apprendimento Nella ricerca sia psicologica sia etologica, acquisizione persistente di modificazioni del comportamento, dal semplice condizionamento di riflessi primari fino a forme complesse di organizzazione delle informazioni, determinate dall’esperienza del soggetto, piuttosto che da un controllo genetico. Un tipo particolare di a. detto anche a. precoce, è l’imprinting, che ha luogo in una fase ben definita e spesso assai breve dello sviluppo e si collega a un meccanismo attivatore innato. Le capacità di a., anche se comuni a tutto
Le teorie comportamentiste sono anche dette teorie S-R, perché il comportamento R è funzione di S (lo stimolo, il rinforzo) e il principio generale su cui si fondano è quello dell’associazione.
Le teorie cognitiviste sono sostanzialmente rappresentate dall’epistemologia genetica e dalla psicologia della forma. La prima afferma che i processi di a. sono «un composto di registrazioni e inferenze» (J. Piaget): il dato, cioè, risulta da un apporto esterno al soggetto che quest’ultimo inserisce in strutture di coordinamento, di carattere conoscitivo ma anche operativo dalle quali viene ricavata, astrattivamente, la conoscenza degli schemi logici. Per la psicologia della forma gli atti di a. non sono collezioni di elementi ideativi o di immagini, ma unità organizzate in cui avvengono successive ristrutturazioni attraverso il fenomeno dell’Einsicht o Insight (intuizione ordinatrice).
Le teorie formaliste cercano di spiegare il passaggio dal non-sapere al sapere nei termini di un modello teorico e delle sue connessioni formali. Una classica teoria formale è quella ipotetico-deduttiva di C.L. Hull, in cui un insieme complesso di postulati, corollari e teoremi definisce i rapporti tra le variabili indipendenti (gli aspetti della situazione di a.), le variabili intermedie (lo stato interno del soggetto) e le variabili dipendenti (il comportamento osservabile del soggetto).
Interazioni complesse si stabiliscono tra modalità di sviluppo e forme di a.: la psicologia evolutiva elaborata da Piaget indica la presenza di una evoluzione nel modo di apprendere, che è dipendente dalla specificità delle forme di pensiero proprie dell’infanzia e della fanciullezza, caratterizzate rispettivamente dalle fasi senso-motoria e dalle operazioni concrete; altre prospettive cognitiviste mostrano come delle tre possibili forme di a. – per esperienza diretta, per osservazione e imitazione, per via simbolica – l’ultima forma, che è legata all’acquisizione e uso del linguaggio, diventa progressivamente sempre più importante per l’uomo nel procedere dello sviluppo ed è assai più ampiamente utilizzata negli a. sistematici propri dell’istituzione scolastica. Infine, l’apporto della ricerca etologica ha sottolineato il valore evolutivo delle attività di gioco e di esplorazione per consentire al piccolo (non solo dell’uomo) di apprendere, in situazione automotivata e protetta, tutti gli elementi essenziali del suo ambiente di oggetti, comportamenti ed eventi, su cui si potranno fondare progressivamente gli insegnamenti intenzionali.