto il nome di giacobiano, e comprende gli stili del regno di Giacomo I (1603-25) e di Carlo I (1625-49), e corrisponde press'a poco allo stile francese del regno di Luigi XIII.

Naturalmente, come accade nei periodi di passaggio in tutte le epoche, l'ultimo periodo dello stile elisabettiano è difficilmente distinguibile dal primo di quello giacobiano. Durante il periodo giacobiano spariscono le ultime tracce dello stile gotico, e si afferma completamente il trionfo della Rinascenza italiana. Lo stile dell'arredamento di questo periodo segue le sorti del grande stile architettonico. È il trionfo dell'architettura italiana dovuto principalmente all'opera dell'architetto Inigo Jones e di altri artisti che avevano visitato l'Italia, e che si fecero propagandisti entusíasti dei principî dell'architettura classica, divulgando le opere dei trattatisti italiani, specialmente del Palladio.

Barocco. - Come in Inghilterra, il Rinascimento italiano penetrò negli altri paesi d'Europa e affermò il suo trionfo incontrastato verso la seconda metà del sec. XVI, nello stesso momento in cui in Italia le forme stilistiche del tardo Rinascimento vanno elaborandosi lentamente verso le forme dello stile barocco. Nei trattati di storia dell'arte e degli stili, specialmente in quelli stranieri, si fa generalmente seguire allo stile elisabettiano e giacobiano, lo stile Luigi XIV, come quello che, irradiatosi dalla Francia, ha trionfato universalmente nel sec. XVIII su tutti i paesi d'Europa. Ma si d'Amentica generalmente che all'epoca del regno di Luigi XIV (1643-1715) lo stile barocco italiano era già completamente formato e caratterizzato da lungo tempo.

Lo stile di Luigi XIV non è uno stile nuovo; è uno stile classico, o meglio è il Barocco del classico, da distinguersi dal Rinascimento del classico. Ma l'uno e l'altro, Rinascimento e Barocco, sono di derivazione classica, italiana, e hanno la loro esatta corrispondenza nell'evoluzione degli stili nell'antichità romana, dal sec. I al IV.

La Francia diede senza dubbio sotto il regno di Luigi XIV una impronta grandiosa e fastosa allo stile barocco, quale forse nessun altro paese d'Europa, ma lo stile barocco di Luigi XIV è posteriore di molti anni allo stile barocco romano, che apparisce già completamente formato e caratterizzato nei primi anni del sec. XVII.

Lo stile di ogni epoca è sempre un'evoluzione o una metamorfosi di quello dell'epoca precedente; e questa evoluzione segue leggi superiori in rapporto con le esigenze della vita e con lo sviluppo di tutte le arti. Queste leggi sono più o meno le stesse presso tutti i popoli e in tutti i tempi.

Perciò le forme artistiche del mobilio e degli oggetti di arredamento variano con lo stesso ritmo di quelle della grande arte. La storia degli stili è basata sullo stesso fondamento di quelle leggi che regolano le forme dell'architettura, della scultura e della pittura. ll carattere della mobilia italiana sul finire del Cinquecento, dietro gli esempî dei grandi architetti, ed artisti decoratori come il Vasari, il Tribolo, il Sansovino, il Giambologna, Benvenuto Cellini e lo stesso Michelangelo, va accentrando il movimento delle linee e delle sagome verso forme meno rigide di quelle del primo '500. E la stessa evoluzione che segna la differenza tra le opere architettoniche di Bramante e quelle del Sangallo, di Michelangelo, del Vignola, di Domenico Fontana, di Giacomo della Porta, del Maderna e del Bernini, si riscontra parallela nel carattere della mobilia e di ogni oggetto d'arte applicata. Anche in questo caso la linea di divario è difficile a definirsi. Ma già nei primissimi anni del sec. XVII lo stile barocco italiano apparisce completamente caratterizzato e completamente diverso da quello del secolo precedente. Questa differenza è basata non sull'introduzione di elementi nuovi, di un nuovo stile, ma piuttosto sopra un'interpretazione diversa degli stessi elementi classici, dovuta alla ricerca di un effetto più pittoresco, all'accentuazione delle linee curve e spezzate, a un maggior movimento di masse, a contrasti più forti di forma e di chiaroscuro.

I mobili dell'età barocca seguono fedelmente questa evoluzione dell'architettura. Le grandi famiglie papali e cardinalizie creano nelle case romane ambienti decorativi di un fasto e di una grandiosità tale, che persino il Rinascimento non aveva veduto niente di simile. Nel ritmo febbrile, talvolta enfatico della vita del '600, viene meno quel senso di misura e di proporzione che avevano conservato tutte le arti nel secolo precedente, ma ciò non ostante si creano veri capolavori architettonici che sono destinati ad accogliere tra le loro mura innumerevoli capolavori e modelli incomparabili di arte dell'arredamento in questo periodo. Basta ricordare i più grandiosi palazzi romani, dove la vita del tempo ha raggiunto il suo più alto fastigio. Il palazzo Farnese, il palazzo Sacchetti, i palazzi Vaticani e Laterani che sotto Sisto V ricevono nuovo splendore, il palazzo Spada a Piazza Capo di Ferro, il Casino di Pio IV, la villa Medici, la villa d'Este a Tivoli, la villa Aldobrandini a Frascati, il palazzo di Caprarola, la villa di papa Giulio, il palazzo Borghese, il palazzo Barberini, il palazzo Rospigliosi, per indicare, sia pure per sommi capi, lo splendore dell'architettura di questo periodo tra il '500 e il '600, al quale risponde un pari splendore nell'arte della decorazione interna e dell'arredamento in generale.

E accanto ai palazzi, le chiese romane che in questo periodo si arricchiscono non solo di opere d'arte decorative magnifiche, ma anche di oggetti, di suppellettili e di arredi d'una ricchezza fastosa.

La mobilia di questo periodo è caratterizzata dalla ricchezza delle dorature e dall'applicazione abbondante di materiali preziosi, sia di pietra, sia di metallo. La ricchezza del mobilio più strettamente architettonico non ha avuto in altre epoche prodotti che possano competere con quelli del Barocco romano.

Le grandi opere architettoniche, scultoree e decorative create dal genio di Gian Lorenzo Bernini ebbero una profonda ripercussione anche nel campo delle arti applicate all'arredamento. L'influenza che ebbe questo grande artista su tutta l'arte del Seicento italiano non fu certo inferiore a quella che Charles Lebrun esercitò in Francia sotto il regno di Luigi XIV. Certo la precedette di qualche diecina di anni, e Charles Lebrun aveva formato la sua educazione e il suo stile soprattutto sulle opere dei grandi pittori e decoratori italiani dell'età barocca, primi tra gli altri i Caracci, il Lanfranco, Pietro da Cortona e il Bernini. Di origine non dubbia sono i maestri, come il Cucci e il Caffieri, e i musaicisti di pietre dure che Mazarino aveva fatto venire dall'Italia, e che furono i più illustri fabbricanti di mobili francesi di questo periodo. Lo splendore della corte di Francia diede all'opera di questi artisti una finezza, un'eleganza e una ricchezza inaudita che non ha riscontro in nessun altro paese. Uno degli ebanisti francesi più celebri del regno di Luigi XIV è André Charles Boulle, il quale si specializzò nella produzione di mobili con incrostazioni di bronzo.

Il ministro Colbert e il pittore Lebrun, direttore della manifattura dei Gobelins, furono i grandi arbitri dello stile decorativo che raggiunse il suo apogeo sotto il regno di Luigi XIV (appartamenti di Versailles). Tanto in Italia quanto in Francia nasce in questo periodo l'idea di arredare più ambienti in modo diverso ma sì da costituire nel loro insieme un appartamento. Prima del secolo XVII la parola appartamento aveva un significato meno preciso e più complesso: una casa poteva comporsi di più appartamenti; ma il vero appartamento era la parte della casa più appartata dove il proprietario abitava veramente, e dove si ritirava per dormire o per riposarsi, rimanendo appartato dal resto della casa; oggi la parola appartamento si estende a tutto il piano di abitazione e anche oltre, comprendendo tutti gli annessi di una casa.

Nel Rinascimento il concetto dell'appartamento come lo intendiamo oggi non esisteva. Spesso anche le famiglie più agiate e distinte vivevano in un solo grande ambiente che serviva da sala da pranzo, da ricevere, da camera da letto e da studio.

L'appartamento arredato nel senso moderno entra in uso nel secolo XVII, e raggiunge ben presto nelle classi agiate una ricchezza e un'eleganza, specialmente in Francia, che spesso confina con la sontuosità e la magnificenza, con un mobilio incomparabile come ricchezza e come gusto.

Rococò. - Lo stile Luigi XIV non sopravvive al monarca che gli ha dato il nome (1643-1715). Già durante la fine del lungo regno di questo grande monarca vi fu un periodo di transizione che prepara le nuove eleganze dello stile del suo successore. Lo stile Luigi XIV rappresenta l'ultima fase dello stile barocco; quello detto Luigi XV segna l'inizio dello stile rococò.

Lo stile Luigi XIV aveva ancora un'impronta di grandiosità che è l'ultimo riflesso della Rinascenza classica italiana; quello di Luigi XV tende a forme più libere e capricciose, per ritornare poi ad una maggiore correttezza e semplicità sotto il regno di Luigi XVI.

Lo stile Luigi XV, che è il più caratteristico degli stili rococò, elimina sempre più gli elementi di stile italiano che dominavano nell'arredamento e nella decorazione dell'epoca di Luigi XIV.

Lo stile Luigi XV è più prettamente francese ed è il primo stile che, staccandosi dal classico. può chiamarsi moderno. Tutte le arti sono in quegli anni improntate a soggetti della vita contemporanea. Il costume francese dell'epoca sostituisce, nelle pitture, i panneggi convenzionali dei costumi classici. Tutta l'arte è un riflesso vivido della vita francese di allora.

L'arte applicata è caratterizzata da motivi nei quali si abbandona quel senso rigoroso della simmetria che aveva dominato negli stili precedenti. E anche nella mobilia questo movimento di forme libere, capricciose, si accentua sempre più, con grande finezza ed eleganza. I toni delicati e finemente armonizzati si sostituiscono nella pittura decorativa alle tinte forti e ai forti contrasti della pittura precedente. Tutto diviene più delicato e leggiero, dalla scultura alle stoffe, dalle ceramiche ai vetri: tutto tende alla grazia, intesa con una punta di leziosaggine.

Anche questo stile presenta, come tutti gli altri, varie fasi. L'artista più famoso e più caratteristico del periodo della Reggenza e che svolse la sua attività anche oltre, fino al 1768, è Charles Cressent, il quale abbandonò il genere alquanto pesante del mobile di Boulle e le incrostazioni di tartarughe o di bronzo in voga nel regno di Luigi XIV, per costruire mobili finissimi con impiallacciature di legni di rosa e d'amaranto, con applicazioni e guarnizioni di bronzo cesellato, di una leggerezza capricciosa e di un'eleganza squisita. Giacomo Caffieri e suo figlio Filippo sono i cesellatori più famosi del regno di Luigi XV.

Tra i disegnatori più noti di questo periodo del Rococò francese va ricordato, in prima linea, Giusto Aurelio Meissonier, pittore, scultore, architetto e disegnatore del gabinetto del re, il quale pubblicò anche un libro sulle piante e sui motivi vegetali come materiale per i decoratori. Accanto a Meissonier i fratelli Slodtz e i Gabriel. Tutti questi artisti mostrano una virtuosità talvolta eccessiva nei loro capricciosi disegni, che poi venivano tradotti e interpretati dagli intagliatori e dagli ebanisti. L'eleganza di questi mobili ricorda la grazia facile e capricciosa dei personaggi di Watteau e la vivacità sensuale dei quadri di Boucher e di Fragonard. Si prediligono le forme stravaganti; l'esecuzione è straordinariamente accurata e raffinata. L'asimmetria è di regola negli ornati. Le superfici piane sono sostituite da superfici convesse, che con le loro curve sinuose fanno la delizia degli amatori.

Continua la passione per le dorature; ma vi si aggiunge quella per le vernici brillanti, la più celebre delle quali, la vernis Martin, fu diffusa da Robert Martin, a imitazione delle famose lacche cinesi. È l'epoca di moda delle cineserie di tutti i generi. Piccole commodes, bureaux, stipi, armadî, sedie, mobili di piccole proporzioni e di fattura squisita vengono decorati con paesaggi alla cinese, piccole figure, fiori, frutta e scene fantastiche. Senza raggiungere lo smalto delle vernici cinesi, i fratelli Martin trovarono nuove vernici, applicandole a soggetti meglio appropriati al gusto francese, con scene rustiche e pastorali.

I vasti appartamenti arredati con fasto monumentale dell'epoca di Luigi XIV cedono il posto alle camere di proporzioni più piccole e raccolte, dove la donna regna da sovrana in tutta la sua eleganza. La colorazione un po' pesante dello stile Luigi XIV, dove prevale l'oro e il cremisi, è sostituita da tonalità più chiare e più delicate, con drappeggi di tende e di stoffe più leggieri.

L'amore per i piccoli oggetti, per i bibelots di tutti i generi, e specialmente per le porcellane della Cina e del Giappone, conferisce una singolare attrattiva all'epoca in cui viveva Madame de Pompadour, e dalla quale datano la maggior parte dei mobili e degli oggetti di arredamento dei piccoli appartamenti di Luigi XV nel palazzo di Versailles.

Verso la fine di questo periodo e al principio del regno di Luigi XVI, si osserva un ritorno alle tradizioni classiche; lo stile Luigi XVI è uno stile fondamentalmente classico e pastorale.

Il secolo XVIII. - Durante questo secolo, l'Inghilterra vide fiorire nelle arti dell'arredamento varî stili, o meglio varie sfumature di uno stile rococò, che dànno al mobilio inglese un carattere alquanto diverso da quello delle altre nazioni europee. Lo stile Queen Anna (1702-14), succeduto allo stile Charles II e William and Mary, è un'elaborazione inglese dello stile barocco dell'epoca di Luigi XIV; i più importanti esempî si trovano nell'appartamento della regina stessa, nel palazzo di Hampton Court.

Lo stile georgiano, durante i regni di Giorgio I (1714-27) e Giorgio II (1727-60), corrisponde con alcune modificazioni allo stile del regno di Luigi XV. Accanto agli artisti che traevano la loro ispirazione dalla Francia, troviamo altri che applicano alla decorazione i frutti dei loro studî compiuti in Italia.

Anche in Inghilterra gli ambienti e i mobili vanno assumendo proporzioni più piccole; aumenta il numero dei mobili e in genere degli oggetti di arredamento; fanno la loro apparizione le prime carte da parati; e si nota la moda degli oggetti cinesi, che dà alle forme di molti mobili l'impronta mista del cinese e del Rococò. È l'epoca di Thomas Chippendale, che ha dato il suo nome a uno stile che è fra i più tipici stili inglesi. Nei mobili di questo famoso artista si riscontra da principio l'influenza olandese, quindi quella cinese, dovuta all'influenza del celebre architetto sir William Chamber che aveva lavorato molto in Cina, e infine quella dell'arte francese.

L'epoca che segue prende il nome, specialmente per l'architettura, da Robert Adam, che ebbe un'influenza decisiva, mentre Hepplewite e Sheraton dettero il loro nome di grandi disegnatori alla produzione decorativa di questo periodo corrispondente al regno di Luigi XVI, e che segna, come in Francia e in Italia, il ritorno al gusto classico.

In Italia il primato artistico e industriale in fatto di mobili e di arredi è tenuto da Venezia. E a questo primato artistico corrisponde un primato mondano per lo sfarzo esteriore di tutti gli aspetti della vita veneziana.

Sul principio del '700 si assiste a un improvviso riaccendersi di ogni fantasia decorativa, specialmente nel fabbricante di mobili e negl'intagliatori, che dànno alle loro opere una leggerezza, una grazia, un'eleganza veramente immaginosa.

I fabbricanti di mobili a Venezia fanno capo alla famosa corporazione dei marangoni, la quale comprendeva sotto di sé tutti i lavoratori del legno.

Anche a Venezia le arti dell'arredamento nel sec. XVIII tendono sempre più al fantastico e al capriccioso, all'esaltazione del movimento e della pittoricità, superando le severe regole architettoniche e il contenuto equilibrio che aveva reso celebri i prodotti degli aurei secoli XIV, XV, XVI.

La sinuosità delle linee, la ricchezza delle volute, l'abbondanza di motivi frastagliati interrompono le ampie superfici ricoperte dal doratore o dal laccatore con vernici preziose.

Il mobile veneziano assurge molto spesso ad un altissimo valore plastico e pittorico per opera dell'intagliatore e del depentore, che seguono con tutte le loro fantasie i capricci del Rococò. L'arte dei depentori, con quelle dei marangoni e degl'intagliatori costituiscono una vera aristocrazia, nelle file della quale leggiamo i nomi degli artisti più celebri. I depentori veneziani sono tra i primi in Europa, certo i primi in Italia, a imitare le lacche della Cina e del Giappone, divenute di moda nel '700. La moda delle lacche cinesi ebbe uno straordinario successo a Venezia, e le famiglie patrizie fecero a gara per possederne i più belli esemplari, e per arredarne le sale dei "casini" e dei "ridotti".

Le solenni e pesanti moli del mobilio secentesco male si adattavano per le loro proporzioni e per la loro forma agli ambienti veneziani, rinnovati da un gusto finissimo, lontano dall'enfasi del Barocco spagnolesco, in una squisita armonia di tinte, in un'intimità accogliente, in cui la grazia della padrona di casa vuole che regni la più perfetta armonia tra l'abito stesso che essa indossa e ogni più minuto particolare dell'arredamento. In nessun altro periodo fu così stretto il legame tra il costume e il mobilio, tra le decorazioni delle pareti e quelle dei soffitti, fra la vita e l'arte.

Certo l'intagliatore veneziano non raggiunge la raffinatezza e l'accuratezza dell'intagliatore francese; non può contare sull'appoggio di un Luigi XIV o di un Mazarino, e non ha a sua disposizione bronzisti celebri come quelli che a Parigi sono i collaboratori immancabili dei più celebri intagliatori e laccatori.

Ma egli si rifà largamente di questa mancanza con una fantasia personale che dà ad ogni oggetto l'impronta di una genialità e libertà tutta italiana, e consegue il più grande successo con le sole risorse inesauribili dei proprî mezzi, con la fertilità del suo ingegno, con la sua abilità tecnica, e con una grande freschezza d'immaginazione.

La passione per le lacche veneziane raggiunge il grado di una vera frenesia; e niente s'intona meglio di questo genere orientalizzante alla giocondità dell'ambiente veneziano. Accanto alle cineserie settecentesche delle lacche veneziane, due altri generi di lacca vengono coltivati e ricercati con vera passione: quello figurato e quello floreale; e per questo genere i depentori non rifuggono dal prendere a modello le scene dei più rinomati pittori del tempo, dal Ricci allo Zuccarelli, allo Zeiss, al Canaletto. Vengono così di moda le lacche a decorazioni cartacee, nelle quali si applicano senz'altro incisioni riproducenti quadri degli artisti più rinomati, o incisioni originali degli artisti stessi, o serie di piccole stampe con rappresentazioni di costumi, di animali, di uccelli, mazzi di fiori, vasi di frutta e scene di genere e pastorali. Accuratamente ritagliate e applicate alla superficie dei mobili con colla forte, queste incisioni vengono dipinte e verniciate con varî strati di lacca trasparente, creando un tipo di decorazione che incontra uno straordinario favore nel pubblico degli amatori.

La moda delle lacche tramonta soltanto col risveglio dell'arte neoclassica e dello stile impero.

Il legno preferito dai laccatori per i mobili di questo genere è il cirmolo, legno prediletto anche dagl'intagliatori, leggiero e dolce, di tenera fibra, che si presta docilmente a tutte le contorsioni del Rococò.

Tra i legni duri il migliore è ancora il classico noce italiano. Il palissandro e il mogano, così comuni a Londra e a Parigi, sono piuttosto rari a Venezia. I legni orientali rari e preziosi si adoperano principalmente per gli intarsî e per le impiallacciature.

Non soltanto la casa del patrizio veneziano viene arredata con lusso ed eleganza; ma anche le classi meno elevate partecipano di questa passione che spinge artisti ed amatori a escogitare sempre nuove forme d'arte decorativa, applicata all'arredamento. E alle manifatture dei mobili a Venezia fanno degna corona quelle dei vetri, delle porcellane, degli arazzi, delle stoffe, dei ferri, dei cuoi decorati e stampati. Tutte queste arti, raggruppate in altrettante corporazioni, compongono il serto più glorioso della gloriosa repubblica ormai prossima alla sua fine.

Venezia nel '700 è un centro cosmopolita di primo ordine, paragonabile a Parigi e a Londra; e come quelle capitali, anzi forse più di quelle, dà un'impronta propria a tutti i prodotti, assimilando genialmente tutte le mode e tutte le correnti esotiche.

Accanto alle stoffe di gran prezzo, velluti, damaschi, broccati, destinate ad arredare i ricchi appartamenti di città, comincia la fabbricazione di stoffe stampate, le famose tele indiane, che anche le borse più modeste possono acquistare e che sono particolarmente adatte all'arredamento delle ville e delle case di campagna, dove si svolgeva tanta parte della vita veneziana di questo periodo. Verso la metà del secolo Venezia vede anche, prima forse fra tutte le città italiane, alcune sue case tappezzate di carta, per merito di due industriosissimi bassanesi, i fratelli Remondini. E altri ingegnosi industriali, come il torinese Filippo Dalmas, ottengono il privilegio d'introdurre in Venezia nuovi sistemi per imprimere e dipingere tele, seterie e pelli, promuovendo così una nuova produzione di stoffe di squisita raffinatezza, a tinte unite o a fiori, a figure e ornati, perfettamente intonate all'ambiente e al mobilio cui sono destinate, e che per la sobrietà e la finezza del gusto non hanno niente da invidiare alle tappezzerie con cui Maria Antonietta arredava certi piccoli cabinets del Petit Trianon.

In genere la mobilia del '700 a Venezia, come altrove, tende a diminuire le sue proporzioni, abbandonando le moli pesanti e grandiose del Seicento, e sostituendo la monumentalità architettonica con la leggiadria e la grazia decorativa. Non più i pesanti stipi che abbiamo visto di moda nel secolo precedente, carichi di cornici, di mensole e cariatidi, dei quali Andrea Brustolon era stato l'ultimo produttore, non più le applicazioni di pietre dure o di bronzo dorato: un'epoca nuova si è iniziata, amante del tenue e del delicato; il mobile elegante, pratico, leggiero è quello richiesto dalle nuove esigenze della vita, dai nuovi piccoli ambienti dove le dame e i cavalieri nei loro eleganti costumi si raccolgono per conversare a bassa voce, o per ascoltare il dolce suono di una spinetta.

Venezia dunque ebbe in questo periodo una produzione abbondantissima tutta sua, che basta per farle occupare nella storia dell'arte dell'arredamento e del costume un posto di primissimo ordine tra le altre capitali europee.

Tra le arti dell'arredamento ebbero una parte molto importante nel Settecento quelle del vetro e della ceramica, per merito delle molte fabbriche fiorentissime in quell'epoca, in tutta Italia, e specialmente nel Veneto (v. vetri e ceramiche).

Gli stili stranieri, segnatamente francesi, che penetrarono a Venezia, si trasformano per ricevere un'impronta nuova originalissima. Le definizioni abituali di stile Luigi XIV, XV, XVI non sono applicabili in questo caso, perché non hanno nessuna corrispondenza stilistica e cronologica nella storia dell'arte veneziana, e in genere nell'evoluzione degli stili nelle varie città italiane.

L'artefice veneziano si distingue non solo dai modelli stranieri, dai quali pur trae spesso la sua ispirazione, ma differenzia nettamente la sua produzione da quella stessa degli altri centri italiani.

Fra i centri italiani che in questo periodo ebbero maggiore attività nelle arti decorative sono Napoli e il Piemonte. Quest'ultimo, col suo tipico barocchetto piemontese del 700, è quello che si avvicina maggiormente a certi caratteri dell'arredamento francese. Nel Piemonte penetrarono facilmente gli usi e le mode delle creazioni francesi, per la vicinanza dei confini e per la somiglianza dei costumi; ma nonostante tale influsso, innegabilmente fortissimo, ogni espressione d'arte assume anche in Piemonte un carattere proprio; e per ciò anche in Piemonte le definizioni di barocco e di rococò non sempre si adattano, e tanto meno quelle degli stili Luigi XIV, XV, XVI.

L'architettura e le arti minori in Piemonte avevano avuto un notevole sviluppo nel periodo feudale; anche il Rinascimento vi lasciò forte traccia, mentre al principio del sec. XVII cominciano i segni di una notevole attività artistica, tanto nell'architettura quanto nelle arti applicate. Numerosi e ricchi lavori d'intaglio furono eseguiti nel palazzo reale di Torino, subito dopo la metà del '600. Il massimo splendore delle arti in Torino si ebbe negli anni in cui operò il grande architetto Filippo Iuvara (nato verso il 1676, giunto a Torino nel 1714, ripartì nel 1735, per andare alla corte di Spagna, dove morì nel 1736).

Grandi e bellissime decorazioni interne di questo periodo si hanno nel palazzo reale, nel castello, nel palazzo del principe di Carignano, nella villa della regina, nel castello di Moncalieri e in quello di Rivoli, eseguite specialmente durante gli ultimi anni di Vittorio Amedeo II (che abdicò nel 1730).

Nel 1729 Iuvara cominciò il meraviglioso palazzo di Stupinigi, dove per un cinquantennio gli artisti piemontesi profusero tesori di bellezza. Archi innumerevoli e preziosi vanno ad arricchire in questi anni anche i palazzi del patriziato piemontese.

La personalità dello Iuvara influì molto anche sulle arti decorative. Egli fu seguito da altri celebri architetti del tempo.

Molti nomi di artefici ci sono pervenuti, tra i quali emerge, per la somma abilità e per l'ammirazione che destarono i suoi lavori, l'ebanista intarsiatore Pietro Piffetti (nato intorno al 1700) il quale eseguì una quantità grandissima di ricchi lavori, quasi tutti per ordine della Casa reale. Di una capacità tecnica grandissima, il suo gusto e la sua fantasia hanno talvolta qualche cosa di sovrabbondante, ma sono ricchi di personalità. I suoi mobili sono riccamente intarsiati d'avorio e d'osso, ornati di bronzi eseguiti da Francesco Ladatte e da Giovanni Venasca, sul tipo delle decorazioni francesi dell'epoca. Accanto al Piffetti vanno ricordati Giovanni Maria Bonzanigo che appartiene a una famiglia celebre di intagliatori, il vercellese Ignazio Ravelli e molti altri. Né bisogna dimenticare che di origine piemontese era pure il celebre argentiere Giusto Aurelio Meissonier, che, recatosi a Parigi, ebbe, come si è detto, tanta influenza sulla formazione dello stile Luigi XV.

Anche la Liguria ebbe periodi di grande fervore specialmente per l'arredamento delle belle ville della riviera.

Roma non ha nulla in questo periodo che possa stare a confronto con gli ambienti creati dall'arte decorativa veneziana. Nel Settecento romano si riscontrano, come negli altri centri artistici, le stesse tendenze verso proporzioni più ridotte, e verso forme più leggiadre, più mosse, più capricciose in confronto di quelle grandiose e imponenti del '600. Ma, come nell'architettura lo stile rococò non ebbe a Roma che rare espressioni, così avvenne nelle arti decorative; il fenomeno si limitò a qualche piccolo ambiente creato nei palazzi principeschi; specialmente il nuovo stile sembrò adatto alla vita che si svolgeva nei piccoli casini suburbani, o nelle ville. Le tradizioni della corte papale, il ritmo stesso della vita romana così largo, così grandioso, poco si adattava alle delicatezze alquanto molli, e alle leggiadrie capricciose di centri come Venezia e Parigi. Vi sono tuttavia esempi che attestano chiaramente la tendenza verso forme decorative più gaie e più leggiadre, specie nella decorazione interna, per la quale, oltre a una mobilia più leggiera e più pratica di quella del secolo precedente, si amano le delicate leggiadrie degli stucchi, e le festose luminosità di pitture parietali con vedute di paesi e di giardini, che, come nella villa Falconieri di Frascati, o nella villa Chigi sulla Via Salaria, dànno all'ambiente un'impareggiabile gaiezza e festosità.

Ma a Roma ben presto il gusto torna verso forme classicheggianti, e la rinascita del classicismo precede, come nell'architettura, quasi di mezzo secolo il risveglio neoclassico delle altre città italiane e straniere.

Stile neoclassico. - Benché si faccia generalmente cominciare l'arte neoclassica alla fine del '700 e ai primi dell'800, a Roma gl'indizî di un ritorno al classicismo appaiono già verso il 1750.

Nel campo delle arti figurative, specialmente della pittura, già si erano avuti dei veri e proprî precursori del neoclassicismo in pieno Seicento.

In quello delle arti applicate, l'apparire del nuovo stile, verso la metà del '700, è in stretta relazione con tutto il movimento antiquario e culturale che segna il ritorno allo studio dell'antichità classica, e la formazione delle grandi collezioni papali promosse e iniziate da Clemente XI (Albani), da Benedetto XIV (Lambertini) e rinnovate nel loro ordinamento sotto Pio VI (Braschi) e Pio VII (Chiaramonti).

Uno dei primi artisti che contribuì maggiormente a questo risveglio del gusto per l'antichità classica, esaltandola nelle grandiose rovine dei monumenti romani, fu un architetto veneziano, Giovanni Battista Piranesi; nelle sue splendide incisioni egli ci ha lasciato non solo una raccolta di vedute, di rovine e di meravigliose rievocazioni fantastiche di un mondo scomparso, ma anche una raccolta incomparabile di motivi ornamentali e decorativi, tratti da particolari architettonici e da oggetti di arte applicata di tutte le specie, i quali hanno fornito un materiale di pregio veramente inestimabile per arredatori e decoratori.

Splendido esempio di decorazione settecentesca romana di questo periodo è il salone d'oro del palazzo Chigi, eseguito fra il 1765 e il 1767 dall'architetto Giovanni Stern, che aveva alle sue dipendenze lo scultore Tommaso Righi, i pittori Angeloni e Nicola la Piccola, e l'argentiere Luigi Valadier, padre del grande architetto Giuseppe: salone già neoclassico nella compostezza delle linee generali, ma ancora settecentesco nella grazia dei particolari. Alcuni di questi artisti, come il Righi, sono gli stessi che hanno partecipato alla decorazione del casino di Villa Borghese; Giovanni Stern appartiene a una famiglia numerosa di artisti, ed è il padre di Raffaello Stern a cui si deve il Braccio Nuovo Chiaramonti dei musei vaticani.

Le collezioni che il cardinale Albani riunì nella villa fatta costruire fuori Porta Salaria e sulle quali il Winckelmann, venuto a Roma nel 1755, ebbe campo di approfondire i suoi studî di antichità classica, ebbero pure una parte notevolissima in questo risveglio del classicismo in Roma.

I nuovi scavi promossi in Roma e dintorni, e specialmente quelli di Ercolano e di Pompei, i nuovi studî di egittologia, il fiorire delle accademie estere in Roma, tutto contribuì a saturare ben presto di classicismo l'ambiente cosmopolita di Roma, dove architetti, scultori, pittori e artefici di tutte le nazioni diffondono con gli scritti e con le opere le nuove dottrine erudite e classicheggianti.

I papi ingrandiscono i musei vaticani e li arricchiscono di una folla di statue e di oggetti delle arti applicate. Nel 1817, alle collezioni già ricordate si aggiunge il grande Braccio Nuovo del museo Chiaramonti, costruito per ordine di Pio VII. I grandi architetti della fine del '700, Canina e Valadier, e nella scultura soprattutto il grande Canova, affermano con le loro opere il trionfo incontrastato dello stile neoclassico.

Tra le ville romane che rispecchiano meglio il gusto di questo periodo, oltre la villa Albani, è senza dubbio la villa Borghese, non solo per le sue magnifiche collezioni di quadri e di statue, ma anche per la ricca suppellettile di marmi e di mobilia, e per le ricche opere d'arte decorativa eseguite da una folla di artisti decoratori sotto la direzione dell'architetto Asprucci, che la rendono il modello più squisito e più fastoso di arredamento di una villa romana nel periodo neoclassico.

Tanto nelle pitture quanto nelle sculture decorative, e altresì nella mobilia dell'epoca che si conserva nelle sale della villa, accanto ad esempî che denotano il gusto neoclassico completamente formato, non mancano esempî che segnano bene il passaggio tra il gusto settecentesco e lo stile neoclassico.

La sala dei marmi al piano terreno è uno degli esempî di arredamento architettonico più ricco che si possa vedere, mentre quella decorata in stile egiziano dallo stesso Asprucci e dal Conca attesta di un'altra tendenza di quest'epoca, ed è un riflesso di quegli studî di egittologia di cui abbiamo prima fatto parola.

Questo primo periodo di risveglio dello stile classico in Italia corrisponde a quello che generalmente in Francia prende il nome da Luigi XVI (salito al trono nel 1774). Anche in Francia questo risveglio si determina principalmente per opera degli artisti recatisi in Italia a studiare le antichità classiche e specialmente i magnifici scavi di Ercolano e di Pompei. Classico e pastorale al tempo stesso è stato definito lo stile del regno di Luigi XVI, dal quale sembra siano bandite tutte le stravaganze, tutte le violenze di linea e di colore, con un ritorno alle superfici piane, alle linee dritte, alla simmetria e al parallelismo dei motivi. Caratteristici specialmente i lembi di nastri applicati al sommo di pannelli o di medaglioni, o svolazzanti; e oggetti varî, torce, maschere, strumenti musicali, appesi e fluttuanti nell'aria. Il più grande ebanista di questo periodo, in Francia, è Jean Henri Riesener (morto nel 1806).

Lo stile Luigi XVI, composto, corretto, signorile, intimo, è tra gli stili francesi uno dei più caratteristici, e dei più riprodotti dai decoratori e dagli arredatori delle case moderne, specialmente degli alberghi, in Inghilterra, in America, in Francia, in Italia, in Germania. Ma nelle riproduzioni spesso sciatte e di carattere commerciale esso ha perduto gran parte della sua grazia e della sua freschezza.

È lo stile dei famosi appartamenti di Maria Antonietta a Fontainebleau, e del Piccolo Trianon di Versailles. Per la passione dei vasi e dei cammei messi a profusione in tutti gli ornamenti, ci richiama allo stile Adam contemporaneo in Inghilterra e ai famosi vasi di Wedgwood.

A questo stile segue in Francia quello della Repubblica e dell'Impero.

L'avvento della democrazia all'indomani della Rivoluzione francese, porta con sé il desiderio di aumentare il benessere delle classi popolari, e di dar loro, anche nei riguardi della casa, se non il lusso, la possibilità di un arredamento almeno in apparenza assai agiato.

Tra le industrie favorite da questo nuovo stato di cose, specialmente in Francia, è quella delle carte da parati dipinte, che poi presero appunto il nome di "carte di Francia" (v. carta da Parati).

La produzione della carta da parati raggiunse in Francia una diffusione straordinaria alla fine del secolo scorso.

Oggi questa industria rinasce in Europa e in America sotto varî aspetti. E accanto a una produzione abbondantissima di disegni superficiali e spesso di cattivo gusto, fiorisce tutta una produzione di carte dipinte con motivi semplici e bene appropriati che sono indice di un ritorno a criterî più logici e più razionali.

Stile impero. - L'epoca napoleonica è caratterizzata anche in Italia dal cosiddetto stile impero, che rappresenta il massimo splendore del periodo neoclassico. In Italia esso ebbe la sua massima diffusione, sia per l'origine e per i rapporti familiari dell'imperatore stesso, sia per la natura del movimento politico, che portava il nuovo Cesare ad ispirarsi in ogni suo gesto ai modelli immortali della romanità; sia per la presenza, nel nostro paese, delle varie corti dei Napoleonidi.

L'arredamento dello stile impero ha, specie nel mobilio, un carattere di solidità e di pesantezza rigida, con frequenti applicazioni di bronzo, di ebano e d'avorio. Spesso nello stesso mobile si trovano contrastanti tra loro linee curve e linee dritte, cosicché si vedono sedie con le zampe posteriori curvate secondo lo stile classico, e con quelle anteriori dritte e rigide. I mobili degli ultimi tempi di Luigi XVI mostrano già i caratteri di quelli dell'Impero. Ai modelli della Grecia e di Roma si aggiungono quelli egiziani, divenuti sempre più di moda dopo le campagne napoleoniche in Egitto. Mentre nelle grandi dimore imperiali lo stile impero raggiunge un fasto grandioso, benché sempre un po' freddo, nelle piccole case, massime in provincia, ha spesso un aspetto pretensioso e vuoto.

Luigi David in Francia, Andrea Appiani e Antonio Canova in Italia furono i corifei del nuovo stile nella grande arte della pittura e della scultura.

Scomparsi gli ultimi rappresentanti della ebanisteria del secolo XVIII, l'arte del mobilio, e in genere dell'arredamento, andò declinando rapidamente, e cadde del tutto nella volgarità commerciale e industriale sotto la Restaurazione e sotto il regno di Luigi Filippo, che rappresenta il periodo più infelice nella storia dell'arredamento, non solo per la Francia ma per tutti i paesi di Europa. Il legno preferito di questo periodo è il mogano, spesso lavorato e intagliato con abilità meccanica, ma senza l'ombra del più elementare buon gusto. I più bei modelli di arredamento e di decorazione interna furono sacrificati per far posto a volgari inquadramenti di pannelli incornicianti volgarissime carte da parati. Il gusto più corrotto imperversa in Europa fino verso l'ultimo quarto del sec. XIX; fino a che una giusta reazione non provocò un ritorno agli stili classici del medioevo e del Rinascimento, con quel carattere di eclettismo che è tipico anche dell'architettura della stessa epoca. Questa nuova assimilazione di una tradizione perduta non doveva produrre oggetti di carattere originale, ma doveva contribuire molto al risveglio del gusto dell'epoca moderna, ottenuto anche attraverso detestabili aberrazioni come quelle dell'art nouve e dello stile liberty, stili morti prima di nascere, a dimostrazione eloquentissima dell'impossibilità assoluta di creare forme nuove ignorando le forme tradizionali.

Stile moderno. - Dalla mescolanza dei varî stili, caratteristica del periodo dell'eclettismo, e dalle elaborazioni di nuovi studî e di nuove ricerche per portare i prodotti dell'arredamento verso forme meglio armonizzate con la vita, è derivata tutta la produzione dell'età moderna, che oggi soltanto, dopo molti sforzi, sembra assumere alcuni caratteri peculiari, atti a caratterizzare l'epoca in cui viviamo.

Accanto alla riproduzione pura e semplice dei vecchi stili classici italiani e stranieri, appariscono nuovi aspetti come quelli dello stile cosiddetto coloniale, al quale hanno dato notevole impulso gli architetti e i decoratori inglesi e americani.

Un segno della rinascita nel campo dell'arredamento è l'interesse col quale i giovani architetti oggi curano la decorazione interna, troppo trascurata dagli architetti della generazione passata. Soltanto il concorso armonico di tutte le arti sotto la guida dell'architettura può promuovere una vera rinascita dell'arredamento.

La maggior parte della produzione moderna porta purtroppo l'impronta di un carattere utilitario e commerciale, ma già non mancano esempî di vera arte applicata all'arredamento.

L'epoca moderna, con le esigenze ferree della vita, si è resa pienamente conto che l'arredamento di una casa dev'essere in perfetta armonia con le abitudini, con la condizione, con i gusti di chi l'abita, e che non può avere un'impronta artistica se non a condizione di accogliere oggetti di bella forma e di buona qualità.

Ogni ambiente deve avere l'arredamento appropriato all'uso cui è destinato. Il bisogno di belle forme e di colori armoniosi negli articoli indispensabili all'arredamento della casa, dev'essere disciplinato e inquadrato con leggi severe. Non basta riunire qualche bel mobile antico in un brutto ambiente senza carattere e senza proporzioni. Tutto dev'essere appropriato e coordinato da uno stesso spirito e da uno stesso buon gusto.

Il grande sviluppo dell'industrialismo moderno ha portato un colpo terribile ai prodotti manuali che presentavano un'impronta artistica personale. Questo è accaduto in tutti i paesi, ed ha generato uno stato di cose che non potrà cessare fino a che non sarà creato un equilibrio nuovo tra la materia e lo spirito, tra la macchina e il cervello umano.

Dopo molti anni di disorientamento generale, oggi fortunatamente incominciano a comparire segni non dubbî di un salutare risveglio. Rinasce così il bisogno di circondare di cose belle anche gli aspetti più umili della vita, e di ricondurre il gusto generale verso l'apprezzamento di forme e di linee armoniose.

I nuovi metodi costruttivi e i nuovi materiali entrati in uso nell'architettura moderna hanno creato possibilità nuove anche nell'interno degli edifici e hanno aperto nuovi orizzonti alle arti applicate e decorative. Si pensi solo ai nuovi sistemi d'illuminazione e all'importanza che la distribuzione della luce ha sempre avuto, e oggi più che mai può avere, nella decorazione interna di un ambiente, e non solo della casa.

Un campo assai vasto apertosi ai decoratori in questi ultimi anni, è quello dell'arredamento delle navi, specialmente dei grandi transatlantici di lusso. Le compagnie italiane di navigazione hanno in questo genere creato ambienti magnifici per eleganza e per moderne comodità. In genere si è preferito ricorrere agli stili classici, mentre sarebbe preferibile in questo campo così moderno lasciare alla fantasia degli artisti maggior libertà nel creare forme artistiche più appropriate a questi grandi palazzi galleggianti.

Nel campo della decorazione interna in generale, architetti e decoratori geniali stanno cercando di adattare alle nuove condizioni della vita, nuovi metodi di arredamento, e non mancano in questo campo indizî sicuri di un geniale rinnovamento. È impossihile oggi prevedere le ultime conseguenze di queste nuove tendenze, e dire se le nuove forme che si vanno elaborando rappresenteranno una rottura completa con le tradizioni secolari dei vecchi stili. In arte, come nella natura, non possono avvenire interruzioni o salti troppo grandi. È da credere piuttosto che l'evoluzione avvenga gradualmente, almeno per l'arte italiana.

L'arte italiana, ricca di un'eredità e di un'esperienza meravigliosa in questa materia, saprà trovare elementi di bellezza duratura nella creazione di forme nuove e originali.

Una delle condizioni principali per diffondere il gusto di un buon arredamento anche nelle classi meno ricche, consiste nel migliorare esteticamente gli oggetti posti in commercio, e nel diffondere il senso della bellezza contro l'invadente materialismo della nostra età. Per ottenere questo occorre una più stretta collaborazione tra l'artista e il commerciante, e l'elevazione di quella classe dell'artigianato alla quale recenti provvedimenti governativi hanno in Italia dedicato la massima attenzione.

Accanto a un riordinamento generale delle scuole d'arte applicata, sono sorte in Italia nuove e provvide istituzioni, sia per favorire in tutti i modi la produzione dell'artigianato, sia per metterla a contatto col pubblico per mezzo di esposizioni, di concorsi, e di altre istituzioni di cultura e di propaganda. Le manifatture artistiche italiane sono numerosissime e fiorenti.

Al risveglio delle forme tradizionali dell'arte nostra, e specialmente di quelle che sono emanazione più diretta delle industrie artistiche più caratteristiche del nostro paese, ha contribuito moltissimo tutto ciò che in questi ultimi anni è stato fatto da enti pubblici e privati per rimettere in onore i prodotti delle piccole industrie, delle industrie femminili, dell'arte rustica, e ogni manifestazione caratteristica del costume e del folklore del nostro popolo.

Non sono rari in Italia gli esempî moderni di arredamento, nei quali gli elementi tradizionali, rielaborati, esprimono mirabilmente nuove armonie architettoniche e decorative, in una fresca e chiara armonia di linee e di spazî, con accenti semplici e lieti, altrettanto lontani dalla vanità retorica di certe inutili e illogiche sovrapposizioni quanto dall'aridità desolante di certe machines à habiter che sono la negazione di ogni diletto spirituale e materiale, e soprattutto di quel senso di accogliente umanità, che ha costituito sempre il maggior titolo di nobiltà della casa italiana.

(V. Tavv. CXVII-CXXXVI).

Bibl.: Per le fonti v. i trattatisti: Vitruvio, Palladio, Vignola e Serlio.

Come trattazioni specifiche si consultino: per la parte generale: J. Labarte, Histoire des arts industriels, Parigi 1872; Enciclopedia delle arti e industrie, diretta da R. Pareto e G. Sacheri, Torino 1878; H. Schmitz, Das Möbelwerk, Berlino s. a.; id., Der schöne Wohnraum, Berlino s. a.; A. Feulner, Kunstgeschichte des Möbels, Berlino 1927; G. Ferrari, Il legno e la mobilia nell'arte italiana, Milano s. a.; Enciclopedia delle moderne arti decorative italiane, diretta da G. Marangoni (specialmente il vol.: Le stoffe d'arte e l'arredamento della casa, Milano 1928). - Per l'arredamento nell'antichità: Perrot e Chipiez, Histoire de l'art dans l'antiquité, Parigi 1882 segg.; R. Cagnat e V. Chapot, manuel d'archéologie romaine, Parigi 1917-20. - Per il Medioevo: E. Molinier, Les Meubles du Moyen-âge et de la Renaissance, Parigi 1897. - Per il Rinascimento: W. Bode, Die ital. Hausmöbel der Renaissance, Lipsia 1920; F. Schottmüller, Wohnungskultur und Möbel der ital. Renaissance, 2ª ed., Stoccarda 1928; A. Schiaparelli, La casa fiorentina, Firenze 1908; Lessing, Italienische Möbel des XVI Jahrh., Berlino 1893. - Per l'età barocca e neoclassica: G. Morazzoni, Il mobile veneziano del '700, Milano 1927; TIpping, English Homes, Elizabethan and Jacobean, Londra 1912; A. Midana, L'arte del legno in Piemonte nel Sei e Settecento, Torino s. a.; F. Luthner e R. SChmidt, Epmire u. Biedermeiermaterial, Stoccarda 1922; E. Molinier, Le mobilier au XVI et au XVIII siècle, Parigi 1897; Catalogo della Mostra del Settecento Italiano, Venezia 1929. - Per l'età moderna: Wharson e Codman, The decoration of houses, New York 1913; J. H. Duncan, The house beautiful and useful, Londra 1911; G. L. Hunser, Home Furnishing, New York 1913; C. Catham, in English Homes, Londra 1909; v. anche la serie di volumi: Moderne Raumkunst, ed. da J. Hoffmann a Stoccarda (anche in trad. it.). - Per l'arredamento orientale: Morse, Japanese homes and their surroundings, Boston 1886. - Per l'arredamento coloniale: Lockwood, Colonial Furniture in America, New York 1913. - Per i mobili nell'arte popolare vedasi l'opera di H. T. Bossert sull'arte popolare (molte tavole a colori edite dal Wasmuth di Berlino), anche in trad. francese.

Come dizionarî si devono consultare: Viollet-le-Duc, Dictionnaire raisonné de l'architecture française, e Dictionnaire du mobilier, Parigi 1858; H. Havard, Dictionnaire de l'ameublement et de la décoration depuis le XIII siècle jusqu'à nos jours, Parigi s. a. Come riviste, specie per l'arte moderna, si vedano: L'arte italiana decorativa e industriale (ed. a Milano); Domus (ed. a Milano); Architettura e Arti decorative (ed. a Milano); La casa bella (ed. a Milano); Mobilier et Décoration (ed. a Parigi); Art et décoration (ed. a Parigi); Deutsche Kunst und Dekoration (ed. a Darmstadt); Jnnendekoration (ed. a Darmstadt); inoltre, tutte le riviste di arte antica (specie Dedalo, ed. a Milano).

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