ARDIZZONE da Rivoltella

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 4 (1962)

ARDIZZONE da Rivoltella

Paolo Lamma

Non è chiaro se l'aggiunta al nome (Ottone Morena, 39) si riferisca allo stesso o al luogo d'origine del cardinale. Nel primo caso sarebbero vane le polemiche di coloro che sostengono che il cardinale, nativo di Rivoltella o Ripalta, apparteneva al territorio di Bergamo contro altri che lo fanno milanese (Lupi, Codex diplomaticus civitatis... Bergomatis, II, Bergomi 1784-99, ad annum 1160, per la prima tesi; Ciaconius, Vitae et res gestae cardinalium, I, Romae 1677, Coll. 10503 1065, appoggiato a Galvano Fiamma, Manipolus fiorum, 11, 637, per la seconda). Secondo altri, A. fu nativo di Piadena (Brixius, p. 58, basandosi su un documento del 16 ott. 1182, cfr. Kehr, in Gótt. Nachrichten, p.358, n. 29, nel quale Lucio III lo chiama prelato di Piadena). A. dai documenti appare come suddiacono sotto Eugenio III nel 1153, poi come cardinale diacono del titolo di S. Teodoro dal 4 genn. 1157 sotto il pontificato di Adriano IV fino al 13 marzo 1186, sotto Urbano III. Fu collaboratore della politica di Adriano IV, che lo fece governatore di Benevento e lo mandò nel 1158 in Lombardia insieme con Ottone da Brescia, cardinale diacono della chiesa di S. Nicola in Carcere.

La discussione intorno al problema se i legati fossero o no favorevoli ad una politica di conciliazione con l'impero e se si adoperassero per una politica di pacificazione tra Milano e Lodi (Dunken, p. 85) pare oziosa, perché in realtà Morena nel suo racconto mira a mettere in rilievo, quasi per preparare gli argomenti di un atto di accusa, la piena responsabilità dei Milanesi nella distruzione di Lodi e vuol mostrare, con insistenza sospetta, come Milano., nella sua pretesa irragionevole di chiedere ai Lodigiani un giuramento di fedeltà assoluta, senza la salvaguardia dei diritti dell'imperatore verso il quale si era prima solennemente impegnata, incontri anche l'opposizione dei legati papali.

Nell'elezione di Alessandro III A. fu dalla parte di Rolando Bandinelli, che lo incaricò di una delicatissima missione nel 1160, inviandolo a Costantinopoli presso Manuele Conineno per cercare di indurre il basileus, che tanto interesse aveva mostrato per le vicende italiane, a prender parte per il papa eletto dalla maggioranza dei cardinali. Anche se non ci fu riconoscimento esplicito la missione ebbe successo e, m seguito ad essa, i commentatori contemporanei parlarono di progetti misteriosi che avrebbero legato Alessandro ai Greci (Bosone, Vita Alexandri III, Liber Pontificalis,11, 403; Burcardo, p. 57). A. accompagnò Alessandro nel suo soggiorno in Francia dal '62 al '66. Non è provata la tesi secondo la quale A. nel 1164 sarebbe stato di nuovo a Costantinopoli durante le trattative per un'alleanza tra Alessandro, Luigi VII e Guglielmo I contro Barbarossa (Ohnsorge, p. 77), perché, in realtà, A. non risulta assente dalla Francia per un intero anno (Papsturkunden in Spanien, II, n. 101i del 10 genn. 1164., Papsturkunden in Frankreich, III, n. 129 del 2 giugno 1164). Nel maggio 1168 A. è con Alessandro a Benevento; non risulta provata la presenza del cardinale a Como nel 1175 (Dunken, p. 91), postuiata in seguito ad un equivoco d'interpretazione della testimonianza di un processo tra i canonici e i monaci per ragione di precedenza cerimoniale (Biscaro, p. 349). Cadono così tutte le argomentazioni sul significato della supposta presenza dei cardinali A. e Manfredi in Lombardia ai tempi della pace di Montebello. Sicura invece la legazione di Ildebrando e A. nell'ottobre del 1176 durante le trattative di Anagni con lo scopo di portare la scomunica contro Como e Cremona che minacciavano di abbandonare la lega (Plechl, n. 75). A Ildebrando e ad A. si rivolse il papa più tardi (dopo il 6 nov. 1176) senza più parlare di scomunica, ma insistendo per assicurare i Lombardi della sua lealtà (PlechI, n. 229). Nel '77 A. fu a Venezia durante la cerimonia della pace con Barbarossa. Non si può parlare di una missione straordinaria di A. in Lombardia nel marzo del 1179 durante il concilio lateranense (Dunken, p. 144), perché la presenza di A. èattestata in Roma durante tutto il mese di marzo e in aprile. Probabilmente il documento del 22 marzo 1179 (Codex diplomaticus Cremonae, I, pp. 150, 346; Italia pontificia, VI, I, p. 270 n. 32), nel quale A. pronuncia un giudizio in una questione locale, ha una datazione errata. Vera invece è la lunga residenza di A. a Piadena come prelato, come attesta il documento citato di Lucio III, nel quale si ammoniscono, pena la scomunica, i chierici di Piadena ad obbedire al loro prelato cardinale e al loro vescovo.

Anche se non è certo, è probabile che la presenza di A. fosse legata alle difficoltà del papa con i Comuni che si trovavano in urto con la Sede Apostolica, perché non rispettavano i privilegi del clero e forse favorivano gli eretici. Dai documenti, non numerosi, appare, in conclusione, come A. sia stato uno di quei cardinali che in tempi difficilissimi, con lo svolgimento di mansioni delicate, come la legazione a Costantinopoli e quella in Lombardia, collaborarono con i pontefici e presero parte all'organizzazione della Curia che preparò e rese possibile l'attività di Innocenzo III. La sua importanza nella storia della Chiesa resta notevole anche se non si possono accettare le esagerazioni di chi, senza fondamento, gli attribuisce opere di cui non resta traccia.

Fonti e Bibl.: Vita Alexandri III, in Liber Pontificalis Ecclesiae Romanae, II, a cura di L. Duchesne, Paris 1892, pp. 397-446; L. Astegiano, Codex diplomaticus Cremonae, II, Augustae Taurinorum 1895-1898, in Historiae Patriae Monumenta, s. 2, XXI-XXII; P. F. Kehr, Nachtrzge zu den Papsturkunden Italiens, I, in Nachrichten von der knigl. Ges. der  Wiss. zu Gzettingen, 1905, 3. P- 358, n. 29; Id., Italia Pontificia, V, Berolini 1911; VI, i, Berolini 1913; Id., Papsturkunden in Spanien, II, Góttingen 1928; Ottonis et Acerbi Morenae, Historia Friderici I, in Monumenta Germ. Hist., Scriptores Rerum Germanicarum, VII, Berolini 1930, a cura di F. Gúterbock; I. Ramackers, Papsturkunden in Frankreich, III, Gentingen 1940; F. Gúterbock, Le lettere del notaio imperiale Burcardo intorno alla Politica di Barbarossa nello scisma e alla distruzione di Milano, in Bullett. d. Ist. stor. ital. per il M. E., LXI (1949), p. 57; F. Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolanensium, Mediolani s. d., 11, 2, Coll. 1816, 1817; G. Biscaro, Di una visita di Federico Barbarossa a Como, in Arch. stor. lombardo, XXXI (1904), pp. 340-357; 1. M. Brixius, Die Mitglieder des Cardinalkollegiums von 1130-1181, Berlin 1912; W. Ohnsorge, Die Legaten Alexander III im ersten Yahrzent seines Pontifikates, Berlin 1928; G. Dunken, Die politische Wirksamkeit der pdpstlichen Legaten in der Zeit des Kampfes zwischen Kaisertum und Papsttum in Oberitalien unter Friedrich I, Berlin 1931; H. Plechl, Studien zur Tegernseer BrieliammIung, des XII 3'ahrhunderts, II, in Deutsches Archiv, XII (1956), pp. 73-113; P. Lamma, Comneni e Staufer, Il, Roma 1957, pp. 56, 65, 263, 286; Dictionnaire d'Histoire et de Géographie Ecclés., III, col. 1613.

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