ARCA

Enciclopedia Italiana (1929)

ARCA (dal lat. arca, per la forma bizzarra delle valve della conchiglia che ricorda alcune imbarcazioni primitive)

Carlo Piersanti

Il genere arca L. (1758) comprende forme di Lamellibranchi Asifonidi (sottordine Omomiarî), della famiglia degli Arcidi. L'animale ha un piede lungo, acuminato, genicolato, profondamente solcato, bissifero. Il mantello è aperto, con ocelli. Le branchie sono lunghe, strette, oblique, meno profondamente striate sulla loro faccia esterna; i palpi labiali stretti ed allungati. La conchiglia è generalmente equivalve, spessa, subromboidea, ventricosa, costulata o reticolata, ricoperta di un'epidermide pelosa. ll margine delle valve è liscio o dentato. La cerniera è diritta, orizzontale, munita di molti denti corti; gli umboni sono sporgenti, incurvati, prosogiri, separati da un'area losangica; le impronte degli adduttori delle valve sono subeguali e l'impronta palleale semplice.

Si contano circa 150 specie di forme viventi di questo genere. Le forme fossili, molto numerose (circa 500), si estendono dal Silurico all'Attuale. Le Arche vivono in tutti i mari, dal limite della bassa Hiarea fino ai 500 metri di profondità: aderiscono agli scogli o ai coralli mediante lamine cartilaginee, oppure si approfondano nella sabbia. Alcune specie sono eduli e la loro carne viene mangiata cruda o cotta. Nel Mediterraneo si contano una dozzina di specie. Tra esse sono più comuni: l'Arca Noae L. (conchiglia lunga fino a 90 mm.), con una conchiglia macchiata di chiazze brune a zig-zag; l'A. barbeta L. (conchiglia lunga 50-60 mm.), ricoperta da un'epidermide pelosa.

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