ARACHIDE

Enciclopedia Italiana (1929)

ARACHIDE (etimo incerto; lat. scient. Arachis hypogaea L.; volg. nocciola americana; fr. cacahuète, arachide; sp. cacahuete, ted. Erdnuss; ingl. earth nut)

Giovanni E. Mattei

Pianta annua della famiglia delle Leguminose (sottofamiglia Papilionacee) erbacea, cespitosa, con fusti lunghi da 30 a 40 cm., i centrali eretti, i laterali coricati sul terreno, con foglie alterne, composte di due paia di foglioline obovali, ottuse, più o meno pelose, lungamente picciolate, stipole adnate al picciuolo. I fiori sono di forma papilionacea, di colore giallo, in piccoli gruppetti all'ascella delle foglie inferiori, con calice a 4 divisioni profonde, 10 stami monadelfi e ovario uniloculare, pluriovulato, incluso nel ricettacolo, il quale forma un lungo tubo rigido, percorso dallo stilo. Dopo la fecondazione il peduncolo, che porta l'ovario, si allunga, si curva verso il suolo, e spinge l'ovario fecondato nel terreno: giunto a circa 8 cm. di profondità, incomincia ad ingrossare il frutto, il quale a maturità consiste in un legume oblungo, indeiscente, alquanto strozzato in corrispondenza agl'intervalli fra un seme e l'altro: è di colore giallo-grigiastro, spugnoso, alveolato, e si sbriciola facilmente fra le dita: i semi sono grossi come un pisello, ovali, un po' angolosi, esternamente di colore rosso vinoso, senza albume, con cotiledoni oleosi.

L'arachide è certamente originaria dell'America meridionale, ma non si conosce allo stato selvatico: con ogni probabilità è oriunda del Brasile: infatti le altre sei specie conosciute di tale genere sono tutte brasiliane: la specie che più vi si avvicina, e che può ritenersi per suo stipite primitivo, spontaneo, è l'Arachis prostrata Benth., pure del Brasile. Era abbondantemente coltivata anche nel Perù, prima della scoperta dell'America, come conferma il fatto di averne rinvenuto frutti nelle antiche tombe peruviane: fu introdotta in Africa dai primi negrieri portoghesi, che la usavano come cibo abituale degli schiavi. Attualmente è coltivata in tutti i paesi caldi. Se ne conoscono diverse varietà, riferibili a due tipi principali, cioè: 1° la razza brasiliana, più affine al tipo primitivo, che ha fusti in parte eretti, foglie non pelose, e frutti con semi di color rosso pallido, per solito in numero di due per frutto: è la razza comunemente coltivata in Africa; 2° la razza peruviana, già caratterizzata prima della scoperta dell'America, certamente selezionata dagli antichi Inca, che ha fusti quasi tutti prostrati, foglie molto pelose, e frutti con semi di colore rosso scuro, per solito in numero di tre per frutto: è la razza comunemente coltivata nell'Oceania e nelle Indie. Grande è l'importazione dei semi di arachide in Europa, massime dal Brasile e dalle coste occidentali d'Africa: può calcolarsi a circa un milione di tonnellate all'anno. Questi semi contengono circa il 50 per cento di un olio facile ad ottenersi per semplice pressione: è incoloro, limpido, di odore e di sapore gradevole, leggermente aromatico: può servire per usi di tavola, in sostituzione dell'olio di oliva, e purificato può sostituire l'olio di mandorle: viene soprattutto usato per la fabbricazione dei saponi e anche per l'illuminazione, bruciando con fiamma vivissima e con pochissimo fumo. I semi torrefatti si mangiano comunemente come le nocciuole; possono servire ad adulterare la composizione della cioccolata, in luogo dei semi del cacao: in Turchia si aggiungono all'infuso bollente del tè. Si coltiva per solito nei terreni leggieri, arenosi o sabbiosi, asciutti: si semina in aprile, in fossette distanti circa 60 cm., mettendo due o tre semi per fossetta. Nate le piante, si usa recidere il fusto principale per ottenere lo sviluppo di numerosi fusti laterali, coricati sul suolo: necessitano frequenti irrigazioni estive, ma non troppo abbondanti. Al Brasile, per farne la raccolta, si smuove il terreno, poi si fa passare nelle aiuole abbondante acqua d'irrigazione: i legumi vengono tutti a galla e, portati dall'acqua, si riuniscono in una sola parte, ov'è facile raccoglierli. Ciò conferma che, allo stato selvatico, questa pianta dev'essere disseminata dalle acque straripanti, tanto frequenti in quei paesi.

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