Vivaldi, Antonio

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Musicista (Venezia 1678 - Vienna 1741). Studiò col padre, Giovanni Battista, violinista della cappella di San Marco, e forse con G. Legrenzi. Di salute cagionevole, fu ordinato sacerdote nel 1703, e nello stesso anno assunse l'incarico di insegnante di violino presso il conservatorio femminile annesso al Pio Ospitale della Pietà, istituzione per la quale V., soprannominato il prete rosso per il colore della capigliatura, compose la maggior parte dei suoi concerti, delle musiche sacre e delle cantate. Dapprima alle dipendenze di F. Gasparini, dal 1713 divenne responsabile unico della Pietà, dove fu attivo (con un intervallo, sembra, negli anni 1725-35) fino al 1740. Al 1705 risale la prima pubblicazione a stampa di composizioni vivaldiane: si tratta delle Suonate da camera a tre, d'ispirazione corelliana. Nel 1713 fu rappresentato il melodramma Ottone in villa, primo di una lunga serie grazie alla quale V. riuscì a conquistare i favori del pubblico. Attivo anche all'estero (Praga, Vienna, Amsterdam), rimangono tuttavia oscure le ragioni del suo ultimo soggiorno a Vienna, città dove morì in povertà. Per quel che riguarda il catalogo dell'abbondantissima produzione vivaldiana, il repertorio dei lavori strumentali redatto da P. Ryom nel 1986 segnala circa 330 concerti solistici (di cui più di due terzi per violino), 45 concerti per due strumenti solisti e orchestra, 34 concerti di gruppo per tre o più strumenti solisti e orchestra d'archi, 44 concerti detti ripieni per orchestra d'archi, 22 concerti da camera per 3-6 strumenti e basso continuo, e infine circa 30 concerti andati perduti o giunti a noi incompleti. Oltre ai celeberrimi 4 concerti denominati Le stagioni e contenuti nella raccolta Il cimento dell'armonia e dell'inventione op. 8 (pubbl. 1720), fondamentale per l'esegesi vivaldiana è la raccolta L'estro armonico op. 3 (pubbl. 1711), di cui J. S. Bach trascrisse 6 dei 12 concerti che la compongono. In tale raccolta emergono con particolare nitidezza le caratteristiche peculiari dell'ispirazione vivaldiana, fondata su un particolare gusto per la ricerca timbrica e per la levigatezza dei fugati. Per quel che riguarda il settore della musica vocale profana (non ancora sufficientemente studiata), lo stesso V. dichiarava di aver composto 94 opere, delle quali conosciamo circa una cinquantina di titoli (soltanto 18 però ci sono giunte in forma quasi completa, tra queste si ricordano La fida ninfa, 1732; L'Olimpiade, 1732; Griselda, 1735). Particolarmente significativa la produzione sacra, nell'ambito della quale si segnalano lo Stabat Mater, alcune sezioni di Messa (2 Gloria, 1 Credo, 1 Kyrie), mottetti concertati e varî salmi.

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