ARCHIGRAM

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1991)

ARCHIGRAM

Achille Maria Ippolito

Denominazione di un gruppo di architetti inglesi formato da W. Chalk (Londra, 7 luglio 1927-7 agosto 1987), R. J. Herron (n. a Londra il 12 agosto 1930), D. Crompton (n. a Blackpool, Lancashire, il 29 giugno 1935), P. Cook (n. a Southend, Essex, il 22 ottobre 1936), D. Greene (n. a Nottingham il 19 giugno 1937), e M. Webb (n. a Henley-on Thames, Great London, il 3 marzo 1937), che soprattutto negli anni Sessanta ha condotto numerose ricerche di avanguardia nel settore della progettazione a scala urbana. Isolato nel panorama inglese, il gruppo s'inserisce perfettamente nel filone internazionale di ricerca, che comprende le città sospese di P. Maymont, i fantastici assemblaggi di K. Kikutake, le capsule residenziali inserite in un reticolo spaziale di Y. Friedman, la città cibernetica di N. Schoffer e le proposte dei gruppi Utopie e Metabolism, che in quegli stessi anni ha elaborato studi e progetti ai confini con l'utopia.

Tema di ricerca del gruppo A. è quello della città nel suo insieme, in cui l'interesse progettuale si sposta dalla scala del singolo edificio a quella del disegno urbano, riducendo il valore del primo e promuovendo il secondo a livello architettonico. Pur elaborando proposte molto vicine all'utopia, essi rispecchiano l'attualità e la storicità del contesto nel quale operano, inserendo nella cultura architettonico-urbanistica il culto per la tecnologia, per i calcolatori elettronici e gli ordigni spaziali, con il gusto figurativo della Pop Art, dell'arte programmata e di molte manifestazioni delle neoavanguardie.

Hanno fondato l'omonima rivista con l'intento di pubblicizzare le loro proposte, quali: la Plug-in-City di Cook, del 1964, progettata come un bene di consumo, e quindi con una durata limitata a 3 anni per gli elementi minimi, come i bagni, a 15 anni per le unità abitative, a 20 per i silos automobilistici e a 40 per l'intera struttura; la Walking City di Herron, una macrostruttura zoomorfa semovente, spostabile su gambe telescopiche oppure scivolante su cuscini d'aria; il Living-pond di Greene, un gigantesco robot dotato di utensili per le esigenze degli abitanti, in cui si cerca un connubio tra estetica neotecnologica e nomadismo primitivo; le cellule abitative di Chalk intese come capsule spaziali; la Gaskit capsule di Herron e Chalk; la Instant City del 1969 di Cook, che punta all'immaginario cercando di tradurre l'architettura e l'urbanistica in mass-media.

Bibl.: The architectural forum (settembre 1964); L'Architecture d'aujourd'hui, 50 (luglio 1965) e 139 (settembre 1968); The architectural design (novembre 1965, ottobre 1967, novembre 1970, agosto 1971, gennaio 1973); L'Architettura - cronache e storia, 126 (aprile 1966); Marcatré, 34/35/36 (dicembre 1967); Werk (novembre 1969); P. Cook, Architecture: action and plan, Londra 1967 (trad. it., Bologna 1970); Dizionario enciclopedico d'architettura e urbanistica, vol. iii, Roma 1969, p. 56; Archigram Book, Londra 1970; B. Zevi, Cronache di architettura, vi, 607; vii, 768, Bari 1970-73; Archigram, con presentazione di R. Banham, New York 1973; R. De Fusco, Storia dell'architettura contemporanea, Bari 1974, pp. 463, 466-75, 480; B. Zevi, Storia dell'architettura moderna, Torino 1975, pp. 432-33; M. Tafuri, F. Dal Co, Architettura contemporanea, Venezia 1976, p. 389.

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