ARISTONOTHOS

Enciclopedia dell' Arte Antica (1958)

ARISTONOTHOS (᾿Αριστόνοϑος)

L. Banti

Ceramista o pittore greco che ha firmato un cratere, trovato a Caere in Etruria, ora al Museo dei Conservatori a Roma, Aristonothos epoiesen. Il nome è stato letto in varî modi, ma la lettura A. è preferibile. La firma di A. è, con quelle di Kalikieas di Itaca (v.), di Pyrros beota (?) (v.) e del ceramista di Melos, di cui sappiamo solo la desinenza del nome, una delle più antiche firme di ceramisti greci che possediamo. Non esistono altre opere firmate da lui e neppure vasi che gli possano essere attribuiti per lo stile. Non sappiamo se il nome indichi il pittore o il ceramista; forse l'uno e l'altro.

Il cratere, coperto di ingubbiatura chiara all'esterno e all'interno, è decorato in vernice brunonerastra con ritocchi bianchi. La cottura non ha dato all'argilla la durezza voluta. La tecnica usata è in parte la "silhouette", in parte la linea di contorno. La faccia principale del cratere ha un soggetto mitologico, ispirato dal ix libro dell'Odissea: l'accecamento di Polifemo. Lo schema si ripete, quasi identico nelle linee generali, su vasi di fabbriche del VII (protoargiva, protoattica) e del VI sec. a. C. (corinzia, laconica, calcidese, ceretana, attica). Solo alla fine del VI sec. a. C. lo schema dell'episodio cambia. La composizione è chiara, equilibrata. Sottolinea l'azione drammatica e accentra abilmente l'attenzione sul movimento opposto dei due protagonisti, spostati alle estremità opposte del quadro: Polifemo, che si sforza di allontanare il palo infuocato; Odisseo che, con movimento vivace, puntando il piede contro la cornice del quadro, spinge il palo con forza contro il Ciclope. La spinta iniziale si trasmette attraverso i compagni di Odisseo; il piede di questi, puntato contro la cornice, dà una indicazione di ambiente e, quindi, di spazio. La scena dipinta sull'altra faccia, una battaglia navale, è inferiore per qualità: la composizione è vivace, ma slegata e l'esecuzione impacciata. Presenta, però, notevole interesse antiquario per la tipologia delle due navi (una è greca, l'altra di tipo orientale) e per l'armatura dei combattenti.

Il cratere rimane Per ora un prodotto isolato di fabbrica sconosciuta. È evidente che il pittore ha avuto contatti con la produzione protoattica del secondo quarto del VII sec. a. C. e con la bottega che ha dipinto un gruppo di crateri usciti dalla necropoli del Fusco (Siracusa). Meno certo è che il vaso sia stato eseguito a Caere, come ha proposto lo Schweitzer (v. sotto). Fu giudicato argivo dal Furtwängler, la cui ipotesi fu per molto tempo quasi universalmente accettata. Ma l'attribuzione, sostenibile quando la ceramica argiva era quasi sconosciuta, è divenuta estremamente incerta dopo i recenti scavi di Argo. Il Ducati ha pensato a un ceramista greco, immigrato a Cuma. Lo Schweitzer ricostruisce la personalità di A. come quella di un ceramista attico che avrebbe lavorato dapprima ad Atene (da questo i contatti con la ceramica protoattica) ed in un secondo tempo a Siracusa, per passare poi a Caere dove il cratere che possediamo sarebbe stato eseguito.

Il cratere è stato variamente datato entro il VII sec. a. C. Il confronto con la contemporanea ceramica protoattica fa pensare al secondo quarto del VII sec. a. C. Calcolando il ritardo stilistico di una pittura eseguita in Italia, si dovrà scendere a circa la metà del secolo.

Bibl.: J. C. Hoppin, Black-fig., p. 5 ss.; E. Pfuhl, Maler. u. Zeichn. d. Griechen, I, Monaco 1923, p. 110 (che danno la bibliografia precedente); B. Schweitzer, Zum Krater des Aristonothos, in Röm. Mitt., LXII, 1955, p. 78 ss. Idee generali sulla ceramica argiva sulla base del cratere: Fr. Matz, Geschichte d. griech. Kunst, I, p. 253 ss. Per la battaglia navale: H.R. Lorimer, The Hoplite Phalanx, in Annual Brit. Sch. Athens, XLII, 1947, p. 124 ss.; G. S. Kirk, Ships on Geometric Vases, in Annual, cit., XLIV, 1949, p. 120 ss.; B. Schweitzer, cit., p. 91 ss. Per la scena mitologica: P. Courbin, Un fragment de cratère protoargien, in Bull. Corr. Hell., LXXIX, 1955, p. 1 ss.; B. Schweitzer, cit., p. 96 ss. Per il carattere non argivo del cratere: Ducati, Sul cratere di Aristonous, in Mélanges Arch. et Hist. École Fr. Rome, XXXI, 1911, p. 33 ss.; P. Courbin, cit., p. 21.