Argento

Enciclopedia Dantesca (1970)

argento

Lucia Onder

Il termine appare frequentemente in coppia con ‛ oro ' (così anche in Giacomino da Verona De Ierusalem 34 " le strae [strade] / d'oro e d'ariento e de cristallo è solae ", 66 " margarite d'or fin e d'argento "). Indica il metallo prezioso di cui sono formate la statua del gran veglio di Creta (puro argento son le braccia e 'l petto, If XIV 107), una delle chiavi del Purgatorio (L'una era d'oro e l'altra era d'argento, Pg IX 118) e un tipo di moneta (lo più vile villano di tutta la contrada, zappando, più d'uno staio di santalene d'argento finissimo vi trovò, Cv IV XI 8). Così in Detto 31 presente [regalo] / di fino argento o d'oro. Con valore più generico in Cv II XII 15 essere suole che l'uomo va cercando argento e... truova oro.

In senso traslato, detto per " moneta d'a. ", " denaro " e genericamente " ricchezza ", in If XIX 4 le cose di Dio... / voi [simoniaci].../ per oro e per argento avolterate, e ancora in XIX 95, 112, XXXII 115; Pd XVII 84 e XXII 88. Lo stesso valore ha in Fiore CXXX 8 la sua scarsella [di Falsembiante] avea pien'e fornita / di tradigion, più che d'argento o d'oro, e in Detto 309 [tu] oro e argento apporta. Con riferimento alla lucentezza e al colore biancheggiante tipico del metallo è usato per indicare colori di intensità assai viva, luminosa, in Pg VII 73 Oro e argento fine, cocco e biacca, e in Pd XVIII 96 sì che Giove [il pianeta] / pareva argento lì d'oro distinto, " una massa d'argento intarsiata d'oro " (Mattalia). Anche in Fiore CCXXIII 10 un'imagine... / d'argento fin sembiava, sì lucea.