Aridocoltura

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Tecnica di coltivazione in zone con clima semi-arido nelle quali, in genere, le scarse piogge (250-500 m annui) sono concentrate entro un breve periodo dell’anno.

Le norme fondamentali dell’a. sono: a) arature profonde prima dell’epoca delle piogge e compressione del fondo dei solchi per consentire il massimo possibile immagazzinamento di acqua; b) ripetute arature superficiali, o sarchiature, con eliminazione della vegetazione spontanea dopo il periodo piovoso, sia in presenza sia in assenza di coltivazione, per ostacolare le perdite di umidità del suolo attraverso l’evaporazione per capillarità e il consumo da parte di erbe infestanti; c) sistemazioni idraulico-agrarie del suolo, per evitare che durante il periodo delle piogge si verifichino perdite di acqua per scorrimento o per ristagno e successiva evaporazione; d) pratica, tra una coltivazione e l’altra, di arature seguite da erpicature; e) esecuzione delle semine in epoca tale da permettere alla coltivazione di sfruttare al massimo, nelle diverse fasi vegetative, le riserve idriche incorporate nel suolo; f) riduzione delle concimazioni azotate, che determinano un maggior fabbisogno idrico da parte delle coltivazioni, e prevalente impiego di quelle organiche, che accrescono l’igroscopicità del suolo; g) adozione di varietà di piante a breve ciclo vegetativo e con scarso sviluppo fogliare. Tecnica caratteristica dell’a. è il maggese (➔).

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