ARGENTARIO

Enciclopedia Italiana (1929)

ARGENTARIO (A. T., 24-25-26)

Attilio Mori

Cospicuo promontorio del litorale italiano tirrenico, sporgente 12 km. dalla costa, tra la lat. di 42° 22′ e 42° 27′, vera isola montuosa saldata al continente in tempi geologicamente recenti da due basse dighe sabbiose: il Tombolo della Giannella a nord e quello di Feniglia a sud, della lunghezza rispettiva di 6 e 5 km., racchiudenti lo stagno di Orbetello. Il promontorio, noto nell'antichità col nome di promontorio Cosano (dall'etrusca città di Cosa [Cosa o Cosae] che sorgeva sulla costa presso il punto di distacco del tombolo di Feniglia), è ricordato col nome attuale (Argentarius mons) la prima volta in Rutilio Namaziano (Itin., I, 315 segg.); nome non derivato certo da miniere di argento, che non vi furono mai, bensì, come opinano il Santi e il Repetti, dalla lucentezza delle rocce micacee o, come ritiene Assunto Mori (Boll. Soc. Geogr., 1922, p. 73), dall'ufficio di argentarî o banchieri tenuto dalla gente Domizia, proprietaria del luogo, dove esercitò proficuamente la pesca.

L'Argentario, limitatamente alla zolla insulare che lo costituisce, misura un' area di 61 kmq. e culmina col M. del Telegrafo che si erge nella parte sud-orientale a 635 m. d'altezza.

Nella sua interna costituzione, il promontorio risulta formato da scisti cristallini, che affiorano verso l'estremo nord-ovest, sui quali poggiano altri scisti paleozoici riferibili al Permico e al Carbonico alternati con calcari stratificati ritenuti triasici e calcari cavernosi, che per la maggiore estensione lo ricoprono dando origine a svariati fenomeni carsici. Montuoso in ogni sua parte, il promontorio si erge ripido sul mare dalla parte ovest, senza offrire alcun approdo e alcun riparo alle navi, mentre a nord degrada più dolcemente sulla bella insenatura, ove, da poco più di un secolo, è sorta e si è sviluppata la città di Porto Santo Stefano; a sud offre gli scali minori di Port'Ercole e delle Grotte.

ll clima è dolce come comporta la posizione geografica, e scarse le precipitazioni, sebbene non si posseggano regolari osservazioni meteorologiche. Quasi tutto l'Argentario, specialmente nel punto più elevato e meno ripido, si ricopre della folta vegetazione caratteristica della macchia mediterranea, nella quale non mancano anche rappresentanti di specie rare. Sulle pendici orientali e settentrionali si sono sviluppate le colture arboree della vite e dell'ulivo insieme a quelle dei cereali e delle leguminose. L'Argentario annovera una popolazione di 8605 ab., di cui 6019 vivono nell'abitato di Porto San Stefano, posto sulla costa settentrionale del promontorio, capoluogo del comune che prende il nome di Monte Argentario; altri 1347 sono divisi tra i due contigui abitati di Grotte (833), villaggio peschereccio di recente origine (posteriore al 1870), e di Port'Ercole (514, vedi sopra) sulla costa orientale, quest'ultimo dominato dalle grandiose fortezze spagnole di Monte Filippo, mentre i rimanenti 1239 abitanti vivono sparsi nei minori casali e in case coloniche isolate. La popolazione dell'Argentario, che nel 1818 contava appena 1829 ab., quasi quintuplicata per incremento naturale nell'ultimo secolo, risulta costituita prevalentemente da elementi meridionali, genovesi, sardi ed elbani: immigrati in un'età anteriore, attratti dall'industria peschereccia (sardine, acciughe, tonno) assai proficua lungo le coste, e poi fissatisi come agricoltori.

Il suolo dell'Argentario racchiude varie ricchezze minerarie: particolarmente notevole il manganese, la cui estrazione fu già largamente praticata.

Sulle pendici orientali del promontorio, a 260 m. d'altezza, è un antico convento di Passionisti fondato da S. Paolo della Croce nel 1733.

Bibl.: S. Lombardi, Memorie del Monte Argentario, Firenze 1866, voll. 2; A. Ademollo, Escursioni per il Monte Argentario: guida storico-archeologica, Grosseto 1881; A. Mori, I fenomeni carsici dell'Argentario; Antropogeografia dell'Argentario, in Atti VIII Congresso Geogr. Ital., II, pp. 144-166, Firenze 1921.

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