ARIMASPI

Enciclopedia Italiana (1929)

ARIMASPI ('Αριμασποί)

Goffredo Bendinelli

Popolo leggendario che i Greci localizzavano nei paesi a N. e a NE. del Mar Nero (Scizia), insieme con gli Issedoni e gli Iperborei. Si favoleggiava che gli A. avessero un occhio solo, come i Ciclopi (Herod., III, 116; IV, 13, 27), e vivessero in lotta con i Grifi, mostri altrettanto favolosi, per impadronirsi dell'oro e dei tesori che questi custodivano. Di essi trattava estesamente Aristea di Proconneso nei suoi 'Αριμάσπεια ἔπη (Kinkel, Ep. Gr. Fr., 243-247), dipingendoli come strenui guerrieri, ricchi di cavalli e di greggi, ispidi di pelo, valorosissimi.

Si ritiene perciò che si tratti di una stirpe barbara confinata in regione così remota, da accreditare presso i Greci i racconti più fantastici dei viaggiatori: forse anche una razza mongola (gli Unni?), intermediaria di commerci tra l'Asia e l'Europa.

Gli artisti attici, specialmente del sec. IV, istoriando ceramiche e oggetti preziosi destinati ai mercati del Mar Nero, rappresentano spesso gli Atimaspi nel costume dei barbari asiatici ad essi noti, Frigi e Persiani, cioè come personaggi barbati e a cavallo, vestiti di breve tunica e pantaloni, con alto berretto asiatico (tiara) sul capo, armati di lancia e di pugnale. In tale aspetto li vediamo riprodotti su vasi attici dipinti provenienti da tombe dei dintorni di Kerc (Panticapeo), nella penisola di Crimea. Specialmente interessante uno di questi vasi a rilievi, con dorature, opera di Senofanto ateniese, dove gli Arimaspi sono in lotta con Grifi e cinghiali, sopra uno sfondo di paesaggio con palme.

Bibl.: Wernicke, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl. der class. Altertumswiss., s. v.; M. Rostowzeff, Iranians and Greeks in South Russia, Oxford 1922, p. 37; E. H. Minns, Scythians and Greeks, Cambridge 1913, p. 112 segg.; W. Tomascheck, Über das Arimaspische Gedicht des Aristeas, in Sitzungsberichte d. Akad. zu Wien, 1888, p. 715 segg.; O. Gruppe, Griech. Mythol. und Religionsgesch., Monaco 1906, p. 390 segg.; S. Reinach, Antiquités du Bosphore Cimmérien, Parigi 1892, p. 97 segg.

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