AROMUNI o Aromeni

Enciclopedia Italiana (1929)

AROMUNI o Aromeni

Renato Biasutti

Sono i Romeni sparsi nella penisola balcanica, a S. del Danubio, detti anche Valacchi (in serbo: Vlasi), e, dai Greci, Cutzovalacchi ("Valacchi zoppi"). Sono stati talvolta considerati come i resti della popolazione latinizzata della penisola, ma in ogni caso, come dimostra l'affinità linguistica, le loro prime sedi devono essere state prossime a quelle degli altri Romeni. Nel periodo delle invasioni slave e bulgare, un vasto movimento migratorio li diffuse da quelle sedi oltre il limite della zona romanizzata, nella Tracia, nella Macedonia, nella Tessaglia, nell'Epiro, e, più tardi, lungo l'Adriatico e nella Dalmazia. In questa i Morlacchi ("Valacchi del mare") sono ormai del tutto slavizzati, e ne persiste soltanto l'estrema più recente colonia nei Cicci dell'Istria. Anche nella Tracia, ove i documenti medievali li mostrano numerosi e in stretta colleganza con i Bulgari, i Valacchi sono stati eliminati o assorbiti. Il loro numero complessivo è calcolato presentemente a circa 200.000 individui (150-160.000, secondo Cvijić), distribuiti in una serie più compatta di villaggi nella zona centrale del Pindo, in varî nuclei della Macedonia orientale, in piccole colonie montane isolate nei Balcani, nel Rodope, nell'Albania, e, infine, nelle principali città della penisola (v. carta).

Gli Aromuni erano in massima parte pastori nomadi tipici, transumanti con grandi greggi (sino a 50.000 capi) dalla montagna alle pianure litoranee e vallive. In queste, con le loro donne e i bambini, dopo viaggi di 10-30 giorni, scendevano a svernare in dimore temporanee, sino a che giungeva il momento di poter tornare ai pascoli elevati. Il frazionamento politico della penisola e lo sviluppo della popolazione e dell'agricoltura nel piano hanno ridotto notevolmente questi spostamenti periodici, e si è ingrossata invece negli Aromuni la corrente migratoria verso i centri urbani, ove esercitano il commercio e le piccole industrie, e verso i paesi transoceanici. Anche nelle pianure i gruppi di capanne (calive) tendono a trasformarsi in villaggi permanenti.

Nell'aspetto fisico, pur non presentando un tipo omogeneo, differiscono alquanto dagli Slavi meridionali, essendo, in generale, meno alti di statura e meno bruni: di carattere sono pure più miti e gioviali. E nella cultura rappresentano meno alterata la vecchia civiltà balcanica d'impronta bizantina e meridionale. Le case, per esempio, sono di pietra con tetto coperto di lastre di pietra o di tegole, e a due o tre piani; i villaggi molto concentrati, con vie erte e strette. Case e paesi sono di solito assai puliti. Le donne, che sono trattate con molto rispetto, e custodiscono il ricco folklore tradizionale, tessono e ricamano. Gli uomini sono abili intagliatori di legno e lavoratori di cuoi e di filigrane d'argento. Nel sec. XVIII una città aromuna, Muscopolie, nel Devol, ora ridotta a un misero villaggio, era il centro commerciale della Balcania centro-occidentale, con scuole e stamperie rinomate. Ortodossi di religione (solo un gruppo di Aromuni del Meglen si è islamizzato), hanno subito fortemente l'influenza greca, dalla quale cerca di liberarli ora un'attiva propaganda romena: ma la conservazione della lingua e delle tradizioni diviene sempre più difficile, con la decadenza dell'industria pastorale e la crescente pressione delle popolazioni che circondano le isole aromune da ogni lato. Per la lingua, v. romania: Lingua.

Bibl.: G. Weigand, Die Aromunen, Lipsia 1894-95; C. N. Burileanu, I Romeni di Albania, Bologna 1912; A. I. B. Wace e M. S. Thompson, The Nomads of the Balkans, Londra 1914; V. Giuffrida-Ruggeri, I Valacchi dell'Adriatico, in Rivista Italiana di Sociologia, 1916; J. Cvijić, La péninsule balkanique, Parigi 1918.

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