Apprendimento

Enciclopedia dei ragazzi (2005)

apprendimento

Emilio Lastrucci

Crescere e migliorare per tutta la vita

L'apprendimento è il processo con cui acquisiamo nuovi modelli di comportamento e di conoscenza ed è un processo che si sviluppa lungo tutta la vita. Il gioco, l'esplorazione dell'ambiente e, per l'uomo, lo studio, sono le attività principali attraverso le quali si apprende. La forma più elementare di apprendimento è il riflesso condizionato, mentre una delle più complesse è la soluzione di problemi. La prima è comune a moltissime specie animali, la seconda è propria solo delle specie superiori

L'apprendimento come funzione per la crescita e l'adattamento

Ogni giorno impariamo qualcosa di nuovo: dagli amici, dai genitori, a scuola, dalla televisione. Questo 'qualcosa di nuovo' è il risultato di un processo, chiamato apprendimento, che ha inizio fin dalla nascita ‒ secondo alcuni studiosi già nell'utero materno ‒ e prosegue per tutta la vita. Ci siamo mai chiesti come abbiamo appreso tutto quello che sappiamo, per esempio il significato di una parola, il modo di stare a tavola, un evento storico, una poesia? Lo abbiamo fatto attraverso l'esperienza quotidiana, oppure attraverso attività finalizzate a questo obiettivo, come lo studio. La capacità di apprendere è notevolmente sviluppata in Homo sapiens, ma è comune a moltissime specie animali. In generale, dal punto di vista biologico possiamo considerare l'apprendimento una modificazione stabile del comportamento che consente all'organismo un migliore adattamento all'ambiente. Nelle sue forme più elementari ogni nuovo apprendimento può quindi essere interpretato come una risposta efficace a uno stimolo costituito da una variazione delle condizioni ambientali. Fin dalla più tenera età, l'apprendimento si sviluppa in forme spontanee attraverso il gioco e l'esplorazione dell'ambiente.

L'apprendimento negli animali

L'imprinting: Lorenz. Ricerche condotte nella prima metà del Novecento sul comportamento di diverse specie animali hanno fornito importanti conoscenze sui meccanismi di base dell'apprendimento, utili anche per comprendere l'apprendimento umano. Il primo e più precoce apprendimento in molte specie è costituito dall'imprinting (descritto dall'etologo austriaco Konrad Lorenz), il meccanismo mediante il quale il neonato identifica come madre il primo animale, anche di altra specie, o addirittura il primo oggetto (purché con caratteristiche riconducibili alla sua specie) con cui entra in contatto. Nel corso di varie ricerche sono stati individuati due modelli fondamentali di apprendimento: il condizionamento e la soluzione di problemi. Il condizionamento può essere semplice od operante; la soluzione di problemi può avvenire per prove ed errori o per intuizione.

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Il riflesso condizionato: Pavlov. La forma più semplice di apprendimento è il riflesso condizionato, descritto nei primi decenni del Novecento dal fisiologo russo Ivan P. Pavlov. Egli osservò che la presentazione di cibo a un cane provoca un immediato aumento della secrezione di saliva e scoprì che la relazione tra lo stimolo (cibo) e la risposta (salivazione) è dovuta a un riflesso, cioè a una reazione automatica del sistema nervoso stabilita su base genetica. Pavlov scoprì poi che il riflesso può essere condizionato: la salivazione è provocata, anche in assenza di cibo, da un altro stimolo ‒ l'accensione di una lampadina o il suono di un campanello ‒ se questo in precedenza è stato associato ripetute volte alla presentazione del cibo. Questa forma di apprendimento è nota come condizionamento classico (o semplice) ed è possibile osservarla anche in specie viventi a livelli molto bassi della scala evolutiva (per esempio, l'ameba).

La teoria dei condizionamenti: Skinner. Successivamente a Pavlov, lo psicologo statunitense Burrhus F. Skinner evidenziò che molte specie animali apprendono associando un certo comportamento volontario, anche complesso, a un risultato che si verifica tutte le volte che ripetono quell'azione. In un esperimento addestrò dei topi a trovare in un labirinto il percorso che conduceva a un pezzo di formaggio da mangiare (rinforzo positivo) o che permetteva loro di evitare una scossa elettrica (rinforzo negativo). Questa forma di apprendimento, che implica un'attività da parte dell'animale, fu definita condizionamento operante.

Wolfgang Koehler

L'apprendimento consapevole: Thorndike e Koehler. Altri psicologi hanno indagato i meccanismi dell'apprendimento in quanto attività consapevole, tesa a risolvere problemi. L'americano Edward L. Thorndike, studiando i gatti, nel corso della prima metà del Novecento giunse alla conclusione che molti animali superiori, compreso l'uomo, risolvono i problemi dopo una serie di tentativi, fino a che non individuano l'azione che ha successo. In questo caso l'apprendimento si presenta come procedimento per prove ed errori. Sempre nello stesso periodo, il tedesco naturalizzato americano Wolfgang Koehler dimostrò che nelle specie più evolute, come le scimmie antropomorfe, oltre che nell'uomo, la soluzione di un problema è spesso raggiunta grazie a un'intuizione (in inglese, insight), cioè mediante un atto creativo che di colpo fa vedere la soluzione di un problema senza sperimentare tutte le possibili alternative.

In un suo celebre esperimento, lo scimpanzé Sultano tentava di raggiungere una banana posta fuori della gabbia appesa a una certa altezza. Il bastone di cui disponeva era troppo corto. Dopo un certo numero di tentativi si accorse che poteva accatastare alcune casse e salire su di esse per raggiungere, col bastone, le banane.

L'apprendimento nell'uomo

Nella nostra esperienza di esseri umani, però, l'apprendimento è qualcosa di molto più complesso. Siamo chiamati a risolvere problemi della vita quotidiana, ma anche ad apprendere un insieme di conoscenze e competenze (linguistiche, scientifiche, tecniche) necessarie alla vita sociale.

La complessità degli apprendimenti necessari all'uomo ha reso insufficiente la sola educazione familiare e ha posto fin dall'antichità l'esigenza sociale di organizzare i processi di apprendimento, con luoghi deputati (le scuole) e figure specializzate (il pedagogo, il precettore, l'insegnante). Inoltre gli studi sull'apprendimento umano, in particolare dei bambini e degli adolescenti, hanno molto influenzato sia l'educazione familiare sia il funzionamento delle istituzioni scolastiche. In tempi recenti questi studi hanno mostrato che non tutti apprendiamo allo stesso modo e con gli stessi ritmi, per cui oggi si tende a offrire forme di apprendimento individualizzato, in base alle caratteristiche ed esigenze di ciascuno.

Due contributi fondamentali

Un contributo decisivo alla comprensione dell'apprendimento umano è stato fornito dalle teorie dello svizzero Jean Piaget e del bielorusso Lev S. Vygotskij, che hanno studiato lo sviluppo dell'intelligenza in rapporto alle fasi della crescita psicofisica.

Secondo Piaget, alla nascita i riflessi rappresentano l'unica forma di risposta agli stimoli ambientali. Sulla base dei riflessi, già nei primi mesi di vita il bambino, attraverso l'interazione con l'ambiente fisico e sociale, inizia a stabilire connessioni (chiamate schemi) tra uno stimolo e una risposta. Questi schemi vengono poi gradualmente modificati, secondo due meccanismi che Piaget considera come le funzioni fondamentali e costanti dello sviluppo: l'assimilazione (utilizzazione di schemi preesistenti per rispondere a stimoli nuovi) e l'accomodamento (elaborazione di schemi nuovi, meglio rispondenti a stimoli esterni). Tramite queste due funzioni, l'organismo si adatta in maniera sempre più efficace all'ambiente circostante e l'intelligenza del bambino può svilupparsi. Secondo Vygotskij l'apprendimento è storicamente determinato e si realizza in primo luogo attraverso l'interazione dell'individuo con il contesto culturale. Lo strumento principale di questa interazione è il linguaggio, che, nelle fasi iniziali dello sviluppo, il bambino integra progressivamente con l'azione, in una costante connessione linguaggio-azione. In uno stadio più maturo il bambino interiorizza il linguaggio e in tal modo sviluppa il pensiero. Il pensiero, quindi, si manifesta innanzitutto come funzione interpsichica, cioè finalizzata alla comunicazione tra gli individui, tramite il linguaggio. Solo successivamente diventa una funzione intrapsichica, cioè strumento di rappresentazione interiore della realtà e di ragionamento astratto.

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