ARGOLIDE

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

ARGOLIDE

M. Benzi

Antica regione della Grecia, nel Peloponneso nord-orientale, costituita da due aree geograficamente distinte: la pianura di Argo con la fascia collinare che la circonda e la penisola meridionale insieme alle isole di Poros, Hydra e Spetsai; geograficamente distinti dalla vicina pianura sono anche il bacino di Berbati e l'area di Asine.

Lo scenario geologico presenta una certa varietà di situazioni, con importanti ripercussioni sulla potenzialità agricola del suolo e, di conseguenza, sul modello insediativo.

Nella pianura sono stati riconosciuti un deposito alluvionale antico e uno più recente. Il primo, risalente al periodo glaciale di Würm, ma ancora ampiamente in evidenza nella parte alta della pianura, è caratterizzato da terreno argilloso misto a pietre e da un'attività agricola modesta. Il secondo, formatosi principalmente a partire dalla tarda antichità, si sovrappone al precedente nella parte bassa della pianura ed è caratterizzato da limo e sabbia. Sondaggi in profondità hanno dimostrato che nell'Antica e Media Età del Bronzo la costa era molto più vicina a Tirinto di quanto sia attualmente e che tutta la parte bassa della pianura era paludosa. Sembra inoltre possibile che durante il Neolitico la zona paludosa si estendesse molto più profondamente verso N. I dati paleogeografici sembrano in sintonia con quanto osservato da Aristotele, che notava come i campi di Argo fossero molto più fertili al suo tempo che all'epoca della guerra di Troia, quando erano invasi dalle paludi, mentre quelli di Micene, un tempo fertili, erano ormai aridi e incolti. A partire dalla tarda antichità comincia lungo la costa un'ingressione marina attestata da strutture antiche sommerse a Lerna, Tirinto e presso il moderno insediamento di Nea Chios. Prove di ingressione marina verificatasi nel corso degli ultimi due millenni sono particolarmente evidenti a Porto Cheli (Halieis).

In un recente repertorio topografico (Foley, 1988), esteso dal Neolitico fino all'età romana, sono elencati oltre centodieci siti, noti sia attraverso scavi sia grazie a ricerche di superficie. La loro prevalente distribuzione nella pianura rispecchia sicuramente l'importanza di quest'area nell'antichità, ma anche la preferenza accordatale dalla moderna ricerca archeologica. L'A. meridionale, dove il numero dei siti scavati è sensibilmente inferiore, è stata recentemente oggetto di indagini intensive di superficie che hanno portato all'identificazione di oltre trecento siti, un numero sorprendente in un'area relativamente poco fertile. Dal momento che la pianura non è stata indagata in misura altrettanto minuziosa, il numero dei siti abitati nelle varie epoche è qui valutato in base ai dati forniti da Foley.

Paleolitico-Neolitico. - Le più antiche tracce di occupazione umana sono state trovate nell'A. meridionale e risalgono al Paleolitico Medio. Si tratta della grotta di Franchti, situata nella piccola baia di Koilada lungo la costa occidentale, e di quattro siti all'aperto - caratterizzati dalla presenza di schegge di selce - probabilmente stazioni temporanee per la caccia e/o la produzione di strumenti. Limitati ai punti in cui emerge il deposito alluvionale del Pleistocene Medio, rappresentano presumibilmente solo una piccola parte dei siti originari. Il Paleolitico Superiore è ben rappresentato soprattutto nella grotta di Franchti, che presenta un'imponente stratigrafia e una serie quasi ininterrotta di livelli di occupazione estesa fino alla fine del Neolitico. Al Mesolitico appartengono probabilmente gli strumenti di selce trovati nella grotta di Koukou, 6 km a Ν di Franchti. Lo scarso numero di siti e di manufatti e il carattere stagionale della flora e della fauna attestate a Franchti suggeriscono un'occupazione sporadica, forse stagionale della regione. Nella pianura un insediamento paleolitico è stato trovato nelle grotte di Kephalari alle sorgenti dell'Erasinos, 8 km a Ν di Lerna.

Il Neolitico comincia a Franchti all'inizio del VI millennio, quando un villaggio all'aperto viene fondato sotto l'imboccatura della grotta. Gli insediamenti, dapprima probabilmente stagionali, tendono a diventare stabili e ad aumentare nel corso del periodo in tutta l'A.; oltre a Franchti, sono occupati anche Prosymna, Argo, Berbati, Dendra, Iria, Kephalari, Lerna, Megalochorio, Micene, Nauplia, Porto Cheli (Halieis), Riniza, Schoinochori, Tirinto. Mentre a Micene e Tirinto, dove si costruì molto nei periodi successivi, vi sono solo pochi frammenti, altrove vi sono, talvolta, sostanziosi depositi. I siti archeologicamente più rilevanti sono Franchti e Lerna. A Franchti l'economia è ora basata su animali addomesticati come la pecora e la capra e su cereali e legumi, lontani discendenti di specie selvatiche caratteristiche, in senso lato, dell'Asia sud-occidentale. La comparsa di materie prime non disponibili localmente come l'ossidiana di Milo e l'andesite di Egina sono le prime testimonianze di commercio marittimo. Nell'insediamento all'aperto di Lerna sono stati individuati numerosi strati di occupazione appartenenti a due fasi: la prima databile al Neolitico Antico (Lerna I), la seconda al Neolitico Medio e Tardo (Lerna II). Oltre a pochi resti di muri con fondamenta di pietra furono rinvenute anche tombe a pozzo poste all'interno dell'abitato.

Antico Elladico. - Questo periodo e in particolare la sua fase culminante (Antico Elladico II) segnano uno dei momenti più brillanti nella storia dell'Argolide. Gli insediamenti accertati sono una quarantina, fittamente distribuiti in tutta la regione. Il modello insediativo che ne risulta resta sostanzialmente immutato per tutta l'antichità, salvo cambiamenti imposti da particolari vicende politiche o da situazioni di emergenza. Nella pianura i siti di maggior rilievo sono Argo, Asine, Berbati, Dendra, Iria, Kandia, Lerna, Micene, Nauplia, Schoinochori, Synoro e Tirinto. Molti siti dell'Antico Elladico sono stati identificati da ricerche di superficie nell'A. meridionale. Di particolare importanza sono le magoùles di Koilada, Hermione, Flamboura e Fournoi, quest'ultima forse un centro specializzato nella lavorazione dell'ossidiana. Tracce di occupazione di questo periodo si sono trovate anche a Porto Cheli (Halieis) e Haghia Marina sull'isola di Spetsai; un relitto dell'Antico Elladico II è stato trovato a Dhokos nelle acque di Hydra.

Se a Micene e sulla vicina altura di Khalkani non dovevano esservi che due modesti villaggi, Tirinto e Lerna erano senza dubbio tra i più rilevanti centri dell'epoca nell'Egeo. A Tirinto l'insediamento dell'Antico Elladico II occupa tutta la cittadella e si estende anche all'area circostante, dove sembra formato da gruppi distinti di edifici. La struttura più importante è il monumentale edificio circolare (diam. 27 m) con partizioni radiali all'interno e copertura di tegole, parzialmente conservato sotto il mègaron del palazzo miceneo e plausibilmente interpretato come un granaio. A Lerna, rioccupata dopo una fase di abbandono, l'insediamento dell'Antico Elladico II (Lerna III) è particolarmente ben conservato. Oltre a fortificazioni con torri semicircolari, sono stati trovati due successivi edifici monumentali con copertura di tegole, scale di accesso ad almeno un piano superiore e accurate rifiniture degli ambienti. I due edifici, noti come Casa BG e Casa delle Tegole (12 x 25 m), hanno una curiosa pianta rettangolare con corridoi lungo i lati lunghi (Corridor House) di cui vi sono altri esempi sia in siti vicini all'A. come Zygouries e Kolonna sia relativamente lontani come Akovitika e Tebe. Meno certa è la presenza di un edificio analogo ad Asine, dove è stato trovato un grande ammassò di tegole. Il granaio di Tirinto che, date le sue dimensioni, era presumibilmente comunitario e la presenza a Lerna, Tirinto e Asine di cretulae con impressioni degli stessi sigilli hanno suggerito non solo un alto livello di integrazione culturale regionale, ma anche l'esistenza di una forma embrionale di economia di tipo redistributivo organizzata intorno agli edifici monumentali. Secondo altri l'assenza di aree magazzinali, all'interno di tali edifici, rende questa ipotesi poco plausibile e si è quindi parlato anche di case appartenenti a famiglie estese o a dimore di capi, in una società a livello di chiefdom.

La cultura dell'Antico Elladico II termina in una catastrofe che coinvolge tutto l'Egeo, ma è particolarmente sensibile nella Grecia continentale, dove molti siti sono abbandonati e altri distrutti e dove si assiste a un radicale mutamento culturale, anche se non mancano elementi di continuità. In A. vi sono distruzioni causate da incendi a Lerna, Tirinto e Asine, che appaiono però abitate nel corso dell'Antico Elladico III, anche se su scala notevolmente ridotta.

D'altra parte l'abbandono di molti siti minori può semplicemente indicare l'affermarsi, per ragioni di sicurezza, di un modello insediativo più accentrato. Lerna, ancora il sito più informativo, presenta nella sua IV fase (Antico Elladico III) un'ampia serie di novità fra le quali sono particolarmente degne di nota la comparsa di un nuovo tipo di casa absidata e di una nuova ceramica (minia grigia). Molti studiosi pongono in concomitanza con questi eventi l'ingresso nella penisola ellenica delle prime genti di lingua greca.

Medio Elladico (prima fase). - La prima parte del Medio Elladico segna in Α., come in tutta la Grecia continentale, una fase di recessione, evidenziata dalla quasi totale scomparsa delle arti fiorenti durante l'Antico Elladico II, dall'assenza di edifici monumentali e dalla contrazione nell'estensione e nel numero degli insediamenti. Verso la metà del periodo però quasi tutti i siti dell'Antico Elladico II appaiono di nuovo occupati e il numero degli insediamenti noti supera la trentina. Argo, poco appariscente durante l'Antico Elladico, ha ora un insediamento di notevoli proporzioni e tumuli funerari. Il periodo è particolarmente ben attestato a Lerna (Lerna V), Tirinto, Dendra, Asine, ma pure a Micene. A Micene, Tirinto, Argo e Prosymna (Heraion) l'abitato sembra articolato in villaggi staccati, situati intorno a un'acropoli. Non vi sono fortificazioni sicuramente databili a questo periodo.

Il tipo di abitazione più comune è di forma rettangolare allungata, soprattutto nella variante tripartita a mègaton, spesso con parte posteriore absidata. Esempi ben conservati di abitazioni mesoelladiche si trovano soprattutto a Lerna, ma anche a Tirinto, dove sono anche case ovali.

Ceramiche importate da Egina e dall'Egeo sia dalle Cicladi che da Creta sono relativamente frequenti. A Lerna, in particolare, importazioni minoiche estese dal Medio Minoico I A fino al Medio Minoico II e ceramica locale in stile minoicizzante sono state rinvenute in abbondanza. Importazioni più sporadiche sono state trovate anche ad Argo, Micene e Asine. Nel più ampio quadro dei rapporti fra Creta e Grecia continentale sono state interpretate come prove di ima rete commerciale su vasta scala in cui Lerna e soprattutto Kolonna a Egina dovevano essere due scali importanti.

Medio Elladico (fase tarda) - Protomiceneo (TE I-IIIAI). - A partire dalla fase finale del Medio Elladico i rapporti con l'Egeo si intensificano e l'A. appare sempre più coinvolta nell'importante rotta commerciale che portava da Creta al continente attraverso le Cicladi Occidentali (Thera, Milo, Keos). La cultura locale entra in una fase di rapido sviluppo, la cui manifestazione più spettacolare è rappresentata dai circoli funerari di Micene, con il loro stupefacente accumulo di ricchezza, objets d'art e raffinata tecnologia. Tombe contemporanee, contenenti armi e gioielli, sono state trovate anche a Lerna (depredate), Myloi e Tirinto e in tumuli ad Argo e Asine, ma nessuna appare paragonabile per ricchezza a quelle di Micene. A questo proposito va menzionata l'ipotesi - molto controversa che anche i circoli di Micene fossero inseriti all'interno di grandi tumuli in uso per lungo tempo e includenti tombe a cista e tombe micenee a camera e a thòlos. A Dendra in due tumuli del Medio Elladico tardo sono stati trovati i corpi di quattro cavalli, sacrificati e sepolti in coppie, che ricordano l'epiteto di «nutrice di cavalli» attribuito alla pianura di Argo dagli antichi.

La vivacità di questa fase è ben espressa dalla varietà della produzione ceramica, in cui stili e tecniche locali, sia tradizionali (ceramica minia e Matt-painted) sia innovativi (Matt-painted policroma), convivono insieme a influenze di derivazione eginetica, cicladica e minoica. La comparsa dello stile convenzionalmente definito Tardo Elladico I caratterizzato da vernice lucida - segna «ufficialmente» l'inizio della civiltà micenea. Importanti depositi del Tardo Elladico I si trovano soprattutto in contesti funerari a Micene, Prosymna, Argo, Asine e Myloi, mentre negli insediamenti sono stati in genere rimossi o dispersi dall'attività edilizia posteriore. Un «palazzo» contemporaneo ai circoli è stato ipotizzato a Micene, sia pure su basi molto evanescenti, mentre a Tirinto gli scavatori parlano di una «Herrenhaus» protomicenea, con pitture parietali, sotto il palazzo più tardo (Tardo Elladico III Ai). Le due thòloi di Tirinto - una scavata, ma completamente depredata, l'altra solo ipotizzata - non sono databili. Fra le numerose tombe a camera è particolarmente degna di nota quella di Dendra, contenente un'armatura di bronzo completa (Tardo Elladico III Ai).

Il numero dei siti protomicenei supera la quarantina. La posizione di preminenza di Micene dalla fase finale del Medio Elladico in poi è fuori discussione, ma sia le ragioni di tale supremazia sia l'origine delle ricchezze accumulate nei circoli sono difficili da spiegare e non trovano giustificazione né in una posizione particolarmente vantaggiosa del sito né nel suo passato.

Abbandonate ormai da tempo le ipotesi di A. Evans, che considerava Micene una colonia minoica, e le spiegazioni troppo «contingenti» - come quelle che attribuivano la nuova ricchezza di Micene o a incursioni nell'Egeo o a una partecipazione di mercenari micenei a guerre in Egitto - si dà oggi la preferenza a una più complessa problematica che identifica nei rapporti fra continente e Creta e nell'emergere di élites locali le cause non solo della fortuna di Micene ma della formazione della civiltà micenea nel suo complesso.

Tardo Elladico Ill-Submiceneo. - Il Tardo Elladico III A2-B è il periodo palaziale per eccellenza nell'evoluzione della civiltà micenea. La Grecia continentale si caratterizza come un'area policentrica, dominata da palazzi che si devono ritenere politicamente indipendenti l'uno dall'altro. L'A. continua a essere la regione culturalmente più prestigiosa e influente e forse anche la più intraprendente dal punto di vista economico. Recenti analisi delle argille hanno infatti dimostrato che ingenti quantità di ceramica fabbricata in A. e nel caso di forme chiuse i prodotti in esse contenuti - venivano esportati verso Rodi, Cipro e il Levante. A Berbati era attiva una bottega specializzata nella produzione della lussuosa ceramica con decorazione figurata (Pictorial Style), molto apprezzata a Cipro. Gli insediamenti sono numerosi - fino a un massimo di quasi sessanta nel corso del III Β - e molti sono notevoli per estensione e/o per il livello di prosperità esibito dalle annesse necropoli.

La preminenza di Micene è dimostrata da molti elementi, quali il grande palazzo e il centro cultuale sull'acropoli - entrambi decorati con pitture parietali - l'ampio insediamento probabilmente suddiviso in insulae, tutt'intorno alla fortezza, la presenza di tre thòloi di nuova costruzione e di tavolette in Lineare B. Solo Tirinto ha una posizione paragonabile, avendo a sua volta un palazzo, pitture parietali, documenti in Lineare B, fortificazioni non meno antiche di quelle di Micene e, forse, thòloi.

Oltre a essere un porto, Tirinto era probabilmente la capitale di un importante distretto amministrativo, ma è difficile dire quali fossero i suoi rapporti con Micene. Fra gli insediamenti importanti vanno menzionati Prosymna (Heraion), Berbati, Dendra, Asine e, alla luce delle scoperte più recenti, anche Argo, un tempo ritenuto insediamento di secondo piano fino al Tardo Elladico III Β. Molti insediamenti sono fortificati.

Oltre a Micene e Tirinto, dove le fortificazioni sono costruite gradualmente e raggiungono la loro massima estensione prima della fine del XIII sec. (Tardo Elladico III B2), erano fortificate anche Dendra, Argo (Larissa), Berbati e siti di minor importanza come Kandia e Katsingri. In assenza di documentazione storica, è difficile dire se l'A. costituisse una costellazione di centri indipendenti o fosse una sorta di «stato» dominato da Micene. A favore della seconda ipotesi giocano sia l'evidente preminenza del sito, sia la rete di strade che da Micene sembra irradiarsi in diverse direzioni all'interno e all'esterno (Corinzia) dell'Argolide.

Sulla presenza di queste strade e sulla mancanza di un centro paragonabile a quelli argolici si basa l'ipotesi che in quest'epoca la Corinzia fosse dominata dall'A. e che ai centri palaziali di quest'ultima risalga la spettacolare, anche se incompiuta, iniziativa di fortificare l'istmo. Fra le grandi opere rese possibili dal sistema palaziale vanno annoverati anche la diga e il canale di Kofini, nell'entroterra di Tirinto, costruiti per deviare un corso d'acqua che minacciava di insabbiare il porto di Tirinto.

Sintomi di crisi si hanno alla fine della fase ceramica Tardo Elladico III BI con distruzioni sismiche a Micene e Tirinto, alle quali fa seguito però un'intensa attività edilizia nella fase successiva (Tardo Elladico III B2). Allo stesso tempo la ridotta circolazione fuori dell'A. dello stile ceramico Tardo Elladico III B2 sembra indicativa di una certa difficoltà di movimento all'interno dell'area micenea, mai manifestatasi in precedenza. Alla fine del Tardo Elladico III B2 (1200-1190 a.C.) l'intero sistema subisce un grave collasso la cui manifestazione più evidente sono le ampie distruzioni che, almeno a Tirinto, sono state attribuite a un terremoto. Nel periodo successivo (Tardo Elladico III C) la crisi del sistema palaziale è evidenziata dal fatto che nessuno dei palazzi viene ricostruito.

Tuttavia, le consistenti tracce di rioccupazione ad Asine, Argo, Dendra, Micene e soprattutto Tirinto, dove si sviluppa un grande insediamento sia nella parte bassa della cittadella sia soprattutto intorno a essa, sembrano implicare processi di sinecismo che hanno ridimensionato sia il fenomeno dei siti abbandonati sia quello delle ondate di profughi verso terre più ospitali. Il numero degli insediamenti diminuisce comunque di metà circa; fra quelli abbandonati spiccano alcuni siti importanti come Prosymna e Berbati.

Nonostante il crollo del sistema palaziale, la fase centrale del periodo Tardo Elladico III C segna una notevole ripresa in tutta l'A., che è ancora in grado di esprimere uno dei più eleganti stili ceramici del tempo (Close Style). È solo con la distruzione del Granaio a Micene e la corrispondente distruzione a Tirinto che si inaugura una rapida fase (Tardo Elladico III C finale) di decadenza e di progressivo spopolamento della regione. Se la fine del sistema miceneo sia dovuto al ritorno degli Eraclidi - ovvero all'invasione dorica - come suggeriscono le fonti antiche, o a cause quali il collasso dell'economia palaziale, mutamenti climatici, conflitti fra stati, rivolte interne o da una convergenza di diversi fattori negativi, come suggerito dalla critica moderna, resta per il momento un problema aperto.

Il panorama del periodo submiceneo è un panorama di desolazione. Solo sei siti sopravvivono: Argo, Micene, Tirinto, Nauplia, Dendra e Asine. La documentazione è essenzialmente funeraria, ma ceramica submicenea stratificata sopra quella del Tardo Elladico III C finale è segnalata a Micene e Tirinto. Ad Argo, che comincia a emergere come sito più importante della regione, vi sono resti submicenei (tombe e tracce di abitato) in diverse aree. Le sepolture submicenee, in tombe a cista e a camera, nella necropoli micenea della Deiras costituiscono un significativo elemento di continuità con il periodo precedente.

Periodo protogeometrico-geometrico. - Sintomi di una certa lieve ripresa sono avvertibili nel Protogeometrico. La produzione ceramica, abbandonato il povero repertorio submiceneo, si ispira alla contemporanea ceramica attica. Ai sei siti già occupati nel Submiceneo se ne aggiungono altri tre: Lerna, Kazarma e Porto Cheli (Halieis). Argo è ancora il centro con i rinvenimenti più importanti, tombe e resti di abitato, distribuiti in aree diverse. Particolarmente degna di nota è un'installazione artigianale con laboratorio per la coppellazione dell'argento, risalente alla fine del Submiceneo ma attiva anche nel Protogeometrico. Resti di abitazioni - una delle quali forse absidata - sono venuti alla luce anche ad Asine che sembra entrare in una fase di rapida espansione. Altrove la situazione appare relativamente più stagnante e la documentazione è quasi esclusivamente funeraria. A Micene le tombe, come già nel Submiceneo, sono spesso scavate nelle rovine della cittadella. A Tirinto, oltre alle tombe, vi sono resti di abitato a O della cittadella. A Kazarma le uniche tracce di frequentazione nel Protegometrico sono i resti di un sacrificio nel dròmos dell'antica thòlos micenea. Primo esempio di una pratica destinata a divenire molto più frequente nel periodo successivo.

Come in tutta la Grecia il periodo geometrico segna una fase di generale rinascita. Molti siti micenei abbandonati vengono rioccupati e anche l'A. meridionale viene di nuovo abitata su vasta scala dopo molti secoli. Il numero degli abitati sale a oltre trenta. È probabile che il maggior incremento sia da porre, come in altre regioni, nel Tardo Geometrico; ma almeno sei dei siti più importanti sono abitati per tutto il periodo: Lerna, Argo, Micene, Tirinto, Nauplia, Asine. Nell'A. meridionale, città note dalle fonti antiche quali Hermione e Halieis (Porto Cheli) emergono verso la fine del periodo. A Micene e a Tirinto le cittadelle micenee sembrano progressivamente trasformarsi in aree cultuali. A Micene, verso la fine dell'VIII sec. a.C., un santuario dedicato ad Atena o, secondo altri, a Hera viene impiantato sulla sommità della cittadella, sopra le rovine del palazzo miceneo. A Tirinto, nell'area del mègaron miceneo, lo Schliemann mise in luce un «tempio geometrico»; l'edificio è però di datazione incerta e viene preferibilmente attribuito alla fine del periodo miceneo.

Tracce di culto sono state comunque trovate in varie aree della cittadella. Come in altre regioni della Grecia, compaiono in questo periodo numerosi santuari, anche se spesso attestati soltanto da depositi votivi. Al Medio Geometrico risalgono, fra gli altri, lo Heràion, il Santuario di Posidone a Kalauria (Poros), al Tardo Geometrico il Santuario di Apollo Maleàtas a Epidauro e forse quello di Apollo a Halieis (Porto Cheli). A Micene, oltre a quello già menzionato, vanno ricordati l'Agamemnòneion, un santuario forse dedicato a Enyalios e un importante edificio cultuale absidato presso la Casa del Mercante d'Olio, databile al Tardo Geometrico. Fra i santuari più importanti va poi menzionato quello di Apollo Pythaèus ad Asine. Archeologicamente poco documentati sono i numerosi santuari di Argo, dove i resti edilizi di periodo geometrico sono molto scarsi. Al Medio Geometrico II risale la fondazione dello Heràion di Argo, destinato ad affermarsi rapidamente come il più importante centro cultuale della regione; anche se la terrazza superiore viene forse costruita verso la fine del Geometrico, è probabile che il primo tempio sia stato costruito nel corso del VII secolo.

Un altro aspetto della religiosità del tempo è quello di deporre oggetti votivi in thòloi e tombe a camera micenee, una pratica che ha inizio nella seconda metà dell'VIII secolo. Ve ne sono esempi ad Argo (Deiras), allo Heràion (Prosymna) e soprattutto a Micene. Il fenomeno, noto anche in Attica, Beozia e Messenia, è stato messo in rapporto con l'emergere di culti eroici, stimolati dal diffondersi dell'epica; altri tuttavia lo spiegano come una forma cerimoniale di appropriazione della terra.

Resti più o meno consistenti di abitato sono stati trovati a Micene, Tirinto e Nauplia, ma soprattutto ad Asine. Qui, oltre ad abitazioni di tipi diversi, sono state messe in luce anche alcune strutture forse connesse con un culto degli antenati; sulla sommità della collina di Barbouna sono i resti di un santuario identificato con quello di Apollo Pythaèus, che secondo Pausania (II, 36,5) sarebbe sopravvissuto alla distruzione della città da parte degli Argivi alla fine dell'VIII sec., una notizia sostanzialmente confermata dai rinvenimenti archeologici. Al Tardo Geometrico risalgono anche le fortificazioni sulla collina di Barbouna. Ad Argo i resti dell'abitato sono molto scarsi; fra i rinvenimenti più importanti vi è una bottega artigianale con tre bacini di argilla scoperta ai piedi della Larissa. La fitta distribuzione delle tombe suggerisce che alla fine del Geometrico Argo fosse un insediamento di grande rilievo.

Nel corso dell'VIII sec. l'A. attraversa un periodo di notevole prosperità, testimoniata fra l'altro dalla crescente ricchezza dei corredi delle tombe a cista, fra cui spicca la Tomba della Panoplia di Argo. Anche nelle arti la regione raggiunge una posizione di eccellenza, soprattutto nella bronzistica, nella coroplastica e nella glittica. L'incremento della popolazione e la diffusa prosperità sembrano indicare che l'A. era politicamente stabile e unificata sotto il controllo di Argo, ma verso la fine dell'VIII sec. la situazione diventa più difficile per i continui e sempre più gravi attriti con Sparta.

Età arcaica. - Storicamente il periodo è caratterizzato dall'accentuarsi del conflitto con Sparta. Vittoriosi a Hysiai nel 668 circa a.C., gli Argivi sono sconfitti circa un secolo dopo (550 a.C.) e perdono il controllo della Thyreatide. Intorno al 668 a.C. viene in genere posto il re di Argo, Pheidon, sul quale la tradizione antica è estremamente confusa, concordando però nel far coincidere il suo regno con il momento di massima potenza della città. Per questa e altre ragioni è stata sostenuta anche una datazione alla seconda metà dell'VIII sec. (prima della distruzione di Asine attribuita dalle fonti al re Eratos), che la documentazione archeologica indica come un momento di grande splendore nella storia di Argo.

La situazione dell'A. nel VII sec. appare in forte contrasto con quella del secolo precedente. Le differenze sono marcate e investono varî aspetti: il modello insediativo, i costumi funerari e la produzione artistica. Il cambiamento non è immediato, ma comincia a manifestarsi alla metà circa del secolo. Fin dall'inizio tuttavia si notano una forte riduzione del numero delle tombe e l'abbandono della tomba a cista in favore di sepolture in pìthoi cilindrici; anche l'abitudine di deporre offerte viene abbandonata - per non riprendere che alla fine del secolo e si ha di conseguenza un decadimento delle arti. Vi sono anche indizi di una sensibile diminuzione della popolazione. Nella pianura otto siti sono abbandonati e in molti altri i rinvenimenti sono estremamente scarsi. I centri più importanti continuano, ma su scala ridotta. Ad Argo i resti arcaici, comunque distribuiti in diversi punti, suggeriscono l'immagine di una città di dimensioni ridotte, una situazione che continua anche nel VI secolo. Degno di nota è il Santuario di Afrodite, situato a S dell'odèion e menzionato da Pausania, che ha restituito molte terrecotte votive dell'inizio del VI secolo. A Micene e Tirinto la documentazione è di natura prevalentemente cultuale così come ad Asine dove sopravvive solo il Tempio di Apollo Pizio. A Tirinto il santuario sulla cittadella alta, attestato solo da oggetti votivi, era presumibilmente dedicato a Hera, mentre un santuario di Atena si trovava in prossimità dell'ingresso principale alla cittadella. La crisi è stata attribuita sia a problemi economici causati da sovrappopolamento e/o da una prolungata siccità sia a problemi politici legati all'espansionismo argivo e al conseguente scontro con Sparta. Vi sono però anche indicazioni in senso contrario. Nuove fondazioni - anche se abbandonate nel corso di questo stesso periodo - si hanno a Katsingri presso Tirinto e Douka al confine con l'Arcadia, mentre a Levkakia viene costruito un tempio. L'evento più importante è però la monumentale sistemazione dello Heràion, dove la costruzione del primo tempio e forse anche di altri edifici è da molti attribuita alla seconda metà del VII sec., e si collega senza dubbio alla supremazia politica di Argo. Lo sviluppo del santuario continua nel VI secolo. Connessi con lo Heràion sono anche i due kouroi di Delfi, databili all'inizio del VI sec. (580-570), che una più tarda iscrizione identifica con Kleobis e Biton, ma che un'iscrizione contemporanea attribuisce a un (Poly)medes di Argo, primo esponente a noi noto della celebre scuola di scultori argivi.

La situazione sembra essere diversa nell'A. meridionale dove solo tre siti del periodo geometrico sono abbandonati e dove le nuove fondazioni - anche se note solo da ricerche di superficie - sono tredici. Halieis (Porto Cheli), unico sito ben scavato, sembra aver avuto un certo sviluppo all'inizio del periodo. Consistenti tracce arcaiche sono state trovate anche nell'area del Tempio di Apollo Maleàtas a Epidauro. L'indipendenza di questa area rispetto alla pianura dominata da Argo, suggerita dalle fonti antiche e dall'orientamento non dorico dell'anfizionia Kalauria, potrebbe avere un certo riflesso anche nella documentazione archeologica.

Età classica. - All'inizio del V sec. (494 a.C.) gli Argivi sono sconfitti dal re di Sparta Kleomenes a Sepeia presso Tirinto e sembrano perdere per qualche tempo il controllo della regione, come dimostra il fatto che Micene e Tirinto parteciparono alle guerre persiane mentre Argo tenne una posizione neutrale. All'interno la sconfitta sembra aver accelerato il processo di transizione verso una forma di governo democratico. Argo riuscì però a riprendersi rapidamente dopo le guerre persiane, il processo appare concluso alla metà del secolo con un nuovo trattato con Sparta successivo alle vittorie ottenute da Ateniesi e Argivi a Tanagra (458 a.C.) e nell'A. stessa a Oinoe. Una politica di al, leanza con Atene e il rispetto dei trattati di pace da parte di Sparta contribuirono sicuramente alla rinnovata prosperità di Argo. Secondo Diodoro (XI, 65) gli Argivi distrussero Micene e Tirinto nel 468/7 a.C., ma vi sono dubbi su questa data. Micene sopravvive come fortezza nel V e IV sec.; Tirinto, dove la documentazione dall'età arcaica in poi è però molto scarsa, non sembra essere abbandonata che dopo l'età ellenistica.

Tutto il periodo è caratterizzato da un grande incremento dei siti abitati e da un modello insediativo di massima dispersione, entrambi sintomatici di un forte aumento della popolazione e di un conseguente intenso sfruttamento della terra. Il numero degli insediamenti è di circa sessanta; quelli di nuova fondazione sono più della metà e denotano una certa preferenza per i siti costieri. Nell'A. meridionale indagini intensive di superficie hanno identificato almeno quaranta siti e un modello insediativo in cui alcune città di rilievo come Hermione e Halieis (Porto Cheli) agiscono da mercati catalizzatori per tutta una serie di insediamenti satelliti di vario rango. La forte pressione esercitata dalla crescita demografica e dall'espandersi dei mercati è messa in evidenza dal fatto che vengono utilizzati terreni trascurati in precedenza e adatti soprattutto alla vite e all'olivo.

Numerose sono le torri di avvistamento notate nell'A. meridionale, che continua a essere piuttosto orientata verso il Golfo Saronico e l'Attica.

Ad Argo vengono costruiti l'odèion e il teatro sulla Larissa, che risale nella sua forma più evoluta alla fine del IV sec., quando imponenti teatri stabili con sedili in pietra vengono costruiti in tutta la Grecia. Quello di Argo, capace di c.a 20.000 posti, è uno dei più grandi. La ripresa politica di Argo non è probabilmente estranea alla ristrutturazione dello Heràion nella seconda metà del V secolo. Nel 423 a.C. il vecchio Heràion è distrutto da un incendio e un nuovo tempio viene costruito su una terrazza più in basso. Il fatto è insolito e ha suggerito l'idea che il nuovo tempio fosse stato programmato ancor prima della distruzione del vecchio. Il tempio, attribuito all'architetto argivo Eupolemos - non altrimenti noto - è fortemente condizionato dall'architettura templare attica, mentre le sculture risentono del manierismo post-fidiaco. All'interno si trovava la statua criselefantina di Hera, opera di Policleto. Nel campo delle arti l'A. occupa una posizione di eccellenza nella scultura. Dalla fine del VI sec. si era andata infatti affermando la celebre scuola di scultori e bronzisti argivi, che ha in Hageladas e Policleto i suoi esponenti più famosi.

Nel IV sec. l'evento più rilevante è l'emergere del monumentale Santuario di Asclepio a Epidauro (v.), un centro politicamente indipendente da Argo. Qui, all'antico culto di Apollo Maleàtas sul monte Kynortion - ora dotato di un tempio - si affianca il nuovo culto salutare destinato a divenire in breve tempo famoso in tutto il mondo greco. Al V-IV sec. risalgono una serie di stoà intorno al Tempio di Posidone a Kalauria, costruito alla fine del VI secolo. Non vi sono invece novità nello Heràion che, nonostante la politica filomacedone di Argo, il re Filippo non pensò di dover onorare con nuovi monumenti. Fra i molti artisti argivi che parteciparono alla costruzione del Santuario di Asclepio, spicca l'architetto Policleto il giovane, probabilmente nipote dello scultore del V sec., cui si devono il teatro e la bellissima thòlos. Forse originario di Epidauro, ma di formazione artistica attica, era invece Timotheos, autore delle sculture del tempio.

Età ellenistica. - Dopo la morte di Alessandro, Argo - insieme a Trezene ed Epidauro - aderisce al tentativo di rivolta guidato da Ateniesi ed Etoli e finito nella poco gloriosa guerra di Lamia contro il reggente di Macedonia Antipatro. In seguito viene coinvolta nelle dispute fra i diadochi, in particolare fra Cassandro e Antigono, e più tardi cade sotto il dominio del figlio di quest'ultimo, Demetrio Poliorcete. È questo un periodo di fortezze e fortificazioni in Argolide. Le più importanti sono quelle di Phycthia, presso Micene, di Katsingri, presso Tirinto, di Nauplia e di Asine; vi erano fortificazioni anche sull'istmo di Methana nell'A. meridionale. Sia nella pianura sia nell'A. meridionale sono poi disseminate insolite strutture (Blockhouses) interpretate come torri di avvistamento o come posti di guardia. Alcune hanno una curiosa struttura piramidale; ben conservata è quella di Kenchreai, sito famoso perché vi erano sepolti i caduti argivi alla battaglia di Hysiai (669 a.C.). La loro datazione è incerta; sono state infatti attribuite tanto all'età classica quanto a quella ellenistica. La loro presenza nell'A. occidentale (Gymno, Kephalari, Kenchreai), a guardia dei passi verso l'Arcadia e la Corinzia potrebbe riflettere le preoccupazioni degli Argivi nei confronti di Sparta, una situazione politica caratteristica del V-IV sec., ma il fatto che molte altre non siano collocate in posizioni strategiche sembra piuttosto riflettere una situazione di incertezza generalizzata. Sia le fortezze, sia le torri sono state messe in relazione anche con la dominazione degli Antigonidi. In questo periodo si assiste alla rinascita di Micene e Asine come centri urbani. A Micene, rioccupata all'inizio del III sec., la fortezza micenea viene restaurata e un'ampia area a S e SO della cittadella è circondata di mura; la città dispone anche di un teatro. Ad Asine, rioccupata alla fine del IV sec., tutta la città bassa è circondata da mura; il sito appare particolarmente prospero nel corso del II sec. Argo continua a essere la città di maggior rilievo. Nello Heràion, la cui fortuna appare in netto declino dopo il V sec., vi sono indizi di una rinnovata, anche se limitata attività edilizia. Al III sec. è stata infatti attribuita la costruzione di un grande altare rettangolare di cui si sono trovati elementi riutilizzati nella chiesa bizantina di Merbaka (XII sec.). L'ipotesi è però molto discussa. Il numero degli insediamenti appare in un primo tempo uguale a quello del periodo classico, con oltre sessanta siti, ma dalla metà del III sec. in poi ha inizio un declino che si riflette in una progressiva diminuzione di abitati e popolazione e in un diffuso senso di depressione economica, fenomeni che caratterizzano del resto gran parte della Grecia in età ellenistica avanzata e che sono messi in evidenza anche dalle fonti antiche (Polibio). Nell'A. meridionale, Halieis (Porto Cheli) è abbandonata all'inizio del III sec. e l'unica delle città classiche a sopravvivere, sia pure su scala modesta, è Hermione.

Età romana. - Dopo il 146 a.C. l'A. è incorporata nella Provincia Achaia (v. Provincie romane) ed entra nella sfera politica di Roma. Nell'86 a.C. il ricco santuario di Epidauro viene saccheggiato da Siila, che ne distribuisce le spoglie alle truppe.

La tendenza alla diminuzione degli abitati e della popolazione, già manifestatasi in età ellenistica, continua. Il numero degli insediamenti accertati è di poco superiore a quaranta, ma non tutti sono abitati contemporaneamente. Nell'A. meridionale le indagini di superficie hanno accertato che non più di dieci siti sono occupati nella prima e media età imperiale e l'unico centro urbano continua a essere Hermione. La situazione non appare cambiata quando Pausania visita l'A., poco dopo la metà del II secolo. Anche se Pausania ne osserva e riporta la posizione e nota la sopravvivenza di qualche santuario, le piccole città appaiono abbandonate (II, 15 ss).

A Micene e Tirinto Pausania visita delle rovine e anche Nauplia e Asine sono spopolate. Il concentrarsi della proprietà terriera nelle mani di pochi latifondisti, che scelgono di risiedere in un unico, ricco insediamento urbano (Argo), l'impiego di manodopera servile in tenute e fattorie decentrate, determina la decadenza delle piccole città i cui abitanti in età classica coltivavano ancora direttamente le loro terre - che non hanno più alcuna funzione all'interno del nuovo sistema. La situazione è ben esemplificata a Tirinto, dove sono state trovate tracce di installazioni agricole fra cui un frantoio installato nella thòlos micenea - e tegole di età imperiale, forse appartenenti a una villa. A una villa che controllava un'ampia tenuta sono stati attribuiti anche i bagni di Berbati; anche qui la thòlos micenea viene riutilizzata per scopi pratici.

Ad Argo, unico centro urbano, il periodo è caratterizzato nel I e II sec. da un'intensa attività edilizia. Non solo vengono costruiti nuovi edifici, come il Serapèion Asklepièion e le monumentali terme decorate con mosaici, ma vengono variamente modificati e ricostruiti templi ed edifici pubblici già esistenti. Il III sec. d.C. è un periodo di calamità. La provincia di Achaia è devastata dalla pestilenza e subisce la rovinosa incursione degli Eruli (267 d.C.), che attaccano dal mare e saccheggiano il Peloponneso. Con questi eventi è forse connesso il grande muro di fortificazione (databile al III sec.) trovato ad Argo e costruito in gran fretta con materiali reimpiegati. La precauzione risultò comunque inutile e la città venne messa a sacco. Di poco posteriore dovrebbe essere il rifacimento delle mura intorno all'Acronauplia. Fra i santuari più fiorenti va menzionato lo Heràion che sembra godere di rinnovata fortuna in età imperiale, quando vengono costruite le terme e una palestra. Anche il santuario di Epidauro ha un'intensa attività edilizia in età imperiale. Intorno alla metà del II sec., come riporta Pausania (II, 27,6-7), viene particolarmente onorato dal mecenatismo romano nella persona del senatore Antonino.

La situazione cambia verso la fine del III sec. d.C. Nell'A. meridionale le ricerche di superficie hanno dimostrato che nel periodo compreso fra i regni degli imperatori Costantino e Foca, gli insediamenti hanno un deciso incremento (fino a 69 certi). Non tutti possono però essere datati con precisione e sembra probabile che molti risalgano al periodo di relativa prosperità compreso fra i regni di Arcadio e Giustiniano nel V e VI secolo. Anche se la distribuzione degli insediamenti appare simile a quella del periodo classico, le funzioni sono molto diverse. L'unico centro urbano è Hermione, mentre a Halieis (Porto Cheli) e altrove vi sono villae rusticae o piccoli insediamenti agricoli. Fattorie sparse si trovano ancora sul sito di antichi edifici rurali classici. Forni per la produzione di tegole, anfore e altra ceramica sono noti in almeno cinque siti costieri.

Alla fine del IV sec. (395-397 d.C.) l'A. è devastata dai Goti. Ad Argo tutti gli edifici scavati presentano consistenti tracce di restauro, databili a questo periodo. Il teatro viene attrezzato per le naumachie; nelle terme vengono aggiunti bagni singoli secondo un uso che si afferma in Grecia nel IV secolo. Lo stesso avviene nelle terme di NE a Epidauro, dove le grandi piscine collettive vengono trasformate in bagni singoli. Asine viene rioccupata verso la fine del IV sec. e poco dopo vi vengono costruite delle terme con bagni singoli. Il V sec. segna un momento di relativa prosperità. All'inizio del VI sec. appartengono probabilmente i bellissimi mosaici provenienti da una casa di Argo e attualmente conservati nel giardino del museo; rappresentano il thìasos dionisiaco, i mesi e scene di caccia. Sono le ultime espressioni dell'arte antica in Argolide. Nel V sec. Argo diventa sede vescovile.

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(M Benzi)

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