ARANCIO

Enciclopedia Italiana (1929)

ARANCIO (dal pers. nāranǵ "arancio amaro")

Domenico Lanza

Specie di agrume. È fra le congeneri quella che assume più grande sviluppo arboreo, potendo raggiungere l'altezza di 10-12 m., ma d'ordinario non supera quella di 6-7 m. Porta chioma arrotondata e densa. Ha generalmente germogli verde chiaro, foglie con picciuolo alato, petali interamente bianchi anche all'esterno, frutto più o meno globoso e senza capezzolo terminale, con buccia di colore aranciato, più o meno facilmente separabile dagli spicchi, mesocarpo poco spesso, polpa di colore aranciato. È più rustico del limone, la sua coltivazione può spingersi in latitudine e in altitudine più avanti. Può vivere oltre 100 anni, ma nelle colture si rinnova assai più presto; nel periodo di maggior produzione, che comincia circa i 20 anni, ogni pianta in Sicilia dà dai 400 agli 800 frutti all'anno.

Si distinguono due tipi di aranci, il dolce e l'amaro, ma è difficile dire se si tratti di due specie o semplicemente di razze; i caratteri distintivi apparenti sono imprecisabili, il principale è il sapore del succo, che però non è neanche esso assoluto; pure le due piante e i loro frutti da chi ne abbia un po' di pratica si distinguono senza grande difficoltà per il loro insieme. Si afferma inoltre che non si fecondano fra di loro, sebbene la fecondazione incrociata fra molte specie di agrumi sia assai facile; sembra d'altra parte certo che dai semi di arancio amaro si hanno sempre aranci amari, e dolci dai dolci.

Arancio amaro, arancio forte, melangolo (fr. oranger amer, bigaradier; sp. naranjo agrio; ted. Pomeranzenbaum; inglese sour, bitter, Seville orange). - È il Citrus vulgaris Risso = C. bigaradia Loisel. In confronto all'arancio dolce ha chioma più densa e fogliame più scuro e più aromatico, picciuoli più largamente alati, fiori più grandi e più profumati, buccia dei frutti più ruvida e più intensamente colorata, polpa acido-amara. Oltre alle solite varietà teratologiche comuni a tutte le specie di agrumi, quali corniculata, distorta, fetifera, variegata, a foglie crespe ecc., ben poche altre ne presenta che meritino distinzione: si possono ricordare la razza a frutto dolce, o meglio dolciastro, quella salicifolia, a foglie strette lunghe ed acute.

L'arancio amaro è coltivato un po' dappertutto nelle regioni agrumarie, come specie di secondaria importanza; si coltiva alquanto in Francia nel dipartimento delle Alpi Marittime.

Il frutto non è mangiabile allo stato naturale; si mette in commercio di solito in acqua salata per servire alla preparazione di canditi; la buccia, che si smercia anche secca, per le sue proprietà toniche e stomatiche serve a preparare liquori amari (bitter) e, specialmente in Olanda, il curaçao; con la polpa si preparano marmellate e conserve con lo zucchero, col succo salse per condimento.

Dall'arancio amaro si estraggono diverse pregiate essenze: a) Essenza di fiori d'arancio o di nèroli. Si estrae dai fiori freschi nella regione francese sopraddetta, raramente e in piccola quantità altrove. Si ricava principalmente per distillazione al vapor d'acqua, con la resa di 0.086-0.148%; circa 1/3 della totalità dell'essenza passa nell'acqua di distillazione, che viene usata sotto il nome di "acqua di fior d'arancio" (aqua namphae), di cui si ottiene un kg. per ogni kg. di fiori; si estrae anche per macerazione e per mezzo di solventi volatili. L'essenza di nèroli è un liquido giallastro leggermente fluorescente, che diventa rosso-bruno alla luce, ha odore forte e sommamente gradevole di fiori d'arancio, sapore aromatico un po' amaro; la sua densità a 15° va da 0.870 a 0.881, l'indice di rotazione da 1° 30′ a 9° 8′, è solubile in 1 a 2 volumi di alcool a 90°; contiene un gran numero di componenti, di cui i più caratteristici sono il nèroli, sia allo stato libero sia sotto forma di acetato, e l'antranilato di metile, i quali, pur essendo entrambi in piccola quantità, le dànno il suo particolare profumo. b) Essenza di scorza d'arancio amaro, la quale ha in commercio un'importanza molto secondaria in confronto a quella di arancio dolce, di cui ha la stessa o poco differente composizione e se ne distingue principalmente per il sapore amaro e per il potere rotatorio meno pronunziato (da +189° a +94°). c) Essenza di petit-grain, la quale si ricava dalle foglie e dai rametti per distillazione; talvolta si distillano nello stesso tempo anche i piccoli frutti attaccati ai rami. Essa ha un odore somigliante a quello di nèroli, ma molto meno fino, colore giallastro, sapore aromatico e un po' amaro. La sua densità a 15° va da 0,886 a 0,900, l'indice di rotazione da +5° a +2° 45′, è solubile in 1 a 5 volumi di alcool a 80°. Una volta questa essenza si fabbricava principalmente nella Francia meridionale, e ad essa si destinava il materiale ricavato dalla rimonda degli alberi; oggi si produce in grande quantità anche al Paraguay, dove sono stati barbaramente distrutti a questo scopo estesi boschi di aranci selvatici.

Arancio dolce, arancio, melarancio, portogallo (fr. oranger, oranger doux; sp. naranjo dulce; ted. Apfelsinenbaum; inglese sweet orange). - È il Citrus aurantium Risso = C. sinensis Gall. Ha polpa agro-dolce. È oriundo della Cina. Possiede un numero grandissimo di razze e di varietà. Oltre alle solite varietà teratologiche, presenta razze normali, le quali variano per la grossezza e per la forma del frutto, che può essere sferico, depresso, oblungo, per il colore più o meno carico e la levigatezza o rugosità della buccia, per il colorito della polpa, per la varia proporzione dell'elemento dolce e dell'acido nel succo. Vi sono poi arance rotondato-oblunghe e con capezzolo all'apice e polpa giallognola agro-dolciastra che volge all'amaro (var. conifero); a forma d'arancia ma con polpa di colore paglierino e di sapore di limetta (var. arancio-limetta); a forma di limone ma con polpa di colore aureo-rubescente come quella dell'arancia comune e di sapore acido-dolciastro (var. limoniforme); le quali varietà sono assai probabilmente forme ibride.

Si crede di poter riunire le numerose razze coltivate nella regione mediterranea in due grandi gruppi di cui uno, più diffuso nel bacino occidentale, avente per tipo l'arancio detto portogallo, più arboreo, a foglie più grandi e meno fitte, a frutto con buccia di grana grossa, polpa meno dolce e con molti semi. Una varietà notevole appartenente a questo gruppo, che si coltiva qua e là assai limitatamente e solo per uso locale, è quella da noi detta arancio vaniglia, dolcissima perché mancante affatto di acido, ciò che appunto però la rende piuttosto insipida; essa ha anche la caratteristica di essere assai precoce. L'altro gruppo, più diffuso nel bacino orientale, avente per tipo l'arancio detto di Malta o di Giaffa, più arbustivo, a rami bassi, foglie più piccole e più fitte, frutto grosso pesante con buccia a grana fina, polpa più dolce e con pochi semi. A questo gruppo va riferito l'arancio sanguigno, con polpa rossa e buccia spesso sfumata dello stesso colore, quale da noi è quello rinomato di Paternò e di Adernò (Catania), razza che va acquistando sempre maggior favore nel commercio, e di cui si estende la coltivazione nei paesi agrumicoli; e gli aranci ombelicati o sigillati.

Negli Stati Uniti è stato introdotto da tutto il mondo un grandissimo numero di razze di aranci, da cui sono state selezionate quelle più adatte all'ambiente naturale e al gusto dei consumatori. Le razze che hanno assoluta preponderanza nella coltivazione di quel paese sono: i Valencia, appartenenti al tipo del nostro portogallo: ed i navel (Washington, Bahia, Riverside navel), caratteristici per l'impronta od ombelico che portano all'apice, accenno alla formazione di un secondo fruttino, che però non guasta il frutto; hanno anche il pregio di essere senza semi. Questa razza, che nel nuovo mondo ha avuto tanta fortuna perché realmente di gran merito per bontà e per bellezza, è nota da tempo fra noi col nome di arancio del Brasile, ma è poco e sporadicamente coltivata.

L'arancio dolce si consuma quasi esclusivamente come frutto fresco. Dalla buccia dei frutti di scarto si estrae, principalmente in Sicilia ed in Calabria, un poco anche alle Antille e negli Stati Uniti, un'essenza (essenza d'arancio dolce). Essa è un liquido di colore giallo o giallo-bruno, di sapore dolce e aromatico, non amaro, la sua densità a 15° va da 0,848 a 0,853, l'indice di rotazione da 95° 30′ a 98°, dà con 7 a 8 vol. di alcool a 90° una soluzione generalmente non limpida; i suoi componenti principali sono il limonene destro (circa 90%) e l'aldeide decilica (1,3-2,7%). Si fa anche estrazione, ma in piccola scala, di essenza dei fiori e delle foglie dell'arancio dolce. (V. fig. nella tavola agrumi).

Bibl.: Per la bibliografia di questa voce, v. agrumi; cfr. inoltre: E. Gildmeister e F. Hoffmann, Les huiles essentielles, Lipsia 1919.

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