ARISTODEMO di Cuma

Enciclopedia Italiana (1929)

ARISTODEMO ('Αριστόδημος, Aristodēmus) di Cuma

Vincenzo Costanzi

Fu, nel 524 a. C., duce dei Cumani, quando questi furono assaliti dagli Etruschi, che avevano qualche decennio prima sconfitto i Focesi e s'erano resi padroni dell'isola di Corsica (Cirno). Vinse e contribuì a salvare anche i Latini, ch'erano, anch'essi, in guerra con gli Etruschi. Avendo acquistato molto prestigio con la vittoria, rovesciò l'aristocrazia e si rese tiranno di Cuma. Era soprannominato Μαλακός ("molle, sfarzoso"), e questo soprannome può avere originato la notizia, di natura eziologica, che i Cumani vestivano con molto lusso e sfarzo. Questo avvenimento è spostato almeno di un quarto di secolo dalla storiografia romana, per trovare il sincronismo tra le gesta di Aristodemo di Cuma e le guerre di Porsenna, avendo egli, secondo la tradizione romana, sconfitto e ucciso Arunte, figlio di Porsenna, presso Aricia. Ma non c'è dubbio che si tratti degli stessi avvenimenti di quelli sopra riferiti. Secondo una tradizione, anch'essa romana, dopo la battaglia del lago Regillo Tarquinio si sarebbe rifugiato presso di lui. A. sarebbe poi caduto vittima di una congiura alla quale avrebbe preso parte la moglie; ma non è possibile accertare quanto di vero ci sia in questa tradizione.

Fonti Dionigi d'Alicarnasso, VI, 21; VII, 2-12; 3-11; Livio, II, 21-22;34,4: Cicerone, Tusc., III, 12,27; Diodoro, VII, 10; Ateneo, XII, 528 d-e.

Bibl.: B. G. Niebuhr, Römische Geschichte, ed. M. Isler, I, Berlino 1873, p. 454 segg.; G. Busolt, Greichische Geschichte, II, 2ª ed., Gotha 1895, pp. 800-804; A. Schwegler e O. Claeon, Römische Geschichte, Tubinga 1870-1884, I, pp. 782, n. 2, 787; II, pp. 57, 65, 72 segg.; 192 segg., 351; Th. Mommsen, Römische Geschichte, I, pp. 115, 122; G. De Sanctis, Storia dei Romani, I, Torino 1907, p. 551; J. Beloch, Griechische Geschichte, 2ª ed., I, i, Strasburgo 1912, p. 381; E. Meyer, Geschichte des Altertums, II, Stoccarda 1893, pp. 808-810; Christ, in Sitzungsberichte der Münchner Akademie, I (1905), p. 66; E. Pais, Storia critica di Roma, I, Roma 1913, pp. 546, 571, 596; B. Niese, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl. d. class. Altertumswiss., II, coll. 922-23.

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