ANTRO IDEO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

ANTRO IDEO

I. A. Sakellarakis

La più importante grotta sacra dell'antichità greca, ricordata come il luogo ove nacque e fu allevato Zeus, si trova nella Creta centrale, nel massiccio dello Psiloritis (antico monte Ida), nel lato O dell'altopiano del Nida, che conserva ancora l'originaria denominazione della montagna, all'altezza di 1498 m.

L'A.I. è ricco di menzioni nelle fonti antiche. La più antica citazione è di Pindaro, che ricorda lo «'Ιδαίον τε σεμνόν ἄντρον». Importante è la menzione che Platone fa della strada che «portava da Cnosso alla grotta e al Santuario di Zeus» e quella di Teofrasto del pioppo nero «all'entrata dell'antro sull'Ida, a cui. erano appesi gli ex voto». Tra le citazioni di Callimaco, Apollonio Rodio, Diodoro Siculo, Giamblico e molti altri, la più importante è quella di Euripide. Nell'unico brano corale conservatosi della sua tragedia Cretesi, il coro dice «sono divenuto adepto di Zeus Ideo».

La grande fama dell'A.I. come santuario è dovuta al mito che lo identifica con il luogo in cui nacque da Rea il più potente degli dei, Zeus. Alla nascita di Zeus sono legate molte figure: i Cureti, le Ninfe, le Api e Amaltea.

Altri miti collegano Zeus con Minosse che, ogni nove anni, come riferisce Strabone, saliva all'A.I. e prendeva da Zeus «ordini» da portare agli uomini. Infine con l'A. I. furono connessi il cretese Epimenide, uno dei sette saggi e Pitagora, che ricorda di aver visitato la grotta e inciso un epigramma per Zeus.

Nell'A.I. si stabilì una potente classe sacerdotale a cui, secondo antiche testimonianze epigrafiche, alcune città cretesi erano costrette a pagare un tributo. Da fonti antiche sappiamo che avvenivano miracoli: una luce folgorante appariva ogni volta che scorreva caldo il sangue della nascita di Zeus o che i sacerdoti mostravano il trono di Zeus, che veniva decorato ogni anno.

Oggetto del culto era certo Zeus, che era non soltanto lo Zeus Ideo, eponimo della località, ma il più importante Zeus cretese, l'unico dio che moriva e rinasceva ogni anno. Per questa credenza i Greci fedeli al pantheon olimpico chiamarono i Cretesi «sempre bugiardi». Ma gli ultimi scavi hanno dimostrato che alla singolare figura dello Zeus cretese s'incorporò l'antico dio minoico della vegetazione, che nasceva e moriva ogni anno, e come tale Zeus era venerato nell'Antro Ideo.

La grotta si apre fra i calcari del monte Ida. Davanti all'entrata c'è un piazzale, circondato a mo' di anfiteatro dalle estremità laterali della grotta, con la sua apertura nel fondo; le sue dimensioni sono 74 m di lunghezza, da O a E, e 32 m di larghezza da N a S. A sinistra e a SE della grotta, a una distanza di 14 m dall'entrata, si trova il grande altare, lungo m 4,80-4,90, largo 1,902,10 e alto 0,77-0,90, ricavato da un grande blocco di roccia. Infine nella parte NE del piazzale, in una posizione preminente, si trovano quattro blocchi di pietra con tracce di lavorazione e con impronte di statue, evidentemente basi di statue di bronzo.

L'entrata dell'A.I. ha una larghezza di 25 m e un'altezza di 16 ed è orientata verso E. Le massime dimensioni interne della grotta sono: larghezza m 46,05, lunghezza m 57,20, altezza m 21. L'interno è diviso in tre spazi principali: la grande sala centrale e due cavità nel fondo, quella N, grande, a destra e quella S, piccola, a sinistra. Al centro, quasi di fronte all'entrata, in alto sulla parete O della grotta, si trova una piccola apertura. La sala centrale è in forte pendenza, con un dislivello di 13 m, occultato da una gran quantità di pietre e di grossi massi provenienti da frane esterne e da crolli della vòlta.

L'A.I. è citato per la prima volta in tempi moderni da G. Casabona, che era incaricato della costruzione dei giardini dell'arciduca Ferdinando dei Medici e visitò Creta nel 1591. In età moderna tuttavia la grotta era nota con il nome di Grottone del Nida o Grottone della Pastorella, denominazione che si collega con l' epos medievale cretese.

Un secolo fa la grotta subì un ampio saccheggio e importanti reperti finirono nell'Ashmolean Museum di Oxford, nel Museo Archeologico Nazionale di Atene e anche nel museo di Iraklion. La spoliazione sarebbe stata molto maggiore se non fosse intervenuto I. Chatzidakis, primo direttore del museo di Iraklion, che reperendo fondi presso la Società Archeologica di Atene, permise all'archeologo italiano F. Halbherr di iniziare, nel 1885, con molto successo, il primo grande scavo dell'Antro Ideo. Egli pubblicò con P. Orsi i ritrovamenti, soprattutto i grandi scudi bronzei. Importante è stata l'identificazione definitiva della grotta di Nida con il famoso A.I., grazie al rinvenimento di un'epigrafe che menziona Zeus Ideo. Dopo lo scavo dell'Halbherr nel 1885, si è creduto che non ci fosse spazio per ulteriori ricerche archeologiche; soltanto S. Xanthoudidis nel 1917 e S. Marinatos nel 1956 vi fecero piccoli saggi di scavo. Il nuovo grande scavo della Società Archeologica di Atene è iniziato nel 1983, dopo un fortunato saggio del 1982, in cui furono rinvenute centinaia di piccoli oggetti nella setacciatura di terre già smosse. Lo scavo recentemente condotto ha avuto come scopo principale la rimozione dalla grotta delle enormi quantità di terra già scavata, e la conseguente messa in luce degli strati non disturbati dagli scavi precedenti. Questo obiettivo è stato raggiunto in pochi anni, con imponenti mezzi tecnici e con grandi difficoltà. Con le ultime ricerche sono venuti alla luce nuovi importantissimi elementi, specialmente sul primo periodo di frequentazione della grotta.

I più antichi reperti si datano agli ultimi secoli del Neolitico di Creta; da allora la presenza umana nella grotta continua fino all'Antico e al Medio Minoico, come testimoniano sia la ceramica sia altri oggetti rinvenuti, quali i sigilli. L'epoca tardominoica segna la prima grande fioritura dell'Ai., soprattutto con i resti di culto che certamente si devono attribuire al dio minoico della vegetazione che ogni anno rinasce, a cui subito e in maniera naturale è succeduto per i Cretesi lo Zeus greco.

Il culto di Zeus continuò ininterrottamente durante i successivi periodi subminoico e protogeometrico e certamente nel periodo geometrico, come testimoniano la ricchezza dei ritrovamenti non soltanto nel corso dei vecchi, ma anche dei nuovi scavi e soprattutto il gran numero di piccoli oggetti di avorio e oro. Molti reperti in avorio sono stati importati dal Nord della Siria e dalla Palestina. All'VIII e al VII sec. a.C. si datano i famosi scudi bronzei con elaborate decorazioni e un importante timpano di bronzo. Il culto continuò in età arcaica e classica, raggiungendo l'apice in età romana, quando uno statere d'oro di Alessandro Magno fu dedicato da Polizzenia città della Creta occidentale. Nel III sec. d.C., in una iscrizione di Samo, un certo Plutarco menziona orgogliosamente la sua iniziazione all'Antro Ideo. Come indicano alcuni tipi di lucerne, il culto continuò fino al V sec. d.C.

Bibl.: F. Halbherr, P. Orsi, Antichità dell'Antro di Zeus Ideo (Mus. Ital. di Ant. Class, III), Firenze 1888; S. Xanthoudidis, Ιδαίον Αντρον, in ADelt, 1918, appendice 23; I. Chatzidakis, Ιστορία του Κρητικού Μουσείου και των αρχαιολογικών ερευνών εν Κρητη, Atene Ι931) ΡΡ· 12-14; Ε. Kunze, Kretische Bronzereliefs, Stoccarda 1931; id., Orientalische Schnitzereien aus Kreta, in AM, LX-LXI, 1935-1936, pp. 218-233; D. Levi, Gleanings from Crete, in AJA, XLIX, 1945, pp. 313-329; M. P. Nilsson, Geschichte der griechischen Religion, Monaco 1955, p. 320; S. Marinatos, Εργασιαι εν Ιδαιω Αντρω, in Prakt, 1956) pp. 224-5; J· Boardman, The Cretan Collection in Oxford, Oxford 1961, pp. 79-88; P. Faure, Fonctions des cavernes Cretoises, Parigi 1964, pp. 99-131; E. Platakis, Το Ιδαίον Αντρον, Iraklion 1965; F. Canciani, Bronzi Orientali e Orientalizzanti a Creta nell'VIII e VII sec. a.C., Roma 1970; H. Verbruggen, Le Zeus Crétois, Parigi 1981; I. A. Sakellarakis, Ανασκαφή Ιδαιου Αντρου 1982-1983, in Prakt, 1983, pp. 415-500; id., ibid., 1984 (1991), pp. 507-599; L. Beschi, La cultura antiquaria italiana a Creta: premessa di un impegno scientifico, in Creta Antica, Cento Anni dt Archeologia Italiana (cat.), Roma 1984, p. 19 ss.; I. A. Sakellarakis, L'Antro Ideo. Cento anni di attività archeologica (1884-1984), in Cento anni di attività archeologica italiana in Creta (ConvLinc, LXXIV), Roma 1985, pp. 19-48; id., Η νεα έρευνα στο Ιδαιο Αντρο, in Αρχαιολογία, XV, 1985) pp. 14-22; id., Η ιταλική αρχαιολογική αποστολή και το Ιδαιο Αντρο, Αυχτος Β, 1986, pp. 9-20; G. Sines, I. A. Sakellarakis, Lenses in Antiquity, in AJA, XCI, 1987, pp. 191-196, A. Chaniotis, Plutarchos, praeses Insularum, in ZPE, LXVIII, 1987, pp. 227-231; A. Sakellarakis, Εκατό χρονιά ερευνάς στο Ιδαιο Αντρο, in AEphem, 1987, pp. 239-262; id., Some Geometric and Archaic Votives from the Idaian Cave, in R. Hägg, Ν. Marinatos, Early Greek Cult Practice, Stoccolma 1988, pp. 173-192; id., Idaean Cave. Minoan and Greek Worship, in Kernos, I, 1988, pp. 207-214.