ARMONIA

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1948)

ARMONIA (IV, p. 519)

Antonio FERDINANDI

Nella recente produzione musicale la tecnica armonistica non sembra mostrare suoi proprî, intrinseci sviluppi che, teoricamente, già fin d'ora abbiano trovato pacifico assestamento in altri sistemi da quelli già vigenti o almeno proposti nel primo trentennio del secolo.

È infatti ancor possibile, sia pure per sottigliezze di scolastica, interpretare ognuno di tali sviluppi secondo ragioni offerte, in regime o di autonomia o di commistione, dalle varie sorti di armonia diatonica cromatizzata (tonale classica o modale, politonale, esatonale) o cromatica (atonale, dodecafonica, pluricromatica).

Diversa, però la fortuna incontrata da coteste correnti, come diversa, d'altra parte, la proporzione della coefficienza da ognuna di esse esercitata in regime di commistione.

Contemplata nelle grandi linee, la pratica odierna sembra infatti aver consumato il processo di assorbimento delle correnti del primo novecento dell'esatonalità e della stessa, più importante, politonalità nel seno della diatonica cromatizzata o, per altre ragioni, in quello della cromatica. Assorbimento del quale reca testimonianza e ideale convalida la produzione data nell'ultimo ventennio dagli stessi maestri che di coteste pratiche erano stati (come per esempio, D. Milhaud per la politonalità) riconosciuti esponenti, e che oggi le considerano, e soprattutto le trattano, quali semplici possibilità del linguaggio diatonico cromatizzato.

Per poterle assorbire, e anche per il fatto stesso dell'assorbirle, questo linguaggio veniva intanto ad una elasticità e ad una amplificazione che, esteticamente legittime, sembrano però indebolire oltremodo la ragione stessa del diatonismo e cioè la virtù sintattica delle funzioni tonali, cui viene così a mancare una sufficiente percettibilità: incertezza tonale che, sensibilmente ridotta nelle ultime opere di Igor Stravinskij, sempre più invece si diffonde nel linguaggio dei musicisti d'avanguardia, tanto da rendere difficile la distinzione puramente armonistica tra molte pagine di compositori di principio diatonico (quali B. Bartók, A. Honegger, G. F. Ghedini, G. Petrassi) e pagine di convinti cromatici.

La quale distinzione, infatti, può essere concretamente fondata non tanto sulla figura e sull'effetto dell'accordo e della concatenazione d'accordi quanto nell'integrale congegno della composizione; che presso gli esponenti della più autorevole (o anzi della sola oggi autorevole) corrente cromatica, della cosiddetta dodecafonia (v. in questa App.), da A. Schönberg maestro ai seguaci A. Berg, A. von Webern, L. Dallapiccola ed altri, si muove ed agisce nel quadro di un sistema ove l'aggregazione dei suoni in verticalità d'accordi non ha natura né leggi proprie, essendo condizionata anzitutto dall'aggregazione orizzontale (melodia e contrappunto) e, in maggior misura che l'armonia classica, dalla qualita timbrica della risonanza.

Le maggiori possibilità oggi consentite alla virtù dell'armonia in quanto tale sembrano quindi continuare ad aprirsi nel seno della corrente diatonico-cromatizzata, a condizione però che degli sviluppi già prodottisi e degli ulteriormente necessarî cotesta corrente possa ricoprire nella storia dialettica della composizione musicale una ragione in essa medesima compresa ed oggi ancor latente. Ed in questo senso appunto può considerarsi importante l'avviamento proposto dall'arte e dal pensiero teorico-didattico di P. Hindemith, ad un'armonia a nuova base sintattica in cui la scelta e la disposizione dei suoni possano conferire all'accordo (anche al più complesso e più ricco di allusioni) una più stretta determinazione del particolar movimento cui esso tende: il che si risolverebbe, in ultima analisi, in un rinnovato rapporto dell'accordo con la funzione tonale, e cioè in una rinnovata autorità della tonalità stessa.

Bibl.: A. Schönberg, Models for Beginners in Composition, New York 1940; id., Fundamentals of musical composition: Structural functions of Harmony, ivi (in corso di stampa); P. Hindemith, Unterweisung im Tonsatz, 2ª ed., Magonza 1940; R. Leibowitz, Schoenberg et son école, Parigi 1947.

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