SERRA, Antonio

Enciclopedia Italiana (1936)

SERRA, Antonio

Anna Maria Ratti

Economista, nato a Cosenza verso la metà del sec. XVI, morto nel primo quarto del XVII. Nulla si sa della sua vita, tranne che scrisse il suo Breve trattato delle cause che possono far abbondare li regni d'oro et d'argento dove non sono miniere (Napoli 1613, rist. in Scritt. class. di ec. pol., a cura di P. Custodi, I, Milano 1803 e in Economisti del Cinque e Seicento, a cura di A. Graziani, Bari 1913) nelle carceri della Vicaria a Napoli, dove era stato chiuso probabilmente dietro accusa di falso in monete e non per complicità con T. Campanella.

Sfuggita all'attenzione dei contemporanei, l'opera del S. fu portata alle stelle da F. Galiani nella seconda edizione Della Moneta (Napoli 1780) e quindi grandemente lodata da quasi tutti gli storici dell'economia ma solo nella seconda metà del sec. XIX, F. Ferrara, N. Pierson, T. Fornari, U. Gobbi e A. De Viti de Marco, riuscirono a metterla in giusta luce. Essendo assai tristi all'inizio del sec. XVII le condizioni finanziarie del Regno di Napoli (esausto il tesoro pubblico e l'onere del fisco già così gravoso da indurre molti a lasciare la città per sottrarvisi), Marc'Antonio De Santis (Discorsi, 1605) aveva proposto di limitare l'esportazione della moneta e di abbassare i cambî. Di qui trasse l'occasione il S. per confutare la diffusa opinione che l'alto cambio fosse causa della lamentata scarsità di monete e per dimostrare come il flusso di monete da un paese all'altro e il conseguente livello dei cambî non siano che l'effetto e l'indice della situazione della bilancia dei pagamenti internazionali e come perciò tutte le manovre tendenti a dare alla moneta un valore diverso dal suo contenuto metallico e a limitarne la libera circolazione siano arbitrarie e dannose. Il S. non si occupa delle cause della ricchezza, né si propone il problema degli scambî internazionali. Egli prende in esame soltanto le cause che fanno abbondare la moneta (cui attribuisce grandissima importanza, pur senza confonderla con l'effettiva ricchezza) ed espone sistematicamente il fenomeno della bilancia dei pagamenti, tenendo conto, oltre che delle importazioni ed esportazioni, dei profitti delle industrie gestite da connazionali all'estero e di quelli derivanti dal traffico intermediario. Limita cioè le sue ricerche a un campo ristretto, ma questo intende correttamente e con una chiarezza e precisione di vedute che stupisce in un'epoca di tanta ignoranza economica. È ritenuto peraltro il primo ad aver formulato la legge della produttività decrescente dell'agricoltura e di quella costante e crescente dell'industria e come A. de Montchrestien orientò il mercantilismo bullioniste verso il sistema industriale.

Bibl.: Salfi, Elogio di S., Milano 1802; F. Trinchera, Di A. S. e del suo libro, Napoli 1865; T. Fornari, Studî sopra A. S. e Marc'Antonio De Santis, Pavia 1880; id., Delle teorie economiche nelle provincie napoletane, Milano 1882, pp. 210-62; U. Gobbi, La concorrenza estera, ecc., ivi 1884; id., L'econ. polit. negli scrittori ital., ivi 1889; A. De Viti de Marco, Le teorie economiche di A. S., in Memorie del R. Istit. lomb. di sc. e lett., XVIII (1891), pp. 103-30 e in Saggi di economia e finanza, Roma 1898; R. Benini, Sulle dottrine econ. di A. S., in Giornale degli economisti, s. 2ª, V (1892), pp. 222-48; G. Arias, Les idées économiques d'A. S., in Journal des écon., s. 6ª;, LXXIII (1922).

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